Introduzione

Sul "Conoscere se stessi"

Il Massone e la Morte

Conosci te stesso

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Conosci te stesso

   Gli antichi viandanti, che pellegrinando per le strade del mondo noto, giungevano al Tempio Apollineo di Delfi, leggevano sul frontespizio dell’Oracolo questa frase "conosci te stesso e conoscerai l’universo".
   Questa breve, laconica, lapidaria frase ha coinvolto l’Umanità dell’Occidente del mondo per decine di secoli. Pone infatti lo spunto per una serie di considerazioni sul tema della Conoscenza: cosa si può intendere per Conoscenza, il suo timing, la modalità di conoscere, ecc. Qui di seguito porrò alcune considerazioni che spero siano spunto di dialogo.
   Sul piano generale voglio precisare che personalmente tendo sempre a ragionare in termini "e... e...", non in termini "o... o...": credo cioè che non si possano mai operare scelte di tipo ideologico, del tipo "o bianco o nero", ma che la realtà, nella sua complessità ammetta sempre e solo in virtù della dialettica interna dei sistemi una descrizione di tipo "e bianco e nero".

Il Problema della Conoscenza

   Si dice, sia in Occidente sia in Oriente, che si conosce solo ciò che si riesce a chiamare. Questo aforisma ha consentito all’Umanità notevolissimi progressi nel campo delle scienze. Si è riusciti a strappare "l’evento" alla sua unicità, per arrivare ad una descrizione generale dei fenomeni. In medicina ad esempio si sono potuti compilare trattati di nosografia, matematicizzare la fisica per ridurre ogni fenomeno fisico ad una formula matematica, ecc. Fare coincidere conoscenza e descrizione ha portato ad una democratizzazione del sapere, alla fondazione di scuole in cui la "scienza" ha moltiplicato il numero dei suoi fruitori.
   Ma la conoscenza è immediata, originaria, irrompe così come la Luce irrompe nelle tenebre, essendo conseguente il momento della spiegazione della giustificazione. Noi tendiamo a questa conoscenza: la filosofia, la scienza, l’epistemologia sono sovrastrutture conseguenti. Quindi mi chiedo: tutto ciò che sfugge al Logos, cioè che non può essere inquadrato nella "Log-ica", non è conoscibile?
   A questo punto sarebbe interessante discutere se sapere e conoscere sono concetti coincidenti. A mio avviso la conoscenza del sapere è intellettuale, ma nella sua profondità la conoscenza, scritta a caratteri maiuscoli, è quella degli Illuminati, coloro cioè che hanno avuto la Luce dopo un processo di cambiamento del proprio essere. La Conoscenza vera va aldilà del "logos", della parola, della logica. Ecco che il dire "la parola è perduta" assume un profondo significato, ovviamente a mio parere. La parola è perduta in quanto logicamente non si possiedono più le formule verbali idonee al comando sulle cose, o la qualità "perduta" è legata al fatto che i significati verbali hanno perso la capacità di definizione e di associazione di concetti tanto che la conoscenza è stata affidata, per la sua trasmissione ai Simboli?
Nelle Scuole di Conoscenza, alle quali la Massoneria appartiene con assoluto diritto, il Silenzio è un obbligatorio momento di ritualità, proprio perché la parola è considerata un peso che deve essere abbandonato al di fuori dello spazio sacro del Tempio; la parola è, nonostante la regola di precisare la soggettività dei concetti espressi durante i lavori rituali, assolutamente limitativa, racchiude i concetti nella polarità temporale, pietrificandone la dinamica. I Simboli sono invece Atemporali, Eterni, Universali, e le scuole iniziatiche sono perciò legate ai Simboli: non sono logiche ma al più analogiche. Quando ci accostiamo ad una scuola di Conoscenza, arriviamo ricchi di sovrastrutture, appesantiti dalle modalità di vita profana, e perciò il preliminare apprendistato. E’ necessario imparare ad accantonare queste "doti profane", "abbandonare i metalli", per potersi aprire ed accogliere la Luce. Nella metafora massonica la prima parte del lavoro prevede la destrutturazione dei pesi profani, che nel mondo sono visti come qualità. Si lavora la "pietra grezza", si comincia il lavoro di ricerca del proprio nucleo come la cipolla che viene sfogliata fino al cuore centrale.

Timing

   L’espressione "Conosci te stesso e Conoscerai l’Universo", contiene anche delle indicazioni di tipo più spiccatamente didattiche, nel senso di legate alla modalità di apprendimento: prima conosci te stesso e solo poi potrai conoscere l’Universo. Oggi si ha la presunzione di voler conoscere tutto ciò che sta al di fuori di noi, l’Universo, senza porsi il problema di chi sia l’osservatore, il conoscitore. Anche le modalità di conoscenza sono mutuate da altri: l’unico metodo che accettiamo è quello scientifico; siamo spaventati dalle nostre esperienze, intellettualizziamo tutto, lasciamo tutto fuori da noi, siamo come dicono gli Orientali troppo yang, cioè troppo proiettati al di fuori. Ma l’Oracolo prima pone la frase "Conosci te stesso", diversamente la conoscenza dell’Universo, che continua a rimanere se stesso nonostante le descrizioni che noi poveri umani riusciamo a trovare, sarà solo immaginaria, impossibile, costruita su fantasiose descrizioni, e convenzionalmente legata all’accettazione di convenzioni preliminari: quindi "Conosci te stesso", lavoro immane, grandioso, irto di difficoltosi e pericolosi passaggi . Ma come fare? L’occhio può vedere se stesso? La mano afferrarsi?
   La Conoscenza di se stessi ha coinvolto da sempre l’Umanità: Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Sono gli eterni quesiti dell’uomo ai quali è impossibile, in termini logici, dare una risposta.
   Queste considerazioni non significano però che l’Umanità è prigioniera di un tunnel senza uscita. La soluzione a questi quesiti, in termini di vera conoscenza, esiste: non è certamente logica, intellettuale, scientifica, ma occulta, indagabile solo con modalità esoterica, accessibile solo per via iniziatica. Le scuole iniziatiche forniscono gli strumenti di conoscenza di se stessi, a patto che gli aspetti operativi rituali siano rispettati, compresi e attesi nella loro completezza. La celebrazione di Rituali è una categoria di operazioni di conoscenza di cui l’Uomo si è dotato. Un modo per uscire dalle pesanti determinanti spazio-temporali per accedere a livelli superiori di consapevolezza e di percezione: abbiamo discusso in passato ad esempio dei significati e della prassi dell’Agape Rituale. La squadratura del Tempio per modificare lo Spazio e la recita del Rituale che definisce i Tempi Simbolici del Lavoro sono due esempi di quanto detto.

Da: www.grandeoriente.it