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Lo studio della Torah |
È scritto (Gen. I,1): “In principio” Rabbi Shimon aprì una delle sue lezioni esordendo nella maniera successiva (Isaia LI,16): “Ho posto le mie parole sulla tua bocca, ti ho nascosto sotto l’ombra della mia mano, quando ho disteso i cieli e fondato la terra”. Queste parole della Scrittura, ci istruiscono sull’importanza, per l’uomo, di applicarsi giorno e notte, allo studio della dottrina esoterica. Il Santo, benedetto egli sia, ascolta, infatti, la voce di chi si applica al suo studio e crea un nuovo cielo con ogni parola che offra una nuova idea per la spiegazione di questa dottrina. Sappiamo che nel momento in cui la parola, contenente una nuova idea sulla dottrina, esce dalla bocca dell’uomo, essa sale e compare dinanzi al Santo, baruk ha-shem, il quale la prende, la bacia e la fregia con le settanta corone composte dalle lettere incise nel nome divino. Altre volte, la parola che racchiude una nuova spiegazione della saggezza mistica (H’cmâ) si pone sulla testa del Tsaddîq che vive da ogni eternità. Da là essa si invola, e dopo aver attraversato settantamila mondi, giunge alla presenza dell’Antico dei Tempi. Ora, giacché tutte le parole dell’Antico dei Giorni appartengono della Saggezza Mistica e sono dei tesori nascosti, la parola pronunciata dall’uomo, la quale racchiude un’idea nuova sulla dottrina esoterica, si unisce alle parole dell’Antico dei Tempi. In seguito si invola salendo nei diciottomila misteriosi mondi di cui è detto nella Scrittura (Isaia LXIV,3): “Occhio non ha visto eccetto voi o Dio”. Esse escono da là, volano e vanno piene e complete (vedere Zohar Hadasch 65b e 112b) dinanzi all’Antico dei Giorni. Questi odora la parola, che gradisce molto più di ogni altra cosa: la prende e la adorna di settantamila corone (vedere Zohar II,14a e 14b). La parola, poi, si allontana dalla presenza dell’Antico dei tempi, e ridiscendendo diviene un cielo. In questo modo tutte le parole proferite dall’uomo racchiudenti idee nuove sulla dottrina esoterica, si mutano in altrettanti cieli nuovi saldamente stabiliti dinanzi all’Antico dei Tempi, il quale li chiama “Cieli nuovi”, vale a dire firmamenti creati con l’aiuto di idee originali emanate dalla scienza esoterica.
Anche le parole, proferite dall’uomo, che racchiudono delle idee nuove sulla dottrina essoterica si presentano dinanzi all’Antico dei Tempi, e allontanandosene si modificano in altrettante “terre di vita”. Però invece di formare diversi corpi separati, esse, nel momento in cui lasciano il soggiorno celeste del Santo, baruk ha-shem, si uniscono in una sola massa, e avvolgono la nostra terra unica, la quale si trova così rinnovata e rigenerata, grazie ad una parola che racchiude un'idea nuova sulla dottrina esoterica.
A questi cieli nuovi fanno allusione le parole della Scrittura (Isaia LXVI,22): “Come i nuovi cieli e la nuova terra, che io farò, dureranno per sempre davanti a me, dice il Signore; cosi si conserverà la vostra discendenza e il vostro nome”. La Scrittura non dice: “Che io ho fatto”, al passato, ma “che io farò”, perché la creazione e il rinnovamento della terra è un processo ininterrotto, grazie alle parole pronunciate dall’uomo, che racchiudono dei concetti nuovi sulla dottrina. Tale è anche la significazione del versetto precitato della Scrittura (Isaia LI,16): "Ho posto le mie parole nella tua bocca, ti ho nascosto sotto l’ombra della mia mano, alfine di stabilire dei cieli e di fondare la terra”. La Scrittura non dice “i cieli”, vale a dire, già esistenti, ma “dei cieli”, ossia nuovi.
Eléazar chiese a Rabbi Shimon: cosa significano le parole della Scrittura (vedere Talmud tr. Sabbath 88a) “E io ti ho nascosto sotto l’ombra della mia mano”? Rabbi Shimon rispose: nel momento in cui Mosè riceveva sul monte Sinai la Legge, molte centinaia di migliaia di Angeli celesti, gelosi del favore che Dio stava accordandogli, si preparavano a bruciarlo tramite il loro soffio di fuoco, Dio allora lo coprì per proteggerlo. Quindi ogni volta che la parola dell’uomo sale verso il Santo, baruk ha-shem, questi la copre e protegge chi la ha proferita, affinché gli Angeli non siano gelosi di quest’uomo. La copre fin quando non è divenuta un nuovo cielo o una nuova terra. Ecco perché e detto: “Ti ho nascosto sotto l’ombra della mia mano per stabilire un cielo e fondare una terra”. Da ciò deriva che ogni parola nascosta allo sguardo ha un'utilità superiore; ed è appunto quanto dichiarano le parole: “Ti ho nascosto sotto l’ombra della mia mano”. Per quale motivo è coperta e sottratta agli sguardi? Lo è per un servizio superiore, proprio com'è scritto: “Per stabilire un cielo e fondare una terra”. È d’altronde quanto sopra detto.
La Scrittura aggiunge: “Per dire a Sion, voi siete il mio popolo”. Non è “Ammi (ymu mio popolo)” che bisogna leggere, ma “’Immi (ymu con me) (vedere Paaneah Rasa, sezione Yithro XVII,11)”: voi diverrete miei proseliti; quindi, nella identica maniera in cui io creo dei cieli con la mia parola, com'è scritto (Salmi XXXIII,6): “É tramite la parola del Signore che i cieli furono realizzati”, così voi creerete dei cieli nuovi. Felice il destino di chi si consacra allo studio della dottrina esoterica.
Non si creda, però, che ogni parola che suggerisce una lettura nuova della dottrina esoterica, crei un cielo nuovo. Sappiate che ogni parola che esce dalla bocca di un uomo non iniziato nella dottrina, se inadeguata, vola via. Allora il Demone proveniente dall’abisso e chiamato “lo scaltro alle parole menzognere”, avanzando di ben cinquecento leghe (vedere Zohar II,87a) gli si avvicina per incontrarla; se ne impossessa e ridiscendendo nelle profondità crea, con il suo aiuto, un cielo di menzogne chiamato “Thohou”.
Il demone attraversa, poi, in un solo istante questo cielo, la cui ampiezza è di seimila parassoth. Quando questo è creato, ne esce la donna dei demoni, chiamata “femmina lussuriosa” (vedere Appendice dello Zohar II,275b), con cui si unisce. Dopo quest’unione, la donna lascia il fondo dell’abisso e uccide migliaia e centinaia di migliaia di uomini; dal momento che fin quando il cielo di menzogne esisterà, la femmina dei demoni ha il potere di percorrere la terra in un istante.
È per questo che la Scrittura dice (Isaia V,18): “Guai a voi che chiamate l’iniquità (Avon) aiutandovi con le corde della menzogna e vi attirate il peccato (Hataah) come le funi trascinano un carro”. “Avon” (iniquità), che è di genere maschile, indica il demone che attira a sé la parola dell’ignorante con l’aiuto del cielo di menzogne. “Hataah” (peccato), di genere femminile, simboleggia la donna del demone, la quale prima attira a se gli uomini con il peccato di lussuria e poi li uccide. Tale è anche il senso delle parole della Scrittura (Proverbi VII,26): “Perché molti ne ha fatti cadere trafitti”, cioè Hataah ha, con il peccato, ferito molti uomini, che in seguito ha ucciso. E chi è la causa di tanto male? É un discepolo che pronuncia sentenze senza aver conseguito il grado di maestro; che Dio ce ne salvi.
Rivolgendosi ai suoi ascoltatori, Rabbi Shimon disse: vi prego di non pronunciare mai una parola che riguardi la dottrina, senza esserne sicuri della propria esattezza e senza averla già ascoltata da un potente albero, cioè da un eminente maestro, per non essere il motivo per cui Hataah uccida, tramite il peccato, tantissime persone. Tutti gli ascoltatori esclamarono allora all’unisono: che Dio ce ne preservi, che Dio ce ne preservi!
Considerate… è grazie alla Dottrina che il Santo, baruk ha-shem, creò il mondo, come si è già inferito dal versetto (Proverbi VIII,30): “Ero con lui e regolavo ogni cosa, ed ero ogni giorno nelle sue delizie”. Il Santo, baruk ha-shem, dapprima ponderò la dottrina, una, due, tre e quattro volte, in seguito la promulgò e infine se ne servì per creare.
Esso agì così affinché gli uomini ne inferissero che, al fine di evitare ogni possibile errore, occorre investigare profondamente la dottrina esoterica prima di insegnarla, com'è scritto (Giobbe XXVIII,27): “É allora che egli la vide e la misurò, che la preparò e ne sondò la profondità, e disse all’uomo, ecc.” In questo versetto, si trovano quattro termini: vide, misurò, preparò e sondò, i quali corrispondono alle quattro parole dell’inizio del Genesi, quelle cioè che precedono i lemmi “cieli e terra”, ovverosia “In principio creò Dio i ...”. Questo cifra corrisponde alle quattro valutazioni cui il Santo, baruk ha-shem, sottopose la dottrina prima di servirsene per concretare l’opera della creazione.
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