L’ultimo elemento nel passo considerato di Ezechiele è il fuoco che si sprigionava il che naturalmente ci porta ad esaminare il terzo grado della tecnica. Per onestà dobbiamo anticipare che non abbiamo notizie dirette per questa terza condizione, per cui quanto diremo è esclusivamente di origine intuitiva e deduttiva. Se la finalità della tecnica è quella della conoscenza per identità, dobbiamo supporre che con questa terza fase la cosa sia conseguibile. Possiamo intuire che, se le due fasi (quella di 1 e di 2 grado) sono state eseguite diligentemente, il terzo stadio della meditazione dovrebbe aversi come conseguenza naturale. Tale ipotesi poggia sul fatto che una spazialità psichica non più oberata da vecchie cristallizzazioni, e allenata alla posizione della coscienza osservante, non può non acquietarsi e riassorbirsi nel punto al centro. Conseguenza è che in questo stadio, dovremmo stabilizzare la condizione di silenzio o di unità senza secondo in cui scompaiono completamente le idee, le percezioni e ogni eventuale movimento psichico conformante. Max Plank, premio nobel per la fisica, nella sua opera Dio e la relatività per le edizioni Vega Parigi, ci informa che per la scienza l'universo è un continuo-discontinuo, e che se l’uomo riuscisse ad inserirsi tra queste due attività vitali, uscirebbe dal quadro tridimensionale, trascenderebbe il divenire universale grossolano, perché in questo iato esistente tra il movimento continuo discontinuo conoscerebbe una condizione di impermanenza. Se è accettabile che, ciò che è in alto è come ciò che è in basso, dobbiamo supporre che la psiche è un particolare moto energetico, uno stato vibratorio peculiare, un continuo discontinuo e che tra un pensiero e l’altro esista un vuoto, una condizione non manifesta. La pura ed eterna Coscienza o Presenza non duale è il punto di arrivo della tecnica del Bittul ha-Yesch. Questo è tutto quello che posso dire, per via mentale, di questa terza fase, e me ne scuso con tutti voi per l’incompletezza dell’informazione. Forse quella condizione per noi, uomini del 2000, è perduta, distratti come siamo dall’oggetto esterno, però in umiltà ci è sufficiente sapere che per chi ama la libertà, non certo quella dell’io, che altra strada non v’è se non quella che porta ad Aïn. Per chi ama la libertà dalla dualità spazio temporale la Qabalah indica un sentiero di fuoco che sa bruciare il desiderio di potenza e di esistenza non solo individuale ma anche universale. Yesod Tiphereth Kether Aïn questa è la via del fuoco. Le istanze sessuali di Yesod andranno sublimate in amore in Tiphereth, Tiphereth quale umile riflesso deve reintegrarsi in Kether, Kether quale semplice determinazione o Punto di Aïn deve morire a se stesso e ritrovarsi libertà assoluta. Consentitemi, cari Fratelli, di tediarvi ancora un istante e di chiudere questa mia relazione riferendovi un brevissimo passo estratto dall’Idra Rabba Qadisha al foglio 1a: I giorni sono pochi e il creditore urge, l’araldo grida a gran voce ogni giorno… ma i mietitori sono pochi, coloro che sono alla fine della vigna non osservano e non sanno quale possa essere il giusto posto. Unitevi o miei fratelli in uno spazio aperto, unitevi forniti di armi e di lance, siate pronti nelle vostre pratiche, nella ponderazione, nel discernimento, nell’equanimità, nell’osservazione, nell’attenzione… siate pronti con mani e piedi! • Indice della Sezione •
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