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METODICA RISERVATA Ma già ci aspettiamo da tempo l'obiezione: «Dunque, la pratica della Magia è lecita solo per i Vescovi in quanto principi della Chiesa e pei loro prescelti, e per i Re che oggi non esistono più; se per ogni altro essa è illecita, è chiaro che oggi, che anche i Vescovi vi hanno rinunziato, il suo esercizio legittimo non è possibile!». A questa facile obiezione è facile rispondere con altrettanto facile domanda: - Chi ha fatto Re Mosé, chi Davide il pastorello, chi Romolo, il trovatello, chi Cadmo e chi Gesù, il figlio del falegname di Nazareth? - La regalità divina non va confusa con la regalità profana dei Re della terra, come il lettore avrà intuito quando prima abbiamo accennato che Il problema quindi oggi è questo: è giunta o meno, sino ai nostri giorni, al di fuori dell'esercizio effettivo della materiale sovranità in un qualunque paese, una catena iniziatica che avendo conservato una diretta successione possa conferire questa Iniziazione Regale o Sacra Unzione? Non è nostro compito rispondere a simile domanda in questa sede; sappiamo che poche scuole rivendicano la continuità della trasmissione iniziatica e ci sembra che eredi di essa possano essere taluni discepoli del Kremmerz e di E. Levi, ma non intendiamo influenzare il lettore cui diciamo: - quaerite et invenietis; cercate e troverete. E, come insegna il Divino Maestro, «Pulsate et vobis aperietur». Ma poiché siamo in tema di compatibilità fra Magia e religione, si rende necessario a questo punto parlare della dottrina della «metempsicosi», comunemente detta «della reincarnazione», che figura costantemente nella Magia presso tutti i popoli di tutti i tempi, che è enunciata da Pitagora e da Platone che scrisse: «un'anima può consumare molti corpi» e che tale dottrina presuppose nel «Mito della Biga Alata»; essa figura fra l'altro, in Origene, come strettamente connessa alla dottrina dell'Apocatastasi. L'Anima o «Corpo sottile» come si dice in linguaggio moderno, concepita come veicolo dello Spirito, cioè dell'Io divino nell'individuo, così come è rappresentata nell'Ermetismo, corrisponde esattamente in linguaggio platonico, all'Idea o Archetipo di tutti i corpi che ciascuno assume nelle successive vite; si comprende bene quindi come la reincarnazione, essendo di casa nel platonismo, lo sia anche nell'ermetismo e nella magia, essendo le due prime dottrine, formulazioni filosofiche di quest'ultima. E pertanto dovremo domandarci: se il Cristianesimo è ugualmente una formulazione religiosa della Magia, esiste reale incompatibilità fra la dottrina reincarnativa da un lato e il Cristianesimo, Scritture e Teologia dall'altro? Un rapido sguardo sull'argomento ci dirà che l'irriducibile ostilità alle dottrine reincarnative di certo clero moderno, scaturisce piuttosto da ignoranza che da reale incompatibilità. Il Profeta Malachia, vissuto molti anni dopo di Elia, ne promette il ritorno (reincarnazione): «Vedete, io manderò a voi il profeta Elia prima dell'arrivo del grande terribile giorno di Dio». Nel Nuovo Testamento troviamo che Gesù, nel Vangelo di Giovanni (8, 58) dice: «In realtà vi dico che prima che Abramo fosse, io sono», e certo non si riferisce alla propria natura divina, ma a quella umana, altrimenti avrebbe detto «prima di Adamo», non «prima di Abramo». E in Matteo (XVII, 11-13) si legge: «E Gesù rispose loro: - Certo ha da venire Elia per riordinare ogni cosa; ma vi assicuro che Elia È GIÀ VENUTO e non l'hanno voluto riconoscere, anzi gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto... Allora i discepoli capirono che AVEVA PARLATO DI GIOVANNI IL BATTISTA». È quindi un fatto incontestabile che Gesù abbia affermato la realtà della reincarnazione almeno nei riguardi propri e di Giovanni il Battista. Ma ancora nel Vangelo di Giovanni, (IX, 34), i discepoli chiedono a Gesù se la menomazione del cieco nato fosse il risultato di qualche peccato da lui commesso in una vita precedente. La reincarnazione nei Vangeli non è dunque appannaggio esclusivo di Re e di Profeti, ma esiste anche per il comune peccatore. Per quanto si riferisce ai Padri della Chiesa, abbiamo già visto che Origene (185-250) ammette espressamente la metempsicosi e la pluralità successiva dei mondi per spiegare l'elevazione in tempi successivi di tutti gli uomini alla vera Conoscenza ad opera del Logos. Lattanzio (III secolo), insegna che «l'anima non potrebbe essere immortale né sopravvivere al corpo, se non fosse a questo preesistente». Sarà peraltro lecito domandarsi: - Dove si tratteneva l'anima prima di avere «quel» corpo? E infatti, S. Agostino (Confessioni, I, cap. IV) si chiede: «Quando o Signore, ho peccato? Quand'ero nell'utero di mia madre, o prima che io fossi? La mia infanzia segui ad altra età già morta? O prima ancora? E DOVE E CHI FUI?» S. Gregorio gli risponde a tono: «È strettamente necessario per l'anima essere guarita e purificata, e se questo non è durante UNA VITA terrestre, dovrà essere durante la SUA VITA FUTURA». In realtà il Concilio di Costantinopoli del 533, non condannò affatto la dottrina della reincarnazione (palingenesi) come falsa; solo ne interdisse l'insegnamento per motivi di opportunità contingente, che già si ritrovano in S. Girolamo: «Non conviene si parli troppo di rinascita, perché la folla non è in grado di comprendere»; il quale S. Girolamo, nella sua «Epistola a Demetriade» (415) ribadisce: «La dottrina delle trasmigrazioni, fin dai tempi antichi [è stata considerata] come una verità tradizionale che non si doveva divulgare». Il problema quindi non è l'ortodossia o eterodossia della dottrina reincarnazione, ma risiede semmai nella maggiore o minore opportunità relativa a questa o a quell'epoca, di discuterne con le folle ignoranti. Il problema quindi si ripropone assai seriamente oggi, dopo che lo Charcot, il De Rochas e tutti i magnetizzatori dei nostri tempi hanno scoperto e divulgato le tecniche magnetiche della «retroconduzione», che permettono di far risalire la memoria di un soggetto agli stati prenatali ed alle vite precedenti; oggi che simili metodi sono entrati nella terapia e nella Psicologia, la verità della Reincarnazione non può essere più celata ad alcuno, e le Religioni sono costrette a sciogliere la loro riserva se non vogliono apparire ridicole. Peraltro, all'uomo moderno che riceve dovunque una lunga istruzione obbligatoria, si può sempre spiegare e far comprendere chiaramente che la lunga serie di vite non ci è data per rimandare a tempi del lontano futuro il compimento del bene, ma per riscattare gli errori che nostro malgrado sempre andiamo commettendo. Al giorno d'oggi possiamo in tal modo evitare l'unico inconveniente della divulgazione di questa dottrina, quello temuto da S. Girolamo: il rilassarsi della volontà di riscatto nell'uomo. Resta ora a nostro avviso un ultimo punto da chiarire: come mai, e per quali passaggi e vicende, la Chiesa, della cui originaria magia abbiamo visto così irrefutabile dimostrazione, è passata a una tanto irriducibile e totale avversione per la Magia? La risposta è facile, se non breve. La Chiesa ha avuto per Papi degli autentici maghi come Silvestro II, l'alchimista Gerberto; come Giovanni XXII, l'alchimista Jacques Duèse; come Leone III; ma come tutti regni di questa terra, compresi i Regni Sacrali, ha avuto le sue epoche oscure e la sua decadenza, beninteso come Regno e non come complesso dottrinale e dommatico. Essa ha subito ingerenze estranee, il giogo degli antipapi, e la scalata delle sue gerarchie per parte di meri uomini politici profani che sono riusciti ad occuparne le cariche, anche le più elevate. Si comprende quindi come la Scienza Sacra, ignota a costoro, possa essersi ristretta a patrimonio di pochi religiosi tutt'altro che ben visti dagli altri, i politici installatisi al vertice della Gerarchia, e i mistici dediti al mero fideismo devozionale. Il Rinascimento vide le ultime battute di questa vicenda al sinistro bagliore del rogo di Giordano Bruno, mentre Tommaso Campanella, poi mago ufficiale di Papa Alessandro VI, languiva nelle carceri dell'Inquisizione dove resterà per ventitre anni. Questi fatti si conclusero con la completa eversione della posizione tradizionale della Chiesa, per l'opera delirante del gesuita Martin Del Rio: «Disquisitionum magicarum libri sex» (Lovanio, 1599-1600). In essa la Magia divina, l'Arte regale, la Magia dei Re Magi viene miseramente confusa con la stregoneria di Simon Mago e della Pitonessa di Endor. Questo testo diverrà l'opinione ufficiale della Chiesa in materia. In conseguenza, non possiamo stupirci che la Chiesa gerarchica di Cristo Re, sia divenuta repubblicana ed egualitarista, razionalista, illuminista e persino materialista, mentre le più disparate e violente forse centrifughe operano per la sua dissoluzione. È infatti Gesù che ha detto: «Guai a voi, dottori della Legge, che vi siete appropriati della chiave della scienza e non siete entrati voi e avete impedito chi cercava di entrare» (1). Oggi non vi sono più sacerdoti che abbiano commercio con i Demòni in funzione della loro redenzione per l'apocatastasi; ve ne sono invece molti compromessi con una classe politica fra le più disoneste che gli annali della storia ricordino, e manca qui ogni scopo di redenzione! Chi si dedica agli intrighi elettorali non ha tempo per la Scienza Sacra. Forse in un giorno non lontano, fatta savia dalle esperienze dolorose assegnatele dalla Giustizia Assoluta, la Chiesa, ripudiando la stoltezza di Del Rio, ritornerà allo studio della Scienza assoluta; allora essa tornerà a risplendere nuovamente della sua antica luce e il Regno dei Cieli discenderà su questa terra come Gerusalemme Celeste. Possa quel giorno essere vicino!
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