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La Tradizione Orientale. É accertato che precedentemente alle interruzioni dei rapporti commerciali e culturali tra l’occidente e l’oriente, cioè all’epoca della dominazione medio orientale dei Persi, contatti erano instaurati tra le due diverse aeree geografiche; difficile, invece, affermare se i quadrati redatti in questa zona del globo, siano frutto dell’universalità dello spirito umano o siano da questi popoli ripresi e rielaborati secondo le impostazioni proprie della loro cultura. Con ogni probabilità entrambe le cose sono vere.

La prima tavola, a forma di quadrato, che si incontra nella storia orientale è la tavola di Ho-T’ouw, datata all’epoca dei Song nell’impero Cinese e poiché il periodo è collocato, dagli archeologi, antecedentemente al XX secolo della nostra era, se ne desume che, in questa area, l’origine dei quadrati è autonoma.

Questa tavola il cui nome significa Tavola del Fiume è impostata su di una figura con dei numeri rappresentati con dei punti di colore differente, bianco e nero, e disposti come nella figura che si riproduce. Tale rappresentazione cromatica dei numeri, trova giustificazione nella visione duale dell’universo, nella dualità degli eterni antagonismi del positivo e del negativo, propria della concezione di questo tipo di metafisica, la quale postula la negatività in germe nel positivo e la positività in germe nel negativo, senza alcuna soluzione. La tavola presenta la peculiarità del numero dieci diviso in due parti, una posta al di sopra del cinque l’altra al di sotto, quasi a volerlo racchiudere, comprendere in se, alla maniera dell’enneade pitagorica.

Tracciando una linea curva che comprende, e al tempo stesso separa i vari punti neri dai bianchi, lasciandone al di fuori il cinque e il dieci, si realizza una sorta di spirale che costruisce il T’ai Ki T’ou, grafico noto in occidente come la rappresentazione dello Yin e dello Yang (il Positivo e il Negativo).

Fu, certamente, su tale tavola che Fo hi prima[1], e Yu il Grande [2] in seguito svilupparono le loro elaborazioni, che condussero il primo, enormemente influenzato dal T’ai Ki T’ou, ai Pa Koua, vale a dire alla rappresentazione del positivo per mezzo di un segno intero e del negativo con uno spezzato, i quali coniugati daranno origine alle quattro immagini e agli otto Koua e da questi la disposizione dei 64 esagrammi che l’occidente conosce come gli esagrammi degli I King. [3]

Al nome di Yu il Grande è solitamente associata, invece, una elaborazione enneadica duplice, redatta sotto l’influenza di postulazioni occidentali e supportata da un manoscritto del III° secolo a.c. Hong Fang (Il grande modello).

L’ispirazione di Yu ci viene riferita con un velo leggendario, che comunque nulla toglie all’intuizione; si racconta infatti che i suoi quadrati furono da esso letti in alcuni segni incisi su di una tartaruga uscita dal fiume Lao, affluente del fiume Giallo. Poiché la sua visione cosmogonica era dualista (e non poteva essere diversamente), Yu elaborò due enneadi, una a centro cinque (negativo) con costante dieci, e una a centro sei (positivo) con costante dodici e secondo l’autore tali elaborati dovevano rappresentare "L’azione reciproca degli agenti e domini celesti sugli agenti e domini terrestri nelle nove province della terra e del cielo".

Dalla Cina i quadrati passarono, prima in India attraverso il Tibet e in quella terra si ritrovano utilizzati come amuleti, anche se le associazioni analogiche planetarie si diversificano da quelle occidentali; un celebre palindroma pubblicato da Pierre Lefévre Pontalis, per esempio, pur essendo un quadrato di lato cinque e associato in occidente a Marte, quindi al ferro, in questa area trova, invece, utilizzo come amuleto protettivo inciso su rame (elemento tradizionalmente associato a Venere).

Successivamente i quadrati si diffusero in tutto l’oriente, se ne trovano nel Laos, in Indonesia, Tibet, Nepal, subendo un processo di ampliazione naturale (non solo di visione magico-cosmogonica) che indirizzò verso l’aspetto aritmetico con la ricerca di metodi di costruzione affidabili. In tale prospettiva speculativa, come accadde in l’occidente con gli Arabi, è difficile stabilire se i quadrati conservavano ancora il loro contenuto e simbolismo esoterico delle origini, certo è che fanno parte integrante della cultura magico talismanica di quei luoghi,e sarà proprio qui che Simon de La Loubére, ambasciatore del Re Sole in Siam, li ritroverà, nel 1691, riportandoli in occidente, con un metodo di costruzione. Dopo più di quattro secoli, le due tradizioni ritrovano il contatto delle origini.

 

 

[1] Fo hi, secondo la cronologia delle dinastie imperiali cinesi, esatte ma non affidabili, fu il primo imperatore di quella terra e il suo regno si colloca intorno al 2900 a.c. [Torna al testo]

[2] Yu il Grande, capostipite della dinastia Hia, sembra essere vissuto 2205 anni a.c. [Torna al testo]

[3] L’ordine genetliaco dei pa Koua di Fo hi procede dal T’ai ki, in cui riconosce due principi lo Yin e lo Yang (rappresentati da due tratti uno intero e uno spezzato) da cui derivano quattro immagini (a causa della presenza dello Yin [negativo] nello Yang [positivo] e viceversa); queste quattro immagini sono: il Vecchio Yin (due tratti spezzati), Giovane Yang (tratto inferiore spezzato superiore intero) Giovane Yin (tratto inferiore intero superiore spezzato) e Vecchio Yang (due tratti interi), da queste quattro immagini, che possiamo analogicamente associare al Quaternario occidentale, derivano gli otto Koua divisi in due gruppi (negativo e positivo) che costituiscono gli esagrammi degli I King. [Torna al testo]

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