LICEITA' DELLA MAGIA

È innegabile che esistano, insieme ad eccelse personalità religiose e santi di tutte le religioni, che praticarono la Magia con assoluta certezza storica, dei testi tradizionali di Magia che spirano una tale profonda e sincera religiosità, un tal senso del divino, una così sincera pietà, come le opere del Ficino e del Campanella, le «Clavicole di Salomone», il «Picatrix» e la famosa «Magia di Arbatel», che sorge spontanea la domanda: - Ma è veramente illecita la Magia? -

Essa è designata come Scienza di Salomone o Arte regale e Sacerdotale di trattare con gli Angeli e con gli Spiriti: ma non comporta essa dunque rapporti con ogni specie di spiriti?

A questa domanda non si può rispondere che positivamente in spirito di onestà; il problema della liceità della Magia si sposta allora nel problema della liceità dei rapporti sia con gli Spiriti Benigni (Angeli) che con quelli maligni o Demoni, detti in Magia: Elementari ostili all'uomo, dal punto di vista religioso, e in ispecie dal punto di vista dei monoteismi islamico, giudaico e cristiano, le tre religioni dell'area culturale mediterranea.

Conversare con gli Angeli, specie col proprio Angelo Custode, come si dice nella Tradizione Ebraico-Cristiana, o col proprio «Genio», come si dice in quella greco-romana ed ermetica, è non solo lecito, ma meritorio, costituendo il fatto prerogativa di Santi e di Beati, di Patriarchi e di Anime elette.

Si considerino questi passi delle Epistole di S. Paolo: «Gli Spiriti dei Profeti sono sottomessi ai Profeti» (I ai Corinti, XIV, 32); e quindi: «Non sono forse tutti gli Angeli degli Spiriti che tengono luogo di servitori e di ministri, essendo inviati a favore di coloro che debbono essere gli eredi della Salvezza?» (Ebrei, I, 14).

Ancora, si legge nell'Apocalisse (XIX, 11, 10): «Allora l'Angelo: Immediatamente io mi prosternai ai suoi piedi per adorarlo. Ma quello mi disse: - Guardatene bene. Io sono servitore di Dio come te...».

Non è però altrettanto ben noto ed evidente all'uomo moderno, che un'anima religiosa, ancorché degnissima, possa entrare lecitamente in rapporto con i demoni, oltre che per dominarli, per farsi servire.

Ora, sia nella Tradizione occulta ebraico-cristiana come nell'Islam, è detto che Salomone, grazie alla padronanza della Sapienza segreta che Iddio gli aveva comunicato in ricompensa del suo disinteresse, aveva (I Re, III, 4-14 e II Croniche, I, 7-12) assoggettato il popolo immenso dei Geni e lo aveva fatto lavorare, di buona o cattiva voglia, alla costruzione del Tempio di Gerusalemme, cioè a dire, ad opere che avevano per oggetto la Gloria di Dio.

Da ciò il famoso assioma magico da Eliphas Levi enunciato nel suo «Dogma e Rituale dell'Alta Magia»: che «il Saggio sa farsi assistere da tutto il Cielo e servire da tutto l'Inferno».

Per quanto riguarda lo stato della questione nel Nuovo Testamento, due passi dei Vangeli possono aiutarci a comprendere; il primo dice: «Ora Gesù, avendo riunito i suoi dodici Apostoli, diede loro potenza e autorità su tutti i dèmoni, col potere di guarire le malattie» (Luca, IX, 1-6); e il secondo: «Tuttavia, non mettete la vostra gioia nel fatto che gli spiriti vi sono sottomessi, ma gioite piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei Cieli...» (Luca, X, 1-24).

Dunque, nelle tradizioni religiose come in quelle magiche, è lecito sottomettere gli Spiriti maligni e farsene servire; tuttavia sono universalmente accettate alcune regole generali: non è ammesso, che con gli Spiriti Maligni si patteggi per alcun motivo, né che ad essi si conceda alcunché; l'uomo è gerarchicamente ad essi superiore nella gerarchia degli esseri, ed essi gli sono sottoposti. Nella Tradizione ebraico-cristiana, è prescritto di consultare il proprio Angelo Custode sugli ordini da impartir loro e sulla loro liceità; nel Cristianesimo, i demoni sono costretti a servire SENZA COMPENSO MATERIALE, per il diritto acquisito ai Cristiani dal Redentore, col suo sacrificio sull'Albero della Croce.

Il giusto compenso per i loro eventuali servigi, così prescrivono Religioni e Magia, essi lo riceveranno da Dio e sarà di ordine spirituale, come appresso vedremo.

Ma chi sono dunque questi Spiriti Maligni? E in che rapporto sono essi col «Diavolo»?

Il «Diavolo», come entità personale, la Scienza Assoluta insegna che non esiste. Non è ammissibile e sarebbe sacrilega del resto la concezione di un Dio Nero, opposto al Dio Altissimo e quindi limitante il potere di Lui e la Sua Infinità: Iddio è Onnipotente e illimitato per definizione.

È bensì concepibile un «Diavolo» nel senso di una corrente di odio, di male, di sofferenze; una corrente che si rinnova e si alimenta automaticamente per effetto degli odi e della malvagità umana da essa stessa rinfocolata.

E che in questa corrente vivano e prosperino gli «Spiriti Maligni» o «Spiriti Decaduti» della tradizione ebraico-cristiana, tutte le tradizioni lo dicono.

Tali spiriti, a differenza dell'uomo che possiede, allo stato normale una personalità pienamente individuale, sono forniti soltanto di una rozza personalità collettiva; è per questo che essi rispondono a Gesù nei Vangeli: «Il mio nome è Legione...». Il loro essere è considerato mortale a differenza dell'anima umana; li si ritiene privi del libero arbitrio: come tali essi non sarebbero colpevoli del male che compiono: esso sarebbe da addebitare alla corrente di odio in cui vivono: il «Diavolo» delle religioni.

Si ritiene che le aspirazioni di questi spiriti ondeggino fra due posizioni estreme: gli uni vorrebbero ridurre anche l'uomo alla loro condizione collettiva e mortale degradandolo in vario modo; altri aspirerebbero a raggiungere la condizione individuale ed umana prima, e poi quella iniziatica e superindividuale, per la qual cosa sarebbero costretti ad appoggiarsi alla Corrente del Bene e agli uomini che vi partecipano.

Questa seconda specie di Spiriti Elementari, detti dèmoni e non demoni, non si lascia pregare per servire gli uomini giusti: è essa stessa che lo chiede.

Anche gli spiriti della prima specie però, quelli originariamente ostili all'uomo, possono, secondo certe tradizioni, essere recuperati al bene in vario modo; fra l'altro, attraverso la partecipazione, anche forzata, alle opere di bene, compiendo le quali, anche loro malgrado, sono condotti gradualmente a staccarsi dal loro passato, senza dubbio fosco, ma a loro non imputabile, poiché, non lo si dimentichi, li si concepisce come privi del libero arbitrio.

Il cumulo dei meriti nel frattempo acquisiti li condurrà poi ad inserirsi pienamente nella corrente del Bene e ad aspirare all'immortalità.

È quindi agli elementari del secondo tipo che il Kremmerz si riferisce, quando afferma nel suo Insegnamento Segreto «attorno a voi ferve tutto un esercito di Entità che ha sete di immortalità perché voi avete l'acqua per dissetarle...». Come funzioni, grosso modo, nella Scuola del Kremmerz il meccanismo di elevazione (anagogia) dei Geni buoni alla condizione individuale ed immortale, è noto: ne parla egli stesso nella sua «Opera Omnia», in occasione di due conferenze, l'una al Circolo Virgiliano di Roma, e l'altra all'Accademia Pitagora di Bari, riportate nel 3° volume.

 

Presenti nella sezione dedicata a Giuliano Kremmerz

Conversazioni

 

È ortodossa dal punto di vista delle Religioni, e in particolare da quello del Cristianesimo questa dottrina della «risalita» verso la Luce degli Angeli Caduti?

San Girolamo («Commentari sull'Epistola agli Efesini», IV, 16) scrive: «E l'Angelo Apostata ritroverà la sua condizione primitiva rientrando l'Uomo nel Paradiso da cui era stato scacciato...».

E Origene («Trattato dei Principii», 1, II, 5-6): «Alcuni di quelli che operano agli ordini del Diavolo e che aderiscono alle sue perversità potranno nei secoli futuri ritornare al Bene in virtù del libero arbitrio cheè è in loro?».

«... In tutti i casi questi esseri vengono classificati secondo i loro meriti. Gli uni prima, gli altri poi, dopo lunghe e dolorose prove, rientreranno nei ranghi degli Angeli, poi si eleveranno a gradi superiori e perverranno, dopo avere a titolo di prova coperto diversi ministeri celesti, nelle Regioni Invisibili ed Eterne...».

La tesi trova conferma in una frase enigmatica di S. Paolo: «Egli riunirà tutto in Gesù Cristo; sia ciò che è nel Cielo, sia ciò che è sulla Terra e... nella Terra...» (Epistola agli Efesini, I, 10 ed Epistola ai Colossesi, I, 19-20).

È la dottrina che da Origene sarà detta Apocatastasi, che insegna il riscatto universale e il ritorno di tutti al Bene.

Se per Origene l'opera redentrice del Logos, estendendosi a tutto l'universo, comporta l'elevazione di tutti gli esseri, NIUNO ESCLUSO, con l'Apocatastasi, in un tempo più o meno lungo per cui egli afferma la realtà della metempsicosi, attuandosi la progressiva elevazione di ciascuno nel corso di molte vite, per S. Gregorio di Nissa, non avendo il male e la materia una consistenza propria la ricostituzione del mondo nella sua condizione originaria non è concepibile se non come completa e totale apocatastasi comprendente tutti gli esseri, anche quindi quelli «cattivi».

E Scoto Eriugena, secondo l'impostazione dell'emanatismo neoplatonico, insegna il principio della risoluzione della molteplicità delle cose nella loro eterna unità, cioè in Dio, per cui non concepisce, né in alcun modo lo potrebbe, né l'inferno come eterno, né la definitiva divisione dell'Umanità in eletti e reprobi.

Nei Vangeli troviamo dei passi abbastanza significativi al riguardo dell'Apocatastasi, il ritorno di tutti al Bene. Non solo i dèmoni riconoscono a prima vista la divinità del Cristo, ma anche spontaneamente lo confessano: «E quando gli Spiriti immondi lo vedevano, si prosternavano davanti a lui gridando: - Tu sei il Figlio di Dio -» (Marco, III, 11), e ancora: «Ora accadde che andando al luogo della preghiera, incontrammo una schiava che avendo con sé uno spirito di Pitone, procurava un guadagno ai padroni divinando. Essa prese a seguirci, Paolo e noi, gridando: - Questi uomini sono dei servitori del Dio Altissimo, essi vi annunciano la via di Salvezza. Essa fece la stessa cosa per più giorni...» (Atti, XVI, 16-18).

Del processo del riscatto, dell'espiazione partendo dalla condizione di ostilità all'uomo, degli Spiriti Maligni veri e propri, ci parla uno studioso francese cristiano, Robert Ambelain: «All'inizio, incatenate dalle parole dell'esorcismo, le entità nere sperano di agire in conformità con la loro natura ed intenzioni. E il bene ne risulta loro malgrado. A poco a poco viene un tempo in cui lo Spirito Decaduto è sufficientemente riequilibrato per essere posto in grado di scegliere liberamente e di accordare la sua cooperazione cosciente, avendo finalmente potuto essere rianimata in lui un po' di luce spirituale».

«Una nuova operazione a carattere evocatorio, potrà allora imprimergli, con una personalità parzialmente ricostituita, un certo slancio sulla Via del Ritorno a Dio».

«Il meccanismo di recupero degli Angeli caduti, opera mediante l'utilizzazione di essi a scopi contrari alla loro orientazione malefica, il che non può farsi che facendo leva sul loro caratteristico istinto di contraddizione. La sacra Scrittura ci dice infatti che: "Ogni regno diviso all'interno perirà..." (Matteo, XIV, 25). È certo che la chiave di questa particolare teurgia è qui e non altrove».

«Se ci si accontenta di una classificazione delle entità nere per semplice e comune tipologia planetaria, si potrà ammettere che gli eccessi venerei (libertinaggio, lussuria, deboscia) potranno essere combattuti utilizzando un'influenza saturniana opposta, generatrice di istinti e di impulsioni contrarie (secchezza, ritenzione psichica, melanconia, severità, ecc.). Il dèmone del gioco, legato alle entità di tipo mercuriano, potrà essere soggiogato con impulsioni opposte: gioviane (liberalismi, disinteresse, generosità) o saturniane (avarizia, timore dell'avventura, diffidenza dell'imprevisto)».

Per quanto ci risulta, alcune cose vanno aggiunte alla tesi dall'Ambelain: innanzitutto, che questi elementari ostili all'uomo non si recuperano con la costrizione dell'esorcismo, ma si influenzano con la dimestichezza e la pratica del bene; solo in seguito, e su loro richiesta le si conduce dalla condizione collettiva di elementari a quella individuale di Geni; e infine, se ne compensano i difetti associandole alle preghiere di praticanti umani di magia, forniti dei pregi opposti a quei difetti, mentre i difetti di questi ultimi si compensano con i pregi opposti posseduti dalle entità loro associate.

Secondo l'insegnamento del Kremmerz, un discepolo in magia che ha un'astralità marziale, cioè un essere forte, battagliero, che si impone, e che pecca anche di noncuranza nel riflettere, si corregge con un genio lunare; i geni di questo tipo sono timidi, titubanti, dolcissimi: sono femminei. I venerei si correggono con geni di marte. Il lunare, si corregge associandogli un genio tipico solare e così via.

Altra osservazione: la terminologia usata dall'Ambelain: Angeli Caduti, Entità Nere, è imprecisa: noi chiamiamo elementari gli spiriti maligni ostili all'uomo, privi di personalità individuale e forniti soltanto di coscienza collettiva: è la condizione tipica di chi manca del libero arbitrio; chiamiamo Geni gli spiriti forniti di individualità, ma non ancora di immortalità; uomini allo stato geniale diciamo quei defunti che restano attivi e svegli dopo la morte, i quali sono dotati sia di individualità che di immortalità spirituale; ed infine Eoni, gli Esseri che hanno superato la condizione umana, sia quella individuale che quella superindividuale, raggiungendo la condizione Impersonale, che è appannaggio dei Maestri, di coloro che hanno

raggiunto la Suprema Liberazione, liberandosi dal ciclo delle rinascite ed ormai al di sopra dello spazio e del tempo. Per il resto, possiamo concordare con l'Ambleain, il quale continua:

«Su un piano ancora più sottile, raggiungendo direttamente le grandi impulsioni collettive, l'operatore avvertito saprà opporre i Gamaelim (Scéol) ai Tagaririm (Berscioath); i Resciaim (Aretz) ai Tamascim (Gehenomoth). In una parola, ciascuna Quliphath infernale, riflesso inverso di una Sephirâ luminosa, vedrà il suo coro demoniaco opporsi d'istinto a un altro coro demoniaco di tendenze e polarità opposte» (1).

La classificazione ebraica degli «Spiriti Maligni» usata dall'Ambelain non coincide con quella da noi seguita, che suddistingue gli elementari nei quattro elementi Fuoco, Aria, Acqua, Terra e i Geni nelle sette metallità planetarie, ma nella sostanza le nostre vedute coincidono.

Va osservato tuttavia che, per attuare una simile strategia, complessa e non scevra di pericoli, si richiedono nell'Operatore speciali requisiti: che egli appartenga ad una catena orante regolare e fornita di trasmissione iniziatica; che egli sappia esattamente quanto deve esser fatto secondo la Scienza Assoluta; che le sue decisioni non siano frutto esclusivo del suo desiderio di agire, della sua curiosità, e soprattutto del suo orgoglio, ma che esse siano state maturamente adottate da Adepto che possiede la necessaria degnificazione, che sia stato cioè consacrato Mago Ammonio, e pratichi la magia Trasmutatoria, la quale sola dà il potere anagogico, di trarre cioè in alto, per cui è detta Arte Regia.

Questo allo scopo di non finire ancora una volta come l'apprendista stregone della leggenda.

Ma prima di parlare della tecnica e della dignità necessarie per ottenere il potere sugli Angeli e sulle Entità Nere, sarà bene completare la serie degli esempi. Oltre a quello di Salomone, si incontrano altri casi di utilizzazione degli Spiriti Maligni nella Sacra Scrittura, o quello del Re Mago è un caso unico?

In realtà quando Mosè colpisce l'Egitto con le dieci famose piaghe, non lo fa per mezzo degli Angeli del Cielo, o quanto meno degli Angeli ordinari, ma per mezzo degli Spiriti di Rigore. Prova ne sia che avvertendo gli Ebrei di non uscire e di bagnare del sangue dell'agnello sacrificato soglia e battenti dell'uscio proclamava: «Egli (l'Eterno) non permetterà al DISTRUTTORE di entrare nelle vostre dimore per colpire...». Così nella traduzione protestante. In quella cattolica, si parla dell'Angelo Sterminatore. E Satana è assimilato alla Morte in tutta la tradizione giudaico-cristiana. E quando Eliseo punisce i ragazzacci che scherniscono in lui il profeta di Dio (IV, Re, 23-24): «... or, mentre saliva per la via, dei ragazzetti, usciti dalla città, lo beffeggiavano dicendo: "Sali, o calvo, sali, o calvo". Ed egli voltatosi a guardarli, li maledisse nel nome del Signore; e due Orsi, usciti dal bosco, sbranarono quarantadue di quei ragazzi», non si serve forse degli Spiriti del Rigore? Il vecchio profeta che ha percepito l'interiore malvagità dei fanciulli e previsto come profeta il male che avrebbero commesso da adulti, li maledisse in nome dell'Eterno. È evidente che le due belve nel realizzare la maledizione del Profeta, si comportarono come se fossero possedute da un'intelligenza estranea. Da chi erano «possedute» le belve in quel momento: da Angeli del Cielo o da Angeli Caduti?

E che dire del fulmine che Elia fa cadere a due riprese su due distaccamenti armati di cinquanta uomini ciascuno, i quali sono immediatamente fulminati? Non sono i fulmini provocati da Spiriti degli Elementi secondo le concezioni dei popoli antichi? Si tratta qui di maleficio o di Magia Nera, o esercita il Profeta il Potere di rigore della Potenza Divina?

Qualcuno obbietterà: ciò rientra nel rigore dell'Antico Testamento; nel Cristianesimo tale rigore è dismesso. Ebbene, se il ruolo degli Spiriti di Rigore è molto grande nei testi vetero-testamentari, esso non lo è di meno nel Nuovo Testamento: ecco qualche citazione:

«Un uomo chiamato Ananias con Saphira sua moglie, vendette una proprietà e trattenne per sé una parte del prezzo, sua moglie essendone consapevole. Il resto lo portò e lo depose ai piedi degli Apostoli. Allora Pietro gli disse: - Ananias, perché Satana ha riempito il tuo cuore al punto che tu menti allo Spirito Santo e che hai trattenuto una parte del prezzo del campo? Se esso non fosse stato venduto non sarebbe rimasto a te?...».

«Ananias, sentendo queste parole, cadde e spirò».

«Circa tre ore dopo sua moglie Saphira entrò senza sapere quello che era accaduto. Pietro le disse: - Dimmi, è a tal prezzo che avete venduto questo campo? Sì, rispose quella, è a quel prezzo là...».

«Allora Pietro le disse: - Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito Santo del Signore? Ecco, quelli che hanno seppellito il tuo sposo sono alla porta, e porteranno via anche te... Nello stesso istante, essa cadde ai piedi dell'Apostolo e spirò...» (Atti degli Apostoli, V, 1-11). E inoltre:

«Il comando che ti rivolgo, o Timoteo, figlio mio, secondo le profezie fatte precedentemente al tuo riguardo, è che dopo di essa tu combatta il buon combattimento, conservando la Fede e una buona coscienza. Questa coscienza alcuni l'hanno perduta, ed hanno fatto naufragio in rapporto alla Fede. Di questo novero sono Imeneo e Alessandro, che IO HO CONSEGNATO A SATANA perché imparino a non bestemmiare più...» (Paolo, Epistola I a Timoteo, I, 18-20).

Come si vede, anche le Scritture neo-testamentarie fanno riferimenti espliciti, sia alla pratica magica in generale per parte degli Apostoli e dei Discepoli, sia specificamente alla pratica della magia eonica e all'impiego di Spiriti di Rigore o Elementari Ostili all'uomo. In tutti questi casi ci troviamo di fronte all'esercizio di un potere legittimo e anzi doveroso, che nulla ha di empio o di malefico.

 


 

1 - Cfr. R. AMBELAIN, «La Magie Sacrée d'Abramelin le Mage», Introduction, la cui opera abbiamo costantemente tenuto presente nella stesura del presente lavoro.

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