Per concludere sul tema che ha spronato queste modeste considerazioni, non è superfluo un brevissimo riferimento "storico".
Come la Massoneria, anche la Qabalah vanta origini leggendarie e mitiche, tuttavia dobbiamo dire che anche le radici storiche sono nobilissime.
Gershom Scholem, come abbiamo detto indiscussa autorità in materia, afferma che la Qabalah, la quale sembra sorgere ad un tratto nel XIII sec. (proprio come la Massoneria nel XVII secolo) "come fenomeno storico nell'ebraismo medievale, é nata in Provenza, o più esattamente nella sua parte occidentale in Linquadoca. Di là è stata trapiantata nel primo quarto del secolo XIII in Aragona e in Castiglia, dove in seguito doveva conoscere il suo classico svolgimento. Essa rappresenta dunque una manifestazione della vita ebraica dell'Occidente cristiano." (Le grandi correnti della mistica ebraica - Il Saggiatore. Milano 1965),
Pur accettando sostanzialmente il discorso dello Scholem, che vede la nascita della Qabalah "come fenomeno storico" nel XIII secolo, dobbiamo però aggiungere che essa con il suo lungo e vario svolgimento copre un periodo di quasi duemila anni.
La fase iniziale, infatti, che è poi anche la più lunga, si può far risalire ad almeno un secolo prima della nascita di Cristo, mentre le sue ultime manifestazioni spaziano dalla Palestina a tutte le regioni della diaspora.
Per comodità, quindi, possiamo distinguere due periodi:
Lo Zohar, vero tesoro, supporto e codice del sistema, costituisce l'apice nella storia della Qabalah. Non va comunque dimenticato che la letteratura della Qabalah vanta almeno tremila volumi editi e forse ancor di più inediti.
In definitiva, anche per quanto riguarda l'evoluzione del pensiero della Qabalah, si ripete lo stesso processo del pensiero iniziatico massonico dell'Occidente. Non v'è dubbio che la Massoneria - come fenomeno storico - è nata in Inghilterra nel 1717, ma certamente non possiamo ignorare una sua "secolare" evoluzione che ne costituisce l'antecedente non solo storico.
Nessuna fantasia, quindi, se diciamo che in realtà è possibile individuare una prima epoca della mistica ebraica in quella importante circolazione di idee che in Palestina, presso i più significativi rappresentanti della Mishnah rabbinica ortodossa, andò via via assumendo corpo e consistenza dottrinaria.
Le tracce di queste dottrine sono chiaramente riscontrabili nel Talmud, ma la loro genesi è estremamente complessa, anche perché non si può escludere una certa influenza di correnti ascetiche, o di pensiero filosofico e anche dello gnosticismo giudeo-alessandrino, che in verità la Qabalah, pur sfiorata o coinvolta, assorbì per quel tanto o quel poco che era congeniale alla tradizione ebraica, ma che sostanzialmente ripropose con concetti assolutamente originali.
Prima di abbandonare l'aspetto storico, desidero ricordare un mio studio (a suo tempo pubblicato sulla Rivista Massonica (n. 5-6/92) e che fu anche oggetto di una "conversazione" in qualificata sede massonica), relativo alle origini della Massoneria, nel quale studio ignorando di proposito, ogni facile riferimento al Tempio di Salomone, alle Parole Sacre e di Passo, e a quant'altro potesse risultare di immediato collegamento con tradizioni di lingua semitica, ma unicamente lavorando sulla leggenda di Hiram o più esattamente su alcuni testi della leggenda ritrovati negli archivi dei vari Compagnonagges dal sociologo francese Etienne Martin Saint Leon (Le Compagnonagge - Paris - 1901), mi è sembrato di poter formulare una considerazione di un qualche valore, in altre parole che nelle logge del Medioevo, in Francia, nell'ambiente nel quale la leggenda stessa è nata fra l'XI e il XII secolo, vi è la prova dell'esistenza di tradizioni semitiche.
A tale conclusione sono pervenuto ed ho cercato di "documentare", appoggiandomi ad una analisi filologica dei termini aramaici che si riscontrano nei testi della leggenda. È, infatti, apparso logico pensare che se i compilatori della leggenda ben conoscevano l'etimo delle parole aramaiche usate, non potevano ignorare aspetti esoterici ed iniziatici propri di quelle tradizioni che tale lingua adoperavano. Di conseguenza nella letteratura, nel ritualismo e nella simbologia della Massoneria vi è qualcosa in più di una semplice citazione di "strane parole", e di un "occasionale" collegamento con il Tempio per eccellenza, quello di Salomone, ma vi è piuttosto una "arcana o nascosta" continuazione di certe tradizioni che in essa trovano un più che fertile terreno dove germogliare e consolidarsi.
Probabilmente il mio lavoro non ha proprio le caratteristiche della ricerca storica. Ma pur considerando con il massimo rispetto gli sforzi di quegli autori che talvolta dedicano la propria vita ad orientarsi nella congerie di nomi, cerimoniali, documenti spesso apocrifi, ed infiniti altri trabocchetti ritenendo che se è vero - com'è vero - che l'oggetto dei nostri studi è una disciplina esoterica trasmessa oralmente, gli sforzi di quegli studiosi sono destinati all'insuccesso, giacché essi dimenticano che dentro la "verità storica" c'è ben altra verità che sfugge al metodo storico poiché non è rappresentata da fatti ma da "avvenimenti sottili".
Ad esempio, guardiamo l'epoca ed i luoghi dove la leggenda di Hiram è nata avendo come chiave di lettura degli eventi la considerazione che Antoine Faivre presenta nella prefazione all'opera di René Le Forestier (La Massoneria Templare ed Occultista - Atanor - 1991, pag. 6): "quasi sempre appaiono corrispondenze tra il pensiero massonico e le grandi idee dell'epoca".
Orbene il Mezzogiorno della Francia era, nell'epoca che ci interessa, in preda a forti tensioni culturali e religiosi e riflettendo sulla frase dello Scholem innanzi riportata, "la Qabalah, in quanto fenomeno storico è nato in Provenza e più esattamente nella sua parte occidentale, in Linquadoca" viene da considerare che stranamente - ma non tanto – sono proprio le stesse località che hanno visto la nascita della leggenda di Hiram.
Senza voler trarre conclusioni definitive o tassative, credo che - a questo punto - possiamo porci una domanda: si può legittimamente ritenere che organizzazioni prevalentemente corporative (di cui è documentata l'esistenza storica), comunque di tradizioni iniziatiche (anche se in verità, in quel periodo storico alquanto vaghe e modeste oltre che scarsamente documentate), non hanno subito alcuna influenza e sono rimaste completamente estranee a movimenti ed idee relative alla tradizione dalla quale, consapevoli o no, andavano traendo riti e simboli, tradizioni che peraltro assumevano contorni sempre più vasti e decisi nello sviluppo del pensiero esoterico?
Dopo quanto esposto non credo che ci si possa meravigliare quando si afferma che i rituali e i gradi della Massoneria hanno un contenuto cabalistico. Né ci si potrà meravigliare che quasi tutte le Parole Sacre e di Passo siano ebraiche, in quanto tali dovevano essere per poter avere il loro significato cabalistico.
Con questo, non credo si debba aggiungere altro per sollecitare, più che per giustificare, lo studio di quelle dottrine a noi così lontane nel tempo e così vicine nella ricerca della verità, che, senza dubbio hanno prodotto un'ermeneutica "prodigiosa" in grado di attivare una comunicazione con il divino o, quanto meno, di fornire grazie al loro articolato sistema simbolico un più che valido aiuto nella comprensione del "messaggio" della "realtà nascosta".