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Il compimento di tutti gli atti magici è subordinato ad un rito in cui ogni fase ha una importanza fondamentale. La natura delle parole, degli scritti, dei supporti e degli atti è fondamentale nel compimento di ogni rituale... La nozione di egregore è basilare, perché è esso che reagisce alla qualità del rito... Un cerchio di convinzione, iniziatico o meno, sigilla con la sua esistenza un'energia alimentata dalla forma-pensiero dei propri membri; e tutti i pensieri emessi costituiscono, nei piani sottili, energie che gravitano intorno alle loro ragioni di essere.

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© Georges Lahy

Sullo stesso argomento è possibile consultare anche:

l'Egregore

L'Eggregora, l'unità metafisica della Massoneria

L'Eggregora e la Catena d'Unione

 

 

Il compimento di tutti gli atti magici è subordinato ad un rito in cui ogni fase ha una importanza fondamentale. La natura delle parole, degli scritti, dei supporti e degli atti è fondamentale nel compimento di ogni rituale.

Comprendete bene che il rito è l'inverso della profezia perché esso è rivolto al passato, allorquando la profezia contempla l'avvenire. La concretizzazione di un rito permette, quindi, di mettersi in sintonia con un momento di grande qualità del passato a cui il rito fa riferimento.

Per esempio, una festa pone, grazie al rito, i propri seguaci in armonia con un avvenimento importante della loro storia.

 

La nozione di egregore è fondamentale, perché è esso che reagisce alla qualità del rito. 

Dietro tutti i cenacoli spirituali o profani, si trovano delle forze sottili, i cui poteri sono inimmaginabili.

Ecco, allora, che alla luce di questa conoscenza, l'armonizzazione delle correnti di pensiero iniziatiche o profane di un gruppo, non dipende unicamente dal confronto (come si sostiene da tempo nella nostra Loggia); ma da altri elementi occulti, molto più profondi. Ma pochi Maestri conoscono il processo di armonizzazione delle forze del pensiero a tutti i livelli, sia sottili sia materiali, e questo perché le loro relazioni sono spesso incomprensibili. 

Un cerchio di convinzione, iniziatico o meno, sigilla con la sua esistenza un'energia alimentata dalla forma-pensiero dei propri membri. Tutti i pensieri emessi costituiscono, nei piani sottili, energie che gravitano intorno alle loro ragioni di essere. Così, tutti i pensieri in armonia e diretti verso un stesso scopo (per esempio, lavorare al bene e al progresso dell’umanità), si sommano e si uniscono per formarne uno soltanto. Ecco, questo agglomerato di energie sottili porta comunemente il nome di egregore. 

 

Quindi, un egregore è la sintesi di una forza collettiva, e contiene gli scopi, le speranze ed i desideri dell'insieme degli individui che vi si annettono. Questa forza creata non è necessariamente mistica, esistono degli egregori per ogni gruppo formato di persone; evolutivi o involuti, spirituali o profani. Bisogna notare tuttavia che soltanto gli egregori spirituali sono alimentati volontariamente, sostenuti ed utilizzati; gli altri esistono, perché la loro esistenza emerge esclusivamente da leggi naturali, ma questi egregori non sono strutturati e dunque difficilmente controllabili. 

 

Non c'è una parola ebraica che corrisponda direttamente alla parola egregore, la più prossima sembrerebbe "malakh" (]lam). Questa parola individua generalmente un angelo e vuole dire letteralmente "messaggero", ossia intermediario; e anche un egregore svolge un ruolo di intermediazione tra lo spirito e la materia, tra i membri del gruppo, tra il visibile e l'invisibile.

La tradizione cabalista ci informa, che quando dieci persone si riuniscono per pregare o compiere un rito, creano un malakh (un angelo) [Per la Massoneria le persone devono essere sette]. Le dieci persone riunite si chiamano “Minyan” (}ynm), ed è il numero minimo di persone necessarie per compiere certi riti e recitare certe preghiere (Kaddish).

Così, la preghiera (o il rito) di un Minyan forma un Malakh (un egregore) la cui la vocazione e l'energia sono motivate dalla Kawanah ossia dall’intenzione del gruppo. Se questo Malakh (cioè questo angelo-egregore) è regolarmente dinamizzato, crescerà in energia e diverrà sempre più potente; in caso contrario si esaurirà in breve tempo.

Le qualità del Malakh saranno sigillate da un nome (Montesion, per esempio), da un sigillo magico e da dei colori (lo stendardo di una Loggia, per esempio) da dei profumi  e dalle invocazioni che i membri del gruppo utilizzeranno per mettere in azione la forza del loro Malakh. Se questo Malakh è ben preservato, le generazioni successive, potranno continuare ad utilizzarlo, e questo grazie al rito perpetuato di generazione in generazione. Ecco perché, le invocazioni angeliche sono utilizzate ancor oggi, anche se, forse, con meno consapevolezza.

 

Occorre sapere che, è inutile invocare o evocare un Malakh (ossia un angelo-egregore) se la sua energia si è esaurita o è stata assorbita da un altro Malakh.

Come occorre sapere anche che, per utilizzare la forza di un Malakh, bisogna avere ricevuto una filiazione per trasmissione iniziatica,  altrimenti sarebbe inutile ogni tentativo di utilizzazione.

 

L'origine del termine "egregore" è abbastanza difficile da individuare. Si pensa che provenga dai testi sacri degli Hittiti o dalla Cilicia e che da li sia passato al greco e all'aramaico, giacché lingue utilizzate in questa provincia. In queste due idiomi, il termine significa "vegliare", "sorvegliare"; tali significati, da un punto di vista cabalistico, sono estremamente interessanti, perché  Albert Jellinek, studioso delle origini del misticismo ebraico, sostiene la radice "natar" come origine del nome Metratron. E "natar" vuole dire "guardiano", "sorvegliante" così, secondo questa etimologia, Metatron, che secondo la Tradizione è il signore di tutti gli angeli, sarebbe anche, per esenzione, il signore di tutti gli egregori.

Alla parola si è proposta, anche, una derivazione egizia, per la ragione che "GRE", in quella lingua significa "silenzioso"; e “GRA” “soglia”; e facendo allusione ad un egregore, lo si indica, sovente, come "guardiano silenzioso" o “guardiano della soglia”. 

   

La vita dell'egregore 

Il nome egregore rivela l'aggregazione di forze psichiche generate da una corrente spirituale. È una forza sintetica che deve essere alimentata regolarmente dalle energie in armonia col suo livello vibratorio. Ogni egregore vibra al suo proprio ritmo vitale, secondo il suo proprio codice di vita. In questo modo, soltanto le persone in unità con questo movimento vitale, e in eufonia con questo codice di armonia, potranno alimentare o utilizzarne la forza.

Un egregore, però, non vive soltanto di riti e di energie prodotte da un cerchio di uomini, ma anche delle entità occulte vengono progressivamente ad annettervisi. Questo, in risposta ad una legge di attrazione legata al grado vibratorio di queste entità. Da un punto di vista puramente occulto un egregore è un essere artificiale (Golem) fuori dalla percezione visibile. La sua immagine sarà quella che gli hanno dato i suoi membri con la loro fede, la loro devozione il loro entusiasmo e talvolta il loro fanatismo. 

Senza che ce se ne renda conto, i grandi egregori, buoni o cattivi, della nostra umanità regolano la vita del nostro pianeta dalla notte dei tempi. Una perfetta conoscenza della vita degli egregori che ci dirigono, permetterebbe di prevedere, e in parte di modificare, il corso degli avvenimenti.

 

Esistono degli egregori molto antichi e molto potenti i cui i riti sono spariti e quindi non sono più subordinati ai gruppi che li hanno creati; possiamo dire che sono tornati, in qualche modo, al loro stato primitivo di energia o che si sono indeboliti progressivamente (come unità) finendo per essere assorbiti da altri.

Altri ancora, divenuti molto potenti, si emancipano e si comportano come dei veri sovrani. Giungendo, per gradi, fino a neutralizzare il libero-arbitro dei loro membri, e a spingerli a commettere degli atti inintelligibili. 

Gli egregori di gruppi profani (per egregori profani bisogna intendere movimenti politici, gruppi di supporters sportivi, club diversi, gruppi di pensiero, eccetera...)  non hanno alimentazioni volontarie e disciplinate e pertanto possono sparire con la stessa rapidità con cui appaiono.

Da un punto di vista magico, un egregore può divenire veramente operante, soltanto se dei riti lo vivificano ad intervalli molto regolari; addirittura continui… se lo scopo è quello di renderlo più potente. Questo spiega perché, solo i gruppi umani a carattere rituale, generano degli egregori che durano indefinitamente, o almeno per molto tempo. 

 

Il ruolo del rituale nella vita dell'egregore 

Le tradizioni religiose più antiche, hanno sempre considerato l'arte del rituale una cosa molto seria; tanto che l’elaborazione di questi rituali non è per niente l'effetto del caso; come non lo è quello del nostro rituale, che abbiamo dettagliatamente esaminato nei giorni scorsi.

In seno a tutti i grandi movimenti, ci sono sempre stati degli uomini illuminati capaci di stabilire un processo di dinamizzazione di un egregore; per esempio i Cohanim che assistevano il Grande Sacerdote nel Tempio di Salomone ne sono un esempio.

Anche se per un profano un rituale, con le sue parole ed i suoi gesti, può sembrare insignificante (come per esempio potrebbe essere per la nostra rettangolarizzazione), in verità contiene delle autentiche chiavi magiche

Talvolta, il semplice effetto dell'invocazione collettiva rappresenta l'essenza della "carica" di un egregore; in questo caso, la forza dell'egregore riposa sulla quantità di membri che lo invoca.

Altre volte sarà un gruppo, anche ristretto, di iniziati, ma che sanno però maneggiare perfettamente le energie, a generare una forza occulta molto più potente, se non altro perché meglio controllata. Da qui l'importanza di un rituale rigorosamente costruito e perfettamente riprodotto. 

Generalmente, un grande egregore si avvia sotto l'impulso del fondatore di una tradizione. Se questo primo patriarca è sufficientemente competente, può costruirlo ex novo.  

 Ma è possibile, e generalmente è proprio questo il caso, assorbire o rivitalizzare un egregore già esistente.

Talvolta, un grande egregore può avere molte ramificazioni, in questo caso, è garantito un intimo legame tra tutte le sue componenti. Questo spiega come una grande religione (ma anche la Massoneria) possa essere costituita da parecchie correnti (Loggie), pur mantenendo la propria unità strutturale.

      

Si comprenderà meglio il criterio di queste ramificazioni, chiamate di assorbimento e di diluizione, osservando l'evoluzione di una creatura celeste attraverso le differenti correnti, dove la forza di base è sempre la stessa, ma le sue qualità e le sue rappresentazioni sono diverse; intendiamo presentare l'evoluzione del malakh Mikaël. Questo angelo si ritrova nella mistica ebraica, riconosciuto come uno dei sette prìncipi celesti ed il suo ruolo, in questa Tradizione, è molto importante. Tutte le religioni che derivano, in un modo o nell’altro da Abramo; tutte, dicevamo, hanno conservato questa grande forza, ma ognuna di esse in maniera autonoma, gli hanno attribuito delle specificazioni particolari. È diventato il Mik'aïl musulmano e l'arcangelo Michele del cristianesimo.

 

Il cristianesimo primitivo ha incontrato, alle origini del proprio sviluppo, delle antiche credenze di natura diversa. Gli antichi dei non furono immediatamente esclusi dai cristiani, ne restano, del resto, delle tracce ben chiare. Una serie di sottili operazioni determinarono il loro assorbimento all'interno di questo nuovo egregore che andava pian piano emancipandosi. In un primo tempo, le divinità locali furono gemellate al calendario dei santi e delle feste cristiane. Così, per ciò che riguarda le tradizioni di Grecia e di Roma, Michele fu associato ad Ermes e a Mercurio. Il calendario segnò allora, Michele-Mercurio. Poi, progressivamente, con l'affermazione del cristianesimo, si fece sparire l'antico dio, e non rimase che Michele. Ugualmente fu per il Lug gallico da cui Michele ereditò tutte le qualità. Mithra subì la stessa sorte, ed è per questa ragione che gli antichi luoghi di culto mitriaci sono dedicati ancora oggi a San Michele.

L'espansione in potenza, nel corso del tempo, dell'energia di Mikaël lascia intuire che essa avrà, con questo stesso nome o con un altro, il suo posto in una religione futura. 

Quando si parla di assorbimento dell'energia di un egregore da un altro, non si tratta sempre della scomparsa dell'antico egregore.

Due ipotesi sono da considerare:

 

  • un egregore assorbe interamente un altro; in questo caso c'è fusione, dei due ne resterà soltanto uno, diverso in essenza dai genitori ma, in ogni caso, molto simile alla loro energia per ereditarietà; 

  • oppure un ramo di un egregore si emancipa, in questo caso, importerà le forze-germi dall'antico ma che svilupperà in maniera autonoma. (È un po’ quello che succede nella gemmazione di nuove Logge)

 

Così, il cristianesimo e l'islam non hanno svuotato l'egregore israelitico "Mikaël" della sua sostanza, essi ne hanno preso soltanto i semi per farli germogliare altrove.

  

Una regola magica vuole che quando due egregorei si incontrano o si contrappongono, il più potente e dinamico finisca per assorbire più debole (questo processo può essere talvolta veloce, ma, generalmente, occorrono parecchi decenni o secoli).

Ancora, la legge naturale dell'evoluzione vuole che il più giovane abbia un vantaggio sul più vecchio. Da qui l'importanza di fare evolvere e di ringiovanire il proprio egregore. Se gli egegori sono entrambi molto potenti, ne deriverà un lungo conflitto che si concretizzerà in guerre fredde, e a volte anche reali tra le persone che appartengono a queste correnti.

Questo spiega tutti i conflitti religiosi che si accendono da millenni e che portano le guerre, i genocidi, il razzismo, le conversioni forzate eccetera... 

 

Si è accennato alla tradizione occidentale, ma la stessa cosa è, per esempio, con il buddismo. Quando il maestro Padma Sambhava introdusse il buddismo in Tibet, inizialmente guadagnò alla sua causa tutti i demoni e le divinità tutelari. Ciò gli fu possibile, perché utilizzò, ovvero rivitalizzò, l'egregore della antica religione Bôn-Po, impedendo così che il conflitto, tra il vecchio e il nuovo, fosse troppo radicale.

  

Non si pensi che un egregore sia costituito esclusivamente dalle forme-pensiero umane,  anche delle entità più o meno elevate vi sono incluse, numerosi Elementali dei differenti regni della natura ne fanno parte.

Da questo punto di vista, un egregore è una vera comunità occulta la cui vita è, al tempo stesso, fisica (grazie i suoi membri umani) e sottile (grazie alla compartecipazione delle sue entità celesti); e se un egregore è perfettamente generato, dispone di diversi corpi, sovrapposti nei differenti mondi occulti, di dove l'importanza di un rituale ponderato e  ben perpetuato. 

Il ritmo di vita di un egregore dipende, in gran parte, dalla regolarità dei rituali che l'alimentano, e l’esecuzione di questo rituale deve raggiungere, tramite ognuna delle sue parole o dei suoi silenzi, ogni cellula costitutiva della comunità vibratoria. È un vero piano di vita, con il quale non ci si può permettere il minimo errore, e dove il più piccolo difetto nel rituale ne altera anche il movimento vibratorio.

È per questo motivo che la direzione del rituale (il nostro Maestro delle Cerimonie) dovrebbe essere confidata ad una persona di esperienza, o almeno informata di certe chiavi essenziali che passeranno inosservate agli occhi dei non iniziati. 

In un rituale ben fondato sono presenti nomi divini, parole di potere, definizioni tradizionali dedicate, che i semplici aderenti (apprendisti, compagni ma anche moltissimi maestri) considerano soltanto come semplici pratiche, invocazioni, devozioni rappresentative della loro adesione. In realtà, l'egregore e le entità che lo costituiscono, rispondono a delle parole chiavi che lo dirigono e lo richiamano. La semplificazione o la modifica dei rituali, compromette seriamente l'armonia dei loro egregori, con conseguenze disarmoniche all'interno dei gruppi in cui tali rituali sono in uso. 

La vita sensibile ed essenziale di un egregore è assicurata dalla massa dei propri aderenti, ma la struttura attiva può essere assicurata soltanto dagli iniziati, tra i più capaci e più pratici. Il risveglio ed il collocamento in azione di questa energia, supera di molto il semplice affiliato, e a volte potrebbe anche indirettamente danneggiarlo. Di più, la responsabilità di un egregore è pesante da portare, gli iniziati che ne hanno il carico non possono permettersi nessun errore, sia durante il rituale sia nella loro vita di tutti i giorni

Un egregore risponde alle leggi più semplici della natura, vibra differentemente durante i grandi periodi cosmici, che egli subisce, come ogni cosa vivente.  

È per questa ragione che oltre il rituale regolare, si eseguono altri riti ad epoche molto precise. Generalmente, queste cerimonie hanno luogo agli equinozi, ai solstizi, alle Lune piene o alle Lune nuove e anche il transito dei pianeti è preso in considerazione. Questi momenti sono, secondo l’insegnamento magico, generalmente favorevoli alla rigenerazione di un'energia. Di contro, esistono dei periodi cosmici dove queste forze si indeboliscono. Diventa necessario, allora, che i membri si mettano in azione, affinché il loro egregore non diventi troppo vulnerabile.

 

Essere annesso ad un egregore comporta certamente dei vantaggi, ma anche degli inconvenienti che non bisogna trascurare; non potendosi accettare gli uni senza prendere anche gli altri. 

  • Tra i vantaggi possiamo annoverare che il membro approfitta dello slancio dinamico delle generazioni passate, e, talvolta, di una forza ascensionale determinante (ovviamente tutto dipende dalla qualità dell'egregore), beneficia di una protezione su tutti i piani ed in caso di bisogno approfitta dell'aiuto energetico di tutti i membri; come dire… il fatto di essere iniziato in un egregore rende le chiavi magiche attive. 

  • Ma, come detto, esistono anche dei detrimenti, dal momento che il membro perde la propria autarchia, subendo i movimenti di debolezza del proprio egregore, e se l'egregore non è più da lui dominato, vede la propria libertà di azione restringersi.

È spesso difficile lasciare un egregore, a meno di non farsi cacciare, scomunicare, o come si dice in Massoneria bruciare fra le colonne, ma le persone che le subiscono, spesso si trovano esposte a grossi problemi. 

Esistono fortunatamente dei metodi magici per lasciare un egregore senza subire troppi contraccolpi. Tuttavia, questi metodi, se non li si conosce, sono un poco complessi, la cosa più semplice è quella di andarsi a rifugiare, per qualche tempo, in un altro egregore.