Il villano insulto alla Chiesa e al suo Capo lanciato dal massone che occupa il posto di sindaco di Roma mosse a sdegno tutti non solamente cattolici, ma quanti, come dicevamo nell'ultima cronaca, non hanno rinnegato gentilezza d'animo e buon senso. A nome di tutti la Direzione dell'Azione cattolica romana faceva subito affiggere alle mura delle città il seguente manifesto: Cittadini! Un grave e deplorevole insulto alla libertà di coscienza è stato fatto da chi, presiedendo i vostri rappresentanti nell'amministrazione comunale, dovrebbero più di qualunque altro cittadino mantenersi estraneo ad ogni manifestazione di partito o di setta. Le parole che nella ricorrenza del XX settembre il sindaco Nathan ha pronunciato contro il Papa, bestemmiando la sua stessa autorità spirituale, sono l'espressione autentica della più grave intolleranza e della più supina obbedienza alla setta imperante. Esse, come tali, lungi dal rispecchiare le convinzioni della cittadinanza romana che sempre e ovunque diede e dà prova di profondo spirito religioso, offendono direttamente le convinzioni più sacre di un immenso numero di cittadini. Oggi tutti coloro che si vantano in nome delle più sante tradizioni e delle stesse libertà statutarie, di appartenere alla Religione Cattolica e di essere cittadini di Roma non possono più dire di avere nel Consesso comunale la loro rappresentanza, perché colui che quel consesso presiede Dimenticando la più che elemtare correttezza e il suo stesso mandato, li vituperò senza ritegno.
Cittadini! Noi non vogliamo pubblicamente commentare un discorso che, senza motivo, senza competenza e violando le leggi dello Stato il Capo del Comune ha osato lanciare contro quanto è di più sacro nel più venerando abitatore di Roma: il Capo di tutta la Cattolicità. Ma non possiamo fare a meno di raccogliere noi le voci e i sentimenti di tutti coloro che, praticanti della Religione Cattolica, furono offesi da chi dovrebbe imparzialmente rappresentarli e di esporre al pubblico giudizio il vituperio che si è fatto alla loro coscienza. LA DIREZIONE
Nello stesso tempo la Direzione mandava un telegramma di devozione al Santo Padre; imitata subito dalla Società della Gioventù cattolica, dalla Società primaria per gli interessi cattolici, dalla Pia associazione artistica-operaia e via via da tutte le società e circoli cattolici di Roma prima e poi di tutta Italia. All'Italia si unirono i fedeli, possiamo dire, di tutto il mondo, seguendo l'esempio dei porporati Principi della Chiesa, degli arcivescovi, vescovi e prelati delle principali nazioni: a tal che non potendosi rispondere in particolare a ciascuno dei tanti telegrammi venuti da tutte le parti, l'Osservatore romano in due numeri successivi cioè il 30 settembre ed il 1 ottobre riprodusse la seguente nota ufficiosa:
Sommamente accetto al cuore amareggiato del Santo Padre Pio X è riuscito l'unanime attestato di affetto e di devozione pervenutogli in questa dolorosa occasione da ogni paese del monde cattolico. Non potendo far pervenire direttamente ai singoli firmatari degli indirizzi e dei dispacci in così gran copia inviatigli da ogni nazione, ed in modo speciale dall'Italia, l'espressione del suo vivo compia cimento, l'augusto Pontefice ci concede l'altissimo onore di renderci interpreti dei Suoi sentimenti, e di esprimere pubblicamente ai R.mi Presuli, ai Capitoli, al Clero secolare e regolare, alle Associazioni, agli Istituti e Comitati cattolici, ed ai numerosi Suoi figli che, anche individualmente hanno voluto associarsi a questa imponente manifestazione di omaggio e di devozione filiale, la Sua sovrana soddisfazione, impartendo a tutti, con speciale affetto, l'Apostolica Benedizione. Così suole Iddio nella sua provvidenza cavar il bene dal male.
Civiltà Cattolica, 1910, vol. IV, pp. 238-239 |