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Osservazioni conclusive

Il Bardo Thötröl propone un approccio consapevole al processo della morte. In Tibet questo libro viene considerato un manuale scientifico sulla realtà e sull'esperienza della morte. Le istruzioni aiutano a comprendere e a prepararsi ad affrontare la propria morte e quella dei propri cari, aiuta a influire sul processo di morte dirigendone l'orientamento al suo accadere. Il libro suggerisce inoltre cinque tipi fondamentali di preparazione alla morte: informativo, immaginativo, etico, intellettuale e meditativo.

Nel primo tipo ci viene richiesto di informarci sulla morte, studiando le sue varie fasi e di approfondire la conoscenza in modo tale che si sia pronti ad affrontarla in qualsiasi momento.

La preparazione di tipo immaginativo consiste nel crearsi un'immagine ben definita dei possibili piani di esistenza futuri. Gli antichi testi indiani sono ricchi di suggestive descrizioni di paradisi, regni celesti, etc. Qui di seguito proponiamo alcuni brani tratti da Autobiografia di uno Yogi:

«Il mondo astrale (il cielo) è bello, nitido, puro, ordinato. Le luci astrali assomigliano alle aurore boreali. Tutte le imperfezioni della terra: erbe cattive, batteri, insetti, serpi, sono assenti. A differenza dei climi variabili e delle stagioni terrestri, i pianeti astrali mantengono costantemente la temperatura di un'eterna primavera, interrotta a volte da bianche nevi luminose e piogge di luci multicolori. Nei pianeti celesti abbondano laghi opalini, mari lucenti e fiumi iridati. Gli esseri celesti di gradi diversi vengono assegnati a regioni vibratorie diverse a loro adatte... Nei vasti reami del cielo tutto è bello e luminoso... Le sfere celesti sono percepite dal sesto senso, l'intuizione, che include tutti gli altri sensi.

Luminosi ortaggi di natura radiante abbondano nei terreni celesti. Gli esseri astrali mangiano verdure e bevono un nettare che sgorga da gloriose fontane di luce e da ruscelli e fiumi astrali... Dalle casuali fantasie degli esseri celesti nascono immensi giardini di fiori fragranti, per essere poi restituiti alla loro eterea invisibilità. In alcune regioni del cielo gli abitanti sono liberi dalla necessità di prendere cibo e si nutrono della manna dell'estasi divina».

Il solo leggere questi tipi di racconti o immaginare questi regni aiuterà la mente a essere preparata a uno splendore che altrimenti, nella sua magnificenza, potrebbe incutere timore. Chi è legato ad altre tradizioni religiose potrebbe interessarsi alle visioni mistiche nate nel proprio ambito culturale e religioso. È utile riflettere anche sui racconti di chi riferisce reali esperienze di stati prossimi alla morte o post mortem.

Il terzo genere di preparativi è di tipo etico. La generosità, la sensibilità verso il prossimo, il distacco, l'interessamento per i problemi degli altri, il non attaccamento, etc. sono solo alcuni capisaldi dell'etica Buddhista. Le regole dette yamaniyama della tradizione Yoga, le dieci regole di felicità (i dieci comandamenti) della tradizione ebraica, le istruzioni date da Gesù nel "Sermone della montagna"  ecc.ci aiutano non solo ad affrontare la morte serenamente, ma anche a vivere la vita con più intensità.

Il quarto tipo di preparativi è di natura intellettuale. L'educazione intellettuale dovrebbe durare tutta la vita e può riguardare la crescita del proprio sé psicofisico (la dimensione psico-corporea), la comprensione delle strutture e delle dinamiche della personalità, le funzioni psicologiche, l'integrazione dell'istanza dell'io nell'intelletto illuminato e così via. A questo scopo può essere di grande utilità lo studio dei Testi sacri di tutte le religioni.

Il quinto e ultimo genere di preparativi che si possono fare è di tipo meditativo. Il processo di morte e il processo di meditazione sono molto simili e in alcuni tratti si identificano. All'inizio abbiamo parlato di tre tipi di distacchi che avvengono durante la morte. Nel primo distacco il morente perde il contatto con i cinque sensi ma non perde la consapevolezza. Ed è esattamente questo ciò che accade o dovrebbe accadere nella prima fase della meditazione. Cioè il meditante, dopo un profondo rilassamento dell'intera struttura psico-corporea, osserva gli oggetti e il funzionamento dei cinque sensi e ritira l'attenzione da essi. In altre parole la sua coscienza è staccata dal funzionamento sensoriale.

Nel processo di morte, con il secondo distacco avviene il disinnesto del filo dei due centri dei polmoni. Il meditante, ritirando l'attenzione-consapevolezza dai sensi si concentra sul respiro, osserva il respiro. Il respiro rallenta sempre più. Negli stati superiori della meditazione, chiamati quelli della coscienza superiore o della supercoscienza, il respiro si riduce sempre più o cessa del tutto come avviene durante la morte. Nell'uno e nell'altro caso, comunque, ci viene richiesto che la coscienza sia desta e vigile. La lettura delle istruzioni all'orecchio del morente lo aiuta a mantenere la coscienza centrata.

Nella terza e ultima fase della morte viene disinnestato il filo della vita ancorato al cuore. A questo punto l'astrazione dal corpo fisico si verifica in modo completo e definitivo e l'anima inizia i suoi incontri con la luce divina, con le proprie proiezioni positive-negative, etc.

Durante le fasi superiori della meditazione, al praticante viene richiesto di portare la consapevolezza verso lo spazio interno della testa, tra le sopracciglia. Questo spazio viene considerato il luogo d'incontro dell'anima individuata con il Sé superiore, con il Divino. Quel che succede nel processo di morte descritto nel "Libro tibetano dei morti" è un incontro con la luce spirituale. È un riconoscimento, della singola goccia, di essere parte dell'oceano, del mignolo di essere parte della mano, della piccola luce di essere parte della grande Luce.

In altre parole, la pratica della meditazione - che dovrebbe essere l'essenza di tutte le pratiche religiose - è un esercizio di morte. La scienza della meditazione, come anche la scienza della filosofia perenne di cui fa parte "Il libro tibetano dei morti", ci insegna come morire quotidianamente per poter vivere nella Luce spirituale.

 

Bibliografia

1. a.c.d. Robert A. F. Thurman, Il libro tibetano dei morti. Neri Pozza, Vicenza 1998.

2. Paramahansa Yogananda, Autobiografia di uno Yogi. Astrolabio, Roma 1978.

3. Raphael, Di là dal dubbio, cap.  "Post-mortem e Bardo Thötröl". Edizioni Asram Vidyâ, Roma.

 

 

1- Non è facile determinare con esattezza il momento della cessazione del respiro. È buona regola ripetere l'istruzione e ampliarla descrivendo nell'ordine i segni della dissoluzione. [Torna al Testo]

Indice

 Introduzione Sessione delle Preghiere Sessione delle Istruzioni

 Osservazioni Conclusive