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L’8 dicembre 1864 Sua Santità papa Pio IX (1846-1878), al “secolo” Giovanni Maria Mastai Ferretti (1792-1878), fece pubblicare l’enciclica Quanta Cura. In essa, il romano pontefice condannava senza mezzi termini la ‘degenerata’ società moderna, definita sconsacrata e borghese. In questa società infatti, si osava proclamare: "l’uguaglianza di tutte le religioni nell’ambito di una compagine statuale laica, tollerante e liberale, la sovranità della volontà popolare, la laicizzazione della scuola, la libertà di coscienza e di culto" e altre depravate opinioni consimili. All’enciclica faceva seguito una raccolta "dei principali errori dell’età nostra", distinto in nove sezioni e ottanta proposizioni, presto divenuta famosa - per non dire famigerata - con la denominazione di Sillabo. Qui il papa condannava tutto il pensiero illuminista e lo sforzo intellettuale di almeno due secoli di civiltà moderna: particolarmente venivano messe al bando "mostruosità filosofico-politiche quali la democrazia, il liberalismo e il socialismo", accomunati nell’accusa di essere i "parti privilegiati di questa infelice, funesta e miserabile nuova era". Il 18 luglio 1870 i prelati riuniti dal Concilio Vaticano I (1869-1870) deliberarono - su pressanti richieste del pontefice e non senza vivaci discussioni - il dogma dell’infallibilità papale in materia di fede e, ove non fossero stati interrotti da particolari e significativi eventi, avrebbero forse elevato a dogma anche il diritto al potere temporale, secondo gli intendimenti precisi di Pio IX. Il fatto è che, in seguito alla sconfitta francese a Sedan (1 settembre 1870) e la conseguente caduta di Napoleone III - ultimo baluardo, sospinto dai clericali francesi, della legittimità del dominio temporale dei papi sulla città di Roma - il governo italiano presieduto da Giovanni Lanza diede l’ordine alle proprie truppe di penetrare nella città eterna e di sottrarla al governo pontificio. Il XX settembre 1870 un corpo dei bersaglieri al comando del generale Raffaele Cadorna entrò in Roma attraverso una breccia aperta nelle mura cittadine all’altezza di Porta Pia: si realizzava l’idea cavouriana e risorgimentale della libera chiesa in libero stato. Il 2 ottobre 1870 un plebiscito sanzionava l’unione di Roma al resto dello stato italiano; nel luglio 1871 ne diventava la capitale. Ma già due mesi prima, il parlamento di quello stato laico, liberale, risorgimentale e framassonico coperto di sdegno, esecrazioni e scomuniche da parte della Santa Sede, aveva approvato la cosiddetta legge delle Guarentigie. Tale legge rappresentava in maniera persino eccessiva il rispetto e la considerazione che il governo italiano tributava alla dignità spirituale della chiesa cattolica e del suo capo carismatico. Essa riconosceva carattere sacro e inviolabile alla persona del pontefice, conferendogli il diritto a onori sovrani; elargiva alla S. Sede una dotazione annua di 3.200.000 lire; garantiva la piena libertà e autonomia dei vari conclavi e concili ecclesiastici; riconosceva al papa la prerogativa di accogliere ambasciatori di governi esteri e di inviarne di propri presso questi stessi governi; gli concedeva altresì il pieno godimento dei palazzi del Vaticano e del Laterano e della tenuta di Castel Gandolfo, con annesso privilegio di extraterritorialità.

Quelle poche e innocue cannonate e quella breccia di Porta Pia, quei bersaglieri impettiti e quella data, il XX settembre 1870, avrebbero rappresentato un simbolo incancellabile della coscienza civile, morale, religiosa e politica dell’intero occidente laico, liberale e democratico. Era la risposta più convincente al pensiero e agli anatemi anti-modernisti, irrazionalisti, indiscriminatamente conservatori e reazionari di Pio IX. Non a caso, il pontefice venne sconfessato nei suoi proclami anacronistici da gran parte delle diplomazie europee cattoliche; non a caso eminenti intellettuali cattolici dichiararono le proprie ampie riserve sull’enciclica Quanta Cura, sul Sillabo o sugli atti finali del Concilio Vaticano I. In effetti, celebrare la caduta del potere temporale dei papi - simboleggiata dall’irruzione delle truppe italiane a Roma in quel fatidico XX settembre - significava già nel secolo XIX e poi nel XX appena trascorso, delimitare rigorosamente le rispettive sfere d’influenza dello stato e della religione, senza contaminazioni indebite. I liberi muratori di quell’Italia di fine Ottocento, spesso cattolici praticanti o cristiani ferventi, comunque uomini ricchi di aspirazioni spirituali, ritennero che quel giorno segnasse uno spartiacque memorabile tanto per il progresso della coscienza civile e politica che per quello della coscienza religiosa: solo in un contesto sociale dove vige la libertà di culto e di coscienza, dove tutte le diverse tradizioni religiose e spirituali sono ugualmente consentite e rispettate si realizza l’ideale parimenti cristiano, umanistico e massonico della tolleranza. Le idee massoniche di dialogo inter-religioso, di ecumenicità, di rispetto per la diversità, condensate simbolicamente in quell’evento di un lontano XX settembre, sono ormai state fatte proprie anche dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana del XXI secolo, almeno formalmente. Nessun alto esponente di questa chiesa si sognerebbe mai, infatti, ai tempi nostri, di inveire, come pure fece Pio IX, contro la libertà civile, religiosa e di coscienza; contro la democrazia e la tutela delle minoranze etniche, religiose o politiche. Tutto questo e molto altro ancora rappresenta il XX settembre del 1870, per ogni uomo libero e di buoni costumi di questo o di un altro emisfero planetario; per ogni libero muratore che abbia tentato di mantenerne vivo il ricordo e la celebrazione. Eppure, a segno di quante insidie debba resistere l’aspirazione umana alla libertà e alla rievocazione di quegli eventi che l’hanno resa attuabile, pure il parlamento italiano post unitario stentò non poco ad approvare quella legge che istituiva il XX settembre come festa nazionale riconosciuta. Dal maggio 1889, quando la proposta di legge era stata presentata per la prima volta alla Camera dei Deputati dall’onorevole Niccolò Gallo, alla data della definitiva approvazione al Senato di una terza formulazione legislativa - essendo intanto falliti i due precedenti tentativi - passarono più di sei anni. La legge fu infine promulgata dal re Umberto I il 19 luglio 1895. La stessa monarchia italiana, nella persona del re Vittorio Emanuele III, promulgherà un’altra legge - voluta dal duce del fascismo, Benito Mussolini - in data 27 dicembre 1930, che annullava la commemorazione festiva del XX settembre. Mussolini in persona, in un famoso discorso alla Camera dei deputati del 12 dicembre 1930, giustificò tale soppressione sostenendo che, negli ultimi tempi, la cerimonia era divenuta: una parata massonica, inutile e malinconica. In effetti, la stessa legge che sopprimeva questa festività massonica, ne istituiva un’altra, da celebrarsi il giorno 11 febbraio. L’11 febbraio 1929 erano stati firmati con la Santa Sede i cosiddetti Patti Lateranensi. Era dunque logico e coerente che, nella nuova saldatura tra stato (fascista) e chiesa, che riaffermava la religione cattolica come l’unica religione di Stato, i valori del liberalismo, della democrazia e della libertà religiosa e spirituale, insieme a quella Massoneria che ne era rappresentante insigne fossero scientemente tagliati fuori, unitamente a tutte quelle commemorazioni (come il XX settembre) che ne rappresentassero l’incarnazione storica. Da questi atti e da queste leggi fasciste sarà poi semplice scivolare verso le vergognose leggi razziali del 1938-39.

Il Grande Oriente D’Italia, inaugurando l’anno massonico in questa fatidica data del XX settembre, assolve compiutamente alle proprie responsabilità civili, etiche e spirituali. Da un lato testimonia il proprio ruolo insostituibile di difensore e garante coraggioso della tradizione democratica e libertaria dinnanzi a qualunque pretesa autoritaria o totalitaria. Dall’altro sottolinea la coincidenza quasi perfetta tra l’equinozio di autunno (momento topico dell’anno solare, fine e inizio di una precisa fase del ciclo astronomico e astrologico, ricchissimo di logiche iniziatiche) e una tappa storica incancellabile dell’avventura umana verso la libertà, tanto materiale che spirituale (...)

Impossibile, per l’attuale Gran Maestranza, non proseguire il brillante processo di entusiasmante rilancio dell’intera Istituzione, a cui molti, ormai, in Italia e all’estero, sembrano guardare con crescente simpatia e rispetto. In conclusione, se, dopo troppi anni di colpevole oblio, l’11 novembre del 2002 è stata finalmente presentata alla Camera dei Deputati una proposta di legge per ripristinare la festa nazionale del XX settembre, l’attuale Gran Maestro del G.O.I., avvocato Gustavo Raffi, ha di recente rilasciato un’intervista che ne legittima pienamente il ruolo di massimo rappresentante ed erede della tradizione libero-muratoria italiana, gelosa custode dei valori rappresentati da quella data di fine Ottocento. Coerente con la propria professione di tolleranza e di amore e rispetto per tutte le latitudini spirituali, anche quelle istituzionalizzate e spesso pregiudizialmente ostili alla Massoneria, il Gran Maestro ha infatti dichiarato che: "è grave che nel preambolo della futura Costituzione Europea non ci sia alcun riferimento esplicito anche alle comuni radici giudaico-cristiane, riferimento non solo opportuno, ma doveroso, in quanto la stessa Massoneria trae le sue origini dallo stesso filone culturale e spirituale. Riteniamo che per delineare un’identità europea occorra richiamarsi alle diverse anime che nei secoli ne hanno alimentato il patrimonio culturale, senza discriminazioni […] Riproporre oggi un’artificiosa contrapposizione tra stato laico e confessioni religiose costituirebbe un pericoloso arretramento rispetto a quei valori etici e morali ai quali si ispira la Massoneria regolare, che ha saputo coniugare la libertà di pensiero con un profondo rispetto per tutte le fedi". Non male, per il capo di un’istituzione che è stata spesso perseguitata dall’intolleranza e dal fanatismo di chi ha male interpretato il ruolo sociale della religione. Ma questo è l’ethos massonico, almeno per ciò che riguarda i suoi esponenti più degni ed intelligenti.

 


 

Indice

La Porta Pia Il XX Settembre e il GOI Il XX Settembre solennità civile Il "Paese Sera del 20 Settembre 1870

Come accadde L'anno che segui Porta Pia Genesi e Conseguenze del XX settembre Il Vero Trinomio

Come venne ricordato il 20 Settembre nei 30 anni successivi Il I° Manifesto Commemorativo