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L’universalità della Massoneria, la creatività e l’originalità del suo simbolismo non devono far perdere di vista il riferimento alle diverse tradizioni che, confluite nella Libera Muratoria o da essa recepite, ne costituiscono, per così dire, il corpo esoterico. Tra queste, la tradizione ebraico-cabbalistica che della Massoneria è la fonte più antica e radicata. 

   Tracciare in poche linee un disegno della Qabalah e insieme farne intendere il rapporto col simbolismo massonico, appare impresa ardua anche tenendo conto del poco tempo a mia disposizione. Ciò che dirò, pertanto, sarà  solo una rapida introduzione all’argomento. 

   Qabalah non vuol dire altro che Tradizione e concordo con gli autori che ne fanno, per così dire, il crogiolo di ogni studio e commento della Torah (1) e più in generale di ogni forma del pensiero ebraico (2). Non escludendo certo né la dottrina rabbinica né il Talmud (3), soprattutto lì dove si tratta di speculazioni cosmogoniche sull’opera della Creazione o Ma’asè Bereshit e di meditazioni a sfondo mistico sull’opera del Carro o Ma’asè Merkavah delle visioni di Ezechiele (4). 

   In tale prospettiva, non ha senso contrapporre la Qabalah alla filosofia giudaica, come più di un autore ha fatto. Perché, semmai, la contrapposizione è tra filosofia ebraica e filosofia greca. La Qabalah, non è la Mistica contrapposta alla Filosofia, è bensì la complessità del pensiero ebraico che si alimenta della tradizione, così come, per certi versi, la Massoneria è la complessità del pensiero simbolico che, analogamente, si alimenta della tradizione. 

   D’altra parte, sarebbe altrettanto errato assimilare la Qabalah al modello delle filosofie occidentali. Se per filosofia s’intente un Sistema teorico e concettualmente concluso, allora la Qabalah non è una filosofia. Così, per esempio, l’universo o albero delle dieci sephiroth non è il mondo platonico delle idee e il suo manifestarsi da En Soph ‘Infinito’ non ha le caratteristiche proprie dell’emanatismo neoplatonico. Le sephiroth (5) si collocano sull’Albero della vita (6) e sono luci, numeri primordiali o forme pure. Sono dieci quante le dita delle nostre mani e tramite loro, secondo un ben definito progetto architettonico, si manifesta tutta la realtà. La Torah scritta si compone dei libri del Pentateuco (Genesi o Bereshit, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio). Il Talmud  (‘insegnamento’) è una raccolta enciclopedica della tradizione ebraica, compilata durante un periodo di circa ottocento anni, dal 300 a. C. al 55 d.C., in Palestina e in Babilonia. Si compone di norme morali (Halakhah) e di materiale narrativo di vario genere (Haggadah).Inizia con la lettera Bet di Bereshit e termina con la lettera Lamed di Israel con cui si chiude il Deuteronomio. Insieme, le due lettere formano la parola Lev  bl cuore, a indicare che la vera conoscenza della Torah è una conoscenza del cuore e non dell’intelletto, il che, naturalmente, non significa che la Torah non debba essere studiata, come invece raccomanda espressamente la tradizione ebraico-cabbalistica. Lev bl cuore ha valore numerico 32 come i trentadue sentieri dell’Albero della vita.

   Nella Qabalah, inoltre, decisivo è il ruolo della tradizione orale, trasmessa bocca-orecchio, e di particolare rilevanza è lo studio, non limitato alla sola Torah, come erroneamente si crede. Altrettanto importanti sono le complesse tecniche di apprendimento e di meditazione e quella parte costituita di operatività che può condurre, ma non necessariamente conduce, a Teurgia e Magia (7). Infine, se si guarda alla Qabalah storica, quella cioè che si diffonde in età medievale, sulle rive del Mediterraneo, tra le fiorenti comunità ebraiche, ci si accorge che la Qabalah ha anche questo di peculiare rispetto alla Filosofia occidentale: non si afferma nell’opinione pubblica per l’azione di alcuni ‘maitre à penser e grazie alla propaganda, ma si struttura piuttosto in comunità di studio e centri di ricerca in cui entrano solo i più degni. Se non ci sono i maitre a penser, le cui idee si diffondono rapidamente, creando ‘correnti di pensiero’ o suscitando ‘mode’ più o meno durature, nelle scuole di Qabalah insegnano tuttavia maestri dotati di grande carisma. Uno di questi fu Isacco il Cieco, vissuto tra la seconda metà del 1100 e la prima metà del 1200, e primo grande maestro delle scuole storiche di Qabalah che operarono in Provenza e in Catalogna, in un clima di grande sviluppo culturale delle comunità ebraiche. Fu detto il Chassid (il pietoso) o il Cieco (paradossalmente, perché ‘possedeva luce’ in eccesso), il Parush o il sagghì-nahòr (quello che oggi diremmo un illuminato) e fu uno tra i maggiori peruschim. I perushim provenzali studiavano quasi senza interruzione, praticando digiuni e astenendosi dalla carne e dall’alcool. Si reclutavano tra i primogeniti e preferibilmente tra i discendenti della tribù di Levi. 

   Huqe ha-Torah, un documento provenzale, descrive la vita che si svolgeva in questi centri per lo studio della filosofia e dell’esoterismo: devozione al maestro, piccoli gruppi di studio, diversificazione dei livelli di apprendimento, massima stimolazione per facilitare la libera espressione e il dibattito tra i discepoli, ecc… (8)

 

 

1 La Torah scritta si compone dei libri del Pentateuco (Genesi o Bereshit, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio). Inizia con la lettera Bet di Bereshit e termina con la lettera Lamed di Israel con cui si chiude il Deuteronomio. Insieme, le due lettere formano la parola Lev bl cuore, a indicare che la vera conoscenza della Torah è una conoscenza del cuore e non dell’intelletto, il che, naturalmente, non significa che la Torah non debba essere studiata, come invece raccomanda espressamente la tradizione ebraico-cabbalistica. Lev  bl cuore ha valore numerico 32 come i trentadue sentieri dell’Albero della vita.

2 Cfr. G. Scholem, Le Origini della Kabbalà, Bologna, 1990 pp.12 e ss.

3 Il Talmud  (‘insegnamento’) è una raccolta enciclopedica della tradizione ebraica, compilata durante un periodo di circa ottocento anni, dal 300 a. C. al 55 d.C., in Palestina e in Babilonia. Si compone di norme morali (Halakhah) e di materiale narrativo di vario genere (Haggadah).

4 Sulla visione del Trono di Dio, cfr Ezechiele, 1:1-28.

5 Sephiroth è stato spesso tradotto con ‘emanazioni’, facendolo derivare dall’etimologia greca, con ciò stabilendo un collegamento tra Qabalah e neoplatonismo. Più corretta è la derivazione dall’ebraico  r p s  Safor che significa contare e che delle sephiroth fa dunque i numeri primordiali della creazione, ben distinti dai misparim o numeri ordinari. Le sephiroth sono perciò ‘luci’ o ‘pure forme’ del molteplice. Nella tradizione cabbalistica, le sephiroth si dispongono sui tre pilastri dell’Albero della vita. Ad ogni Sephirâ è attribuito un nome. Alla colonna centrale appartengono: 1 Kether corona, 6 Tiphereth  bellezza e armonia, 9 Yesod  fondamento o generazione, 10 Malchuth regno o terra. Alla colonna di destra: 2 ‘Hochmah  sapienza, 4 ‘Hesed  grazia 7 Netzach  vittoria. Alla colonna di sinistra: 3 Binah  intelligenza,  5 Gheburah  forza e rigore, 8 Hod  splendore.

6 Cfr., sull’Albero della vita  nel pensiero ebraico-cabbalistico, G. Busi,  Simboli del pensiero ebraico, Einaudi, Torino, 1999, soprattutto le pp. 53-58.

7 La Teurgia ebraica si distingue dalla Magia, pure praticata in ambiente giudaico, perché il suo quadro di riferimento è la religione biblica e il rispetto di un rituale predeterminato, inoltre la Teurgia, a differenza della Magia, non opera a vantaggio personale ma per il bene del cosmo e dell’umanità. Mopsik individua cinque forme di azione teurgica negli scritti dei primi cabbalisti: 1) (azione) instauratrice (esempio: Genesi 28:20-22, Levitico 26:3-13, Esodo 29:42-46 ecc…) 2) restauratrice (Genesi 8:18-22 ecc…) 3) conservatrice (Le offerte dei sacrifici) 4) amplificatrice(“Benedetto il suo nome…”, la formula sembra in grado aumentare la potenza (Gevourah) di Dio. 5) attrattiva (attrazione della Shekinah, esempio: Esodo 25:8, La Lettera sulla santità ecc..). Un certo intento teurgico è anche presente nella tradizione rabbinica, infatti, oltre a coloro che ritengono impossibile per l’uomo aumentare la potenza divina, ci sono anche coloro che ammettono che un comportamento umano conforme alla Legge, lo studio della Torah ecc.. siano in grado di accrescere la presenza di Dio nel mondo. Sull’intera questione della teurgia nella Qabalah, cfr. C.Mopsik, Les Grands Textes de la Cabale, Verdier,1993, pp.18-71.

8 La lettera di Isacco il Cieco (1160-1235) ai rabbini di Girona ( per il testo integrale cfr. G.G.Scholem, Le Origini della Kabbalà, cit., pp.488-489) attesta del carattere esoterico della scuole da lui ispirate. Egli si occupò di indagini sul nome di Dio, di preghiere, di luce e di tenebra, delle Sephiroth dell’Albero della vita e dei 32 Sentieri, di Kavanah (meditazione) e di Deveqùth (communio), della catena degli esseri, di simpatia universale. Assai prima della Qabalah luriana, sembra abbia parlato di trasmigrazione delle anime, limitandola a tre ritorni, come si annuncia in Giobbe 33:29: ‘Tutto ciò Dio la fa tre volte in un uomo:ricondurre l’anima dalla sua putrefazione, affinché essa brilli nella luce della vita’. Isacco anticipò inoltre il tema dei cicli cosmici o shemittoth del Sepher Temunah (con riferimento anche alla trasmigrazione animale) e il tema della luce del Sepher Iyyùn (luce e tenebre scaturiscono dall’Oscurità primordiale, cfr. Luz, Trimestrale di studi tradizionali, Har Tzion, n.1, Primavera 1999, pp.3-12). Tra le sue opere: un commento del Sepher Yetzirah, circa 70 frammenti sulla mistica della luce e sui segreti (sodot) della Torah, e qualcuno gli attribuì anche il Sepher Bahir. Sotto la spinta di Isacco il cieco, nel 1230 sorge il gruppo cabbalistico di Girona: la Chaburah qedoshah o Associazione Sacra, vero e proprio punto di riferimento per la diffusione dell’ebraismo e della Qabalah in tutto il Mediterraneo.

Indice

Preliminari Finalità della Massoneria La costruzione del Tempio Le tre Luci e le Sephiroth

Gli Assassini di Hiram Il Simbolismo dei Luoghi