Lamento della Giovenca primeva
(Gatha, XXIX)
L'alma, dinanzi a voi (1) della Giovenca,
Un dì, così piangea: Deh! perché mai
Voi mi creaste? E chi creommi? Or ecco
Di tal ch'é reo, la violenza e l'ira
M'assalgono e l'ardire e la possanza! (2)
A me, fuori di voi, nullo pastore
Altro rimane. Però intanto voi
Deh! m'additate le pasture buone.
Il Creator della Giovenca (3), allora,
Ad Asha valse un suo dimando: Un sire
Oh! dove hai tu della Giovenca? A lei
Voi, che il potete, appo un cultor d'armenti
Date vigor con l'alimento suo.
A lei, suvvia! qual mai signore e duce
Assegnerete, qual con tutti gli empi
Insiem percuota il dèmone dell'ira? (4)
Ed Asha a lui così risposta fea:
Non senz'odio un patrono alla Giovenca
Sarebbe mai (5). Di qual mai guisa i pii
Atti quaggiù si compiano, oh! non sanno
I mortali. Sen vanno essi, vogliosi
D'oprar, dietro la voce di colui
Solo che tra i mortali é il più possente (6).
Memore assai di sua parola é Mazda
Qual già, dei Devi e dei mortali innanzi (7),
Di fare asseverò, qual poscia disse
Che un dì farebbe. Stassi arbitro intanto
Di cotesto Aura Mazda. Ora, per noi
Così come egli vuole e avvenga e sia! (8)
A voi due, duci miei (9), levando in alto
Prego le mani, e ad Aura Mazda (e questa
Anima mia vi prega, e quella meco
Della docil Giovenca, un dubbio a solvere
Così chiedendo), perché all'uom che retta
Ha la sua vita, nullo esizio tocchi,
E non scenda in Inferno uom che lavora.
Allora, di suo labbro, il sapiente
Aura Mazda, qual sa di sua scienza,
Così rispose: Non un solo é noto
Patrono a me, non alcun duce, il quale
D'Asha e venga e proceda (10). E veramente
A pro di chi lavora, a pro ti fece
Del colono, chi un dì tutto creava (11).
Uno in voler (12) con Asha, un dì creava
Tanto mistero d'ubertà e di pingue
Sostanza, a chi dovrìa poscia gustarne,
Aura Mazda santissimo per questa
Giovenca prima (13), e li precetti suoi
Anche v'aggiunse. Or chi sarà che, buona
Mente seguendo, ambo coteste cose
Ai mortali dirà del labbro suo?
Quello da me fu qui trovato! (14) Ei solo
Ascolto diede alli precetti nostri.
È Zarathustra il santo! Ei chiede aita
E da Asha e da noi, Mazda, le nostre
Leggi intorno a bandir. Però l'esperta
Arte del favellar gli si conceda! (15)
Allor, della Giovenca, con lamento,
L'Alma così parlò: Deh! quale imbelle
Moderator della tristezza mia,
D'uomo inerme la voce! Io lo volea
Di voglia sua potente (16). E quando mai
Alcun sarà che valevol gli porga
Delle sue mani e conforto e sostegno?
Aura Mazda, tu a lor (17) dona con Asha
La possanza e l'aita, onde la pace
E le sedi celesti abbia il mortale
Di Vohumano col favor! Di tanto,
O Mazda, ben cred'io nella mia mente
Che possessor tu sii fin dal principio.
Ma dove, oh! dove andar la Mente buona,
La Santità, la Potestà? (18). Voi (19), Mazda,
Per essa Santità me fermamente
Riconoscete (20) ad una grande impresa.
Aura, deh! porgi a noi di te condegna
Un'aita per questa offerta nostra (21).
1 - Davanti ad Ahura Mazdao creatore. Voi per tu, in segno di reverenza.
2 - Cioè di Anra Mainyu.
3 - Ahura Mazdao stesso.
4 - Aeshma (Asmodeo).
5 - Incorrerebbe nell'odio di Anra Mainyu e dei maligni.
6 - Cedono alla forza, alla violenza.
7 - Prima di creare il mondo, Ahura Mazdao fece una promessa solenne, e non la dimentica, e non deve dimenticarla.
8 - Qui finisce di parlare Asha che rammenta ad Ahura Mazdao la sua promessa.
9 - Cioè Asha e Ahura Mazdao. È un sacerdote o un uom pio che prega.
10 - Non trova un protettore per la Giovenca.
11 - Cioè Ahura Mazdao stesso.
12 - Qui parla un pio devoto o un sacerdote.
13 - Per mezzo di essa Giovenca, datrice di tanti beni all'agricoltura.
14 - È Ahura Mazdao che parla e asserisce d'aver trovato nel nascituro Zarathustra il difensore della Giovenca.
15 - L'arte di predicare come banditore di una legge religiosa.
16 - Cioè un guerriero, un forte.
17 - A Zarathustra e alla Giovenca. Anche qui parla o un pio devoto o un sacerdote.
18 - Oppure: Vohumano, Asha e Ksathra Vairya, tre Santi immortali, non potendosi bene intendere se il testo parli di essi, o delle virtù che rappresentano.
19 - Per tu, in segno di reverenza.
20 - Ovvero: favoriscimi, aiutami alla grande opera.
21 - Passo oscurissimo e variamente inteso.