Il documento che offriamo ai nostri visitatori è estratto da "La questione dei Landmarks" del Fratello Luigi Sessa edito da Bastogi, pagine 11-20. Ogni diritto gli è riconosciuto. La libera circolazione del documento è subordinata alla citazione della fonte (completa di Link) e dell'Autore.

© Luigi Sessa

La Questione dei Landmarks

 


 

La 39° Regolazione contenuta nelle Costituzioni di Anderson del 1723 recita: "Ogni Grande Loggia annuale è rivestita del potere e dell'autorità di fare nuovi Regolamenti o di modificare questi stessi se ciò giova alla Fraternità, alla condizione che gli Antichi Landmarks siano sempre accuratamente conservati.... ".

Sulla base di questa statuizione, gran parte degli autori e studiosi ha orientato la propria attenzione alla ricerca di un qualcosa di antico, di universale e di immutabile che consentisse l'identificazione degli Antichi Landmarks, atteso che molti esegeti hanno presunto che i legislatori dell’epoca non avessero potuto, o non avessero voluto, indicare quali e quanti fossero i Landmarks.

In realtà, per circa un secolo questa ricerca fu praticamente ignorata; infatti, dalla pubblicazione delle Costituzioni di Anderson del 1723, la dottrina si interessò poco o niente della interpretazione da dare alla parola di Landmark. Se pure vi furono delle dispute al riguardo, esse probabilmente si risolsero in stretti ambiti locali e nessuna traccia delle problematiche dibattute è rimasta per i posteri.

Fu soltanto nel primo quarto del secolo XIX che furono esperiti tentativi ufficiali per approfondire il significato e l'ambito della parola Landmark. Con tali tentativi nasceva quella che può essere definita la Dottrina o la Teoria dei Landmarks, ancora a tutt'oggi discussa, controversa e spesso fraintesa.

Nel 1809, sotto l'autorità della Gran Loggia Moderna d'Inghilterra, Comunione Massonica derivata dalla scissione tra Antichi e Moderni, fu fondata la così detta Loggia di Promulgazione col preciso scopo di accertare gli Antichi Landmarks della Craft.

Dai verbali datati 8 dicembre 1809, risulta che tale Loggia svolse un'indagine critica e vari accertamenti sulla tematica dei Landmarks. Il 19 ottobre 1810 la Loggia di Promulgazione affermò che la cerimonia di Installazione del Maestro di Loggia è uno dei due Landmarks della Craft. Successivamente la Loggia aggiunse che i Landmarks includevano anche i segreti e le cerimonie. Queste affermazioni furono più tardi confermate dalle due Grandi Logge Moderna e Antica d'Inghilterra nell'atto di Unione che nel 1813 pose fine allo scisma.

In quegli anni, nella stessa Inghilterra, lo studioso che si dedicò maggiormente alle problematiche connesse ai Landmarks fu il famoso Massone George Oliver, definito Padre della letteratura Massonica Anglosassone.

Egli produsse un ragguardevole numero di opere nelle quali trasfuse, come è riconosciuto anche dai più benevoli biografi, una grande credulità ed un notevole fervore di immaginazione, tali da indurlo ad accettare senza esitazioni ogni teoria del passato ed a riconoscere come autentica ogni sorta di documento o leggenda, rivelatisi successivamente del tutto falsi. Nei suoi scritti risultano, infatti, molte contraddizioni; ciò non di meno, tali scritti hanno esercitato una grande influenza nell'ambito massonico fino ai nostri giorni.

Nel 1820, il Dr. Oliver affermava che i Landmarks erano tramandati per via orale ed erano da considerarsi pertinenti alla materia esoterica. Successivamente, nella sua opera Historical Landmarks del 1846, egli scrisse che le dottrine della Libera Muratoria erano Sacri Landmarks e concordavano a quelle della cristianità. Anche i principali eventi della storia ebraica erano, secondo il Dr. Oliver, Segni di Cristo e formavano permanenti, insostituibili Landmarks nei rituali massonici.

Il Dr. Oliver riferì, inoltre, che alcuni studiosi facevano rientrare nella categoria dei Landmarks le parole sacre, i segni, i toccamenti. Riferì pure che altri includevano tra i Landmarks le cerimonie di iniziazione, di promozione e di elevazione, la forma, la dimensione, i supporti, la copertura, gli ornamenti, gli arredi e i gioielli di una Loggia.

Tutto ciò portò il Dr. Oliver alla conclusione che la Gran Loggia non era abilitata a modificare o ad alterare quanto, per lui, era ritenuto Landmark.

La attendibilità di questo Autore può essere misurata dalla sua affermazione che era fuori dubbio che la sapienza massonica si trovava già prima della formazione della terra negli antichi sistemi planetari.

Nonostante ciò, le opere di Oliver ebbero una grande influenza nell'ambiente massonico dell'epoca e ciò spiega l'effetto deviante che esse determinarono non tanto nella Massoneria europea, che restò quasi sempre piuttosto fredda verso la problematica dei Landmarks, quanto nel più sensibile ambiente massonico americano in cui, di li a poco, il problema dei Landmarks esplose coinvolgendo un numero incredibile di autori, studiosi e di Grandi Logge.

Il primo effetto in tal senso lo si ebbe presso la Gran Loggia del Missouri, la quale nominò una commissione, presieduta da J.W.S. Mitchell, allo scopo di chiarire cosa dovesse intendersi per Antichi Landmarks. Il rapporto di questa Commissione fu adottato nel maggio 1900 dalla Gran Loggia e il Mitchell stesso riferisce che: la Gran Loggia delibera che gli Antichi Charges, come pubblicati dall'Ordine della Gran Loggia d'Inghilterra, nelle Costituzioni di Anderson, contengono tutti o quasi tutti gli Antichi Landmarks e usi della Massoneria, giusti da essere pubblicati. Delibera che nessuna Gran Loggia ha diritto di alterare, cambiare o emendare alcuna porzione degli Antichi Charges. Delibera che le Antiche Costituzioni, come contenute nella prima edizione delle Costituzioni di Anderson, sono o potrebbero essere considerate come la più alta autorità massonica su cui fondare un codice di leggi per il governo della Craft.

Queste affermazioni generiche non potevano, naturalmente, dissipare le molte incertezze in materia di Landmarks; nel 1852 si ebbe, infatti, una seria disputa fra la Gran Loggia di California ed il Gran Maestro Hyam circa i presunti Landmarks sulle prerogative dei Gran Maestro e, in particolare, su quello di fare Massoni a vista. La gran Loggia di California affermò il principio che il Gran Maestro è creatura della Gran Loggia e non ha nessun potere innato o divino, ma solo quelli conferiti dalla Costituzione della Gran Loggia stessa.

Di lì a qualche anno, la giovanissima Gran Loggia del Minnesota, dandosi una nuova Costituzione, il 9 gennaio 1856, enunciò nella VIII sezione di questo documento, 26 proposizioni che costituiscono, di fatto, il primo vero e proprio elenco di Landmarks, le cui origini, fonti, autori e ragioni sono perdute nelle nebbie del passato.

Nello stesso anno 1856, nel mese di giugno, il Codice della Legge Massonica, pubblicato nel Kentucky, da Rob Morris, riportò quello che si può definire in senso assoluto un secondo elenco consistente in 17 Landmarks.

Questo elenco venne criticato e rigettato dal succitato J.S. Mitchell del Missouri, il quale nel 1858, nella sua opera History of Freemasonry and Masonic Digest, suddivise, a sua volta, i Landmarks in orali e segreti: riportando il pensiero espresso della Commissione della Gran Loggia del Missouri, egli affermò che i Landmarks orali corrispondono agli Antichi Charges, di cui alle Costituzioni di Anderson del 1723.

Chi, tuttavia, diede il più sostanzioso contributo alla Teoria dei Landmarks in America fu certamente il Dr. Albert Mackey.

Albert Mackey, storico, ritualista e simbologista massonico, si interessò particolarmente agli antichi misteri e società misteriche. Su di lui ebbero molta influenza le opere di George Oliver ed egli faticò non poco e spesso senza riuscirci per sottrarsi dalle erronee e devianti teorie di questo Autore.

Il Mackey fu uno dei più facondi scrittori massonici americani e la sua autorità in America fu rilevante non solo durante la sua vita, ma anche per molto tempo dopo la sua morte, avvenuta nel 1881.

Le sue opere contengono numerosi errori e furono oggetto di critiche anche da parte dei contemporanei: nell'interpretare ogni insolito termine massonico, il suo costante orientamento fu sempre quello, di ricercarne una origine o una radice ebraica, semplicemente perché Oliver aveva affermato che la Massoneria era sorta dalla religione patriarcale e perciò era poco più che una istituzione ebraica, sfumata alquanto dalla nebbia dei secoli passati.

Nel 1856, Mackey pubblicò il Lexicon of Freemasonry in cui, trattando brevemente dei Landmarks, definì gli stessi l'universale linguaggio e le leggi universali della Libera Muratoria e tale definizione fu confermata nella sua successiva pubblicazione, The Masonic Law, edita nello stesso anno.

Fu solo nel 1858 che il Mackey pubblicò nella American Quarterly Review of Freemasonry i suoi famosi 25 Antichi, Universali ed Immutabili Landmarks.

Il fatto che Mackey abbia esplicitamente definito questo elenco il primo del genere non è da ritenersi doloso, ma dovuto a semplice ignoranza della pubblicazione degli altri due elenchi avvenuta nel 1856, come abbiamo già visto. Di questi due elenchi, infatti, si era avuta poca risonanza, mentre il terzo elenco, quello del Mackey, ebbe risonanza vastissima, anche perché esso fu pubblicato di nuovo l'anno successivo nel Text Book of Masonic Jurisprudence e ancora nella Encyclopedia of Freemasonry dello stesso Mackey, edita nel 1874.

In questa Enciclopaedia, Mackey afferma che: Questi segni peculiari di distinzione a mezzo dei quali siamo separati dal mondo profano e a mezzo dei quali siamo abilitati a designare la nostra eredità come Figli della Luce, sono chiamati i Landmarks dell'Ordine. Il linguaggio universale e le leggi universali della Libera Muratoria sono Landmarks, ma non tali sono le cerimonie, le leggi, gli usi locali, che sono vari nei differenti paesi. Tentare di alterare o rimuovere questi sacri Landmarks, con i quali noi esaminiamo e proviamo i diritti dei Fratelli a partecipare ai nostri privilegi è una delle più odiose colpe che un Libero Muratore possa commettere.

É da rilevare che, mentre affermò l'inalterabilità dei Landmarks nel tempo, lo stesso Mackey ammise, poi, che sull’argomento c'era stata molta diversità di opinioni tra gli scrittori. Egli citò quanto riportato da George Oliver e da noi ricordato più sopra e concluse che le definizioni precedenti erano ampie, ma insoddisfacenti perché escludevano cose essenziali e ne ammettevano altre, ma non essenziali.

Secondo il Mackey, infatti, il più sicuro metodo consiste nel restringere i Landmarks a quegli antichi e perciò più universali costumi dell'Ordine, i quali, o nacquero gradualmente come regole di azione, ovvero, se subito istituiti da una competente autorità, furono istituiti in un periodo così remoto che nessuna traccia della loro origine è possibile trovare in documenti storici.

Nonostante questa conclamata antichità, è da sottolineare che la prima edizione dei 25 Landmarks del Mackey fu preceduta da una breve spiegazione dalla quale appariva evidente che il Mackey aveva cercato di applicare alla Massoneria principi politici, alcuni dei quali tipici della Common Law. Egli affermò, infatti, che una società privata era solamente un impero, un regno o una repubblica in miniatura. Inoltre, egli considerava le costituzioni delle Nazioni imprigionate in antiche, uniformi, immutabili leggi non scritte. Per analogia, egli era convinto che i Landmarks erano leggi o usanze non codificate per iscritto, in uso da tempo immemorabile, per cui ogni traccia della loro istituzione o della loro origine era andata perduta.

Di questi suoi convincimenti e delle sue affermazioni, il Mackey non ha dato, né poteva dare, alcuna prova, né storica, né tradizionale: ciò non di meno, molti gli credettero in verba magistri. La fonte della sua dottrina fu e restò sostanzialmente quella dell'inglese Oliver: ad esempio, tutti i Landmarks di Mackey circa le prerogative del Gran Maestro erano basati sulle affermazioni del tutto fantasiose di George Oliver, secondo il quale l'istituzione della Gran Maestranza risaliva ad epoche remote. Da ciò il Mackey dedusse che il Gran Maestro, essendo esistito prima delle Grandi Logge, aveva prerogative proprie, escluse dalla competenza legislativa e regolamentare della Gran Loggia.

Vedremo più avanti come l'interpretazione della parola Landmark data dall'Oliver e dal Mackey fosse fondamentalmente erronea e deviata rispetto a quello che in tutta evidenza, i primi legislatori intendevano.

Per ora è utile mettere in rilievo che, sulla scia del Mackey, si cimentarono a produrre liste di presunti Landmarks non soltanto altri autori e studiosi americani, ma anche numerose Grandi Logge. Molti autori si sbizzarrirono a compilare liste da 1 a 2 Landmarks, fino a 50 o 60. Tra esse, a puro titolo di esempio, citiamo quelle di:

  • John W. Simons con 15 Landmarks nel 1864;

  • Luke A. Locwood con 19 Landmarks nel 1867;

  • H. B. Grand con 54 Landmarks nel 1894;

  • Alèxander S. Bacon con 3 Landmarks nel 1918;

  • Roscoe Pound con 7 Landmarks nel 1921;

  • Joseph D. Evans con 10 Landmarks nel 1923;

Per quanto riguarda poi, il dibattito che si sviluppò nelle Grandi Logge americane, va detto che alcune di esse introdussero tacitamente elenchi di Landmarks nelle loro Costituzioni, altre, invece, li adottarono ufficialmente, mediante apposite deliberazioni legislative.

Questo quadro rende, sia pure in sintesi, l'estrema confusione che si andava verificando nella Massoneria americana su cosa fossero i Landmarks.

Per quanto è a nostra conoscenza, ad eccezione del Grande Oriente Spagnolo che adottò una lista di 30 proposizioni, nessuna Grande Loggia fuori dagli Stati Uniti ha mai adottato liste di Landmarks, né se ne è occupata in maniera sistematica. Pertanto, soltanto occasionalmente l'argomento è stato trattato nelle Grandi Logge europee e limitatamente per indagare se una certa cosa fosse da ritenere Landmark.

In realtà il problema dei Landmarks fu scarsamente avvertito in Europa. Anche a livello di singoli studiosi si registrarono, infatti, solo due pubblicazioni di liste di Landmarks: la prima, nel 1871, fu compilata da parte di   J. G. Findel, famoso storico della Massoneria Tedesca, il quale ritenne di poter enumerare solo 9 Landmarks. La seconda fu compilata nel 1914 dallo studioso scozzese A.S. Mc Bride di Glasgow, il quale enunciò 12 Landmarks.

La cosiddetta Dottrina dei Landmarks non dette luogo soltanto alla produzione di liste più o meno ricche di Landmarks; a queste, e non poteva essere altrimenti, si accompagnò una miriade di definizioni che sarebbe impossibile trascrivere interamente in questa sede.

Volendo qui provare a sintetizzare queste definizioni in base agli indirizzi interpretativi espressi, si può affermare che: secondo alcuni, i Landmarks sono indefinibili se prima non si definisce la Libera Muratoria; secondo altri, i Landmarks frenano le innovazioni e limitano i poteri delle Grandi Logge; qualcuno considera genericamente i Landmarks i principi base o fondamentali o essenziali dell'Ordine; c'è chi sostiene che i Landmarks costituiscano il Corpo della Massoneria; altri dicono che essi sono i costumi stabiliti; taluno dice che sono leggi; altri,ancora, che sono leggi non scritte; qualcuno dice che sono leggi scritte e non scritte; c'è chi dice che non sono affatto leggi; qualcuno afferma che sono gli Old Charges o le dottrine della prima Grande Loggia; secondo altri, gli unici Landmarks sono la credenza in Dio e nell'immortalità dell'anima; altri dicono che sono i segreti e le cerimonie; altri, ancora, affermano che sono i modi di riconoscimento; c'è poi chi dice che sono tecniche operative; c'è anche chi nega perfino l'esistenza dei Landmarks; c'è infine, chi ritiene che i Landmarks possano essere solo scoperti ma non creati.

Di fronte a tali discordanti e contraddittorie linee interpretative, appare evidente lo stato confusionale della Dottrina dei Landmarks. Tenendo, poi, conto dei numerosi elenchi, altrettanto eterogenei per numero e per natura delle proposizioni contenute, le famose caratteristiche di antichità, universalità e immutabilità che i veri Landmarks dovrebbero avere per definizione, appaiono in questa Dottrina del tutto inesistenti e appare, perfino, impossibile il ricercarle in tale multiforme e contraddittorio contesto.

Nonostante questo penoso stato di cose, che praticamente dal 1858 in poi ha coinvolto quasi tutto il mondo massonico e, nonostante che la Dottrina dei Landmarks, in queste condizioni, dimostri il completo fallimento di gran parte degli esegeti rispetto alle intenzioni dei primi legislatori, le dottrine del Mackey e dei suoi imitatori conservano ancora notevole vitalità ed imperversano ancora oggi, pesantemente, condizionando le correnti di pensiero contemporanee e gli studiosi e scrittori massonici dei nostri giorni.

 

Indice

La dottina dei Landmarks I Landmarks e il concetto di regolarità Gli Antichi Landmarks I Landmarks della G.L. del Minnesota

I Landmarcks di Rob Morris I Landmarcks di A.G. Mackey I Landmarcks di J.G. Findel I Landmarcks di Roscoe Pound