( Il Libro dello Splendore )

 

"I passi dello Zohar che rivisitano il libro di Giobbe"

(A cura di Federico Pignatelli)

 

Paragrafo Quarto

 

34 - Zohar II 33b su 28:3 del testo di Giobbe.

 

… pone un termine alle tenebre …

 

… seguenti parole mette fine alle tenebre; considera sé stesso la fine di ogni cosa. Considera sé stesso perché vuole salvare gli uomini. Ecco perché la Scrittura dice: la fine di ogni carne è venuta fino a me. La Fine, è venuta davanti a Dio affinché salvasse gli uomini. Considerate inoltre che vi sono due lati di cui uno è chiamato Vita e l'altro Morte. L'uomo che fa penitenza e compie delle buone opere è iscritto il primo giorno dell'anno sul libro chiamato Vita, da dove emana ogni vita. Ma quelli che fanno delle cattive azioni sono iscritti sull'altro libro chiamato Morte, perché la morte vi risiede. Capita, a volte, che il numero degli uomini degni iscritti sul libro della Vita sia uguale al numero degli uomini indegni iscritti su quello della Morte, in simile ipotesi è sufficiente un solo giusto per fare inclinare la bilancia dal lato della Vita, come è anche sufficiente un solo peccatore per fare inclinare la bilancia dal lato della Morte. In quel momento (di Giobbe), il mondo si trovava in un caso analogo.

 

34a - Zohar I 62b su 28:3 del testo di Giobbe.

 

... c'è una fine del lato destro, così come è scritto: ... tu, va' pure fino al tempo che ti è stato segnato; e riposa; rimarrai nello stato dove sei fino alla fine del lato destro (Daniele 12:13). E c'è una fine del lato sinistro, così come è scritto: mette fine alle tenebre; scruta ogni fine, la pietra, l'oscurità, l’ombra della morte. Cosa significano le parole: scruta ogni fine?. La Scrittura intende dire che, quando il rigore fa imperversare nel mondo la pietra seppellita nell'oscurità e nell'ombra della morte, la fine delle tenebre fa la sua apparizione nel mondo. Le parole … fine delle tenebre sottintendono l'angelo della morte, nachasch (il serpente). Le parole la fine di ogni carne hanno lo stesso significato di fine delle tenebre. Nahasch (il serpente) è chiamato così perché costituisce la ganga dell'oro. Le parole della Scrittura: scruta ogni fine si applicano, dunque, all'angelo della morte il quale, quando il rigore imperversa nel mondo, rappresenta l'accusatore degli uomini e si industria per annerire i visi delle creature.

 

34b - Zohar I 193a su 28:3 del testo di Giobbe.

 

Rabbi Hiyâ aprì una delle sue lezioni nel seguente modo: È scritto: mette fine alle tenebre; scruta ogni fine, la pietra, l'oscurità, l’ombra della morte. Questo versetto è già stato spiegato in questo modo; le parole: mette fine alle tenebre, indicano la fine del lato sinistro, il quale percorre il mondo, ed in seguito si erge presentandosi dinanzi al Santo, sia Egli benedetto, e requisisce contro il mondo stesso, così come è stato già spiegato. Le parole: ... scruta ogni fine, significano che il demonio, chiamato fine ha come scopo la distruzione del mondo. Infine, le parole: ... la pietra, l'oscurità, l’ombra della morte, sottintendono le pastoie che il demonio tenta di porre agli uomini, per impedire loro di compiere buone opere, così come è scritto: ... terra nera come caligine, ombra di morte senza ordine, dove la luce è come tenebre (Giobbe 10:22). Considerate che c'è una terra di vita: questa è la terra dell'alto simboleggiata dalla terra di Israele, ed una terra di miserie e di tenebre, in cui abita l'ombra della morte: quest’altra è la terra del demonio chiamato fine che viene dal lato sinistro.

Mentre continuavano il loro cammino, udirono una voce parlare così: signori, voi che siete dei viandanti fate una svolta e prendete il sentiero che costeggia la cima della montagna; non continuate a seguire il sentiero che procede rasente i piedi della montagna. Rabbi Yossé esclamò: ne inferisco che il Santo, baruk ha-shem, vuole proteggerci durante il nostro viaggio. Presero, dunque, il sentiero che conduceva alla cima della montagna ed arrivarono, così, in una gola cinta da grandi rocce. I viaggiatori si dissero: dal momento che il Santo, sia Egli benedetto, ha voluto che seguissimo questo sentiero, è certo che ci darà degli insegnamenti o ci farà oggetto di un miracolo. Andarono a sedersi davanti alla fessura di una roccia di dove videro uscire fuori un uomo. I viaggiatori furono presi da stupore. Rabbi Yossé chiese a questo uomo, chi sei? Questo rispose, sono un abitante di Arqa. Vi sono dunque degli uomini su Arqa? aggiunse Rabbi Yossé. L'altro replicò: sì, gli abitanti di Arqa seminano e mietono. Ma la maggior parte di essi hanno visi differenti dal mio. Sono uscito da questa roccia quando vi ho visti, per sapere da voi il nome della terra sulla quale abitate. Rabbi Yossé gli rispose: il nome della nostra terra è Eretz perché è qui sulla nostra terra che ha sede la vita, così come è scritto: terra (Eretz) da dove esce il pane . Il pane si forma soltanto sulla nostra terra e in nessun altra. Appena Rabbi Yossé ebbe terminato di parlare l'abitante di Arqa sparì nella fessura della roccia.

 

35 - Zohar I 141b su 28:13 del libro di Giobbe.

 

L’uomo non ne conosce la via essa non si trova sulla terra dei viventi

 

Rabbi Shimon aprì una delle sue lezioni nel seguente modo: è scritto: la Saggezza insegna all'esterno; fa sentire la sua voce nelle vie (barhoboth). Questo versetto rinchiude un mistero supremo. La Scrittura si serve del plurale hocmoth (le Saggezze). La Scrittura indica la Saggezza suprema e la saggezza inferiore contenuta nella prima. La Scrittura aggiunge: insegna all’esterno. Considerate che la Saggezza suprema è la più nascosta e la più misteriosa; l'uomo non la conosce, e non è rivelata, così come è scritto: l'uomo non può conoscerne la via. Quando questa Saggezza si diffonde per illuminare, è grazie al mistero del mondo futuro che è stata creata, così come la tradizione ce l'insegna; ed è lì che la Saggezza suprema è stata nascosta; ed entrambe si uniranno e si confonderanno nel momento in cui tutto sarà fatto con il mistero del mondo futuro.

 

36 - Zohar I 145a su 28:21 del testo di Giobbe.

 

È nascosta agli occhi di ogni vivente ed è ignota agli uccelli del cielo

 

… in verità, dopo il parola Berechith che indica la Saggezza, è dissertato sulla luce, così come è scritto: Ed Élohïm disse, che la luce sia; e la luce fu (Genesi 1:3). Le parole: aprì la sua bocca alla saggezza sottintendono la Hé del nome sacro da cui tutto dipende; essa è nascosta e visibile contemporaneamente, e rappresenta il mistero dell'alto e del basso. Nascosta agli occhi di ogni vivente,ed è ignota agli uccelli del cielo. Quando la lettera Hé si rivela con la Saggezza alla quale si attacca e nella quale risiede, fa udire una voce che è la Legge della clemenza. ... e apre la sua bocca alla saggezza: è la Hé finale del nome sacro che è il Verbo che emana dalla Saggezza.

 

37 - Zohar III 129b su 28:23 del testo di Giobbe.

 

Dio solo ne conosce la via, lui solo sa dove si trovi …

 

Esiste un Eden che illumina l'altro. L'Eden superiore è nascosto e nessuna via l'attraversa, mentre l'Eden inferiore contiene trentadue sentieri. Malgrado questi sentieri, nessuno conosce questo Eden, eccettuato il Piccolo Viso, e nessuno conosce l'Eden superiore, eccettuato il Grande Viso, così come è scritto: Élohïm solo conosce la strada e lui sa il suo luogo. Élohïm, è il Piccolo Viso che conosce l'Eden del basso. Lui, è l'anziano dei giorni, il Misterioso, e conosce la regione dell'Eden superiore.

 

38 - Zohar I 130b su 32:4 del testo di Giobbe.

 

… Eliu aspettò, mentre essi parlavano con Giobbe, perché erano più vecchi di lui in età

 

... non c'è posto più elevato di quello che occupano gli uomini i quali, avendo penetrato i misteri del loro Signore, hanno saputo attaccarvisi durante la loro vita; questi uomini occupano il posto che la Scrittura descrive: Nessuno occhio ha visto, fuori te, oh Signore, ciò che hai preparato a quelli che ti aspettano (mehaké) (Isaia 64:4). Che cosa significa la parola mehak?. Essa ha lo stesso significato della parola haké contenuta nel seguente versetto: Eliu aspettò (haké) mentre essi parlavano con Giobbe... Quindi il versetto precitato di Isaia: Nessun occhio ha visto, fuori te, Signore ciò che hai preparato a quelli che ti aspettano (mehaké), fa allusione a quelli che si indugiano ad approfondire le parole della Scrittura e per penetrare i misteri di Dio. Dio si gloria, tutti i giorni, di quelli che approfondiscono i suoi misteri; questi uomini sono autorizzati a transitare per tutte le porte celesti, senza che alcun custode si opponga a loro. Felice il loro destino in questo mondo e nel mondo futuro.

 

39 - Zohar III 272a su 32:6 del testo di Giobbe.

 

… giovane io sono di anni e voi siete già canuti; per questo ho esitato a manifestare a voi il mio pensiero

 

... c'era là un bambino che preparava il tavolo; pose il candeliere ed i pani, tutto come se avesse vent'anni, ma non ne aveva che cinque. Rivolgendosi a noi, ci disse: la tradizione c'insegna che è il Padrone della casa che fa la benedizione sul pane; ma sono ancora giovane e voi siete degli anziani, ecco perché temo di esporre la mia opinione alla vostra presenza. Che cosa preferite? Volete del pane facilmente guadagnato o del pane guadagnato combattendo? Se volete combattere sarà il vincitore a fare la benedizione per tutti. I colleghi gli dissero: sei ancora molto giovane; non sai come i grandi personaggi tirano di spada, come lanciano le frecce. Tirare di spada, fa allusione alla recita dello Schema prima di coricarsi, così come la tradizione ci istruisce: quando si recita lo Schema, è come se si tenesse una spada a due tagli nella propria mano. Recitando lo Schema si proclama Dio quale padrone nei cieli e sulla terra ed ai quattro punti cardinali; è quanto si chiama tirare di spada. La lama rappresenta la vav; la mano che la impugna, è lo yud, e i due tagli rappresentano le due Hé; il fodero, è Adonaï; la lancia (roma'h) corrisponde alle duecento quarantotto lettere dello Schema; lo scudo (MaGueN) corrisponde a Mikael, Gabriele e Nouriel che servono i tre patriarchi. La fionda con suoi cinque sassi corrisponde alle cinque parole della prima frase dello Schema. È a questo che fanno allusione le parole della Scrittura: e Davide prese i cinque sassi (1 Samuele 17:40). Il bambino rispose loro: vi mostrerò che conosco come i grandi personaggi tirano di spada, mandano delle frecce e lanciano la fionda. Ascoltando queste parole, rimasi stupito … .

 

40 - Zohar II 61a su 33:23 del testo di Giobbe.

 

Ma se vi è un angelo presso di lui, un protettore solo fra mille, per mostrare all’uomo il suo dovere

 

... è scritto: Felice l'uomo che ha dell'intelligenza sul povero; il Signore lo rilascerà nel giorno cattivo (Salmi 61:2). Questo versetto è già stato spiegato in questo modo: quando l'uomo cade malato, somiglia ad un prigioniero chiuso nella prigione del Re; la sua testa ed i suoi piedi sono carichi di catene; molti carcerieri lo circondano; le sue membra sono in discordia le une con le altre, ed egli perde l'appetito. In quel momento, si incarica un angelo della sua difesa, così come è scritto: se vi è un angelo presso di lui, un solo protettore tra mille…. Felice l'uomo che, vivendo questa ora, si trovi libero dal rigore. Tale è il senso delle parole: felice l'uomo che ha dell'intelligenza sul povero. E con quali mezzi si può giungere a crearsi un difensore in cielo in questa ora di sconforto? Apprendendo la strada della vita e facendo penitenza in presenza del proprio Signore.

 

41 - Zohar I 181a su 34:10 e 34:11 del testo di Giobbe.

 

Perciò ascoltatemi uomini di senno: lungi da Dio l’iniquità e dall’Onnipotente l’ingiustizia

 

Poiché egli ripaga l’uomo secondo il suo operato e fa trovare ad ognuno secondo la sua condotta

 

Rabbi Hiya aprì una delle sue lezioni nel seguente modo: É scritto: ... uomini di cuore, ascoltatemi! Profanazione! ha Él, il crimine? ha Shaddaï, il misfatto? Sì, retribuisce il lavoro dell'umano e lo tratta secondo la via dell'uomo. Notate che, quando il Santo, baruk ha-shem, creò il mondo, lo basò sul Rigore; tutte le opere del mondo sussistono soltanto grazie al il Rigore. Ma considerato che il Santo, sia Egli benedetto, sapeva che il mondo non avrebbe potuto durare con il solo Rigore, stese la Clemenza sul Rigore; è, quindi, la Clemenza che regge il mondo ed anche lo sostiene. Ma non si creda che, essendo il mondo basato sul Rigore, per questo il Santo, baruk ha-shem, faccia subire il Rigore agli uomini che non lo hanno meritato. Il Rigore non è niente quando imperversa contro un uomo giusto, ciò prova che Dio ama questo uomo. Per conquistarsi l'uomo, il Santo, baruk ha-shem, ne colpisce il corpo, per dare predominanza all'anima. È quando l'anima domina ed il corpo è debole che l'uomo si attacca con amore al Santo, sia Egli benedetto. Ecco perché i colleghi hanno affermato che il Santo, baruk ha-shem, prostra in questo mondo il Tsaddîq (il Giusto) di sofferenze fisiche… per renderlo degno del mondo futuro esso è l'uomo che Dio ama. Ma quando si vede un uomo la cui l'anima è debole ed il corpo forte, si può essere certi che il Santo, baruk ha-shem, lo aborrisce; e se questo uomo gode quaggiù, quanto gli è dato per qualche compiuta buona opera, vuol dire che la sua ricompensa è in questo mondo, ma non parteciperà a quello futuro. É in questa maniera che la parafrasi chaldaica di Onkelos interpreta le parole del seguente versetto: ... paga prontamente ai suoi nemici... ricompensa quelli che odia in questo mondo (Deuteronomio 7:10). Felice, quindi, l'uomo il cui corpo è colpito, perché è amato dal Santo, sia Egli benedetto!

 

41a - Zohar I 181b su 34:11 del testo di Giobbe.

 

... ma questo fatto nasconde certamente un mistero; perché le opere del Santo, baruk ha-shem, sono basate sulla verità e l'equità, così come è scritto: Sì, retribuisce il lavoro dell'umano, e lo tratta secondo la via dell'uomo. Ho trovato, in un libro molto antico, i due seguenti misteri: ci sono dei periodi in cui la luna è mancante perché il sole gli è nascosto; considerato che le anime scendono ad ogni ora dal mondo dell'alto in quello di quaggiù, ne risulta che certe anime scendono nel periodo in cui la luna è piena, e di altri in cui è mancante. Gli uomini le cui le anime scendono quaggiù, nel momento in cui la luna è mancante, ed in cui il Rigore regna nel mondo, saranno sempre prostrati dalle sofferenze e dalla povertà, sia che siano Tsaddîqîm (Giusti) o empi. La preghiera può, tuttavia, modificare a volte la condizione disgraziata di questi uomini e può migliorarla. Ma gli uomini le cui le anime scendono quaggiù nel momento in cui la luna è piena e quando il fiume dell'alto scorre senza ostacolo, godranno quaggiù di tutti i beni terrestri; saranno ricchi in beni ed in figli, e godranno di una buona salute. Tutto questo accade unicamente [181b] a causa della sorte, vale a dire: a causa dello stato del fiume che scende sul grado inferiore e vi trasporta le benedizioni. Tale è il senso delle parole della tradizione: il favore di avere dei figli, di vivere molto tempo e di possedere dei mezzi di sussistenza non dipende dalla pietà dell'uomo, ma della sorte. Così, tutti gli uomini le cui le anime sono scese quaggiù, nel momento in cui il Rigore regnava nel mondo, saranno prostrati dalle sofferenze, ma, considerato che le loro sofferenze non sono dovute ai loro errori, il Santo, sia Egli benedetto, ha compassione di loro nel mondo futuro.

 

42 - Zohar II 172b su 35:10 del testo di Giobbe.

 

Ma non si dice: dove è quel Dio che mi crea che concede nella notte canti di gioia …

 

Rabbi Shimon cominciò a parlare così: Ma nessuno dice: dove è Eloha, che mi crea, il dispensatore delle melodie della notte? La Scrittura adopera il presente che mi crea; utilizza, inoltre, il nome Eloha, che è un nome composto da El, dalla vav e dalla Hé, ed indica Dio ed il suo tribunale. Il nome è perfetto in quanto racchiude il principio maschile e quello femminile, la vav e la Hé. La Scrittura parla di inni cantati durante la notte.

 


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Le Note