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State ascoltando "L'Acacia"

 

Questo cantico è presente contemporaneamente:

  • Nelle "Faville Massoniche" di Delorme; anche se nella edizione del 1806, è presente con un altro titolo: "Cantico cantato ad un Banchetto di Maestri"

  • Nelle poesie e canzoni massoniche contenute nel fascicolo dello stesso Delorme "I falsi Massoni", satira, seguita da poesie e canzoni massoniche della Loggia "Perfetta Riunione".


Se il nome di Hiram è talvolta citato in altre canzoni, non sono però tanto esplicite - anche se il suo nome è ricordato - sul contenuto della sua leggenda, come invece avviene in questa canzone.
A ragione, quindi, questo Cantico, può essere considerato come un vero e proprio inno del 3 grado.

L'ultima strofa gioca sulla qualifica di Hiram come Gran Maestro dei massoni per introdurre una conclusione quasi inevitabile per quel periodo: la testimonianza di fedeltà alla famiglia imperiale, qui sotto forma di omaggio al Gran Maestro (del Grande Oriente questa volta), Joseph Bonaparte. L'anno dell'uscita della satira: "I falsi Massoni", il 1808, è precisamente anche quella della sua incoronazione come re di Spagna, dando luogo ad una nota a piè di pagina.

Questa nota che lo riguarda non appartiene però alle "Faville Massoniche" di cui una delle edizioni data 1806, quindi antecedente all'incoronazione di Joseph Bonaparte a re di Spagna.

In queste "Faville Massoniche" l'ultimo verso, tuttavia, differisce secondo le edizioni: in una troviamo scritto: ", É del molto venerabile gran maestro", nell'altra edizione (quella del 1806) si trova scritto: "Di un sovrano nostro gran maestro"; per inciso evidenziamo che nei due versi "Gran Maestro" è scritto in minuscolo; del resto Joseph era divenuto Gran Maestro del Grande Oriente di Francia nel 1804 e re di Napoli nel 1806.

 

 

1. Joseph Napoleone, re di Spagna, era in questo periodo Gran Maestro dell'Ordine, in Francia


Ti saluto, albero illustre

Per la fermezza massonica,

Sulla tua scorza simbolica

Leggo questo precetto sacro;
Fratello, all'ordine tu devi tessere,
Muori se necessario nei tormenti,
Ma custodisci sempre i tuoi giuramenti,

E sappi imitare tuo Gran Maestro.

Quanto amo vedere rinverdire

Dei tuoi rami l'augusta cima!

Se la tua ombra nascose il crimine, Il tuo ramo lo fece scoprire. Salomone non ha cessato di essere; Vive nelle nostre leggi, nei nostri costumi
Ed in noi vede i vendicatori

Della morte del nostro Gran Maestro.

Ai più belli fiori dei giardini

Il Massone preferisce le tue foglie
Sotto la tua ombra si raccoglie,

Vi medita, vi legge i suoi destini.
Vedendoti mi impregno
Dei miei doveri, dei miei dolori

E vado a bagnare di lacrime,
Le ceneri del nostro Gran Maestro.

Se per un rovescio inatteso
La vostra anima è messa alla prova,

Non temete nulla, figli della vedova, Dite: conosco l'acacia:

A queste parole vedrete apparire

La beneficenza e la grandezza. Fratelli, alleggeriamo la disgrazia,

É la volontà del Gran Maestro.

Su un doloroso ricordo

Non portiamo più il nostro pensiero:

Per la virtù ricompensata

Vedo un brillante avvenire.

Albero caro, devi rinascere

Più elevato, più fiorente,

Sostenuto dal braccio potente
Di un sovrano, nostro Gran Maestro. (1)