Ma perché questa digressione sui compiti e i limiti della storiografia? Evidentemente, proprio a partire dall’opera congiunta di Boll - Bezold - Gundel [1], per passare poi alle ricerche distinte dello stesso Franz Boll, di W.Gundel, di Franz Cumont [2] e arrivare ai pregevoli benché insufficienti lavori di A.Warburg, Fritz Saxl, L.Thorndike [3] e di qualche altro minore, si dispiegava una strana e ibrida miscela di originalità e pregiudizio, coraggio e inadeguatezza, slancio volenteroso verso territori inesplorati e autocensure a carattere razionalistico - positivistico di vario tipo. Il "dissodamento" di una materia così delicata e complessa come l’astrologia veniva operato da insigni studiosi che, nonostante gli indubbi meriti "fattuali" delle loro ricerche, non seppero essere metodologicamente rigorosi, a scapito della stessa ricostruzione storica, troppo spesso manchevole, superficiale, se non addirittura aberrante. Se ad una osservazione attenta appare sorprendentemente superficiale e inappropriato l’approccio sociologico di Th.W.Adorno in un saggio del 1957, tradotto in italiano solo molti anni più tardi [4], non si potevano registrare significativi progressi nelle opere di W.E. Peuckert, W.Knappisch,, D. e J. Parker, A.Kitson,, J.Hallbronn e S.Hutin, J.Tester [5]: troppo limitate e limitative ne erano le premesse, gli svolgimenti, le conclusioni. La storia degli storici ufficiali - cui si univa qualche outsider di rilievo - confessava puntualmente, lungo tutto un secolo di tentativi malriusciti, la propria impreparazione ad affrontare ab imis fundamentis et in medias res l’argomento trattato. Trattato, per l’appunto, ma spesso poco conosciuto e letto attraverso lenti spessissime e opache per i molteplici pregiudizi. Il problema era ed è, ne siamo convinti, soprattutto di metodo. Una storiografia, quand’anche originale, innovativa,acuta, penetrante, che sia tuttavia incapace di attenersi rigorosamente a dei saldi e condivisi oltre che condivisibili principi metodologici, abdica dai suoi fini e abortisce inevitabilmente nonostante le belle e suggestive premesse. Proprio per questi motivi appaiono, d’altro canto, strutturalmente inservibili le molte pagine che alla storia dell’astrologia o alla "teoria" e alle teorie astrologiche hanno dedicato gli ‘astrologi’ contemporanei.. Intendiamoci: possiamo a buon diritto considerare alcuni fra i più importanti cultori di questo secolo dell’arte di Urania come interessanti "filosofi", rielaboratori di dottrine più o meno antiche alla luce di moderni sincretismi. Ma tutti e ciascuno di questi spesso affascinanti devoti dell’arte dispiegano il proprio ingegno senza interrogarsi sui fondamenti primi dei sistemi che incessantemente rifondano, riformano o rivoluzionano. Sostanzialmente, costoro finiscono con l’accettare acriticamente l’una o l’altra delle premesse "derivate", dei postulati secondari che storicamente fondarono, lungo i secoli, le pratiche e le specifiche dottrine astrologiche, senza peraltro svolgere una generale indagine dubitativa sul senso "ultimo"e "primo" dell’antica scienza dei cieli. Senza contare che, proprio là dove essi si cimentano in tentativi di ricognizione diacronica di questa tradizione, il carattere approssimativo e inadeguato degli "strumenti" eruditi utilizzati rende palesemente inconsistenti, anche agli occhi dei lettori meno "esperti", le "genealogie" culturali e le ricostruzioni storiche proposte. Così, converrà citare quali importanti cultori ed interpreti di astrologia del sec.XX, ma non certo come storici degnamente attrezzati o teorici capaci di efficace critica epistemologica, personaggi indubbiamente non privi di una certa notorietà come P.Choisnard, H.Freiherr von Klockler, Andrè Barbaullt, Dane Rudhyar, Stephen Arroyo, Alexander Ruperti, Liz greene e Lisa Morpurgo. Gli "ingredienti" essenziali che mi sembra di poter constatare in seno a questa spesso vivace e intellettualmente "intrigante" astrologia contemporanea sono: A) Connessioni variamente modulate con la psicologia moderna e la psicoanalisi in generale e con la Psicologia Analitica dell’onnipresente e citatissimo C.G.Jung , in particolare; B) orientamenti "umanistici" in senso lato con ascendenze "teosofiche" varie; C) un uso consistente di indagini statistiche a supporto della "scientificità" dei lavori prodotti. Prescindendo dall’interesse e dal fascino che un ‘movimento’ culturale siffatto può suscitare nell’animo del lettore medio del nostro ‘villaggio globale’ planetario - e infatti le librerie e i ‘siti’ internet sono letteralmente invasi da ‘materiali’ di tale ‘provenienza’ - i "neoastrologi" cui ho appena accennato, ‘accompagnati’ dagli storici, dagli antropologi e dai sociologi ‘accademici’ di tutto il XX secolo costituiscono semmai un possibile "oggetto" di una ricerca volta a storicizzare l’astrologia o a rimetterne in discussione i presupposti teorici, non certo gli antesignani di questa stessa impresa, di cui non seppero o non vollero essere capaci. Tuttavia, in questi ultimissimi anni, si sono iniziate a registrare alcune piacevoli novità, specialmente in Italia.. Se Giuseppe Bezza ha proseguito un’opera preziosa di traduzione e commento di testi fondamentali per la storia dell’astrologia [6], il 1996 ha visto la pubblicazione di quello che davvero potrebbe essere un discreto viatico per una profonda e sostanziale rimessa in discussione di un secolo di approcci balbettanti e insufficienti. Alludo a Scritto negli astri. L’astrologia nella cultura dell’occidente [7].di Ornella Pompeo Faracovi. Questo libro rappresenta, probabilmente, il tentativo finora meglio riuscito di indagare con rigore storico la complessa querelle astrologica. Esso, d’altra parte, non risulta neanche sprovvisto di sagaci riflessioni a carattere teorico - epistemologico. L’autrice stessa sottolinea l’esigenza imprescindibile di coniugare insieme "momenti" di storia "interna" ed "esterna"dell’oggetto in questione, al fine di elaborare più precisamente il significato di un orizzonte di ricerca così complesso. La Pompeo Faracovi, nel primo capitolo del suo libro, ironizza sottilmente sul fatto che: "A nessuno verrebbe in mente di fare la storia, poniamo, di una corrente letteraria, di un dibattito filosofico, di una disputa scientifica, senza averne preliminarmente indagato temi e problemi. Allo stesso modo, nessuno azzarderebbe una critica della filosofia di Heidegger, o dell’epistemologia di Popper, senza averle prima esaminate a fondo: né un’indagine storica, né una discussione teorica sarebbero proponibili, in assenza di un’adeguata conoscenza dei quadri concettuali di cui si vogliono seguire gli sviluppi o discutere le implicazioni. Tutto il contrario accade, di regola, per l’astrologia, come notava, ormai è quasi un secolo, uno dei pionieri della rinascita astrologica del Novecento, Paul Choisnard: i suoi avversari mostrano invariabilmente di considerarla indegna di seria confutazione, pur senza potersi esimere dal riconoscere laconicamente il fatto, per loro inspiegabile, che molti spiriti illustri l’hanno coltivata. Nella maggioranza dei casi, i detrattori dell’arte di Urania ne hanno una conoscenza superficiale e orecchiata, seppur non ne ignorino palesemente tecniche e assetti disciplinari. La loro presa di posizione si struttura in rapporto a una immagine stereotipata e di maniera, assunta di seconda o terza mano da una lunga tradizione di polemiche antiastrologiche, con scarsi sforzi di documentazione diretta. E pour cause: poiché si dà per certo che l’astrologia sia solo superstizione e credulità, ecco l’incompetenza diventare, inopinatamente, una virtù. Così, nella famosa inchiesta sui risvolti psico - sociologici dell’uso contemporaneo dell’astrologia, vediamo Theodor Adorno impiegare una sola volta, con fastidio, termini dal sapore vagamente tecnico, come quadratura, congiunzione, opposizione, quasi il solo fatto di introdurre tali riferimenti rischiasse di trasformare l’austero studioso in un credulo adepto.Non mancano situazioni nelle quali gli autori di impegnative storie dell’astrologia danno prova di radicale incertezze sui rudimenti della disciplina, equivocando sul significato di termini come casa o domicilio, confondendo le tecniche dell’astrologia oraria con lo studio dei transiti, o usando a sproposito il termine progressione.Quando poi, con somma audacia, qualcuno mostra di saper seguire l’interpretazione di un tema natale, lo fa quasi scusandosi, come colto a trastullarsi con un passatempo infantile, che nulla ha a che fare con le proprie abituali occupazioni." L’autrice centra il bersaglio in modo impeccabile. Notevolissima, lungo tutta l’opera, la capacità di "distinguere" fra le molte impostazioni teorico - pratiche assai diverse tra loro che hanno convissuto sotto la medesima titolazione onnicomprensiva di "astrologia". Titolazione non arbitraria solo se accompagnata da uno sguardo abbastanza acuto da rilevare denominatori comuni attraverso significative differenze. Insomma la Pompeo Faracovi fa opera di storia, diligente e sottile quanto occorre. Presuppone per lo storico dell’astrologia - e dunque per se stessa, essendo poi perfettamente in grado di dimostrarlo, pagina per pagina - una necessaria competenza tecnica degli argomenti trattati: un assunto metodologico sacrosanto eppure assai trascurato in passato. E nondimeno il suo libro appare di valore ineguale, al suo stesso interno. E così giungiamo al "cuore" del problema, o meglio, dei molti problemi evocati in queste poche righe. |