"Atalanta Fugiens Fuga IV°" Michaël Maier 1687 |
Il Compagno, il vicario ed il successore di S. Francesco, l'uomo tanto invidiato e tanto combattuto per la sua concezione grandiosa dell'Ordine Francescano, di sapienza umana famoso, fu egli dunque un alchimista. Se non riuscì e forse non riuscì nella composizione della Pietra Filosofale, fu certamente un cultore e studioso di Alchimia. Dopo una vita attivissima consumata a favore dell'Ordine Francescano ed in seguito alla scomunica, si unì all'Imperatore Federigo e poi si ritirò in Cortona dove fece costruire un tempio ad imitazione di quello che fece erigere ad Assisi. Nonostante la scomunica continuò a portare il saio e visse in aperta ribellione unitamente ai suoi seguaci. Il sonetto che presentiamo ai cultori è tratto dal Codice Magliabechiano della Biblioteca Nazionale di Firenze segnato II - III - 308 a carte 406, secondo la versione che ne da il Crescimbeni. |
Solvete i Corpi Solvete i corpi in acqua e tutti dico Voi che cercate di far Sole e Luna Delle due acque ne prenderet'una Quel più vi piace e fate quel ch'io dico: Datela a bere a quel vostro nemico. Senza darli a mangiare di cos'alcuna Morto lo troverete in veste bruna Dentro del corpo del Leone antico Poi gli farete la sua sepoltura Per intervallo tal, che si disfaccia La polpa, e Fossa e ogni sua giuntura Questo poi tanto fate che si faccia Della terra acqua senza far dimora. La pietra havrete e questo non vi spiaccia. In un fornello si fa tutta l'arte Con lento fuoco si dissolve e stilla In cera, putrefà, calcina, fissa, Quivi s'uccide, e suscita te ipsum Questa è la vera pietra, questa è essa.
Nel manoscritto esistente nella Biblioteca Comunale di Siena, segnato L. X. 29 a foglio 142 vi è trascritto lo stesso sonetto di Frate Elia; mancano però alcuni versi e il finale è il seguente:
Della terra e dell'acqua si vuol fare Così la pietra sua moltiplicare. E chi intenderà questo sonettoSarà signore a chi lui è suggetto.
Frate Elia
Alchimista
Thesaurum Rerum
Solvete i Corpi
in Acqua
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