La notte della "Sposa" (Seconda Parte)

 

 

 

 

Duma replicò: Maestro dell’Universo, se il fatto che mi comunicate è manifesto per voi, lo era forse anche per David? Quindi doveva attendere il periodo prescritto dalla legge. Del resto se era noto anche a lui che Urie non conobbe mai la sua donna, non gli avrebbe detto (II Re XI,8): “Scendi a casa tua e lavati i piedi”

 

 

 

 

Dio rispose: “Certo… David ignorava questo fatto, ma per quanto concerne i tre mesi, esso fece trascorrere un periodo ben più lungo tra la partenza di Urie e il giorno in cui chiamò Bethsabea presso di lui; infatti, non ha atteso soltanto tre mesi, ma quattro. Il venticinque di  Nissan David richiamò tutto Israele sotto le anni, il sette di Sivan, al tempo della guerra con gli Ammoniti, era con Joab, con lui restò i mesi di Sivan, Tamuz, Ab, Eloul, e soltanto il ventiquattro di Elul conobbe Bethsabea, e fu il giorno di Kippur che Dio lo perdonò.

Altri dicono che fu il sette di Adar il giorno in cui David chiamò gli Israeliti alle armi. Essi si riunirono il quindici di Iyar, e soltanto il quindici di Eloul conobbe Bethsabea, e fu il giorno di Kippur che Nathan gli rivelò (II Re XII,13). “Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai”. Cosa significano le parole “tu non morirai”? Tu non morrai per mano di Duma.

 

 

 

 

In fine Duma esclamò: Maestro dell’Universo, ho ancora qualcosa da dire a proposito di David: non ha forse pronunciato la propria  condanna rispondendo al profeta Nathan (II Re XII,5): “Sostengo nel nome del Signore che chi ha commesso questa cattiva azione merita la morte”? Quindi io ho ora potere su di lui.  Dio gli rispose: No! tu non hai alcuna potestà su di lui, dato che malgrado non fosse colpevole, si è comunque confessato a me dicendo: “Ho peccato contro il Signore”. Il suo solo peccato fu quello d’aver fatto esporre Urie alla morte. Come espiazione per questa colpa, lo ho punito facendolo passare, nella Scrittura, come un vero colpevole, castigo che ha accettato con rassegnazione. Dio terminò di parlare e Duma ritornò con disappunto al proprio posto.

 

 

 

 

 

Questo è il motivo per cui David ha esclamato (Salmi XCIV,17): “Se il Signore non fosse il mio aiuto, in breve io abiterei nel regno di Duma”. Le parole “se il Signore non fosse il mio aiuto” significano: Se Dio non si fosse istituito mio difensore (Zohar I,94a) laddove con le parole: “In breve io sarei”, David intendeva dire che se così non fosse stato e la sua anima fosse caduta nelle mani di Duma, anche l’uomo più santo, inaspettatamente, avrebbe potuto perdere la sua.

 

 

 

 

È questo il motivo per cui l’uomo, sull’esempio di David, deve astenersi dal pronunciare la propria condanna, allo scopo di impedire a Duma di farla valere come prova della colpa. É per questo che la Scrittura dice: “Non dite dinanzi all’angelo: ho sbagliato”, vale a dire non dite mai nulla su cui l’angelo Duma possa argomentare la vostra colpa. La Scrittura aggiunge (Ecclesiaste V,5): “Perché Dio non abbia ad adirarsi per le tue parole e far distruggere il lavoro delle tue mani”. In altre parole, per quale ragione irritare Dio per la vostra colpa, la quale consentirebbe a Duma di considerarvi alla stregua di chi, avendo insudiciato il proprio corpo ha, per questo, distrutto il sigillo dell’alleanza sacra inciso sulla santa carne? Le parole: “Il lavoro delle tue mani” sottintendono il sigillo dell’alleanza sacra.

 

 

 

 

È questo il motivo per cui la Scrittura riferisce (Salmi IXX,2): “E il firmamento testimonia le opere delle sue mani”. “Le opere delle sue mani”, sono gli uomini che compongono il corteo della sposa celeste e i cui nomi sono rivelati dal firmamento.

Cosa intende la Scrittura per “firmamento”? Intende quella volta eterea ornata dal sole, dalla luna, dalle stelle e da tutte le costellazioni. Questo firmamento (Zohar I,34a) rappresenta il libro di Dio, qui Esso scrive i nomi di tutti i santi i quali, nella loro esistenza, hanno conservato intatto il sigillo dell’alleanza sacra. Questa stampigliatura avviene tramite la creazione di nuovi astri; infatti l'avvento, in cielo, di ogni nuova anima, dà vita a un nuovo astro. La Scrittura, quindi, ci informa che il firmamento rivela i nomi dei santi vissuti in castità, allo scopo di invitarci ad invocare la loro intercessione atteso che Esso li esaudisce sempre.

 

 

 

 

La Scrittura continua (Salmi XIX,3): “Un giorno annuncia all’altro giorno la Parola”, è il più sacro dei giorni celesti del re, che loda i suoi simili, e ripete le parole che i dotti hanno rivelato ai propri compagni. La Scrittura aggiunge: “E una notte trasmette all’altra notte il Sapere”, vale a dire una notte comunica all’altra il mistero del “sapere”, il quale - se è permesso esprimerci così - è nato nella notte dell’unione degli sposi celesti e illumina tutte le intelligenze.

 

 

 

 

“Non vi è dialogo e non vi sono parole di cui non si oda il suono” dice la Scrittura (Salmi XIX,4); ovverosia non vi sono conversazioni e parole, che vertono su cose profane che possano giungere fino al Re Santo; poiché non vuole ascoltarle. 

In seguito la Scrittura aggiunge: “La loro misura si è diffusa su tutta la terra”, in altre parole, le opere [9a] eseguite con una misura, vale a dire, le abitazioni celesti e quelle terrestri. É con l’aiuto di queste parole che i cieli e la terra furono creati e acciocché non si creda che queste parole siano riportate in un solo punto, la Scrittura aggiunge (Salmi XIX,5): “Le loro parole si odono da un capo all’altro del mondo”. 

 

 

 

 

 

Ora, se i cieli furono creati con l’aiuto di queste parole chi è, dunque, che vi risiede? La Scrittura risponde: “Là pose una tenda per il Sole”, vale a dire il Sole sacro ha stabilito la sua residenza nei cieli che gli servono da chuppah.

Appena è nei cieli e se ne adorna, “assomiglia allo sposo che esce da sotto la chuppah”. Si rallegra e percorre i cieli. Da lì se ne va salendo in un’altra torre che si trova in un altro luogo.

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