Le notevoli proporzioni assunte dal movimento nel sud della Francia, dove i catari vennero denominati "albigesi", da Albi, il centro della loro più decisa affermazione, indussero vescovi e papi ad impostare un'opera di contenimento, confutazione, repressione. L'iniziativa di celebri predicatori, tra i quali spiccò, come vedremo, Domenico di Guzman, venne presto affiancata dall'intervento militare, che diede origine nel 1209 alla crociata, detta appunto "albigese", nella quale motivi religiosi si intrecciarono a quelli politici; l'aspro conflitto terminò dopo trentacinque anni con la definitiva sconfitta, e scomparsa del movimento Cataro.
Senza affondare nella cronaca storica, ci preme meglio definire gli eventi caratterizzanti l'epopea Catara, iniziando questa "memoria storica" dal periodo intercorrente tra il 1178 ed il 1194 che vide il fallimento di diversi tentativi di avvicinamento tra cattolici e Catari in Linguadoca. Dopo la sconfitta di una prima campagna militare promossa da Papa Lucio III (9), che nel novembre 1184 tenne un sinodo a Verona, che condannò Catari, Patarini, Valdesi ed Araldisti e anatemizzò tutti quelli che erano stati dichiarati come eretici ed i loro sostenitori; l'anatema viene quindi scagliato contro l'"eresia" intesa come "sovversione" ed "eversione", e con ciò Dio può uscire di scena e l'eretico può essere consegnato al "braccio secolare", all'autorità costituita che lo condanna alla morte civile, al bando dalla società, alla privazione di tutti i beni, alla distruzione della propria casa, ad essere torturato e bruciato vivo. II papa con ciò si arroga il diritto di essere il guardiano della salute morale pubblica in tutta l'Europa cristiana e si considera un "depositario" che non ha solo il potere di aprire o chiudere le porte del cielo a chiunque, ma ha anche la facoltà, almeno in teoria, di destituire financo imperatori, re, e principi, in caso di disubbidienza, sempre secondo il suo parere, alla legge di Cristo. Ora questa immensa potenza ha paura della libera parola amministrata dai predicatori eretici, della lettura nelle famiglie di testi della Sacra Scrittura, tradotti nella lingua parlata del popolo. Nel 1194 divenne Conte di Tolosa, Raimondo VI, che, favorevole ai Catari, lasciò che sul suo territorio potessero svilupparsi indisturbate le diocesi Catare di Agen e Tolosa. Anche le comunità Catare di Albi e Carcassonne non corsero particolari pericoli poiché pur trovandosi formalmente in un territorio "nemico" erano sotto il controllo del visconte Raimond-Roger Trencavel, nipote di Raimondo VI di Tolosa. La svolta si ebbe nel 1198 con la salita al trono pontificio di Papa Innocenzo III che fu il propugnatore di una veemente campagna contro i Catari.
Dapprima egli inviò in Provenza, nel 1207 1208, famosi predicatori come lo spagnolo Domenico di Guzman, poi assurto agli oneri degli altari come San Domenico, e Diego d'Azevedo, vescovo di Osma, per cercare di convertire i Catari, ma i dibattiti pubblici, come già precedentemente quelli del 1165, non approdarono ad alcun risultato, anzi i teologi Catari, come Guilhabert de Castres, ne uscirono a testa alta. Innocenzo III passò per questo alle vie di fatto e bandì una "Crociata" contro gli "Albigesi", prendendo come pretesto l'assassinio a Saint-Gilles nel 1208, del legato papale e monaco cistercense Pietro di Castelnau, assassinio perpetrato a sfondo politico e non certo religioso ed al quale non era forse estraneo lo stesso Conte di Tolosa Raimondo VI, che, l'anno precedente, era stato scomunicato dal legato papale assassinato. Alla Crociata parteciparono diversi nobili della Francia settentrionale, come il Duca di Borgogna ed il Conte di Nevers, avventurieri di pochi scrupoli e tagliagole di tutte le provenienze, attratti sia dall'indulgenza dai peccati concessa ai "crociati" ma anche, e forse molto più verosimilmente, dalle possibilità di divenire padroni delle fiorenti città della Linguadoca e dal sistematico saccheggio delle contrade attraversate dalla "Santa Crociata". L'esercito crociato poté contare su di un totale di 20.000 cavalieri ed oltre 200.000 tra soldati e serventi. Il 22 luglio 1209 la prima città ad essere posta sotto assedio, Béziers, fu espugnata dai crociati ed il legato papale Arnaud Amaury, abate di Citeaux, interrogato su come si potesse distinguere gli abitanti cattolici da quelli Catari, pronunciò la famigerata e tremenda frase: "Uccideteli tutti, Dio saprà riconoscere i suoi"; furono così massacrate almeno 20.000 persone, bambini, donne, uomini, vecchi ed infermi, e l'abate Arnaud Amaury ricevette le congratulazioni dal Papa in persona! Stessa sorte toccò a Carcassonne, dove fu imprigionato e morì in carcere il visconte Raimond-Roger di Trencavel, nipote del Conte di Tolosa. Dal 1210 i crociati, con a capo Simon IV de Montfort, conquistarono una impressionante serie di città o cittadine Catare: Agen, Albi, Birou, Bram, Cahusac, Cassés, Castres, Fanjeaux, Gaillac, Lavaur, Limoux, Lombez, Minerve, dove 140 Catari, tra cui numerose donne con i figlioletti in braccio, si gettarono spontaneamente nelle fiamme, Mirepoix, Moissac, Montégut, Montferrand, Montrèal, Pamiers, Penne, Puivert, Saint Antonin, Saint Marcel, Saverdun, Termes; furono tutte espugnate secondo un crudele copione ben collaudato a cui seguivano sventramenti, mutilazione di nasi, occhi, orecchie e ovviamente l'onnipresente rogo dove bruciare gli empi eretici.
Un episodio per tutti fu la conquista di Lavaur nel 1211, con il rogo di ben 400 Catari e l'uccisione di Giraude di Lavaur, una nobile Catara, sorella del comandante della guarnigione, molto tímorata di Dío e amata da tutti i suoi concittadini, anche cattolici; Giraude fu gettata in un pozzo e lapidata a morte dai crociati. Ogni signore locale di queste città lottò per la sua sopravvivenza, anche se questa significava passare per "faydit", ovverosia colui che era eretico o proteggeva gli eretici e per cui i suoi terreni venivano dati in ricompensa ai crociati.
Nel 1212 intervenne nella crociata, prendendo le difese dei tolosani, anche il re d'Aragona, Pietro II (1177 – 1213), cognato di Raimondo VI Conte di Tolosa, poiché molte delle terre in questione almeno formalmente facevano parte del suo regno, fra gli Aragonesi ed i crociati la lite degenerò in guerra, ma, purtroppo all'assalto di Muret, con i crociati, finalmente nel ruolo di assediati, Pietro II d'Aragona fu ucciso. Il boccone più difficile per i crociati si rivelò l'assedio della capitale Tolosa del 1217 - 1218, dove Simon de Montfort fu ucciso da una pietra lanciata da una donna; prese allora il comando della crociata, con scarso successo, l'inetto figlio di Simon, Amaury VI de Montfort. La situazione politica comunque stava già cambiando tutta a favore del re di Francia, sia nel 1215, quando il futuro re di Francia Luigi VIII, soprannominato il Leone, era intervenuto personalmente nelle operazioni militari, che nel 1224 quando lo stesso, diventato sovrano costrinse Amaury VI de Montfort a fare dono, alla corona di Francia, di tutte le terre conquistate durante la crociata. Oltre a ciò l'incapacità di Amaury permise ai Catari ed ai conti di Tolosa di serrare le fila, prima della parte finale della guerra voluta da Papa Onorio III (1216 - 1227) e condotta da Luigi VIII in persona, e, per questo, denominata "Crociata Reale" (1226 - 1228). Alla fine, nel 1229, Raimondo VII Conte di Tolosa, spossato da una guerra che aveva totalmente sconvolto il Mezzogiorno della Francia, accettò una pace, mediata da Bianca di Castiglia, madre del nuovo re minorenne Luigi IX, e ratificata con il trattato di Meaux; Raimondo VII conservò parte delle sue terre, cedendo il resto alla Francia, dovette dichiarare la sua fedeltà al re, ma soprattutto negare ogni ulteriore appoggio ai "boni homini". A questo punto ai militari subentrarono gli inquisitori domenicani e francescani, la cui attività era stata ufficializzata nel 1233 dal Papa Gregorio IX come "Inquisitio Heretice Pravitatis". Gli inquisitori, odiati dalla popolazione locale, imperversarono sul territorio per circa 100 anni (1233 - 1325), in realtà facendo uccidere meno persone di quanto si è portati a credere, solitamente solo i Catari "Perfetti", che si rifiutavano di abiurare, ma utilizzando metodi di tortura e pressione psicologica di una sottile efferatezza. L'odio per gli inquisitori si concretizzò ad Avignonnet nel 1242, dove due di essi, Arnauad Guilhelm de Montpellier ed Étienne de Narbonne con il loro seguito furono massacrati. Questo fu il pretesto per scatenare un ultimo colpo di grazia ai Catari asserragliati nella fortezza di Montségur il cui assedio nel 1243-1244 fu l'atto finale della guerra contro i Catari. Montségur era infatti diventata, dal 1232, l'ultimo baluardo della resistenza Catara, voluta da Guilhabert de Castrés. Nel maggio del 1243 la fortezza, difesa da Raimond de Péreille e dal perfetto Bernard Marty, fu posta sotto assedio da parte delle truppe del siniscalco di Carcassonne, Hugues de Arcis, ma solo nel marzo del 1244, gli assedianti espugnarono la roccaforte; immediatamente furono eretti i tristemente noti roghi, sui quali Bernard Marty e 225 Catari furono bruciati. La conquista di Montsegur, ultimo bastione fortificato dei Catari, e le esecuzioni in massa sul rogo del 16 marzo 1244 posero fine all'ultimo tentativo di ribellione da parte dei Catari.
Infine, verso la fine del XIll secolo, si ebbe in Francia un nuovo rifiorire delle dottrine Catare, portate dai fratelli Guglielmo e Pietro Authier, da Amelio de Perles e da Pradas Tavernier, che si erano formati presso i Catari lombardi ed erano quindi tornati per predicare in Francia, Pietro fu catturato e bruciato nel 1310 per ordine del famoso inquisitore Bernardo Gui. Ufficialmente l'ultimo Cataro fu Guglielmo Belibasta, tradito dal Cataro rinnegato Arnaldo Siere e bruciato nel 1321 per ordine dell'inquisitore Jacques Fournier, che sarebbe poi diventato Papa Benedetto XII. Da quella data il movimento Cataro cessò di esistere, almeno esteriormente, mentre probabilmente prosegui in forma segreta e limitata a pochi adepti.
9 - Nato Ubaldo Allicingon, in data non nota, fu Papa dal I Settembre 1181 sino alla sua morte avvenuta il 25 Novembre 1185. |