Da "La Chiave del Gabinetto del Cavagliere Gioseppe Francesco Borri Milanese", che porta la data del 1681 in Colonia, (forse Ginevra) presentiamo ai nostri visitatori esoterici sei lettere che lo stampatore attribuisce al Borri e che sempre si ritennero tali. L'edizione è dedicata da un anonimo al preteso autore con una lettera feroce nella quale lo si chiama il Cristo falso, l'Alchimista truffiere e il Coglionatore dei curiosi. Le sei lettere, che sono datate 1662 (due), 1665, 1666 (due) e 1667, hanno molta rassomiglianza col libercolo del Conte di Cabalis attribuito al Villars e meritano di essere presentate solo per l'argomento così stantio che parrà, però, nuovo a parecchi.

Il secolo XVII, come fu avido di ricerche trasmutatorie, quando tutti si piccavano un po' di alchimia, dal barbiere al medico e al filosofo, dovette sognare compiacente questa esistenza di un mondo reale di popoli invisibili che servono l'uomo e lo amano: un po' come le piccole divinità simboliche del paganesimo, un po' come gli spiriti dei morti di oggi. Contenevano queste utopie delle verità? Erano delle forme cabaliste che velavano un mistero umile o grande dell'invisibile? Certo è che queste creature ipotetiche, oggi sembrano latitanti. Con questi scritti, che presentiamo conservando integra la forma e l'ortografia originale, per la verità  piena di errori, vogliamo far conoscere l'ermetismo come l'intendevano i nostri padri, e da cui potrà vedersi come in ogni tempo lo stesso mistero ha turbato l'animo curioso dell'uomo.

 

Le lettere furono pubblicate tra il 1910 e il 1911 sul:

Corpus Scriptorum Hermeticorum Commentarium