Dizionario dell'Alchimia

 

 

Di 

Luigi Troisi

 

 

 

Bastogi Editrice

Il linguaggio ermetico è essenzialmente poesia: parla all'intelletto del cuore.

Nel Convivio Dante ne descrisse accuratamente i tranelli e le ricchezze proposte alla lettura sapiente. Ripercorre un'antica rima medievale.

 

"Littera gesta docet

quid credas allegoria

moralia quod agas

quo tendas anagogia".

 

Tra la tensione dell'anagogia e l'insegnamento sterile della lettera scorre l'esile filo del gioco alchemico.

Pensare che il segreto, l'arcano, sia stato proposto come in un cifrario da interpretare seccamente, è cammino sterile senza fine.

Credere che il testo vada letto in una speranza di umida emozione per trarne illuminazioni mistiche, conduce alla disperazione.

Unire in una sacra congiunzione mente e cuore, scienza e fede, attenzione e intuizione, secco e umido, può risolvere l'enigma "se Dio lo vuole". Insegnano gli antichi maestri, Artefio o con più durezza di altri, che l'Arte è cabalistica, solo a quelli della nostra setta riservata. Due i modi per giungervi. Per illuminazione divina o per insegnamento magistrale, il che avviene molto di rado.

Eppure nei manoscritti si accumulano i lessici a sommare parole inusitate e sinonimi ingannevoli: sangue di drago, azoth, athanor, cambar, alcofol, mercurio comune, volgare, dei saggi, filosofico, latte di vergine, acqua infuocata, fuoco acqueo... L'elenco potrebbe proseguire all'infinito, richiede infinita pazienza. Insegnava Nicolas Valois:

"La pazienza è la scala dei filosofi, e l'umiltà è la porta del loro giardino, perché a chiunque persevererà senza invidia e senza orgoglio, Dio farà misericordia".

Pazienza e umiltà sono alla base del lavoro di Luigi Troisi, cui si somma la carità per l'aiuto che ha voluto dare ad altri come lui immersi nella santa questa, alla ricerca della Parola Perduta, del Verbum Dimissum di cui parla Bernardo Trevisano. Grazie a lui, possiamo ripercorre il tracciato di una lingua dimenticata, ma non morta, di una tradizione oscurata ma non persa. L’opera di Troisi è stata difficile, soltanto un vero innamorato della Dottrina poteva compierla in assoluta onestà. Con altrettanta onestà va utilizzata, con altrettanta pazienza ed umiltà, non per rubare con violenza un sapere che soltanto a lui appartiene, ma per seguirne le orme caritatevoli. Ricordiamo la scritta che Massimiliano Palombara, il fedele amico della regina Cristina, incise sullo stipite della Porta Magica in Roma.

Lapis Philosophorum non datur lupis.

Paolo Lucarelli

 
  

 

 

 
 
 

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Musica: "Fuga VIII° di Atalanta Fugiens" di Michaël Maier 1687