Capitolo VII Del censurar gli abusi in medicina, così come le lunghe ricette a sfoggio di sé medesimi, sol per dimostrare che il fisico non sia un empirico, o per il guadagno dei farmacisti, senza rispetto al beneficio ed alla borsa del malato, quando pochi semplici ben scelti fan la cura. Ogni giorno si posson notare le male erbe che nascono dall’Oro, crescer rigogliose e soffocare il mondo. L’oro non ha solo rovesciato città e distrutto floride società ma ha corrotto le Arti, con quelle liberali divenute tra le più servili. Posiamo per un attimo, saltando il resto, gli occhi sulla medicina il cui flusso, più è stato allontanato dalla fontana, più si è insudiciato ed invilito, finché ora giace, pieno di lordume. Abbiamo prima affermato che la Natura si contenta di poco, che porta beneficio in malattia come in salute, perché più semplice è la dieta e più facile risulta a digerirsi, essendo difficile il cambiar molte cose eterogenee in una sostanza solamente. Così nel male, la varietà degli ingredienti distrae, se non completamente intralcia la Natura nelle operazioni sue, perché essa deve ora combattere non solo con le infermità ma parimenti con il rimedio stesso, e come possono cose a sé medesime opposte e contrarie procurare e mantener la pace? Noi confessiamo che composizione giudiziosa è cosa necessaria, perché un semplice specifico non può conferir la cura per mali complicati, così che più semplici uniti possono sortire l’effetto che vien negato al singolo, né noi penseremmo così assurda la questione di quanto buono e requisito esser possa il metodo. Ciò di cui ci lamentiamo essendo la grande moltitudine omnium gatherum di combinate erbe, radici, semi, fiori, frutta e cortecce, calde o fredde nel primo, secondo e terzo grado; cosicché si abbiano quaranta e più ingredienti in un medicamento, per dimostrar memoria ed arte d’un fisico stupido ed ottuso, o aiutar il farmacista furfante, che estorce il suo guadagno per cultura, e la rapida enunciazione delle sue droghe gabella per conoscenza sperimentale. Al contrario, se qualcuno che ha coscienza in ciò che sta facendo prescriverà pochi semplici, rari ed approvati (come il Famoso Crato, fisico di tre Cesari), questi sarà tacciato d’ignorante, se non d’empirico, sebbene egli superi di molto, in ogni branca di sapienza, i commercianti di ricette. Guardate come i farmacisti volentieri passino sopra ad una ricetta semplice ma efficace, perché porta poco profitto, ma come invece si considerano fortunati di ricevere una ricetta lunga un cubito, facendo pagar il paziente per la sua infermità mentre, qualora egli guarisca, la sua tasca rimarrà malata. Considerate quanto tutto ciò sia ingiurioso per l’uomo e per la comunità; perché distruggendo l’uno essi minano l’altra, perché, se l’uomo pur rimane, solo un membro derelitto di questa egli sarà. Le malattie si protraggono così per la contrarietà tra le Medicine e la Natura indebolita. Però reputiamo assurdità lasciar la via diritta che corre al bosco, per la tortuosa che può confondere e prevenir l’avanzamento. La moltitudine genera confusione in molte cose, ma specialmente in Medicina, se l’essenze dei semplici sono ignote. A conferma di ciò possiamo trovar esempio in tribunale, dove, se ognuno assieme perora e dichiara l’opinione, il caso diverrà ben più intricato, allontanando la corte da una decisione sulla controversia. Pochi e saggi consiglieri da ogni lato, invece, sapranno chiaramente presentare il caso e condurlo a saggia e repentina determinazione. La stessa discordia appare nella fisica se ogni semplice, nel trattar l’istesso male, debba avere i propri effetti, quando pochi semplici, ben selezionati potrebbero subitamente risolver la questione. Quindi ottimo espediente essendo, tra i molti, sceglierne alcuni e tra i buoni prendere i migliori, che possano assistere e rinforzar Natura nel di lei conflitto. Se si seguissero queste osservazioni, il fisico non sarebbe stimato abile primariamente a causa delle sue alte parcelle, ma per la qualità dei suoi ingredienti; i farmacisti avrebbero più clienti, perché gli uomini non sarebbero spaventati dall’alto costo e non morirebbero per risparmiar la spesa, ma volentieri si sottometterebbero ad una cura facile ed onesta. Non devesi giudicar tutto dal volume, perché vediamo che bestie selvagge in corpo e quantità eccedono l’uomo, tuttavia il minore, essendo razionale e saggio, le governa. un po' d’oro vale più di un gran mucchio di sassi o una miniera di basici metalli; così in Medicina, una piccola quantità può contener in se stessa più virtù di una gran misura di semplici diversi. Ed è sufficientemente noto all’uomo saggio che le stesse erbe si alterano in diversi climi; e quella che è innocente nell’uno può diventar veleno nell’altro, e quindi non è cosa sicura il mescolare India, Arabia, America, Germania ed Inghilterra assieme, perché il Sole ed i pianeti hanno influenze diverse su questo o quel paese e di conseguenza alterano le piante. Nemmeno possiamo ignorare che nello stesso campo abbondano piante buone e cattive assieme; ed esempio di questa verità è nei minerali, perché il sale da solo non fa danni, come il nostro volgare Mercurio; ma se i due vengono sublimati assieme essi divengono veleno potentissimo; ma alcuni possono pensar che ciò derivi da Mercurio, che è senz’altro falso, potendo questo, con arte, condotto a liberarsi di nuovo, e qui la sua innocenza fa ritorno. Allo stesso modo, può esser preso senza tema lo Spirito di Vetriolo, assieme ad altro liquore, e l’acqua di Salpietro può esser nel corpo ricevuta, ma se questi due vengono assieme distillati, essi fanno un’acqua che mangerà ogni metallo eccetto l’oro e morte certa produrrà a chi ne beva. Ma se alla prima sostanza si aggiungerà Armoniaco, la sua forza viene ad aumentare sino a ridurre l’oro in fluida ed acquosa sostanza, mantenendone però la sua natura, pura e perfetta. Si potrà ancora obiettare che melassa, mitridato ed Ameco, con altri, furono composti da molti semplici che, ben digeriti da lunga fermentazione, divennero rimedi sovrani e sono stati usati da quali seicento anni, per il beneficio di centinaia di migliaia. Noi non neghiamo l’eccellenza di tali composizioni, tenute in gran rispetto in epoche passate e più recenti, ma, con queste, ne approviamo, peraltro, altre seicento, se con esperienza vengon macinate. Perché coloro che per primi inventarono queste Medicine non ne considerarono le qualità calde o fredde ma la natura e l’essenza, mentre queste resistevano al veleno o conducevano all’evacuazione dei cattivi umori dal corpo, essendoci, nella melassa, carne di vipera ed ingredienti diversi di simili virtù. Noi discorriamo contro l’ostentazione estemporanea e vana nel prescriver Medicine composte di piante calde, secche, fredde ed umide, sia in questo, che in quel grado. Dir qui si potrebbe di un fisico che si gloriava di non conoscere alcun particolar esperimento, essendo per lui tutti i rimedi eguali rispettivamente alle prime, seconde e terze qualità: e certamente ciò discendeva dalla di lui ignoranza di ciò che avrebbe dovuto invece esser noto; ma lo spirito saggio e prudente molto minuziosamente procede e discende nei particolari. Essendo, per regola generale, più facile dar giudizi sui semplici che trovar, per esperienza, le virtù proprie degli specifici; e ciò a cagione del fatto che ogni semplice ha una proprietà peculiare che lo distingue dall’altro, del quale, talvolta è contrario, mentre le qualità non solo differiscono rispetto agli altri, potendo lo stesso semplice aver effetti diversi in sé medesimo come appare nel Rabarbaro che, in relazione alle sue qualità prime, caldo e secco, aumenta il colera nel corpo umano ma, in relazione alla sua essenza ed alla specifica natura, questo ne purga. Nel passare all’Oppio ed all’Aceto ed a tant’altri, vediamo come la stessa cosa nelle sue prime, seconde e terze qualità genera spesso contrarie operazioni, così il caglio assottiglia il sangue spesso della lepre, ma se molto fluido lo ispessisce; ed il Vetriolo, secondo sua natura, penetra ed è astringente ma repelle e disperde il piombo a lui applicato; O l’Argento vivo, che è ben pesante, ma si sublima al fuoco ed ascende, e sebbene abbia corpo spesso e grossolano, esso può ad arte essere usato per perforare qualsiasi corpo e poi ridotto alla sua propria nativa purezza. Molte altre prove possono portarsi, perché nulla esiste, al mondo, per quanto basso ed abietto, che non sia marchiato con sigillo sicuro delle sue virtù proprie, delle quali l’ignorante solo scopre il guscio, o l’esterno della conoscenza. Ma perché quest’errore di giudizio non vada a detrimento della pratica, mettendo in pericolo così la vita umana, noi crediamo esser buona opera di servizio l’adoperar gli studi nell’onorata facoltà di Medicina, per ricercar vieppiù su pochi, rari e certi specifici, piuttosto che il seguirne di generali, che così comunemente ingannano. Non dobbiamo mostrar noi stessi empi e dimentichi del dovere, quando ricchi ed onorati, fino a sdegnar i nostri poveri genitori; perché esperienza è la madre dell’Arte, e vorremmo forse noi condannarla perché non ne abbiamo di bisogno? L’Esperienza è maestra dei folli, e la Ragione regina dei saggi, ma in molti aspetti ciò non deve esser separato, perché molti esperimenti procreano ragione, cosicché questa sostiene ed adorna l’esperienza. |