Capitolo V

 

Della cura delle malattie con rimedi specifici di occulta qualità, quelli usati dalla Fratellanza, ben adatti alla natura umana e a tutte le sue occorrenze.

 

Non dobbiamo, per ciò che è stato detto, supporre che i Fratelli faccian uso di farmaci che non siano naturali, usando essi vegetabili e minerali, e sapendo, a causa di sincera conoscenza di manipolazioni segrete ed occulte, ciò che per la bisogna più sarà efficace. Altri adoperano Pancresta, Policresta, Manus Cristi, Narcotica ed Alessifarmaca, sommamente osannate da Galeno ed altri ancora, attribuendo loro grandi qualità e, per colorar l’imbroglio, esigono che alcuno ne prescriva senza l’esborso di una grossa somma, come se il valore ne aumentasse l’efficacia e la virtù. Anche i Fratelli han molte medicine, che chiamano Re, Principi, Nobili e Cavalieri, a seconda dell’eccellenza e valor d’ognuna, che son date non per la scarsella ma a seconda infermità dell’ammalato; né essi desiderano ricompensa anticipata. Non amano inoltre, costoro, por scarpe di bambino al vecchio, che le proporzioni si abbiano ad osservar con cura, una dracma essendo sufficiente per l’uno, mentre un’oncia della stessa Medicina va all’altro. Chi non direbbe esser assurdità l’applicar lo stesso impiastro alla dura mano del bifolco così come a quella, delicata e pulita, dell’erudito o del signore? Colui che pratica la fisica, abbia a considerar il differente umore di coloro affetti dalla stessa malattia, come giudice sapiente debba mutar giudizio alla stessa causa, che molte circostanze potrebbero alterare. I Fratelli, primariamente guardano alla costituzione del paziente e poi di conseguenza prescrivono, in ogni cosa confermando conoscenza con l’esperienza, ed usando molto selezionati vegetabili, che essi raccolgono quando questi più risultano impregnati di celestiali influenze: non per sterili nozioni astrologiche, ma certamente conoscendo l’ora migliore per l’effetto desiderato, mentre i vegetabili vengon applicati per le malattie per le quali venivano, coscientemente, destinati. Essendo cosa alquanto irrazionale il mescolare ed il comporre qualità calde, fredde, umide e secche, allorquando la Natura ci fornisce semplici medicamenti per correggere ed ammendar le deficienze, correndo il rischio che un rimedio specifico, forse segretamente di natura contraria ad un altro, per mescolanza, le virtù proprie dei due, se non perdute tutte, potrebbe di molto diminuire. Affermano i Galenici che le prime qualità provocano alteramento e le seconde attenuano o ispessiscono, e dicono ciò, stoltamente ed ignorantemente di tutto il resto. Ove ogni vegetabile contiene in sé medesimo l’essenziale virtù per fugare il male al quale correttamente viene applicato. Essendo in medicina come in un esercito, ove ogni milite s’accompagna agli altri o s’ammutina al proprio comandante, allora è quando il nemico si rinforza ed utilizza le proprie armi per ucciderli. Alcuni domanderanno cosa s’intenda per Specifico; con ciò io intendo quello che i Galenici illetterati chiamano la qualità occulta, non essendo essa calda, fredda, umida o secca; essendo in verità la conoscenza profonda e vera al di là della loro portata o comprensione. Valescus de Taranta, lib. 7, cap. 12, dà la definizione della qualità galenica occulta. Viene infatti chiesto come si sia che una locusta appesa al collo possa guarir da febbre quartana, alla quale domanda essi rispondono che se queste medicine empiriche posseggono simili virtù è per causa della loro qualità occulta che contiene la forma specifica del malanno congiunta con l’influenza degli Astri. Ma potremmo allora domandare che cosa sia la proprietà totale; Averroé la definisce come complesso, altri affermano essere questa la forma sostanziale di un corpo composto, altri invece l’intera mescolanza, cioè la forma, la materia ed il complesso, che Avicenna chiama la sostanza intera, dicendo che un corpo non possiede né operazione dalla materia, né qualità, ma l’intera sua sostanza o composizione. Ma per parlar sincero e senza veli, nel divenir filosofi, noi sappiamo che esiste una virtù naturale ed una quale predestinazione che discende dall’influenza dei corpi celesti, che dà disposizione particolare alle forme che saranno; e questa é, come fu, determinata dal proprio oggetto, così che dopo adeguata preparazione della materia e congiunzione della forma, l’intera sostanza o corpo mescolato produce effetto proporzionabile. E forse ciò intese Avicenna, ove invece Arnoldo, nel suo libro De Causis Sterilitatis, disse esser proprietà particolare di un corpo la sua propria natura, che procede dalla giusta disposizione delle parti da esser mescolate; e ciò si dice una occulta qualità, sconosciuta ai più a causa della sua difficoltà. Da ciò deriva che natura stessa è come complesso, anche senza esserlo veramente, ma trovato questo tramite ragione, scoprendone i segreti solo per mezzo di sperimentazione e pratica. Da ciò si comprende che l’esperienza sia sopra la ragione, essendovi molti esperimenti ai quali non si può dar spiegazione razionale, né sviluppare, al lor riguardo, alcun metodo per soddisfar noi stessi. Per ciò che abbiamo così detto, chiaramente appare che l’intera proprietà di qualcosa non può esserne il complesso, che se così fosse tutte le cose aventi la stessa proprietà dovrebbero di conseguenza aver il medesimo complesso, ciò che è falso, perché rabarbaro e tamarindo per la loro proprietà attraggono il colera, pur non essendo dello stesso complesso, come affermato da Valesco. Quindi è chiaro che la vera proprietà delle cose medicinali è solo conosciuta per mezzo dell’esperimento, e non a causa delle false regole dell’Arte galenica, che nessuna luce danno sulla natura di alcun semplice. Consideriamo, per esempio, la rosa; questa spande d’intorno piacevole profumo ed è di colore rubicondo ed amabile non per causa della qualità fredda e secca, bensì della sua propria intrinseca virtù, né dalle suddette qualità si puote alcunché dedurre, non essendo queste soggette al gusto, alla sensazione, o all’udito e di conseguenza ad alcuna, perché gli specifici hanno altro originale. Come sono le prime qualità osservate? non dalla loro essenza e natura ma per cagion dei sensi, con ragione che ne trae la conclusione: ma non possiam vedere come la ragione possa determinare sul soggetto delle qualità di una rosa, e se esse siano calde, fredde, umide o secche, a men che la ragione sia stata informata dai sensi sul colore, odore, sapore o toccamento. Ma queste regole sono incerte e fallaci insieme, e vi sono più esperimenti per confutarle che per conferma, perché chi oserà affermare che ciò che è freddo non può aver odore mentre le cose calde ne possiedono? Che le cose odorose siano calde, mentre fredde sono quelle senza odore, o che le cose bianche siano fredde o calde, mentre le rosse sono più calde delle bianche o, al contrario, le amare siano calde e le narcotiche fredde eccetera? Perché l’oppio, lo spirito di vino, la rosa e molto ancora confuteranno simili opinioni, dimodoché è chiaro che le qualità dipendono da simili incertezze in relazione ad ogni semplice, e quindi miglior cosa essendo il fidar dell’esperienza e cercar nei segreti di natura, che non vanamente frivoleggiare il tempo nel dividere le qualità seconde dalle prime, e le terze dalle seconde, o cercar ragione dai sensi, cosa molto ridicola a meno che non sia per la cura di malanni, dove le qualità sono in confusione. Avendo gli egizi ciò compreso, essi grandemente stimarono e studiarono la fisica, che fu sperimentale e non nozionale e quindi misero i lor malati per le strade, dimodoché i passanti che già ebbero la stessa malattia dir potessero il rimedio specifico col quale furon essi curati, ove si dimostra che talvolta val più il consiglio di una vecchia o l’applicazione di qualche empirico a certe malattie che così tanti fisici, con i loro dotti studi e metodi. Che non venga io, comunque frainteso nell’affermare che l’esperienza debba esser l’unica guida della fisica; la medicina deve infatti, sia essa speculativa o pratica, accordarsi ed incontrarsi nella verità. Noi non dobbiamo, per ciò che riguarda invenzione o prescrizione di fisica, dar troppo credito alla ragione, che esser potrebbe falsamente informata sulla natura delle cose, se non quando l’esperienza ci avrà dato conferma dei misteri e dei segreti, essendo la ragione di vista troppo corta per insegnar quelli, ma neanche dobbiamo perversamente ignorarli, invidiosamente rigettando ciò che non si può ottenere. Io non considero esser fisico razionale colui che solo tiene in sua memoria una lunga lista di semplici e che facilmente potrà dire cosa sia caldo in primo grado, cosa nel secondo e cosa in terzo, e può’ scorrere le seconde qualità e le terze, e se chiamato al capezzale del paziente, da questa confusione, come dal ventre del cavallo di Troja, emette molte ricette e soluzioni essendo egli ignorante dei più comuni semplici e del loro corretto metodo d’applicazione. Non dovrebbe egli, che ben comprende e conosce i suoi farmaci, agir con più senno? Poche prescrizioni ben selezionate, di efficacia certa per la cura, certamente han più valore di una confusa moltitudine di ricette Galeniche. Esiste ormai una tal dovizia di medicine che il fisico è ora più confuso nello scegliere che nella invenzione stessa, non essendo l’abbondanza di rimedi che vince il male, ma solo virtù, metodo, ordine e scelta del tempo e dello spazio garantiranno alfine il successo. Leggiamo nelle storie del coraggio e della bravura di quel Re spartano che, con una schiera di quattrocento baldi lacedemoni, s’impadronì della strettoia dalla quale Serse ed il suo esercito di un milione e settecentomila uomini sarebbero giunti, uccidendone gran quantità; e quando l’insolente persiano vantandosi disse che le lor frecce avrebbero oscurato il sole, Il Re spartano rispose che, allora, avrebbero combattuto all’ombra. Da questi esempi evincesi allora che una selezionata compagnia di guerrieri scelti tiene grande vantaggio sulla confusa moltitudine: e perché non dovrebbero pochi rimedi ben scelti risultar d’efficacia maggiore di un mucchio di ricette vane? Si dice che, se l’esercito superi i centomila, divenga tumultuoso ed indisciplinato; così è la Medicina, che incrementandosi a dismisura uccide invece di curare, perché ogni guerra specifica o contrapposizione di opposte forze necessariamente disturba pace e tranquillità della Natura.