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Il CICLO DI PILATO Morte di Pilato
[2] A quel messo Pilato rispose: "Quest'uomo era un malfattore e una persona che attirava a sé tutto il popolo. Così, dopo un consiglio di saggi della città, lo feci crocifiggere". [3] E Veronica a lui: "Quando il mio Signore girava predicando, io con molto dispiacere ero privata della sua presenza; volli perciò dipingermi un'immagine affinché, privata della sua presenza, avessi un sollievo almeno con la rappresentazione della sua immagine. Mentre stavo portando un panno da dipingere al pittore, mi venne incontro il mio Signore e mi domandò dove andavo. Avendogli manifestato il motivo del mio viaggio, egli mi richiese il panno e me lo restituì insignito della sua venerabile faccia. Orbene, se il tuo signore osserverà devotamente questa immagine, subito riacquisterà il beneficio della sanità". Egli domandò: "Questa immagine si può acquistare con oro o argento?". E lei: "No, ma con pio affetto devozionale. Verrò dunque con te, portando l'immagine da vedere a Cesare; poi me ne ritornerò". [4] Volusiano venne dunque a Roma con Veronica e disse all'imperatore Tiberio: "Il Gesù che tu da tempo desideravi, fu da Pilato e dagli Ebrei consegnato a una ingiusta morte e, per invidia, lo affissero al patibolo della croce. Ma venne con me una certa matrona portando la sua immagine: se tu la guarderai devotamente, subito riacquisterai il beneficio della tua salute". Cesare fece dunque preparare la strada con panni di seta e ordinò che gli fosse presentata l'immagine; non appena la guardò, ottenne la primitiva salute. [5] Pilato a Roma con la tunica di Gesù. Ponzio Pilato fu allora arrestato e condotto a Roma, per ordine di Cesare. Quando udì che Pilato era giunto a Roma, Cesare si infuriò contro di lui e ordinò che gli fosse presentato. [6] Pilato svestito della tunica di Gesù. Si stupivano tutti; anche egli stupiva di accendersi così contro Pilato quando era assente, e di non potergli dire nulla di duro allorché era presente. [7] Suicidio di Pilato. Dopo pochi giorni, fu emessa, contro Pilato, la sentenza che lo condannava ad una morte estremamente ignominiosa. Udito ciò, Pilato si uccise con il proprio coltellino: con questa morte pose fine alla sua vita. Cesare, venuto a conoscenza della morte di Pilato, disse: "É morto proprio di morte estremamente ignominiosa colui al quale non perdonò la propria mano". Fu dunque legato ad un enorme peso e immerso nel fiume Tevere. Spiriti maligni e immondi, godendo del suo corpo maligno e immondo, si movevano tutti nelle acque e suscitavano nell'atmosfera fulmini e tempeste, tuoni e grandine terribile, sicché tutti erano presi da un'orribile paura. [8] I Romani perciò l'estrassero dal fiume Tevere e, in segno di spregio, lo trasportarono a Vienne e lo immersero nel fiume Rodano. Vienne, infatti, è detta così quasi come via della gehenna, perché allora era un luogo maledetto. Ma anche lì affluirono spiriti cattivi, facendo le stesse cose. E quegli uomini, non potendo sopportare una tale infestazione di demoni, allontanarono da loro quello strumento di maledizione e gli diedero sepoltura nel territorio di Losanna. Ma anche gli abitanti di questa regione, sentendosi oppressi dalle stesse infestazioni, l'allontanarono da loro calandolo in un pozzo sito in mezzo a montagne, ove, a quanto riferiscono alcune persone, esalano tuttora delle macchinazioni diaboliche. Anafora di Pilato Paradosis di Pilato Lettere di Pilato e Erode
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