Viene qui a proposito richiamare l'attenzione su un importante punto, vale a dire la caratteristica maschile della mistica ebraica. Essa, infatti, è fatta da uomini e solo per uomini ed ignora le donne, al pari della Massoneria che inizia solamente uomini.
Singolare ricordare che il circolo dei mistici della Merkavah, secondo le argomentazioni dello Scholem, aveva una organizzazione che possiamo definire unitaria ed iniziatica. Per essere ammesso all'iniziazione, infatti, occorrevano diverse condizioni che consistevano in doti morali e di carattere. Anche se l'organizzazione di cui parliamo può essere ridimensionata e vista non proprio come una scuola segreta iniziatica, è certo che la trasmissione avveniva comunque da allievo a maestro, come si può desumere da più di un passo del Talmud.
Quello che preme sottolineare ora, è che il legame tra allievo e maestro (che nel caso della Massoneria è rappresentato piuttosto dal "gruppo" che non dal singolo"), è tale, per cui solo il "maestro" è il soggetto che può riconoscere l'acquisizione dell'adepto di quel "sapere" particolare di cui stavamo parlando e che sembra essere caratterizzante e determinante tanto nella "conquista" della consapevolezza cabalistica quanto di quella massonica.
Nel Rituale del III grado, c'è una frase che è chiara e precisa in tal senso, anche se il momento al quale intendiamo far riferimento è meramente simbolico.
Tuttavia soltanto quando viene pronunciata questa frase (il Maestro conosce l'A...) si possono considerare esistenti e realizzati i presupposti necessari che fanno motivatamente ritenere che l'adepto ha raggiunto un importante traguardo.
Si reputa, infatti, acquisito un modo di conoscere particolare che, verosimilmente, comporta una trasformazione dell’uomo, di tutto il suo modo di vedere, di interpretare, di valutare.
L’adepto è oltre i limiti abituali riservati all’uomo, giacché ha – o quanto meno avendola ravvisata, mira ad avere – quella particolare o finale forma di conoscenza che qualcuno ha chiamato "conoscenza misterica" e che noi possiamo identificare con "gnosi".
Essa si occupa delle cose e del loro spessore nascosto.
Noi riteniamo che essa sia la conoscenza ultima, che giunge ad una concreta esperienza delle cose che non si vedono, che corrisponde ad un sentire che potremmo dire primario o fondamentale e senza veli, un tipo di conoscenza che una volta penetrate le zone del mistero e le ha raggiunte si tramuta in conoscenza del "sacro".
Non crediamo si possa essere più precisi, giacché quando si tratta del sacro, i concetti perdono i loro contorni e versano la loro sostanza in una realtà del tutto personale ed intima. Come abbiamo già visto, però, è configurabile come "cognitio exsperimentalis", vale a dire, nuova e viva esperienza che supera l'oggetto del sapere e della dogmatica e acquisisce quanto in segreto è attivo e presente in ogni essere.
Come si constata, non è necessario, in questo contesto, mantenere separati Massoneria e Qabalah; evidentemente due termini, le due "esperienze" conoscitive e realizzative che, è opportuno ripeterlo, basano sugli stessi presupposti, possono tranquillamente non distinguersi.
Quale è infatti il frutto degli "ossessivi" e inesauribili tentativi di penetrazione dei grandi temi della mistica tradizionale ebraica, se non quello di "affacciare" il pensiero sull'assoluto, sul punto più segreto dell'essere, là dove quest'essere sprofonda nel suo mistero che resta irraggiungibile e non svelato, considerato che Dio stesso vive nella sua abissale interiorità e nello stesso tempo nella pura effusione luminosa che abbraccia ogni cosa?
Torniamo al Rituale e ad un'altra sua frase che, come tutto il resto, non crediamo sia frutto del caso o sia stato redatto senza avere riferimenti precisi e particolari.
Nell'esaminare la frase stessa, riteniamo di poterci rifare ad un'idea cara fra gli altri, a René Guenon, e riportata nel "Re del Mondo" a proposito del simbolismo del Graal .
È noto che frequentemente, e in più di una tradizione, si fa allusione ad una cosa perduta o scomparsa in cui sostanzialmente viene simboleggiato l'oscuramento spirituale conseguente ad un certo evento.
La ricerca, in altre parole secondo la nostra visione, il cammino iniziatico inserito in una determinata tradizione, mira a restaurare quanto è andato perduto.
Alla cosa perduta o scomparsa ne viene talora sostituita un'altra che la simboleggia, e che, nello stesso tempo, serve a mantenere viva la memoria e a fungere da stimolo per la riconquista della vera cosa smarrita.
Un esempio particolarmente illuminante in questo senso, è quello della tradizione ebraica secondo la quale dopo la distruzione del Tempio e la dispersione del popolo la vera pronuncia del Nome andò perduta; si ebbe una sostituzione con "Adonai" o con "ha-Shem". Questi nomi, però, vennero considerati soltanto degli equivalenti e la ricerca esoterica delle grandi correnti della mistica ebraica mirava appunto alla restaurazione di quella parola (il NOME) nella sua esatta pronuncia, e che in definitiva rappresentava il centro spirituale perduto di tutta la tradizione.
Anche nell'iniziazione massonica si va alla ricerca di una "parola perduta" la quale, sia detto per inciso, ben potrebbe essere il Nome Tetragrammatico e tutta la tradizione che ne deriva.
Ebbene anche nella tradizione massonica la "parola" - una volta ritrovata - viene trasmessa come "parola sacra" del grado, ma appare evidente che essa altro non è che una sostitutiva.
Di essa infatti se ne conoscono alcune versioni e più di una interpretazioni. A buon fine comunque, il suo scopo è - a nostro avviso - proprio quello di stimolare alla ricerca chi non si appaga del senso che le viene attribuito e che già nella stessa espressione linguistica, presenta una chiara attinenza con la tradizione cabalista.
In conclusione, dunque, le speciali forme di pensiero della Qabalah, il suo modo simbolico di comprendere il mondo, il tentativo di scoprire la vita nascosta della verità, è importante per noi come lo fu per i suoi antichi autori, giacché il campo di ricerca, di là dei termini, resta sostanzialmente identico.
La Massoneria - come noi la intendiamo - non può che esaltare e far proprie quelle vie "eroiche" che, all'insegna di quanto chiamiamo Squadra e Compasso, tentano di superare i limiti del conoscibile umano e naturale e che senza negare la Legge, cercano di andare oltre per indagare nei segreti della vita e della realtà metafisica e questo al solo scopo di trovare risposte alle eterne domande: "Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?"
Nella Qabalah, anche in quella antica, lo scopo viene raggiunto attraverso una duplice possibilità, possibilità lette come le due anime della Qabalah (non sempre scindibili e separabili): La tendenza estatico-profetica e la teosofico-speculativa. (A.M. Di Nola - Cabbala e Mistica Giudaica - Carucci. Roma pag. 97 -103).