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Il CICLO DI PILATO Paradosis di Pilato
[1] Quando giunsero a Roma, queste lettere furono lette dal Cesare davanti a molte persone e la meraviglia fu generale allorché si constatò come l'iniquità di Pilato avesse causato le tenebre e il terremoto, motivo di spavento ovunque. Cesare, irritato, mandò soldati dappertutto con l'ordine di condurre Pilato in catene. [2] Interrogatorio di Pilato. Quando Cesare ebbe la notizia che Pilato era stato condotto a Roma, andò nel tempio degli dèi, poi si recò in mezzo a tutto il senato con tutte le sue guardie e tutto l'apparato della sua potenza, e ordinò che gli fosse condotto davanti Pilato. [3] Pilato rispose: "Principe sovrano! Io sono innocente di tutto quanto è capitato. I colpevoli e i criminali sono gli Ebrei". [4] Mentre Cesare diceva queste parole e pronunciava il nome di Cristo, tutte le immagini degli dèi caddero e si ridussero in polvere, proprio là dove Cesare sedeva con il senato. [5] All'indomani, Cesare andò in Campidoglio con tutto il senato e prese a interrogare Pilato, rivolgendogli la parola in questi termini: "Dì la verità, empio e miserabile! L'infame condotta che hai tenuto stendendo la mano contro Gesù e l'evidenza dei tuoi crimini sono state dimostrate dalla caduta e distruzione degli dèi. Spiegaci, dunque: chi è quest'uomo crocifisso il cui nome ha mandato in polvere tutti gli dèi?". [6] Lettera contro gli Ebrei. Cesare, allora, preso dalla collera, con tutto il senato e i suoi consiglieri, decise di emanare contro gli Ebrei un decreto concepito così. [7] Non appena questo decreto giunse in Oriente, sotto la paura che esso gli incuteva, Liciano obbedì e fece disperdere tutto il popolo ebraico. Quelli che erano sparsi nella Giudea li fece andare in servitù nella diaspora tra i popoli. E così Cesare fu soddisfatto allorché seppe ciò che Liciano aveva fatto in Oriente contro gli Ebrei. [8] Preghiera e morte di Pilato e Procla. L'imperatore riprese a interrogare nuovamente Pilato e poi ordinò ad un arconte, di nome Albio, di troncargli la testa, dicendo: "Avendo egli elevato le mani contro un uomo giusto, detto Cristo, cadrà senza speranza di salvezza". [9] Ma, allontanatosi, Pilato, con calma, si ribellò contro questa argomentazione, e disse: "Signore, non mi confondere con questi miserabili Ebrei in una comune distruzione. Giacché se io ho elevato le mani contro di te, l'ho fatto forzato da quella folla di Ebrei che mi tormentavano: ma tu sai ch'io ho agito così per ignoranza. Non condannarmi dunque per questa mancanza, ma perdonami e così pure perdona la tua serva Procla che si trovava con me in quel paese donde mi viene la morte e che tu hai destinato ad essere crocifissa: non condannarla a causa della mia mancanza. Uniscici invece e pesaci insieme nella bilancia della tua giustizia". [10] Allorché Pilato terminò la sua preghiera, dal cielo discese una voce dicendo: "Tutti i popoli e tutte le generazioni proclameranno la tua felicità, in quanto nel tuo periodo hanno avuto compimento tutte le profezie che mi riguardavano. E tu, mio testimone, comparirai nella mia seconda venuta allorché giudicherò le dodici tribù d'Israele e coloro che non confessano il mio nome".
Anafora di Pilato Paradosis di Pilato Lettere di Pilato e Erode
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