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Nascita del Tarocco Soggetti tradizionali dei trionfi Tarocco e cartomanzia Aspetto grafico del Tarocco Sulla origine della parola Tarocco Sulla origine del vocabolo Trionfo La scelta dei soggetti per i Trionfi Il Tarocco come insegnamento?
Il mazzo di 78 carte comunemente noto come "tarocco" è stato uno dei primissimi tipi prodotti in occidente, e il primo in assoluto in Italia. Tali affermazioni si basano su un certo numero di documenti che risalgono al tardo medioevo: queste fonti forniscono la descrizione di giochi praticati a quel tempo, menzionando per la prima volta le carte da gioco come un passatempo delle corti principesche del nord Italia nella prima metà del XV secolo. È quindi ovvio che nel '400 le carte avevano già fatto il loro ingresso nel continente europeo, ma quando e in che modo questo fosse accaduto è ancora oggi un argomento di forte discussione. Il tarocco è composto da due distinti gruppi di carte: 22 soggetti individuali denominati trionfi, ordinati secondo una sequenza specifica, e 56 carte divise nei quattro semi classici, Denari, Coppe, Spade e Bastoni, chiamate carte dei semi. Nei giochi che si praticano col tarocco, le 22 carte illustrate fanno la funzione degli "atout" (o "briscole"); le pratiche di cartomanzia, invece, si riferiscono a queste carte chiamandole arcani maggiori. Sono spesso contrassegnate da un numero, sebbene tale dettaglio non fosse presente nei mazzi primitivi, la cui sequenza di base dei vari soggetti veniva imparata a memoria dai giocatori. Il 22º trionfo, il Matto, in genere è privo di numero, e lo si colloca di solito in fondo alla serie. La mancanza di un valore specifico si spiega col fatto che questa carta veniva usata più o meno come un jolly, cioè poteva valere tanto quanto il suo possessore riteneva più utile. Le 56 carte dei semi (o arcani minori, secondo i cartomanti) sono quattro serie i cui valori vanno da 1 (asso) a 10, terminando con quattro figure che raffigurano un fante, un cavaliere (o cavallo), una regina (o donna) e un re (la carta più alta); il loro valore è segnalato dal numero dei simboli dei semi, più o meno come nelle carte moderne, sebbene in complesso il loro aspetto sia più elaborato, e spesso abbellito da decorazioni supplementari. La maggior parte degli esperti considera i 22 trionfi una creazione italiana, mentre è fuor di dubbio che le carte dei semi originarono dai primitivi mazzi arabi importati in Europa nel medioevo, menzionati in una cronaca italiana del XV secolo come carte saracene. Nonostante la suddetta origine, però, l'idea di usare vere e proprie illustrazioni per le figure (fante, cavallo, ecc.) è anch'essa un retaggio occidentale: l'Islâm mette al bando la raffigurazione delle immagini umane, considerando tale pratica immorale. Dall'unico mazzo di origine mamelucca rimastoci si vede come le figure avessero solo decorazioni geometriche, col nome del personaggio scritto in lettere. Anche la terza figura del tarocco, la regina o donna, fu sicuramente una creazione occidentale. Il mazzo arabo non aveva che tre figure maschili; a causa dei rigidi codici islamici, che un personaggio femminile apparisse sulle carte da gioco non sarebbe stato neppure immaginabile. La ragione per cui la regina fu aggiunta alle tre figure già esistenti non è nota. Tuttavia, se vediamo in questi personaggi una simbolica rappresentazione del governo locale (in inglese le figure vengono chiamate court cards, cioè "carte di corte"), la regina riempiva ciò che per le dinastie regnanti occidentali avrebbe costituito un "vuoto gerarchico": la consorte del regnante, senza dubbio un'importante personaggio nella maggior parte delle corti europee tardo-medioevali. Da questa punto di vista, una connessione con le più antiche carte tedesche, che non erano tarocchi, appare molto probabile. Le 56 carte dei semi, quelle dalle quali sono sorti tutti i mazzi moderni, si fusero con la serie dei 22 trionfi probabilmente nella seconda metà del XIV secolo, ottenendo così il mazzo di 78 carte ancora in uso ai nostri giorni: questa viene comunemente considerata l'origine del tarocco, sebbene non sia possibile specificarne la data. Se i trionfi fossero stati già utilizzati da soli prima di fondersi con le carte dei semi, o - per dirla in altri termini - se fossero stati inventati per qualche tipo di gioco che usava le sole 22 carte illustrate, è ancora un argomento di discussione, che comporta un'interessante implicazione: infatti, se per qualche tempo i trionfi fossero state usati come tali, la nascita delle carte da gioco occidentali potrebbe subire uno spostamento indietro nel tempo rispetto a quella che si considera oggi la data ufficiosa (circa metà del XIV secolo), ma fino ad ora nessun documento scritto sembra dare credito a questa teoria. Salvo poche eccezioni, quelli raffigurati sui 22 trionfi sono soggetti standard. Ma poiché sono tutte rappresentazioni allegoriche, le illustrazioni hanno notevoli differenze da mazzo a mazzo, alcune delle quali davvero considerevoli. In ogni edizione del tarocco i trionfi si rivelano sempre una miscela di tradizione e rinnovamento, perché la scelta delle illustrazioni è sempre ispirata ai mazzi preesistenti, ma allo stesso tempo riflette elementi di innovazione dovuti alla cultura locale, alla religione, al gusto popolare, e via dicendo: ciò dà ragione della grande varietà di stili esistenti. Invece, l'ordinamento dei 22 trionfi è meno esposto al rischio di cambiamenti. La tabella seguente ne mostra la sequenza considerata classica, quella cioè che si ritrova nella maggior parte delle edizioni tradizionali. I | Il Mago | XII | l'Appeso | II | la Papessa | XIII | la Morte | III | l'Imperatrice | XIV | la Temperanza | IV | l'Imperatore | XV | il Diavolo | V | Il Papa | XVI | la Torre | VI | gli Amanti | XVII | la Stella o Stelle | VII | Il Carro | XVIII | la Luna | VIII | la Giustizia | XIX | Il Sole | IX | l'Eremita | XX | Il Giudizio | X | la Ruota della Fortuna | XXI | Il Mondo | XI | La Forza o Fortezza | | Il Matto |
In alcuni tarocchi, però, i soggetti sono ordinati diversamente: sarebbe un errore affermare semplicemente che quello descritto sopra è l'unico "ordinamento corretto": per il giocatore di tarocco, che il Carro sia una carta più o meno alta della Temperanza, o che il Giudizio vinca o perda contro il Mondo, fa ben poca differenza, se i valori attribuiti ad ogni soggetto vengono stabiliti di comune accordo fra i giocatori prima di cominciare la partita. Quindi, considerando che i trionfi dei primi tarocchi non avevano numeri (i giocatori conoscevano bene il valore di ciascuna carta), si comprende facilmente come possano essersi verificati alcuni cambiamenti quando il gioco del tarocco si estese di città in città.
Per oltre tre secoli, in tutti i paesi europei dove il tarocco si era andato diffondendo, l'unico uso che si faceva di questo mazzo era per giocare a carte. Solo nella seconda metà del XVIII secolo si cominciò a correlare il tarocco ad attività esoteriche, che più tardi sfociarono nella cartomanzia, così come la conosciamo oggi. Ciò può essere considerato un autentico bivio nella storia degli stili del tarocco, perché da questo momento in poi nella maggior parte dei mazzi nati per essere usati da chiaroveggenti, alle illustrazioni classiche cominciarono ad affiancarsi alcuni simboli ispirati alla mitologia dell'antico Egitto o alla Qabalah ebraica: infatti molti tarocchi per cartomanti hanno una diversa lettera dell'alfabeto ebraico su ciascuno dei trionfi (o arcani), che - si sostiene - avrebbero una specifica relazione col significato di ciascuna carta. È quasi inutile sottolineare che nei secoli precedenti una simile idea sarebbe sicuramente stata bandita in quanto "eretica", e duramente punita. Ma il movimento romantico del XIX secolo agì da catalizzatore in favore di tali pratiche esoteriche, e all'alba del XX secolo furono disegnati due dei più famosi tarocchi da cartomanzia, il Ryder-Waite e il Wirth. Al giorno d'oggi, nonostante molti parti del mondo abbiano conosciuto un revival della cartomanzia in seguito al movimento New Age, in alcune zone europee il tarocco viene ancora usato per il suo scopo originale, cioè per giocare. Paesi quali la Francia, la Germania, l'Austria, l'Ungheria, alcune regioni italiane, e poche altre, continuano a mantenere viva la tradizione dei giochi praticati col tarocco; in molti casi, però, il tipo di mazzo usato ha qualche differenza rispetto a quelli primitivi, ciò che rappresenta l'ultimo livello di un ideale "albero genealogico" del tarocco. Nello stile classico, le carte dei semi seguono il sistema cosiddetto italiano o spagnolo, su cui i mazzi di questi due paesi ancora si basano. I Bastoni vengono raffigurati come mazze da cerimonia, diritti, spesso con pomi alle estremità e con decorazioni più o meno ricche lungo il loro fusto. Le Spade invece sono in genere sottili, nere e ricurve come sciabole. In entrambi i semi i simboli sono distribuiti in complicati motivi, e nella maggior parte delle illustrazioni piccole figurine allegoriche riempiono gli spazi vuoti. Gli assi e le figure, invece, mostrano una certa libertà di stile, sebbene alcuni dettagli comuni, come ad esempio la mano che regge l'asso di Bastoni (un randello) e l'asso di Spade, appaiano nella gran parte delle versioni classiche. I Denari del tarocco sono a volte decorati con una stella a cinque punte, e questo ha valso loro il nome alternativo di "pentagrammi" che viene talora usato nella letteratura anglosassone. Tuttavia non è che uno dei molti motivi geometrici con cui questo seme viene decorato. Assai spesso i trionfi riportano il nome del soggetto, scritto per esteso; talora anche le figure (e, di rado, gli assi) hanno il nome della carta. Questa non è certamente una caratteristica originale, poiché in nessuno dei tarocchi primitivi tali carte riportavano i nomi dei soggetti raffigurati; molto probabilmente le suddette diciture sono un'aggiunta che risale al XVII secolo, e uno degli stili più famosi nei quali appaiono è il tarocco di Marsiglia. Non considerando la produzione moderna, che ora punta molto al mercato dell'esportazione, i vecchi mazzi avevano il testo scritto solo nella lingua locale, nella maggior parte dei casi l'italiano o il francese. Un numero di tarocchi assai più esiguo aveva nomi in tedesco o anche in fiammingo, mentre l'inglese fu usato solo a partire dal XIX secolo. Le varie teorie su questo vocabolo sono abbastanza speculative, poiché nessuna fonte è stata mai in grado di fornire una vera prova a riguardo della sua reale origine e del suo significato. Nel XV secolo il nome trionfi indicava non solo le carte figurate ma l'intero mazzo. Forse per evitare confusione il nome di quest'ultimo fu mutato in tarocco circa un secolo più tardi. Sono due i principali indirizzi che gli studiosi seguono per spiegare questo nome: quello che affonda le radici nella mitologia egizia ed invoca per queste carte un'origine magica o esoterica (dall'egiziano tar = "strada, via" e ro = "reale"), e una teoria più razionale, che si basa sull'origine araba delle carte occidentali. A prescindere dalla totale mancanza di prove che nel corso della storia egizia siano mai apparse carte da gioco, vi sono alcuni elementi linguistici che potrebbero supportare la tesi dell'origine araba. La parola originale italiana era, ed ancora oggi è, TAROCCO. La maggior parte delle lingue europee ha modellato il termine corrispondente su questa base, da cui il francese tarot (usato anche in inglese, spagnolo e portoghese), il tedesco tarock, l'ungherese tarokk, e così via. In italiano il termine ha ancora due significati: è il mazzo di 78 carte che comprende 22 trionfi e 56 carte dei semi, ma è anche il nome di una varietà di arance siciliane, dalla sfumatura dorata e dalla scorza marcatamente butterata. Non bisogna dimenticare che la Sicilia ha rappresentato l'interfaccia geografica e culturale fra la civiltà araba delle coste africane settentrionali e la penisola italica. Una relazione fra questi due significati di tarocco apparentemente esiste: le prime carte arabe che nel medioevo raggiunsero l'Europa attraverso la Sicilia erano probabilmente fatte con (o rivestite da) sottili foglie d'oro, finemente sbalzate, cioè in rilievo, come la buccia delle arance. La stessa tecnica, una foglia d'oro battuta, era usata anche per la manifattura di alcuni fra i più antichi esemplari di tarocco di cui si abbia notizia, quali i famosi mazzi viscontei. Sebbene ciò non sia provabile, una decorazione così sontuosa per immagini relativamente piccole, dipinte su un cartoncino, che dovevano servire per giocare, potrebbe essere stata ispirata dagli stessi modelli dai quali le carte sono derivate (cioè dai mazzi arabi). Che tale passatempo non fosse un semplice gioco di fortuna nel quale si scommetteva del denaro, ciò che oggi definiremmo "gioco d'azzardo", lo suggerisce il fatto che tale pratica è vietata dall'Islâm, eppure è cosa certa che nei paesi arabi venivano usati mazzi simili a quello detto Mulûk wa-Nuwwâb (XV secolo), l'unico ad essere ancora parzialmente esistente. Il verbo arcaico taroccare, ora non più in uso, indicava la tecnica per mezzo della quale gli orafi decoravano le superfici coprendole con una foglia d'oro battuta, a volte con motivi a losanga. Tutti i trionfi del mazzo Visconti-Sforza hanno come sfondo una decorazione di questo tipo. Questa è anche l'origine del termine francese taroté che indica lo stesso motivo (cioè serie di losanghe, o rombi, o quadrati adiacenti gli uni agli altri), ancora oggi comunemente usate per il dorso delle carte da gioco. Quindi la radice del vocabolo potrebbe derivare da un termine arabo che abbia una qualche connessione con questo tipo di antica tecnica decorativa, una teoria che è stata già proposta dalla rivista italiana Carte ®. E una voce araba compatibile con questa teoria in effetti esiste: il verbo taraqa, che significa "martellare", ha una stretta somiglianza fonetica con la radice occidentale; il participio passato del verbo ("martellato") è matrûq, la cui parte finale è anche piuttosto simile. Può tale somiglianza fra taraqa e tarocco essere una semplice coincidenza?
Come già accennato, il termine trionfi indica le 22 carte figurate, ma in origine era il nome dell'intero mazzo, e l'antico passatempo per cui veniva usato, il Gioco dei Trionfi, ne è una chiara testimonianza. Sebbene questa teoria non abbia prove concrete, potrebbere esistere una correlazione fra questo vocabolo e il 7º soggetto, il Carro. In epoca romana, quando un generale si distingueva in guerra, gli veniva attribuito un triomphus: nel corso di questa celebrazione, il capo delle armate entrava a Roma guidando il suo carro trainato da quattro cavalli bianchi, e passava sotto un arco di trionfo costruito in ricordo delle sue gesta, mentre la popolazione festante lo acclamava. In questa occasione, il generale indossava una speciale tunica e una corona. Il trionfo numero VII, nella sua versione classica, ha diverse similitudini con tale rappresentazione: la carta mostra un carro, guidato da una figura che in alcuni mazzi è di sesso maschile (il generale), ma talvolta femminile (comune allegoria della Vittoria), e spesso ha una corona, simbolo di autorità, assumendo un'atteggiamento di comando; il numero dei cavalli è due, ma ciò non altera il valore simbolico di questo personaggio. In alcuni mazzi di tipo esoterico, il significato di questo soggetto, "trionfo, vittoria", è chiaramente indicato sul bordo della carta stessa. Scelta dei soggetti per i Trionfi Un frequente interrogativo sulle immagini raffigurate nei trionfi è "perché soggetti poco allegri, come l'Appeso, il Giudizio, la Morte, il Diavolo e altri, furono originariamente scelti per un mazzo di carte destinato a un gioco?". Alla pari di molti altri misteri riguardanti i tarocchi, anche questo viene ancora discusso. In ogni modo, i 22 trionfi si riferiscono piuttosto evidentemente alla condizione umana, dalla prima carta della serie, il Bagatto (che si riferisce a un prestigiatore, cioè un'attività di scarso rilievo) attraverso i diversi livelli di potere (l'Imperatrice e l'Imperatore l'autorità temporale, mentre la Papessa e il Papa sono a capo di quella spirituale), attraverso stadi della vita e condizioni umane (gli Amanti, l'Eremita, l'Appeso, la Morte), virtù (Giustizia, Temperanza, Forza), paure ancestrali (il Diavolo), fino a risalire il cosmo con le Stelle, la Luna e il Sole, per terminare con il Giudizio (ovvio riferimento al Giudizio Universale), ed infine il Mondo, l'estremo soggetto della serie, che in effetti andrebbe interpetato come "l'Universo nel suo insieme": nel gioco del tarocco questo trionfo catturava qualsiasi altro valore, quasi come se un simbolico compendio dei precedenti soggetti li comprendesse (quindi li catturasse) tutti. Un percorso così marcatamente simbolico per un gioco di carte non dovrebbe in realtà sorprenderci, se si tengono presenti gli importanti cambiamenti culturali che andavano verificandosi negli stessi anni in cui il tarocco fu probabilmente inventato. La corrente di pensiero dell'Umanesimo (XIV secolo) aveva già esaltato la superiorità dell'essere umano sulla natura, in netto contrasto con l'umile condizione nella quale l'uomo era rimasto per lungo tempo confinato durante il medioevo. Inoltre gli studiosi stavano riscoprendo molti testi classici greci che erano caduti nell'oblìo. Circa un secolo più tardi, questo profondo mutamento culturale avrebbe condotto al fiorire del Rinascimento. Intanto, il neoplatonismo, che nel XIV secolo era risorto al ruolo di dottrina filosofica dominante, aveva riportato il concetto dell'Universo organizzato nella forma di una serie di livelli concentrici, ciascuno dei quali era un po' più vicino a Dio del precedente. Ciò rende sufficientemente comprensibile perché i 22 trionfi fossero organizzati come una sequenza di immagini il cui valore nel gioco cresceva in ragione del valore morale o spirituale del soggetto rappresentato. Le fonti da cui la maggior parte dei soggetti venne tratta erano opere d'arte medioevali, quali dipinti, affreschi, e soprattutto libri miniati, che il rinnovato interesse per le belle arti aveva fatto nuovamente conoscere a molti studiosi e artisti. Non è una coincidenza il fatto che alcune delle più pregiate carte da gioco antiche, fra cui i celebri tarocchi dei Visconti, furono realizzate da artisti che erano anche miniatori di libri, essendo le carte stesse una forma di arte piuttosto simile. Per molti passatempi tradizionali (non solo le carte da gioco), un elemento importante che esalta l'interesse dei giocatori è un immaginario scenario o ambientazione in cui far svolgere il gioco: per esempio, gli Scacchi rappresentano un'ideale battaglia fra due eserciti, il Backgammon e altri giochi simili equivalgono ad una corsa a tappe, ecc. ecc. Dunque, nel XV secolo, poteva un gioco scegliere tema migliore della stessa vita umana per avere successo presso la maggior parte delle corti nobili? Tanto le regole del gioco che i soggetti raffigurati dalle carte potrebbero aver richiesto qualche tempo per raggiungere una combinazione ideale ma alla fine, forse, questa fu conseguita, come testimonia il fatto che il tarocco non ha mai subito modifiche sostanziali, e che i giochi che vi si praticano oggi sono ancora basati su antiche regole che vengono fatte risalire al XVII secolo o persino a epoche più remote. Una delle teorie più interessanti circa la scelta dei soggetti per i trionfi è quella secondo cui le 22 carte figurate potrebbero essere state in origine uno strumento educativo. Un antico documento, la cui veridicità non è purtroppo sondabile in alcun modo, è il diario di viaggio di una compagnia di francesi che nel 1227 visitarono l'Italia: le loro note riferiscono che nelle corti dei nobili i bambini giocavano con piccole illustrazioni finemente decorate, menzionate col nome di "carticellas", un termine che suggerisce figurine dipinte su carta o cartoncino. Sebbene non sia escluso che ciò sia frutto di fantasia, è emozionante immaginare che queste illustrazioni possano essere state i progenitori dei futuri trionfi, subendo nel tempo alcuni cambiamenti, lentamente sviluppandosi nella serie che oggi è ben nota a tutti, o almeno fornendo un'ispirazione per la loro creazione. Il concetto di giochi come metodo educativo, però, non è del tutto gratuito. Fra i mazzi di carte prodotti nel Rinascimento, quello famoso conosciuto col nome di Tarocco di Mantegna (pur non essendo un vero tarocco) risale al 1460-70 circa. Ha 50 carte, che raffigurano la gerarchia dell'universo, dall'umile mendicante fino alla struttura stessa del cosmo. Le carte sono divise in gruppi o "livelli", in accordo con le suddette teorie neoplatoniche. I soggetti del mazzo detto di Mantegna e il loro ordinamento ne suggeriscono fortemente uno scopo educativo. Una certa somiglianza fra queste carte e il vero tarocco è innegabile, e quantunque l'ordinamento e il numero dei soggetti non corrispondano, la progressione è praticamente la stessa, e si ritrovano analogie fra le illustrazioni appartenenti ai due mazzi.
Altre fonti descrivono come, sempre nel Rinascimento, alcuni tutori per l'insegnamento ai figli dei nobili facessero ricorso a carte illustrate. Ma ciò non prova alcuna relazione fra tali illustrazioni e le carte da gioco. Ciononostante, nel XV secolo le carte potrebbero non essere state considerate un semplice passatempo popolare (come avviene oggi), ma un'attività il cui duplice scopo era quello di divertire e allo stesso tempo costituire una fonte di insegnamento morale, ciò che ai nostri giorni verrebbe definito un "gioco educativo". Tale concetto può servire a spiegare la decisione, circa 150 anni più tardi, di aggiungere al mazzo delle Minchiate un maggior numero di trionfi, come variante del tarocco classico.
Se anche le antiche "carticellas" fossero state uno strumento educativo, il fatto di essere viste in mano a bambini troverebbe una spiegazione logica. Diversi studiosi, però, rigettano questa teoria, negando qualsiasi rapporto fra la suddetta testimonianza e i 22 trionfi del tarocco.
Indice
L'origine L'ordinamento dei Trionfi Il Tarocco di Marsiglia |