É noto il racconto dei quattro Saggi che entrarono nel Pardès, ma forse altrettanto non è la lezione che ne da lo Zohar. Ebbene al di la del simbolo contenuto nel Midrasch, la trattazione è la pura descrizione di quanto andiamo esponendo. La fine del primo è così raccontata (Zohar sezione Bereschit 25b), esso giunse fino al fiume "Pischon (è uno dei quattro capi in cui si divideva il fiume che uscendo dall’Eden irrigava il giardino)… Pischon parola che vuol dire Pi schoné halakoth (la bocca che comunica la Legge). Vogliamo estrarne la lezione? Essa è contenuta nell’introduzione di questa relazione, a dire… Il sentiero della reintegrazione dell’essere, la via proposta dalla Bittul Ya Hesch, che per inciso è il percorso riferito all’asse centrale dell’albero Sephirotico, non è lastricato di ciance, di mentalismi o di nozionismo edonistico; è, al contrario, pavimentato di distacchi, di solitudine… è un sentiero disseminato di abissi, che non conduce su palcoscenici e non accetta uditori. Il fagocitare eruditivo del nozionista non appartiene alla reintegrazione dell’essere, ma soltanto alla cultura del concetto, la quale può essere anche di contenuto spirituale ma sempre e comunque semplice dialettica. Quale fu la fine del secondo? Esso penetrò, così ci racconta lo Zohar sempre nello stesso passaggio, al foglio 25b, fin nel canale Ghiohon, che significa il luogo in cui si seppellisce quanto riporta la Scrittura (Levitico XI,42): Tutto ciò che emerge. In questo capo, continua lo Zohar, si disseta Gabriel, il cui nome è composto da Gheber-el (l’uomo-Dio), e a cui fanno allusione le parole della Scrittura (Giobbe III,23): l’uomo (gheber) che cammina in una via sconosciuta e che Dio ha ricoperto del suo velo. Non è forse un riferimento tradizione di quanto affermato fino ad ora? Quale significato può avere la locuzione il luogo in cui si seppellisce ciò che emerge…. Operativamente parlando sarebbe da fuoco eretico ipotizzare che questo luogo sia mente? E sarebbe da lapidazione blasfema, leggervi la possibilità di percorrere questa via sconosciuta e che Dio ha ricoperto dal suo velo da un Gheber-el (uomo Dio)? Il passo non lascia dubbi, in termini di soluzione operativa, il Gheber-el, l’uomo Dio, si disseta in questo fiume, e questo fiume è la mente… non c’è identificazione fra i due… e non è forse possibile leggere Gheber-el l’Uomo Dio con i contenuti che abbiamo riconosciuti a Jechidah, l’unica? Per ripresentare questa prima fase, in un linguaggio che forse è più vicino ad una modalità di percorso tradizionale cabalista, diciamo che il tragitto della Bittul ha-Yesch, o via del fuoco, si snoda lungo la linea o pilastro centrale dell’Albero. Esso tocca Malcouth, Yesod, Tiphereth Kether e infine Cade in Aïn. Sono quindi i quattro centri che occorre incenerire entro la propria spazialità psichica, quattro Olim o stati interiori che bisogna conseguire quali condizioni coscienziali individuali. Sulla linea di risalita bisogna quindi: Fermare il moto discendente delle energie che scorrono nelle cineroth, nei sentieri. Ciò sottintende organizzarsi come baricentro neutro nell’oscillazione del riflusso energetico. In altri termini è appunto un ritorno al centro. Successivamente occorre orientare di nuovo verso l’alto il movimento psichico, risolvendo così l’orizzontalità della squadra. In altri termini occorre operare il ribaltamento, e ciò comporta il passaggio da uno stato esteriorizzato ad uno interiorizzato.
Tutto questo appartiene alla prima fase. • Indice della Sezione •
• Preliminari • La Tecnica • Prima Fase • I Saggi del Pardes • Seconda Fase • • Terza Fase •
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