La storia della Loggia

La Loggia Pisacane

Simposio sulla libertà

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Il 25 maggio 2001 la R.·.L.·. Pisacane di Ponza Hod n. 160 all’Oriente di Roma ha organizzato, per la celebrazione del settantesimo anno dalla sua fondazione, un simposio aperto al pubblico sul tema “Libertà, valore universale ed eterno”, al quale hanno partecipato numerosissimi Fratelli, Sorelle, nonché uno scelto pubblico profano. 
L’avv. Virgilio Gaito, già G.·.M.·. del G.O.I. dal 1993 al 1999 ed attuale Maestro Venerabile della R.·.L.·. Pisacane di Ponza Hod, ha percorso la storia della Loggia, a partire dalla sua fondazione voluta nel giugno 1931 dall’allora G.·.M.·. Domizio Torrigiani nell’isola di Ponza ove il regime fascista, col solo addebito di essere Gran Maestro della Massoneria italiana, gli aveva inflitto il confino di polizia. 
Torrigiani, a rischio di essere imprigionato, insieme a una dozzina di FFrr.·. tra cui Placido Martini e Silvio Campanile, costituì la Loggia dedicata al massone Carlo Pisacane, eroe del nostro Risorgimento. Per le circostanze storiche in cui nacque, la R.·.L.·. Pisacane di Ponza Hod è stata a giusto titolo considerata la Loggia Madre della rinascente Massoneria del dopoguerra nonché emblema stesso di libertà. Il Fr.·. Gaito s'è soffermato inoltre sulla figura di quattro Fratelli della Loggia, Domizio Torrigiani, Placido Martini, Roberto Ascarelli, Paolo Ungari, quattro apostoli della libertà, e ha ricordato il sacrificio dei 18 massoni italiani trucidati dai nazisti alle Fosse Ardeatine, tra i quali i FFrr.·. Placido Martini e Silvio Campanile.
È seguito il commosso ricordo di Paolo Ungari, figura luminosissima e punto di riferimento: egli desiderò essere ricordato al mondo – ne è testimone la lapide sulla tomba presso la Piramide Cestia del cimitero degli inglesi in Roma – con una frase semplice, ma suggestiva ed estremamente significativa: “Paolo Ungari Maestro Massone”.
È seguito l’intervento della Professoressa Anna Maria Augugliaro, Sorella e Worthy Matron del capitolo Sirio di Roma dell’Ordine delle Stelle d’Oriente, che ha invitato i presenti alla riflessione sull’importanza di educare le nuove generazioni alla libertà, affermando che “educare” significa condurre alla conquista d'un'idea.
L’avv. Oreste Bisazza Terracini, autorevole giurista ed insigne esponente del mondo culturale ebraico, dopo aver premesso che nessuno è completamente libero, e nessuno completamente schiavo, s'è richiamato alla società che Roosevelt indicò al Congresso nel 1939, auspicandola libera dalla fame, dal dolore, dal bisogno, rispettosa della espressione di singoli componenti nel momento in cui avessero voluto far sentire la loro voce nella libertà di parola e di religione, e completamente mondata dalla paura. 
Il Fr.·. Franco Casertano ha tracciato le linee storiche di una società libera, nella quale l’humanitas della Grecia classica si identificava. Ha ricordato la Polis di Solone, Aristotele e Pericle. La Polis come città del logos, della ragione e della democrazia, nutrita dei principi etico-morali del rigore morale, dell’autocontrollo delle passioni. E ancora il fondamento dato dalla libertà eleusina – nella cui libertà l’uomo greco raggiunge il suo Io, l’autodeterminazione della sua libertà interiore – alla polis di Pericle, caratterizzata dal rigore morale e dal Nomos, dalla legge civile. La Polis del trinomio Libertà, Uguaglianza, Filantropia, dei cittadini liberi ed uguali, che si definivano isonomi, perché la città li aveva fatti tutti uguali, aveva dato loro quel tutto che loro riconoscevano ed erano pronti a restituire alla città integralmente.
Argeo Franceschetti, già Primo Gran Sorvegliante del G.O.I. durante la Gran Maestranza del Ven.·.mo Fr.·. Gaito, ha attirato l’attenzione dei presenti sulla libertà del Massone come libertà dell’iniziato. Dopo una premessa sulla libertà nascente da forze esterne alle coscienze individuali, una libertà che nasce dagli istituti che la società elabora nel corso della sua storia, di una libertà valida giuridicamente, ed assolutamente necessaria quale fondamento dell’apparato giuridico e sociale, ha posto alla riflessione dell’uditorio come tale concetto di libertà non si attagli al pensiero massonico. La verità in senso massonico, è altra cosa, continuava l’ill.·.mo Fr.·., non dipende da forze esterne, nasce e si rafforza nell’intimo delle nostre coscienze. Citava i moniti di un grande filosofo e fratello Gottlieb Ficthe, il quale ha lasciato scritto che in sé e per sé la libertà non esiste, si conquista di giorno in giorno, se ed in quanto i singoli uomini la esercitano concretamente nei loro pensieri e nelle loro opinioni. Per esercitarla occorre essere cioè spiritualmente liberi. La vera libertà nasce, vive e rimane nella coscienza e in essa si sviluppa, talvolta da essa promana irrefrenabile. La libertà politica, quella alla quale siamo abituati, è poca cosa se non riempita da quella spirituale che sola può renderli effettivamente esercizio magistrale di convivenza. La libertà che si concepisce in Massoneria è quella che affonda le sue radici nel più profondo delle coscienze individuali. Non è libero, anche se di buoni costumi, quel massone che rinuncia alla propria autonoma facoltà di scelta, che accetta suggerimenti provenienti dall’esterno, rinunciando così alla sua facoltà di essere facitore autonomo di pensiero alto e sovrano. L’uomo massone è costantemente proteso alla ricerca della verità. Vuole scegliere, decidere, e per poterlo fare, vuole conoscere. È ben consapevole che ogni conoscenza è imperfetta, ed è perciò pronto, sempre e comunque ed ovunque ad una costante verifica delle sue acquisizioni alla luce di acquisizioni più convincenti.
La Sorella Maria Grazia La Porta Casertano, ha declinato al femminile il sostantivo libertà, non accettando la definizione che dell’eterno femminino ne dava Aristotele considerando la donna quale “mostruosità necessaria”, o di quella cara agli enciclopedisti dell’”amabile intrattenimento”. Non più una donna madre, moglie o amica, ma un'eleusina, esoterica, quella donna che per Dante era “intelletto d’amore”. 
Il Fr.·. Giulio Mazzon, Segretario nazionale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ha preso le mosse dalla libertà che nasce dall’uomo, in contrasto con la natura e con altri uomini. Libertà non come cosa astratta, o nella legge, di muoversi in un territorio, o di esservi libero, politica, sindacale, d’espressione. Ma libertà come una parola magica, in particolare per i massoni. Ricordava la figura del Gran Maestro Torrigiani, e di come ebbe a fare i conti con la “libertà italica”. Con molta umiltà il Fr.·. Mazzon, ha considerato la libertà come una contraddizione dell’uomo, sostenendo che per lui la libertà è tutto ciò per cui gli uomini esistono, costruzione continua che viene fatta dagli uomini a seconda delle esigenze storiche. Ha concluso ammonendo che la libertà è una conquista diuturna, non è mai una conquista definitiva, ma è il cuore degli uomini che la fa rivivere.
l Fr.·. Sergio Paribelli, prendendo le mosse dalla storia della R.·.L.·. Pisacane, ha tracciato la figura di un eroe del nostro Risorgimento, di quel Carlo Pisacane che preferì, in omaggio al suo credo, trovare la morte per mano di quei contadini che lui tanto amava e proteggeva. E ha concluso ricordando che i massoni sono iniziati, che prestano giuramento che li lega al sacrificio della propria vita per il benessere delle future generazioni.
L’ill.·.mo Fr.·. Giancarlo Seri, Gran Maestro dell’Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim, s'è soffermato sulla figura di Gramsci, tra i pochi a difendere la Massoneria in Parlamento nel 1925, allorquando Mussolini si apprestava a far votare quella ormai tristemente famosa legge sulle associazioni. Quindi ha evidenziato il ruolo comunicativo dei network ad ampio raggio, e della Massoneria in ambiti più ristetti, e concludeva il suo intervento auspicandosi proprio nella trasmissione di tali valori un ruolo più attivo della Massoneria, capace di gestire, nel limite del giusto, dell’onesto e del possibile le grandi linee di comunicazione, ottime per lo sviluppo della personalità.
Infine tra i relatori era il turno della Sorella Sonia Strangio del capitolo “Le Pleiadi” di Padova, che ha incentrato il suo intervento sulla conquista e sulla perdita della libertà. Ha posto l’accento sulla libertà dei sentimenti, sulla conoscenza di sé e della consapevolezza dell’uomo di non essere perfetto. Una libertà che niente ha a che spartire con il concetto di libertà, che finisce in quella in cui inizia quella del proprio vicino, ma una libertà che è amore, integrazione con la libertà del nostro vicino.
Dopo i saluti dei rappresentanti del Rito Scozzese Antico ed Accettato, Pot.mo Fr. Antonio Profazio, e del Rito Simbolico Italiano, Maestro Architetto Mario Gallorini, e del Compagno De Leone, Gran Maestro del Gran Concilio dei Massoni Criptici , è intervenuto l’Ill.·.mo Fr.·. Massimo Bianchi, Gran Maestro Aggiunto del G.O.I., che ha dichiarato che la presenza propria e quella dell’ill.·.mo Fr.·. Saverio Mitidieri, Primo Gran Sorvegliante, non era dovuta solo al simposio, ma anche e soprattutto ai sentimenti che la R.·.L.·. Pisacane di Ponza Hod ricorda a tutta la Massoneria italiana ed universale. S'è soffermato sul ruolo che gli esuli hanno avuto nella lotta alla tirannide, e ha posto un semplice ma quanto mai efficace parallelismo tra salute e libertà, affermando che ci ricordiamo di loro quando ormai le abbiamo perse. Evidenziava le discriminazioni che la Massoneria ha subito nel corso della storia, e di quanto i valori Muratori siano vincenti, perché sempre oppressi e mai oppressori. 
Ha chiuso il simposio il Ven.·.mo Fr.·. Virgilio Gaito, sostenendo che la libertà non deve essere contemplata, ma nutrita di grande, grandissimo amore, difficile da nutrire perché si scontra con l’egoismo. Vivere senza libertà sarebbe vivere come in assenza di aria. Ha ricordato ai presenti che le ferite provocate dalla discriminazione antimassonica, inflitte purtroppo dalle mani di politici e magistrati, sono le più difficili da rimarginare. S'è soffermato sul ruolo dei Massoni, genuini portatori della vera libertà, che vivono nel culto di una religione, quella della libertà, che, come diceva Pitagora, nasce dal rispetto di se stessi. Compito del Massone è quello di avere obiettivi costruttivi, di armonizzare le libertà di ciascuno, unire l’Umanità nella diversità, di arricchire se stesso della cultura e della spiritualità altrui per salire verso la Volta Celeste. 
Al simposio è seguita la celebrazione di gemellaggio tra la R.·.L.·. Pisacane di Ponza Hod e la R.·.L.·. Giuseppe Garibaldi n. 130 all’Or.·. di Atene, l’iniziazione di un profano ottantunenne, e infine la nomina di alcuni Fratelli onorari delle due Logge.
Sabato 26 maggio una numerosa delegazione di Fratelli, Sorelle, ma anche di profani, è stata ricevuta dal sindaco di Ponza, che si impegnava ad apporre nelle sale del Municipio di quell’isola una lapide commemorativa della costituzione della Loggia da parte del Gran Maestro Domizio Torrigiani. Quindi i Fratelli italiani e stranieri si raccoglievano in catena di unione sulla spiaggia di Chiaia di Luna, risplendente di luce, per ricordare in silenzio i Fratelli fondatori della “PISACANE DI PONZA HOD” e tutti coloro che nella storia si sono sacrificati e immolati per la Libertà.

Il Maestro Venerabile
Virgilio Gaito

Dalla Valle del Tevere, 25 Maggio 2001

 

Da: www.grandeoriente.it