Questa canzone si ritroverà nella
Lyra dei Massoni del 1830 e nella Raccolta di
Orcel del 1867.
Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, il
Fratello Moreau menzionato come autore non è il
famoso César Moreau direttore del giornale Le Monde,
ma un altro Moreau, membro della Loggia Perfetta
Riunione, la quale, sotto l'impero pubblicò questo
testo
Questo C. A. Moreau è in effetti
Charles-Francesco-Jean-Battista Moreau Di Commagny,
autore drammatico particolarmente prolifico.
Quantunque di formazione legale, si dedicò alla
composizione di drammi ed al giornalismo. Ad
iniziare dal 1806, solo, e a volte in collaborazione
con Désaugiers, mise in rappresentazione una
cinquantina di sue produzioni.
Come giornalista, scrisse numerosi articoli, curando
una cronaca teatrale per molti anni e prenderà
parte, dopo il 1830, alle redazioni politiche. Sarà
nominato durante il regno di Louis-Philippe maestro
delle richieste in servizio straordinario.
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Mentre l'uomo solitario,
Aspettando l'eternità,
Si vede privato su questa terra
Della dolce fraternità;
Figli della massoneria,
Uniti da un stesso giuramento,
Scendiamo più gagliardamente
Il fiume della vita.
Vedete questo birbone che calcola
Il frutto vergognoso dei suoi furtarelli;
E questo usuraio che specula
Sulla disgrazia dei suoi vicini.
Figli della massoneria,
Non ammettiamo mai sulle nostre panche
Questi pirati e questi furbastri
Del fiume della vita.
Lasciando mormorare la stupidità
E gemere la fredda ragione,
Che la follia e la franchezza
Compongono nero carico;
E viaggiatori senza gelosia,
Con manovra che raddoppia di sforzi,
Cogliamo alcuni fiori sui bordi
Del fiume della vita.
Facciamo del bene, ha detto il saggio;
È un mezzo facile e dolce
Di lasciare del nostro viaggio
Qualche ricordo dopo noi.
E che nessuno massone dimentichi
Seguendo prontamente queste leggi,
Che non si attraversa due volte
Il fiume della vita.
Prendendo la virtù per stella,
E per piloti i nostri desideri,
Voghiamo, amici, a piena vela
Sotto il padiglione dei piaceri:
E, la nostra corsa così piena,
Non avremo più a dispiacerci
Di non potere risalire
Il fiume della vita. |
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