Questo trattato di autore ignoto, viene offerto alla meditazione e allo studio dei nostri visitatori, nella traduzione operata dal nostro Fratello Federico P.. Il testo venne pubblicato, ma non completo, anche in lingua italiana nel 1778 a Bologna, con il titolo modificato e con nessun riferimento alla traduzione operata dal caldaico da parte di M. Countan. Il testo in lingua portava il titolo di: "La Grande Opera Svelata a favore delle persone che hanno gran bisogno di denaro, da colui che l'ha fatta"; l'edizione del 1775, al contrario intitolava: "La Grande Opera Svelata in favore dei figli della luce". ed affermava essere la traduzione dal caldaico di un manoscritto di autore ignoto. Di seguito diamo, per la prima volta in lingua Italiana, la traduzione completa effettuata sull'edizione originale del 1775. Il nostro visitatore troverà in questa stessa sezione anche la versione italiana pubblicata nel 1778. La Grande Opera Svelata (edizione 1778) La traduzione è opera d'ingegno del Carissimo Fratello Federico Pignatelli; ogni diritto gli è riconosciuto © Federico Pignatelli La libera circolazione in rete è subordinata alla citazione della fonte (completa di link attivo) e dell'autore. | | Ai nostri Ospiti e studiosi il testo originale dell'opera in lingua francese | Il Testo Originale | Sono trascorsi sette anni da quando ritrovai nel mio studio questo Manoscritto. Tutte le ricerche che ho fatto in seguito, non mi hanno consentito di scoprire, né chi, di nascosto, me lo ha portato, né per quale motivo mi è stato lasciato. I miei amici stimano questo piccolo lavoro molto antico, & fondano la loro supposizione su due prove che, se non vere, sono almeno verosimili: la prima, è che il Manoscritto è redatto in antico caldaico; la seconda è che nei libri moderni di questa scienza, ci sono molte cose che sono state riprese da questo Manoscritto. | Avvertenze | L'autore è così giudizioso che fin dall'inizio del suo libro, avverte i profani che non è per essi che scrive, ma unicamente per i Figli della Luce, vale a dire, per quelli che conoscono già, i principi di cui la natura si serve per formare i metalli. Infatti, dice, un uomo stupido & ignorante, non essendo in grado di eseguire alcuna ricerca, è incapace di progresso in questa sublime scienza. Supponiamolo di un spirito capace di concepire, se è troppo ostinato nelle sue risoluzioni, non riuscirà mai. Né, ugualmente, giungerà a qualcosa, se ha uno spirito debole & mutevole a ogni proposito, o se è dominato dalla cupidigia delle ricchezze. | Capitolo Primo | La scienza dei numeri è poca cosa per il volgare ignorante; ma è di una grande utilità per i ricercatori. Pitagora ne conosceva bene tutta l'importanza, tanto che ne ha fatto lo studio fondamentale della sua vita. Avrei molte cose da dire su questo Capitolo, ma non lo posso senza rischiare di rivelare agli stupidi & agli ignoranti, ciò che è riservato ai veri amanti della scienza & della saggezza. | Capitolo Secondo | Non è possibile spiegare meglio il nostro segreto di come ha fatto il Divino Platone, quando proferisce queste parole misteriose: tutto viene dall'unità, & tutto torna all'unità. Infatti, tutta lo sviluppo della nostra scienza ermetica si trova racchiusa in queste poche parole. La materia di cui abbiamo bisogno per fare le nostre operazioni, si trova ovunque; & è soltanto la cupidigia degli uomini che accecandoli, impedisce loro di vederla. Si trova nel regno minerale, ed è lì che occorre cercarla. | Capitolo Terzo | La parola misteriosa che racchiude il segreto del nostro magistero, & che è composta di sette lettere, si traduce in francese con (Sagesse) Saggezza. Ora tutto ciò che non è saggezza è follia; & dalla follia, non può derivare nessun bene, non potendo l'effetto essere più nobile della causa. | Capitolo Quarto | Poche persone vivono: molto vegetano | Capitolo Quinto | È per il bene della società, che il segreto di fare l'oro, non sia divulgato pubblicamente. Ciascuno ne farebbe tanto quanto la propria cupidigia ne potrebbe desiderare; & volendo rendersi felice, si renderebbe, al contrario, miserabile. Perché come allora, si vorrebbe vivere soltanto per se stessi, si coltiverebbe la terra per la propria esclusiva sussistenza e si sarebbe costretti a fare differenti mestieri per vestirsi & alloggiare ecc... Tutti gli uomini, essendo ugualmente ricchi, vorrebbero tutti comandare e nessuno ubbidire, & non ci sarebbe più subordinazione, & conseguentemente società. | Capitolo Sesto | L'autore termina il libro narrando un sogno misterioso che racconta non soltanto il segreto della Grande Opera, ma anche ciò che succede a chi opera. | Capitolo Settimo |
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