Al diletto figlio Pietro Card. Respighi, Nostro Vicario Generale.
SIGNOR CARDINALE
Una circostanza di eccezionale gravità Ci muove a rivolgerle oggi la Nostra parola, per manifestarle il dolore profondo dell'animo Nostro. Due giorni or sono un pubblico funzionario nell'esercizio del suo mandato, non pago di ricordare solennemente la ricorrenza anniversaria del giorno in cui furono calpestati i sacri diritti della Sovranità Pontificia, ha alzato la voce per lanciare contro le dottrine della Fede Cattolica, contro il Vicario di Cristo in terra e contro la Chiesa stessa, lo scherno e l'oltraggio. Parlandosi in nome di questa Roma, che pur doveva essere, secondo autorevoli dichiarazioni, la dimora onorata e pacifica del Sommo Pontefice, si è presa direttamente di mira la Nostra stessa giurisdizione spirituale, arrivando impunemente a denunciare al pubblico disprezzo perfino gli atti del Nostro Apostolico ministero. A questa audace contestazione della missione affidata da Cristo Signor Nostro a Pietro e ai suoi successori accoppiandosi pensieri e parole blasfeme, si è osato di insorgere altresì pubblicamente contro la divina essenza della Chiesa, contro la veracità dei suoi dommi e contro l'autorità dei suoi Concilii. E poiché all'odio della Chiesa va naturalmente congiunto l'odio più dichiarato ad ogni manifestazione di pietà cristiana, non si è indietreggiato neppure dinanzi al proposito malvagio e antisociale di offendere il sentimento religioso del popolo credente. Per questo cumulo di ampie affermazioni, quanto gratuite altrettanto blasfeme, non possiamo non levar alta la voce di giusta indignazione e di protesta, e richiamare in pari tempo, per mezzo di Lei, signor Cardinale, la considerazione dei Nostri figli di Roma sulle offese continue ed ognor maggiori alla Religione Cattolica, anche per parte di pubbliche autorità nella sede stessa del Romano Pontefice. Questa nuova e ben dolorosa constatazione non isfuggirà certamente ai fedeli tutti del mondo cattolico, offesi anch'essi, i quali si uniranno con i Nostri cari figli di Roma per innalzare con fervore le loro preghiere all'Altissimo, affinché sorga a difesa della sua Sposa divina, la Chiesa, fatta così indegnamente bersaglio, calunnie sempre più velenose e ad attacchi sempre più violenti dalla impune baldanza del suoi nemici. Facciamo voti che, per l'onore stesso della Città Eterna, non abbiano a rinnovarsi questi intollerabili attacchi; cd intanto, come pegno della Nostra speciale benevolenza, Le impartiamo di cuore, signor Cardinale, l'Apostolica Benedizione.
Dal Vaticano, li 22 settembre 1910 |