| RAMA - Il Ciclo Ariano La prima parte del volume si intitola a RAMA; ma prima di giungere a lui vi sono tratteggiate le vicende remotissime dell'umanità e gli inizi, che ad esse si connettono, dell'esperienza religiosa. Le razze umane, esordisce lo Schuré, sono fondamentalmente quattro: la rossa, che prosperò nello scomparso continente australe; la mitica Atlantide, le cui tracce sono rimaste negli Indi di America; la nera o etiopica, che ebbe la sua culla nell'Africa; la gialla o asiatica; la bianca o indoeuropea, ultima comparsa nella vicenda della storia. Quattro razze originarie, dalle cui mescolanze derivano tutti i vari gruppi etnici che ci sono noti.
I grandi cicli storici sono legati al predominio, in cui si sono avvicendate queste razze; più antica la rossa, poi la nera, poi la bianca; appartata nello spazio, ma legata alle altre dalla predicazione di Budda - figlio spirituale dell'India - la gialla. Nel ciclo della razza bianca viviamo noi stessi. Il lungo cammino dei nostri avi più remoti s'è iniziato nel nord, tra le foreste iperboree. Da queste essi hanno marciato alla conquista del mondo, portando alla civiltà umana il contributo di quelle, che furono le loro peculiarità originarie: l'amore alla libertà, la sensibilità riflessa, il predominio dell'intelletto, cui si connettono il senso del clan o istinto sociale, l'elettività dei capi, la religione degli avi. Quest'ultima, poi, trovò una prima sistemazione nei collegi delle profetesse druidiche, veggenti ispirate e a loro volta ispiratrici dei guerrieri della razza nella lotta di predominio contro i neri; lotta che riempie di sé secoli e secoli della più lontana preistoria, con oscillazioni paurose di vicende e di vittorie, per concludersi con la definitiva affermazione dei bianchi.
Ma sei neri furono ricacciati nell'Africa, e i vincitori s'insediarono sulle coste settentrionali di essa e giunsero nel centro dell'Asia, non mancarono le zone di mescolanza e di fusione: da esse nacquero i semiti, con i loro caratteri, che li distinguono dagli ariani, eredi, invece, di una più pura e originaria tradizione. Semiti e ariani sono, dice Schuré, i due grandi fiumi, che ci recano tutte le nostre idee, mitologie e religioni, arti, scienze e filosofie: sono i portatori di due opposte concezioni della vita, la cui conciliazione s'identifica con la verità stessa e il cui urto costituisce il nocciolo del dramma interiore della nostra civiltà. Ecco come Schuré li sintetizza: «Il genio semita discende da Dio all'uomo, quello ariano risale dall'uomo a Dio; l'Arcangelo e Prometeo; spiritualismo e naturalismo». Vi fu, però, un'epoca, in cui questi geni furono uniti; è l'epoca ariana primitiva, l'epoca di RAMA. Ecco il primo dei «Grandi iniziati», cioè dei massimi partecipi della verità eterna. Con lui, secondo Schuré, s'inizia la storia delle Religioni, la storia segreta della Religione perenne. RAMA è il sistematore, l'eroe e il profeta, a un tempo, della più antica e originaria religione ariana, quella, di cui sono giunti a noi i monumenti negli Zend Avesta e nei Veda. Inquadriamo la figura di RAMA: Nato tra le foreste originarie della razza bianca, in Iscizia, egli si vota al sacerdozio. Ma questo è divenuto ormai, attraverso una progressiva corruzione dei primitivi culti, apportatore di una religione sacrilega e materialista: gli antichissimi collegi delle sacerdotesse druidiche, cui abbiamo già fatto cenno, sono divenuti centri di ambizione e di dominio. Nel loro seno prospera la truce pratica del sacrificio umano. RAMA sente la spinta e l'ispirazione verso un rinnovamento religioso del suo popolo; viaggia nell'impero dei neri; arricchisce le sue cognizioni religiose e teurgiche; ritorna fra i suoi, proprio mentre sono travagliati da una pestilenza e scopre nel vischio il sacro e salutare rimedio al flagello, procurando, in tal modo, la salvezza al suo popolo. Acquistata, così, autorità immensa, egli inizia la lotta contro i culti disumani dei vecchi druidi; ma trova dura resistenza e, sebbene molti siano i suoi seguaci, non riesce a imporre pacificamente il nuovo verbo religioso di fratellanza, di amore e di spiritualità: sta per scoppiare fra i bianchi una terribile guerra religiosa. Ma a questo punto una nuova ispirazione divina indica a RAMA la via da seguire: egli lascia le foreste d'Europa e, insieme ai suoi, fiore della razza, prende il cammino d'Oriente. Dopo lunghe lotte e vicende, giunge nella regione dell'Iran e ivi si stabilisce e si dedica all'organizzazione civile, morale e religiosa del suo popolo. Condanna della schiavitù e dell'omicidio, elettività dei capi e dei giudici dei clans, esaltazione della donna nelle sue funzioni di sposa e di madre sono i punti più significativi dell'opera civile di RAMA. Quanto ai culti, ricorderemo che le quattro feste principali istituite da RAMA erano: quella della primavera o della generazione, dedicata all'amore maritale; quella dell'estate o delle messi, sacra all'amor filiale; quella dell'autunno o dei frutti, destinata a celebrare l'amore paterno e materno; quella del Natale o delle semine, consacrata ai neonati e agli avi nel medesimo tempo; feste, quindi, consacrate al fluire delle generazioni, all'amplesso universale del Cielo e della Terra. É chiaro come siano appropriate, oltre che profondamente liriche, le parole del poeta indù Valmiki: «RAMA, dagli occhi azzurri di loto, era Signore del mondo, padrone dell'anima sua, amore degli uomini, padre e madre dei sudditi suoi. Egli seppe dare a tutti gli esseri la catena di amore». Ma l'Iran non è un teatro adeguato ai destini della razza: RAMA lo comprende e, con i più audaci dei suoi, muove verso l'India. É una nuova lotta fra bianchi e neri, o meglio un nuovo capitolo di questo biblico urto di razze, di cui è piena l'epica indiana più antica, che conclude l'impresa di RAMA con la favolosa conquista di Ceylon.
RAMA rifiuta il sommo potere e si ritira nel raccoglimento delle montagne, lasciando al suo popolo un impero, le prime linee di un'organizzazione civile, il patrimonio spirituale della religione dei Veda. Religione, quella vedica, intessuta di poesia e di afflato mistico, di naturalismo profondo e di altissimo spiritualismo. Veda, significa «sapere», e la dottrina centrale, il nucleo esoterico, il vero «sapere» dei Veda consiste nel culto di Agni, il fuoco divino. «Infatti Agni - per usare le parole stesse dello Schuré - è l'agente cosmico, il principio universale per eccellenza, e non e soltanto il fuoco terrestre del lampo del sole. Vera patria sua è il cielo invisibile, mistico, soggiorno della luce eterna e dei primi principi di tutte le cose, come infinite sono le nascite sue, divampi egli dal tizzone di legno, in cui dorme come l'embrione nella matrice, o, «figlio delle onde», si slanci col fracasso del tuono dai celesti fiumi, ove gli Asvini, cavalieri celesti, lo generarono con aracnidi d'oro. Egli, primogenito degli dèi, pontefice in cielo ed in terra, officiò nella dimora di Vivasvat (cielo o sole) molto prima che Matha Riçva (il lampo) l'avesse recato ai mortali, e prima che Atharvan e gli Angiras - antichi sacrificatori - l'avessero istituito quale protettore, ospite ed amico degli uomini. E così Agni, signore e generatore del sacrificio, diviene l'apportatore di tutte le speculazioni mistiche aventi per oggetto il sacrificio stesso; genera gli dèi, organizza il mondo, produce e conserva la vita universale: in una parola, egli è una potenza cosmogonica». Soma, in contrapposto, è l'altro principio dell'universo; è l'anima del cielo e della terra, di Indra e di Vishnù. Agni e Soma sono una coppia indissolubile: Agni è l'Eterno Mascolino, l'Intelletto creatore, lo Spirito puro; Soma è l'Eterno Femminino, l'Anima del mondo o sostanza eterea, matrice di tutti i mondi visibili ed invisibili ad occhio umano, natura o materia sottile nelle sue infinite trasformazioni. Più tardi i bramini identificheranno Soma con la luna, che in tutte le antiche religioni simboleggia appunto il principio femminile, come il sole quello maschile. Questi due principi, quindi, costituiscono, nella loro sintesi, l'Essere supremo, l'Essenza di Dio. Nella dottrina Vedica, per cui l'Essere supremo si divide e si immola per generare l'universo, onde dalla sua unità scaturisce la pluralità degli esseri, è contenuta «in nuce» tutta la dottrina teosofica dell'evoluzione di Dio e del mondo, la sintesi esoterica di monoteisino e politeismo. Da questo germe vedico, verranno, poi, le dottrine eterne della caduta, della redenzione e dell'incarnazione del verbo divino. Anche le dottrine dell'immortalità, della preesistenza e della reincarnazione dell'anima, che fanno parte integrante dell'esoterismo misterico e di ogni conoscenza teosofica successiva, trovano, nei Veda, chiari e non dubbi accenni.
Lo Schuré può, quindi, senz'altro ravvisare nelle dottrine esposte dai poeti vedici, un grande sistema religioso, una concezione filosofica dell'universo, il primo passo verso quella eterna religione-conoscenza, che è sua mèta scoprire. Ed egualmente può vedere in RAMA, eroe e iniziatore della religione Vedica, il primo dei grandi maestri dell'umanità, il più antico dei «Grandi Iniziati».
Edoardo Schuré La dottrina esoterica di Edoardo Schuré I Grandi Iniziati Rama (Il Ciclo Ariano) Krishna (L'India e l'Iniziazione Braminica) Ermete (I Misteri d'Egitto) Mosé (La missione d'Israele) Orfeo (I Misteri Dionisiaci) Pitagora (I Misteri di Delfo) Platone (I Misteri Eleusini) Gesù (La missione di Cristo) Conclusione |