( Il Libro dello Splendore )

 

"I passi dello Zohar che rivisitano il libro di Giobbe"

(A cura di Federico Pignatelli)

 

Paragrafo Secondo

11 - Zohar III 215a su 4:7 del testo di Giobbe.

 

Ricordalo: quale innocente è mai perito e quando mai furono distrutti gli uomini retti?

 

Phinéès, figlio di Eléazar, figlio del sacerdote Aaronne, ha allontanato la mia collera dai figli d’Israele (Numeri 25:11). Rabbi Yehouda cominciò ha parlare così: Ricordalo: quale innocente è mai perito? O forse dei Tsaddîqîm (Giusti) sono stati sterminati?. Una tradizione c’insegna che quello che vede l’arcobaleno coi suoi diversi colori deve pronunciare queste parole: benedetto sia Quello che si ricorda dell’Alleanza. Perché l’arcobaleno è l’emblema dell’Alleanza sacra che il Santo, baruk ha-shem, ha istituito [215a] con la terra, per non devastarla più con un diluvio. E quando il numero dei colpevoli è grande in questo mondo, il Santo, sia Egli benedetto, ricorda alla terra che se non ci fosse il giuramento che ha proferito, la sterminerebbe. Dio ha, infatti, giurato di non più devastare la terra, poiché ha ripetuto due volte la negazione: non spargerò più la mia maledizione sulla terra... Non colpirò più tutto ciò che è vivente ed animato (Genesi 8:21). Questa ripetizione equivale ad un giuramento, così come è scritto: come ho giurato a Noè di non più spargere sulla terra le acque del diluvio... (Isaia 54:9).

 

12 - Zohar I 8b (allegati) su 4:9 del testo di Giobbe.

 

A un soffio di Dio periscono e dallo sfogo della sua ira sono annientati.

 

Rabbi Hisda disse; Il Santo, baruk ha-shem, non decreta mai il rigore contro i colpevoli, senza avere prima consultato le anime dei Tsaddîqîm (Giusti) così come è scritto: periscono per il soffio (nishmath) della sua narice.

 

13 - Zohar I 244a su 6:15 del testo di Giobbe.

 

I miei fratelli mi hanno deluso come un fiume, sono dileguati come i torrenti delle valli…

 

… è scritto: Gad combatterà ogni armata alla testa di Israele, ed egli tornerà coperto, poi, delle sue armi (Genesi 49:19). Rabbi Yessa disse: è dal nome di Gad che inferiamo che gli eserciti faranno la guerra alla fine dei tempi, questo perché il nome di Gad è composto dalle due lettere Ghimel e Daleth, di cui una distribuisce e l’altra riceve. Considerate che il fiume le cui acque non prosciugano, è sempre simboleggiato dalla Ghimel; giacché è lui che nutre tutti i mondi. Gad era l’immagine di questo fiume. Rabbi Isaac disse: Se Gad non fosse stato il figlio di una delle serve di Giacobbe, avrebbe raggiunto un grado superiore, così come è scritto: alla buona ora (bagad)! (Genesi 30:11). La parola bagad è scritta senza Aleph, perché Gad era figlio di una serva, ed è il motivo per cui l’Aleph gli è stata tolta, così come è scritto: i miei fratelli passano davanti a me (bagdou) come un torrente. Questo versetto fa allusione al fiume celeste che si era ritirato da Gad, e a causa di questo fatto l’Aleph gli fu tolta. È anche per lo stesso motivo che Gad non ha avuto parte nella Terra santa.

 

14 - Zohar II 142b su 7:2 del testo di Giobbe.

 

Come lo schiavo sospira l’ombra e come il mercenario aspetta il suo salario…

 

Un capo celeste chiamato Idoumiàm, depositario del sigillo inciso utilizzato per legittimare le condanne del tribunale celeste, scende durante questa notte, accompagnato da numerosi milioni di altri angeli, incaricati di portar via l’ombra a tutti quelli che dovranno morire nell’anno; portano poi queste ombre in alto. Quando Nephesh vede l’ombra portata via, torna nella tomba e grida alle altre morti: un tale viene a raggiungerci. Se l’uomo in questione è degno, le morti si rallegrano della sua prossima venuta; altrimenti, tutte gridano: Ahimè! Le ombre che risalgono in alto sono rimesse al servitore fedele chiamato Métatron. Questo si impossessa dell’ombra e la pone nel luogo che gli è assegnato, così come è scritto: come lo schiavo sospira l’ombra.... A partire da questo momento, si assegna un posto alla Neshamah, al Rouah ed al Nephesh dell’uomo che deve morire. Ogni Nephesh, infatti, non rimane vicino al corpo; essa non trova mai riposo. Quelle che si separano dal corpo, fin dal momento della morte non trovano riposo; ed è di loro che la Scrittura dice: e l’anima (Nephesh) dei vostri nemici sarà agitata e gettata lontano come una pietra lanciata, con grande sforzo, da una fionda. (1 Re 25:29). Una simile Nephesh, erra continuamente nel mondo e non trova riposo né di giorno né di notte; è questo il castigo più terribile di tutti.

 

15 - Zohar I 77b su 7:9 del testo di Giobbe.

 

Una nube svanisce e se ne va, così chi scende nello Shéol più non risale

 

Quando il corpo è disonorato, l’anima che le spetta in sorte, plana nell’aria pura delle regioni superiori; sale e scende; le porte celesti non si aprono davanti a lei ed è continuamente sballottata come la pietra di una fionda. Sventura a questi uomini; perché non godranno delle delizie che sono la ricompensa dei Giusti in questo luogo. Le loro anime saranno affidate all’angelo Douma; scenderanno all’inferno e non usciranno mai più; è di loro che la Scrittura dice: la nube si dissolve e se ne va; così chi scende nello Shéol più non risale. Nel momento in cui una voce celeste proferisce queste parole, una fiamma esce dal lato nord e si spande in tutte le quattro direzioni; scende anche in basso e penetra tra le ali del gallo; è proprio questo che lo fa cantare a mezzanotte. Nessuno si alza, però, eccetto i beati che amano la verità… loro lo fanno e si dedicano allo studio della dottrina esoterica. Allora il Santo, baruk ha-shem, e tutti i Tsaddîqîm (Giusti) che sono con lui nel Giardino dell’Eden, ascoltano la voce di questi beati, così come è scritto: oh! tu che abiti nei Giardini, i compagni sono attenti ad ascoltare la tua voce, fammela dunque sentire (Cantico 8:13).

 

15a - Zohar I 160b su 7:9 del testo di Giobbe.

 

Le porte del cielo sono chiamate sia fiumi, sia ruscelli; perché si aprono sulle sei direzioni del mondo celeste. Ci sono anche delle porte della morte e dell’inferno. La morte e l’inferno contano per uno soltanto; ora, la morte rappresenta il principio femminile del lato cattivo, e l’inferno quello maschile. Ecco perché il Santo, baruk ha-shem, disse a Giobbe: la nube si dissolve e se ne va; così chi scende nello Shéol non ne risale più. Ma, nello stesso tempo, il Santo, baruk ha-shem, disse a Giobbe: le porte della morte ti sono state aperte? E hai visto le porte dell’inferno? Ciò vuole dire: la cancellerò da questo mondo per sempre, così come è scritto: annullerà la morte per sempre (Isaia 25:8).

 

15b - Zohar II 150b su 7:9 del testo di Giobbe.

 

… perciò, felice il destino di chi si propone sempre di fare penitenza; perché anche se non potesse mai realizzarla, il Santo, sia Egli benedetto, ne terrebbe, comunque, conto, assimilando l’intenzione all’atto. Questa assimilazione ha effetto soltanto per quanto riguarda il buon lato; la cattiva intenzione, al contrario, non è mai assimilata all’azione, eccettuata l’intenzione di idolatria, così come i colleghi hanno spiegato. Quelli che non hanno avuto mai l’intenzione di fare penitenza, scenderanno all’inferno e non usciranno mai per l’eternità; è di essi che la Scrittura dice: la nube si dissolve e se ne va; così chi scende nello Shéol più non risale. Ed altrove: è il Signore che toglie e che dona la vita, che fa scendere nello Shéol e che ne ritira (I Re 2:6). Rabbi Yehouda disse: Abbiamo appreso che, nell’inferno, i peccatori, sono castigati da un fuoco che brucia giorno e notte, questo perché il castigo deve corrispondere alla colpa che consiste nel fuoco della passione. Tutte le volte che l’uomo si lascia trascinare dal calore della passione che gli comunica lo spirito tentatore, attira a se il fuoco dell’inferno.

 

15c - Zohar III 286a su 7:9 del testo di Giobbe.

 

La tradizione c’insegna che i dannati nell’inferno stazionano in settori diversi, secondo il grado della loro colpa. Il più basso di tutti è quello chiamato Abadon (perdita), e la tradizione ci informa che i dannati gettati in Abadon, [286b] chiamato anche partizione inferiore, non ne usciranno mai. L’uomo che è gettato è perso per tutta l’eternità e per tutti i mondi; infatti questo settore non ha porta. È di questo settore che la Scrittura dice: come la nube si dissolve e se ne va; così chi scende nello Shéol non ne risale più. La Scrittura afferma, tuttavia, altrove: fa scendere nello Shéol e ne fa uscire (1 Re 2:6). In un versetto, il soggetto è lo Shéol, e nell’altro versetto, è allo Shéol inferiore che non ha uscita, che si fa riferimento. Quelli che non rispondono amen, per disprezzo alla preghiera, sono gettati in questo settore.

 

16 - Zohar I 217b su 8:9 del testo di Giobbe.

 

Perché noi siamo di ieri e nulla sappiamo, come un ombra sono i nostri giorni sulla terra

 

Rabbi Yéhouda chiese: Come sai che muori? Rabbi Isaac gli rispose: in primo luogo, perché la mia anima mi lascia ogni notte e non mi mostra più dei sogni come prima; inoltre, ho l’abitudine, ogni volta che nella mia preghiera giungo alla benedizione: sii benedetto, Signore che ascolti le preghiere, di osservare sul muro, verso cui ho girato il viso, il profilo formato dalla mia ombra. Ora, se non vedo più la mia silouette, concludo che la sentenza della mia morte è stata già pronunciata in alto, perché la mia immagine è cancellata, così come è scritto: l’uomo vive solamente con l’immagine, ciò che vuole dire che per tutto il tempo in cui l’immagine dell’uomo non è cancellata, esso resta attaccato alla sua anima e la custodirà ancora per molto tempo; ma appena l’immagine è cancellata al punto di non essere più riprodotta dall’ombra, l’uomo sparisce da questo mondo. Rabbi Yéhouda soggiunse: quanto dici emerge anche dal seguente versetto: l’ombra dei nostri giorni sulla terra.

 

16a - Zohar III 43a su 8:9 del testo di Giobbe.

 

L’immagine santa si tiene sempre disopra di essa, fin quando giunge in questo mondo. [43 b] Dal momento in cui vi arriva, l’immagine vi si associa e cresce con lei, così come è scritto: l’uomo vive con l’immagine. I giorni dell’uomo dipendono da questa immagine, così come è scritto: ... siamo di ieri e non conosciamo l’ombra dei nostri giorni sulla terra. É dall’ombra (immagine) che dipendono i nostri giorni.

 

17 - Zohar I 188b su 9:7 del testo di Giobbe.

 

Comanda al sole, ed esso non sorge e alle stelle pone il suo sigillo

 

Rabbi Hizqiya aprì una delle sue lezioni nel seguente modo, è scritto: comanda al sole ed esso non sorge più, quanto alle stelle, le sigilla. Notate che il Santo, baruk ha-shem, ha creato sette stelle principali in questo firmamento; e in ogni firmamento vi sono altri corpi celesti posti tutti sotto il potere di capi celesti, e tutti sono creati per cantare la gloria del Santo, sia Egli benedetto. Alcuni dei capi dei corpi celesti sono incaricati di fare da messaggeri al loro Maestro e di sorvegliare gli atti degli uomini; altri, hanno come unica missione quella di cantare la gloria del loro Signore; questi ultimi sono incarichi anche di accogliere le lodi che gli uomini inviano a Dio.

 

17 a - Zohar I 189a su 9:7 del testo di Giobbe.

 

La Scrittura dice: comanda al sole ed esso non brilla più, quanto alle stelle le sigilla. Secondo Rabbi Shimon, queste parole indicano Giuseppe. E le seguenti: ...quanto alle stelle, le sigilla, i fratelli di Giuseppe, così come è scritto: il sole e la luna ed undici stelle mi adoravano. Secondo un’altra interpretazione, le parole: comanda al sole, indicano Giacobbe nel momento in cui i suoi figli gli mostrarono la camicia di Giuseppe per riconoscerla. Le parole: ...ed esso non brilla più, sottintendono Giacobbe nel periodo in cui la Shechinah lo abbandonò. ...Quanto alle stelle, le sigilla, indicano la privazione di Giacobbe di tutte le luci, per tutto il tempo in cui rimase separato da suo figlio Giuseppe. Considerate inoltre che, dal giorno in cui Giuseppe fu diviso da Giacobbe, questo si astenne da relazioni coniugali; e portò il lutto fino al giorno in cui la buona notizia di Giuseppe gli fu annunciata.

 

18 - Zohar II 35b su 9:8 del testo di Giobbe.

 

Egli da solo stende i cieli e cammina sulle onde del mare

 

Il serpente che avvolge il mondo, tenendosi costantemente arrotato intorno alla terra, vi introduce tutte le maledizioni. Si sveglia soltanto una volta ogni cinquant'anni; e, quando vuole drizzarsi in piedi, [35 b] Dio ne frantuma la forza. Il Santo, benedetto sia, lo schiaccia continuamente ai suoi piedi, per impedirgli di drizzarsi, così come è scritto: ... cammina sulle onde del mare. Quando il serpente si rizzerà, si avvereranno, allora, le parole della Scrittura: in questo tempo il Signore verrà con la sua grande spada, la sua spada penetrante ed invincibile, per punire il Leviatano,(3) questo serpente immenso, questo serpente che ha molte scaglie e molte rugosità, ed ucciderà il drago che è nel mare (Isaia 27:1). Notate che il serpente vive sulla terra, mentre il drago vive nell'acqua. La forza del demonio vivente nell'acqua non è grande tanto quanto quella di quello vivente sulla terraferma; ecco perché la parola meoroth è scritta senza la vav. Sebbene alla fine dei tempi dovrà avvenire l'incontro tra il demoni del mare e quello della terraferma, non sarà questo ultimo che combatterà il primo; sarà il Santo, baruk ha-shem, che lui stesso trarrà il demonio dall'acqua, a causa del suo orgoglio, così come è scritto: ecco quanto dice il Signore Dio: Vengo a te, Faraone, re d'Egitto, grande drago che ti corichi nel mezzo delle tue nuove (Ezechiele 29:3).

 

19 - Zohar II 76a su 10:11 del testo di Giobbe.

 

Di pelle e di carne mi hai rivestito, d’ossa e di nervi mi hai intessuto

 

A proposito della creazione dell'uomo la Scrittura dice: mi hai vestito di pelle e di carne; di ossa e di nervi, mi hai intessuto. Certo, la pelle, la carne, le ossa ed i nervi non sono l'uomo, dato che l'anima soltanto costituisce la vera l'individualità dell'uomo. La pelle, la carne le ossa ed i nervi costituiscono soltanto l'involucro dell'uomo: sono il suo abito, ma non sono per niente l'uomo, dato che, quando l'uomo muore, è spogliato di tutti questi involucri. Tuttavia, sebbene il corpo dell'uomo costituisce solamente l'accessorio, la sua forma nasconde un mistero supremo, così come il nostro maestro ci aveva spiegato con le parole del versetto seguente: tu che sei rivestito della luce come un abito, e che stendi il cielo come una tenda... (Salmi 104:2). Come Dio rappresenta il punto interiore e tutte le legioni celesti e tutti i cieli non sono altro che il vestito, così l'uomo è l'anima interiore, mentre tutte le parti del suo corpo non sono che il vestito. Ecco perché la Scrittura dice: ed Élohïm creò l'uomo a sua immagine (Gen. 1:27). In questo versetto, figura due volte il parola Élohïm per corrispondere al Principio maschile e a quello femminile.

 

20 - Zohar III 199b su 12:20 del testo di Giobbe.

 

Toglie la favella ai più veraci e priva del senno i vegliardi

 

Ma il Santo, baruk ha-shem, toglie la favella agli oratori, e priva del senno i vecchi. Le parole: toglie la favella agli oratori, indicano la generazione della Torre di Babele. Il passo: ... priva del senno i vecchi, si riferisce a Balaam e Balac. Tutti i loro atti erano compiuti con una cattiva intenzione; entrambi avevano preparato degli altari; ma Balaam attribuì a se soltanto il merito, e disse a Dio: ho preparato sette altari. Dio gli rispose: empio, conosco tutto; torna da Balac e digli così. Secondo un'altra spiegazione, le parole: ...priva del senno i vecchi, rappresentano gli anziani di Madian e di Moab che andarono a consultare Balaam portando con loro degli oggetti di stregoneria. [200a] Balaam rispose loro: rimanete qui questa notte e vi dirò tutto ciò che il Signore mi avrà dichiarato (Numeri 22:8). La notte è propizia ai maghi, ed è per questo che chiedeva loro di passare la notte presso di lui, perché avesse il tempo di consultare i cattivi spiriti.

 

21 - Zohar I 30b su 12:22 sul testo di Giobbe.

 

… strappa dalle tenebre i segreti e porta alla luce le cose oscure

 

Non appena le lettere furono incise sul sigillo di Dio, il grande serpente e le sue legioni sparirono dalla superficie del mondo e furono relegati nelle le cavità della terra che conducono all'abisso, ad una profondità di millecinquecento aune. Ma il profondo abisso restituì, in seguito, alla superficie della terra i demoni ed essa fu, in un secondo tempo, ricoperta per intero di tenebre fino al giorno in cui la luce celeste, dissipandole venne ad illuminare il mondo, così come è scritto: svela le profondità dalle tenebre, e porta alla luce le cose oscure.

 

21 a - Zohar I 32a su 12:22 del testo di Giobbe.

 

È soltanto per la differenza di luminosità delle tenebre con questa luce (che si diffonderà nel mondo alla fine dei tempi), che le oscurità saranno riconosciute per ciò che esse sono in realtà. Ecco perché, dopo avere detto: ed Élohïm chiamò la luce giorno, la Scrittura aggiunge: ... e chiamò le tenebre notte, considerato che è soltanto a causa del contrasto con la luce che le tenebre sembrano ciò che sono in realtà. È così perché sappiamo grazie ad una tradizione che il versetto: svela le profondità dalle tenebre, deve essere interpretato in questa maniera. Che cosa significano le parole: strappa dalle tenebre? Si intende dire, forse, che svela le cose nascoste nelle profondità? Nondimeno sappiamo che la Scrittura disquisisce delle corone celesti, le quali sono principi ancora più nascosti. Ma per quale motivo la Scrittura parla di profondità, dal momento che le corone celesti sono nelle regioni superiori? Rabbi Yossé disse, il senso della Scrittura è questo: fa scoprire i Misteri supremi nelle tenebre simboleggiate dalla notte, vale a dire che non si saprebbe apprezzare la luce se non confrontandola con le tenebre. Quando l'uomo è giunto a questo grado di comprensione, vede la luce nelle tenebre stesse; tale è il senso delle parole della Scrittura: … e la luce della luna sarà splendente tanto quanto quella del sole (Isaia 30:26).

 


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