Johann Valentin Andreae
Il successore di Michele Sendivogius alla guida della fratellanza fu Johann Valentin Andreae. Nacque a Herrenberg, il 17 agosto del 1586. Suo nonno fu un altro Ormus dei Rosa+Croce, Jakob Andreae, chiamato il Lutero del Württemberg per il suo impegno nella negoziazione, nel 1577, dell’unione delle città protestanti. Il padre di Johann Valentin, Johann Andreae, era un pastore protestante, meno sensibile ai problemi teologici, e più attento all’osservazione del mondo naturale, dei segreti rapporti tra microcosmo e macrocosmo. Si dedicò a studi alchemici e all’occultismo e fu da lui che Johann Valentin trasse le sue inclinazioni per l'arte chimica, l'astrologia e più in generale per le dottrine esoteriche. Alla morte del padre, nel 1601, il quindicenne Johann Valentin si trasferì con la famiglia a Tubinga, dove amici e parenti lo aiutarono a stabilirsi. Iniziò a studiare con grande avidità i libri della biblioteca del suo amico Christoph Besold, di nove anni maggiore di lui. Ricevette lezioni private anche da Balthasar Plessinger, del quale sposò la sorella. Ma era poco appassionato di teologia e molto di letteratura. Ancora in giovane età si accinse a scrivere piccoli drammi, stendendo forse nello stesso periodo anche “Il matrimonio chimico di Christian Rosenkreutz” che dovrebbe dunque essere datato attorno al 1604. Si appassionò di astronomia, ottica, filosofia e matematica. Per quest’ultima seguì gli insegnamenti di Maestlin, maestro di Keplero, che conobbe in seguito personalmente e da cui fu molto stimato. Nel 1605 conseguì il titolo di magister e iniziò così ad insegnare nei villaggi vicini.
Ma di lì a poco si verificò l’evento che avrebbe cambiato la sua vita. Il rettore dell'Università, Mathias Enslin, sostenitore dell’assolutismo monarchico, era in contrasto contino con la borghesia cittadina, e con le grandi famiglie di teologi, che sostenevano l’ideologia luterana e delle quali anche gli Andreae erano rappresentanti. Johann Valentin fu così allontanato dal chiericato e dalla facoltà, con gravi accuse sulla sua moralità. Si recò quindi a Strasburgo, ma l’anno seguente tornò a Tubinga, ove si avvicinò al mondo del lavoro artigiano, imparò a suonare la chitarra ed il liuto, e ove si avvicinò a Tobias Hess e Abraham Hölzel, esponenti di un movimento d’illuminati che si proponeva la diffusione di testi mistici nelle università. Il nuovo Rettore, Johann Friedrich considerò tale movimento come eretico. Si aprì una nuova inchiesta che coinvolse anche Andreae ed il suo amico Besold. Ciò costituì il pretesto per estrometterlo definitivamente dal chiericato, e la condanna formale gli fu risparmiata solo per l’intervento diretto del principe Federico di Württenberg. Abbandonando definitivamente la teologia, accettò un posto di precettore in Baviera ed entrò in contatto con i gesuiti della città di Dilligen. Ostile al cristianesimo di Roma, la cui corruzione gli appariva evidente, proseguì la sua ricerca. Dopo aver viaggiato in Francia, Italia e Spagna, visitò le città di Losanna e di Ginevra nel 1611, ove ebbe contatti con gli ambienti calvinisti.
Si trovò in sintonia con una tale impostazione di pensiero e ritenne che il calvinismo potesse essere la giusta via per l’imitazione di Cristo, come aveva insegnato Tommaso da Kempis, a differenza del luteranesimo tedesco, ormai irrimediabilmente caduto anch’esso nel deserto del dogmatismo scolastico. Proprio a Ginevra, Johann espresse lo scopo della confraternita che fu anche quello della sua vita: “iuvare re christiana”, sostenere il cristianesimo. Dalla Svizzera si recò in Francia, e risedette a Parigi per un certo periodo. Poi, avendo imparato un po' di italiano tra un viaggio e l'altro, varcò le Alpi per avere la dolorosa conferma della veridicità di quanto si raccontava circa la dissolutezza e la religione del clero romano. Tornò a Tubinga e nel 1614 fu nominato diacono a Vaihingen, una piccola città del Württenberg.
Sembrava aver raggiunto finalmente una certa stabilità, quando ebbe diffusione il manifesto del movimento rosacrociano che gli fu attribuito. Andreae non rinnegò “Le nozze chimiche” ma nella sua Autobiografia volle, per non scoprire troppo se stesso e la fratellanza, ridimensionarne la portata attribuendolo a un gioco (ludibrium) della sua penna d’adolescente. Nel contempo tornò sul progetto della confraternita per proseguire l’opera di Tommaso Moro, con l’opera “Cristianopolis”, dove ipotizzò la nascita di una Nuova Gerusalemme, cristiana e solidale, il grande progetto della fratellanza. Nel 1620 fu posto a capo dell’abbazia di Calw, al centro della guerra che divampava. Quasi ritenesse il suo progetto di una nuova città cristiana troppo ambizioso e obbiettivamente irrealizzabile, fondò un’associazione di soccorso per aiutare lavoratori, studenti, malati e poveri, ma sempre in linea con i principi espressi nei documenti dei Rosacroce, la “Fama Fraternitatis” e la “Confessio Fraternitatis”. In seguito, essendo migliorata la situazione politica e militare, nel 1628 promosse un nuovo manifesto dal titolo “Christo specimen”, ma non ebbe alcun risultato e comprese che era tempo di passare la mano. Comunque dalla lettura di questi manifesti, è possibile individuare lo scopo reale e prioritario della Confraternita dei Rosacroce. Morì il 24 giugno del 1654, poco dopo la sua nomina a capo dell'abbazia di Adelberg. In questo periodo, logorato nel corpo e nello spirito, scrisse la sua biografia, rimasta incompiuta. Il periodo della reggenza di J.V.Andreae fu anche l’epoca di massima visibilità per i Rosa+Croce.
Altre sue opere sono “Anatomiae amphitheatrum” e “Philosophia moysaica”.