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ESERCIZIO DELLA MAGIA Siamo quindi molto lontani dalla concezione della Chiesa moderna che condanna in blocco tutta la magia, da chiunque esercitata. Poiché infatti è sempre da tener presente, che non solo nei casi già visti, riferentisi al Vecchio e al Nuovo Testamento, ma in tutte le Tradizioni antiche e medioevali, concordemente, l'esercizio della Magia non è per tutti; essa anzi è riservata ai Re e ai più alti esponenti del Clero, essendo richiesti nel mago regolare successione iniziatica, regolare consacrazione, ed un eccelso grado di degnificazione. Ciò appare assai chiaramente nei riguardi della Magia esercitata nella Chiesa antica e nella medievale, dove tale magia è un regolare potere espressamente conferito a taluni membri, i più elevati della gerarchia, e che pertanto non può essere esercitato da tutti i fedeli della Chiesa. Si rammenti il passo già citato da Luca: «Gesù, avendo riunito i suoi Dodici Apostoli, donò loro potenza ed autorità su tutti demòni...». Qui si rileva che un tale potere Gesù non lo conferisce alle Turbe e neppure ai Discepoli: lo riserva ai soli Apostoli che in totale erano dodici; lo riserva quindi alle gerarchie più elevate della Chiesa. Del resto, anche ai nostri giorni si conservano espressioni e riti nella Liturgia, che attribuiscono poteri magici ai Vescovi, Principi della Chiesa. Si veda ad esempio questa formula della «Consacrazione a Vescovo», dal Pontificale Romano: «Da ei, Domine, ministerium reconciliationis in verba et in factis, in virtute signorum et prodigiorum: per la potenza dei segni e dei prodigi, proprio così. Nel «Rituale delle Ordinazioni» della Chiesa di Roma, si legge, nell'Ordinazione dell'Esorcista, la seguente formula: «Ricevete il potere di cacciare i Demoni e abbiate la potenza di imporre le mani sugli energumeni, sia battezzati, sia catecumeni...» (Exorcistat: Desclée et C/ie, Paris 1945 apud Ambelain Op. Cit.). E l'esorcismo degli indemoniati, operazione nettamente magica, che comporta potere sugli spiriti maligni per parte dell'Esorcista che li evoca (Grande esorcismo di Papa Paolo V e G. Esorcismo di Papa Leone XIII°), li comanda, e ne ottiene obbedienza, pur essendo officiabile anche per parte dei laici, lo è solo per delega espressa del Vescovo, data caso per caso. Per converso, la Consacrazione delle Specie Eucaristiche, l'Operazione magica per eccellenza, poiché comporta l'opus operatum, cioè il fenomeno supernormale della Transustanziazione, cioè della divinizzazione delle Specie Consacrate come dipendente dalla volontà di consacrazione dell'officiante e non dalla volontà divina di transustanziare o meno, è data a tutti i sacerdoti, e cioè alla Ecclesia Dominans; essa è negata assolutamente ai laici... In realtà i preti moderni, politicizzati, razionalisti, desacralizzati e materialisti, che avendo perduto completamente ogni rapporto con la Scienza Sacra e ogni residuo di poteri supernormali, negano così recisamente ogni potere alla Magia e ogni sua relazione col Cristianesimo, facendone una pratica empia, mostrano di conoscere poco la loro religione e insultano la memoria stessa del Divino Maestro, che fu Maestro soprattutto di Magia. «Egli non si è mai servito di questa parola», potrà obbiettarci qualche ignorante. Ora, a parte il fatto che la gente di questa risma intende con questa espressione sostenere che il Divin Maestro non si sarebbe affatto occupato di Magia, laddove abbiamo visto e meglio ancora vedremo che se ne è occupato e come: forse che gli Evangeli non ricordano il riconoscimento prestato dai Tre Re Magi a Lui, quale Re dei Re Magi, riconoscimento che la Chiesa dopo due millenni celebra ancora annualmente il sei di gennaio? Maghi tuttavia sono designati dai Vangeli anche i malefici Elima e Simone Mago, che però non sono anche detti Re. Troviamo così che nei Vangeli la parola Magia è usata in due sensi diversi ed opposti: in quello di divina e sacra scienza, e in quello di malefica ed empia stregoneria. Il greco e il latino non hanno infatti due parole distinte per designare le due diverse cose, che hanno in comune soltanto il fatto di produrre fenomeni inspiegabili; in latino il termine Magia, avente la stessa radice di Magister, Magistratus, aveva in origine lo stesso significato del greco megas, grande e del latino Magis, più; esso indicava la grandezza dell'animo e della condizione sociale e religiosa. Anche qui, in origine, la Vera Magia era riservata ai Grandi, cioè ai Re: si comprende bene quindi che nei Vangeli troviamo l'espressione Magi precisata e specificata dall'attributo Re. Col tempo, nel latino l'espressione Magia venne degradandosi dal suo originale significato per l'abuso che della parola avevano fatto ciarlatani e «caldei». Solo nel Medio-Evo il termine Magia riacquisterà il suo significato buono, e per la stregoneria verrà coniato il termine «Goetia». Per contro, presso i popoli semitici, la distinzione ha i due modi: quello pio e quello empio di esercitare i poteri supernormali, si era e si è conservata assai chiara, dato il persistere dell'ideale della Regalità Divina, del Santo Regno e del Messianismo, che presuppongono nel Re Sacrale l'esistenza di poteri magici provenienti dalla Divinità, e ne riservano a lui e all'alto clero l'esercizio. E così anche la lingua araba, l'ideale islamico essendo appunto la Sacra Monarchia o Califfato, distingue nettamente la Stregoneria o Magia Nera, che chiama sih'r, dalla Magia Sacra che è detta Kitàba. La prima si fonda sull'odio e sull'egoismo, la seconda sull'Amore (carità nel Cristianesimo e compassione nel Buddismo) e sull'altruismo; la prima unifica gli accoliti in un collettivo catagogico (degradante); la seconda li unifica in un Essere Superindividuale (Santo Regno) che ha funzione anagogica, cioè traente in alto; la prima assoggetta l'operatore ai demoni, si fonda su manipolazioni impure di cadaveri e sulla promiscuità sessuale: la seconda utilizza la potenza dei Nomi Divini, attribuisce potere su Angeli e Demoni, transumana l'operatore mediante la partecipazione alla Mistica Mensa. Possiamo ora osservare come i rapporti di un Mago con Geni benefici od elementari malefici nulla dicano di per sé quanto alla sua appartenenza alla Tradizione della Magia Sacra più che a quella della stregoneria: a questo fine è piuttosto necessario stabilire quali rapporti egli abbia: se di dominio o di subordinazione. Perché in tutte le Tradizioni, niuna esclusa, non solo al Mago bianco è lecito avere rapporto con gli Elementari malefici, ma persino, nel Cristianesimo e nell'ebraismo, ciò è per lui DOVEROSO, con diretto riferimento all'Apocatastasi. Tali rapporti beninteso, devono consistere nell'assoluta soggezione degli Elementari al Mago che li dirige, in funzione della loro redenzione e senza venire a patti con essi. Ricordiamo ancora a questo riguardo il già citato passo di Luca: «Ora Gesù, avendo riunito i suoi dodici Apostoli, diede loro potenza ed autorità su tutti i Demòni...» (IX, 1-6) e l'altro, pure di Luca (X, 1-24): «Tuttavia non mettete la vostra gioia nel fatto che gli Spiriti vi sono sottomessi, ma rallegratevi maggiormente del fatto che i vostri nomi sono scritti nei Cieli»; qui la relazione di interdipendenza fra la santità degli intenti del Mago bianco, la soggezione a lui degli Spiriti, e l'obbligo di recuperare al Bene anche quelli Maligni, appare evidente. E non ha forse il Divino Maestro avuto anch'Egli contatti con l'Avversario, non certo per patteggiare o per soggiacergli, anche al di fuori dei comuni esorcismi? Tutti conoscono l'episodio della tentazione alla fine della quarantena nel Deserto di Giuda, ma ben pochi si ricordano di questa frase del Maestro, che presuppone altri contatti con l'Avversario: « Satana mi ha chiesto di setacciarvi tutti come si setaccia il frumento » (Luca, XXII, 91). Infine, anche nella parte più eccelsa della Magia Eonica, l'evocazione di Maestri e Profeti disincarnati, Gesù ha operato felicemente, come i Vangeli ricordano. Tutti i Cristiani conoscono i fatti della Trasfigurazione, evocazione in piena regola di Mosé ed Elia, compiuta secondo le regole sulla vetta sublime del Tabor dal Maestro coi suoi assistenti: i tre Apostoli più elevati: Pietro, Giovanni e Giacomo. Proprio come Salomone, il Re Mago dal quale del resto Egli discende, Gesù, riconosciuto Re dei Re Magi, evoca le potenze Celesti, è servito dagli Angeli, comanda ai Demoni e li costringe ad obbedire, ma soprattutto, trasmette legittimamente questi poteri ai Discepoli. Non è questa Magia della più sacra ed elevata? Perché mai dovrebbe esservi differenza fra la Magia di Salomone, quella di Gesù e quella dei Discepoli, pur avendo questi, a differenza di Gesù, ma come Salomone, natura meramente umana? E in che cosa mai consisterebbe questa differenza? E perché quel che è pio e lecito in Gesù e negli Apostoli dovrebbe essere illecito ed empio in Salomone o in uomini dei nostri tempi? Queste domande sono sempre rimaste senza risposta da parte di chi condanna la Magia ad ogni costo: le obiezioni di costoro sono sempre state e sempre saranno senza consistenza né fondamento. Considerato che la perdita dell'insegnamento, dei Poteri Magici e della loro trasmissione nelle religioni quali oggi sono è un fatto scontato, si pone il problema di stabilire a chi spetti oggi l'esercizio dei poteri magici secondo una eventuale filiazione iniziatica conservatasi al di fuori delle religioni ufficiali, decadute al rango di mere dottrine politico-filosofiche. Secondo il più calunniato degli Adepti, riabilitato dal Marc Haven prima, e poi dal Prof. Carlo Gentile e infine da Pier Carpi, anche se qualche scriba prezzolato continua a ripetere macchinalmente per conto di interessi oscuri le calunnie abbondantemente confutate dai precedenti: Cagliostro, che fu detto in vita «il divino Cagliostro», con riferimento alla branca più elevata della Magia Eonica, quella riguardante i contatti con gli Eoni, Spiriti che hanno superato la condizione umana, e specificamente coi sette Cherubini Planetari, cosi si esprime: «I sette Grandi Angeli : Michael, Gabriel, Uriel, Raphael, Zadkiel, Anael, Zafkiel, sono gli intermediari fra l'uomo e la Divinità; essi fanno tutt'uno coi sette pianeti, o per meglio dire li dirigono e li governano». «Avendo Iddio creato l'Uomo a propria immagine e somiglianza, questo è la più perfetta delle sue Opere; così, finché il primo uomo conservò la propria innocenza e purezza, fu l'essere più potente ed elevato subito dopo la Divinità, perché non soltanto Iddio gli aveva accordato la Conoscenza di questi esseri intermediari, ma gli aveva anche conferito il potere di dar loro ordini e di dominare su di essi immediatamente dopo di Lui».. «Avendo l'uomo degenerato per l'abuso che fece di questo enorme potere, Iddio lo privò di questa superiorità, Io rese mortale e lo privò anche della comunicazione con questi esseri celesti». «Gli Eletti di Dio» ... «sono i soli ai quali Egli ha accordato la grazia di godere delle sue Conoscenze e di tutto il potere di cui Egli aveva gratificato il Primo Uomo». In sostanza quindi, per quanto si riferisce ai gradi più elevati della Magia Eonica, la Magia lascia intendere che essi coincidono con il recupero della condizione Adamica o Edenica: a che cosa ciò corrisponda, lo vedremo presto, considerando le dignità cui la Chiesa ha riservato la pratica della Magia nel Medio Evo. Consideriamo per ora, il grado di raffinamento richiesto per comandare a Spiriti più modesti: i Geni ed Elementari Benefici. Rileggiamo quanto scrive al riguardo Eliphas Levi nel suo «Dogma e Rituale»: «Per domare e asservire gli Spiriti Elementari, non si deve mai cedere ai difetti che li caratterizzano. Così, mai uno spirito leggero e capriccioso potrà dominare le Silfidi; mai una natura molle e fredda e mutevole comanderà alle ondine; la collera irrita le Salamandre, e la cupida grossolanità rende coloro che le sono asserviti, preda degli scherzi degli Gnomi». «Ma è necessario essere pronto e attivo come le Silfidi, flessibile e attento alle immagini come le Ondine, energico e forte come le Salamandre, laborioso e paziente come gli Gnomi, in una parola bisogna vincerli nella loro forza senza essere intinto delle loro debolezze». In realtà il grado di raffinamento e di degnificazione umana descritto da Eliphas Levi e consistente nella conciliazione delle virtù opposte, è ciò che nell'occultismo arabo si indica come realizzazione della condizione «Primordiale», che rappresenta il compimento di tutte le possibilità e lo sviluppo di tutte le capacità individuali, e nell'occultismo ebraico-cristiano, nel recupero della condizione di Adam Protoplata, cioè della condizione di Adamo dopo la separazione da Eva, che è ancora pienezza individuale, laddove la condizione adamica richiesta per il contatto con gli Eoni è quella dell'Adam Kadmon, (Uomo Trascendente dell'Islam), condizione superindividuale, analoga alla Regalità Divina di cui si è detto innanzi. Abbiamo visto che nella Chiesa, il Contatto cogli Angeli più elevati era riservato alle più alte gerarchie, mentre per delega di queste (Vescovi), anche ai semplici laici era conferito il potere di esorcismo, che si esercita sugli Elementari inferiori. In generale quindi, si può ritenere che, attraverso una vita pura, degna, con la preghiera e con le opere, l'Uomo possa, a condizione di possedere la necessaria investitura dall'alto, ristabilire il proprio originario potere almeno sugli spiriti inferiori, pur senza appartenere alle più alte gerarchie ecclesiastiche. In mancanza oggi di una trasmissione di poteri dall'alto della gerarchia ecclesiastica, in che modo potrebbe acquistarsi per parte dell'uomo comune, possedente i requisiti di dignità e di pietà a ciò richiesti, il potere di dominare almeno questi spiriti inferiori? I Grimoires, numerosissimi e svariati, indicano con maggiore o minor precisione una vasta gamma di riti, che però non possono sperimentarsi senza gravi pericoli e con una qualche efficacia, in mancanza di una necessaria investitura, ordinazione, o consacrazione che si può avere solo da qualcuno che l'ha ricevuta a sua volta, e così via all'infinito; che cioè non possono compiersi validamente senza appartenere con piena legittimità ad una Tradizione magica vivente e funzionante. L'Operatore quindi, che avendo appreso tali riti per mezzo della lettura e dello studio, manchi della necessaria trasmissione della loro peculiare influenza spirituale, non può con la semplice intenzione supplire ad essa, come non può supplire alla mancanza della richiesta degnificazione ed elevamento spirituale. Avverte in proposito Agrippa: «Chiunque opera per soli riti, sarà assorbito e consumato dalla Divinità e non potrà vivere a lungo. Ma chi pure si avvicinerà alla Magia senza essere purificato, attirerà su di sé la condanna e sarà consegnato allo Spirito del male». (De Occulta Philosophia, III, 4, ed. Ital. Mediterranee 1972). Stante la delega dall'alto per l'esercizio di tali poteri sugli Spiriti inferiori, è evidente che l'aspirante dovrà preventivamente cercare di collegarsi, in sottoposizione gerarchica, ad una Scuola Iniziatica che eserciti pienamente alla sommità della Gerarchia i poteri della più alta Magia Eonica. Ma a chi spetta oggi, questo? A un primo esame dei casi e dei personaggi che hanno operato pienamente e lecitamente in Magia, e per quanto si attiene alla Chiesa, dai Pontificali, che riservano la Magia ai Vescovi, appare evidente il nesso fra Alta Magia e Regalità Divina. Re e Sommo Sacerdote è Mosè che gareggia in Magia coi maghi del Faraone; Re e Mago è Salomone; Re sono i Re Magi e Re dei Re Magi è Gesù. E non è Re il Vescovo, il Capo per eccellenza della Comunità dei Cristiani, il Principe della Chiesa? E non saranno Re gli Apostoli, ciascuno dei quali fonderà una Chiesa e ne diverrà il Capo? E non riconobbe la Chiesa medievale poteri sacrali e magici a certi Re che unse proprio come fa coi Vescovi e che, come i Re di Francia e d'Inghilterra, esercitavano poteri terapeutici? E gli annali di Magia non annoverano fra i monarchi il maggior numero di Adepti, come S. Luigi IX di Francia; Alfonso il Saggio, Re di Castiglia, come Rodolfo II° d'Asburgo, e tanti tanti altri? Uno dei nomi tradizionali dati alla Magia è appunto quello di Arte Regale o Regia, come del resto l'ideale di Santo Regno, di Regalità Divina e di Re Sacrale è appannaggio peculiare ed esclusivo della Magia, e l'esempio più noto e tipico è l'ideale messianico della religione ebraica, la sua fede in una Teocrazia universale di tipo magico-Sacrale come quella di Salomone, in cui l'aggregato sociale non sta insieme per collusione ed equilibrio di interessi volgari, ma per il potere sacro unificante e anagogico del Re Sacrale. Tale concezione peraltro non fu estranea alle culture indoariane che designarono tale potere magico sacrale coi nomi di hvarenô, hfarr, Eribahn, e Imperium a seconda dei vari popoli (1) e persino di popoli primitivi che designano tale potere carismatico col nome di «Mana». Comunque è dalla tradizione ebraica del messianismo, che il concetto della Regalità divina come potere carismatico è passato nel Cristianesimo con l'etichetta tutt'altro che ironica dello «Jesus Nazarenus Rex Judaeorum», col concetto di Cristo Re concretandosi nel Cesaro-papismo Romano, (conflitto fra Impero e Chiesa per le investiture) e in quello Greco dell'imperatore Isapostolos. Del resto, la concezione del potere carismatico come unificatore ed equilibratore, anagogico e connettivo della società, si ritrova nelle scritture neo-testamentarie come si rileva dal seguente passo di Paolo: «Vi scongiuro quindi prima di ogni altra cosa, perché si facciano delle supplicazioni, delle preghiere, dei voti, delle azioni di grazia per tutti gli uomini, per i re, per tutti quelli che sono elevati in dignità, affinché noi meniamo una vita pacifica e tranquilla in tutte le specie di pietà e di onestà...» (Epistola P a Timoteo XXIX, 2). Questo passo è evidentemente ispirato al concetto tradizionale che la vita pacifica e tranquilla della società dipende dall'armonia interiore dei Re e di quelli che sono elevati in dignità.
1 - Cfr. De Francisci, Arcana, passim; Altheim «Epochen»; Moret, La Royauté Pharaonique; e Bloch, Les Rois Thaumaturges. |
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