I Cieli e la Terra

 

 

 

 

La Scrittura utilizza parola “Arqa” per indicare la "terra", mentre essa in lingua aramaica, si dice “Area”. Quale n'è il motivo? É  per riferimento ad “Arqa”, una delle sette terre che esistono qui in basso; dove abitano i figli di Caino. Esso dopo essere stato allontanato dalla terra, finì su “Arqa” dove generò dei figli. Caino vi si trovò improvvisamente senza sapere né come e perché vi era stato trasportato.

 

 

 

 

 

Questa terra è costituita da due regioni, di cui una è perennemente illuminata, mentre l’altra è sempre immersa nelle tenebre. Qui vi sono due capi, uno regna sulla zona sempre illuminata, mentre l’altro su quella priva di luce. Questi due capi si trovano incessantemente in contrasto. Quando Caino fu trascinato su “Arqa, vi realizzò l'equilibrio di questi due spiriti, integrando, in questo modo, l’uno con l’altro. Grazie a questo nuovo equilibrio essi compresero di dovere a lui la loro esistenza e che, appunto per questo, erano suoi figli. Questo il motivo per cui, quantunque uniti, hanno due teste come se avessero anche due corpi.

La luce e le tenebre, invece d'essere ripartite fra le due differenti regioni di Arqa (com'era prima dell’unione dei due), si succedono alternativamente (dopo il congiungimento).

 

 

 

 

 

Quando fa’ giorno è la testa del capo dell’Arqa in precedenza sempre illuminata che vi domina, quando invece scende la notte è la testa dell’altro che governa. Questa ripartizione della luce e delle tenebre, origina in seguito all’unione dei due capi in uno solo. Essendo, però, queste due teste riunite in un solo corpo, ne consegue che la luce non è monda da mescolanze caliginose, come anche le tenebre non sono del tutto prive di chiarore. In questo modo furono armonizzati questi due spiriti, di cui uno si chiama “Aphrira” e l’altro “Qastimon”. Prima della loro unione, erano simili agli angeli, avevano sei ali e uno aveva la forma di un bue l’altro quella di un’aquila. Quando si unirono, presero la forma di un uomo, ed è sotto quest'aspetto che generarono altri esseri simili a loro.

 

 

 

 

Nelle tenebre essi si trasformano in un serpente a due teste e strisciando alla sua maniera s'immergono nel grande oceano dove sprofondano fin nell’abisso, soggiorno dei dèmoni. Quando raggiungono il rifugio di “Aza” e di “Azaël” (Zohar I,58a), li provocano e li irridono al punto da farli allontanare. Temendo che sia giunta, per essi, l’ora di rendere conto della loro condotta al Santo, che egli sia lodato, cercano rifugio sulle montagne oscure.

 

 

 

 

 

I due capi attraversano quindi a nuoto il grande oceano,  in seguito si alzano in aria e vanno a visitare, durante la notte, “Naàmâ” (Zohar I,15b e 55a), madre di tutti dèmoni, quella stessa che sedusse il primo angelo. Essa è capace di percorre con un balzo ben seimila parassoth, di assumere diversi aspetti umani seducendo e corrompendo gli uomini.

 

  

 

 

 

I due capi, infine, s'innalzano nei cieli, perlustrano tutta la terra e ritornano su “Arqa”. Qui eccitano i piccoli figli di Caino, insinuando in loro pensieri lussuriosi e inducendoli a generare nel peccato.

 

 

 

 

Vista da “Arqa” la disposizione delle costellazioni è differente da quella che osserviamo dalla nostra terra ed anche le stagioni della semina e dei raccolti sono differenti, ripresentandosi solo dopo un considerevole numero d'anni e di secoli.

Dicendo (Geremia X,11): “Gli dei che non hanno fatto i cieli e la terra saranno sterminati dalla terra e da sotto la volta celeste; Quello (Éléh)”, la Scrittura vuol intendere che i due capi di “Arqa”, i quali si spacciano per dei ma che in verità non hanno creato né i cieli né “Arqa”, saranno sterminati dalla terra. Saranno, in altre parole, cancellati dalla nostra terra chiamata “Thèbel”, residenza superiore alle altre sei.

Con le parole “saranno sterminati”, la Scrittura vuol intendere che questi due capi non avranno più alcun potere sugli abitanti della nostra terra, non saranno più in grado di percorrere le regioni poste sotto i nostri cieli e non insudiceranno più i corpi degli uomini, cagionando, durante la notte, la fuoriuscita di liquido seminale. La Scrittura aggiunge: “ Quello” (Éléh), per informarci che l’annientamento di questi due spiriti avverrà per opera di “Quello” (Éléh), nome con cui i cieli e la terra, come abbiamo già detto in precedenza (Zohar I,3a), furono creati. 

 

 

 

 

Il motivo per cui il versetto biblico è stato scritto in lingua caldea è questo, acciocché gli angeli superiori non cadessero in errore sulla parola “dei” e non supponessero che questo termine li indicasse, diversamente, non avrebbero mancato di agire in giudizio contro gli uomini. E se la parola “Quello” (Éléh) è scritta in lingua ebraica, lo è perché essa indica il nome sacro, che non può tradursi in lingua caldea, scrivendosi in tutte le lingue nell’identica maniera.