In "Principio" la Saggezza

 

 

 

È scritto (Genesi I,1): “In Principio”, Rabbi Hiyâ introdusse così una sua Lezione: la Scrittura riferisce (Salmo CXI,10): “Il Principio della Saggezza è il timore del Signore. Tutti quelli che agiscono conformemente al timore del Signore ed alla Saggezza sono pieni dello spirito di salute; il suo elogio dura in eterno”.

Per quale motivo la Scrittura dice: “Il Principio della Saggezza, è il timore del Signore”, quando sarebbe stato più corretto esporre: “La fine della Saggezza è il timore del Signore”, dal momento che si consegue il timore di Dio soltanto al conseguimento della Saggezza? La Scrittura intende in questa locuzione la “Saggezza Suprema”, la quale si raggiunge soltanto dopo il timore del Signore; come lo afferma il versetto (Salmo CXVIII,19) “Apritemi le porte della Giustizia, affinché entri e renda grazie al Signore”.

 

 

 

 

E la Scrittura aggiunge: “È questa la porta del Signore”; giacché soltanto passando per questa porta si giungerà vicino al Re celeste, il quale è nascosto e misterioso.

Per arrivarvi occorre ascendere per più palazzi innalzati gli uni sopra gli altri e provvisti di un gran numero di porte con serrature. Per giungere, comunque, alla “Saggezza Suprema”, occorre innanzi tutto transitare dal Timore di Dio, che è l'entrata che vi dà accesso.

 

 

 

Ecco il significato di “Be” Reschith: ci sono due (Beth = due) Reschith, due principi uniti insieme. Questi sono due punti, l’uno nascosto e l’altro visibile e noto. Non esiste separazione tra loro; ed è questo il motivo per cui si utilizza il singolare “Reschith”. E tutto è uno, il Timore di Dio e la Saggezza Suprema, come lo conferma il versetto (Salmi LXXIII,19): “E sapranno che il tuo nome Hashem è unico”.

 

 

 

Per quale motivo la Scrittura indica la prima porta con il nome di: “Il Timore del Signore”? Perché essa simboleggia l’albero del bene e del male: quando l’uomo lo merita, il frutto dell’albero è dolce, altrimenti è sgradevole [8a]. Questo è il motivo per cui la porta del Timore riposa in questo luogo, ed è l'entrata che da accesso a tutti i beni dell’altro mondo. Con l’espressione “Spirito di salute”, la Scrittura indica queste due porte, le quali, in realtà, sono una soltanto. Rabbi Yossé aggiunse: Questo è l’albero della vita il quale include soltanto il bene, senza alcuna associazione con il male. Ed è precisamente a causa di ciò che la Scrittura si serve della parola “Tob”, che vuol dire “buono” per indicare appunto che è esente da ogni male.

La Scrittura dice: “Tutti quelli che agiscono conformemente al Timore del Signore e alla Saggezza”.

 

 

 

Essa fa allusione a chi aggiunge fede alle parole del Signore, il quale ha detto (Isaia LV,3): “Io stabilirò un’alleanza eterna, secondo la misericordia assicurata a David”. Tutti quelli che tutelano lo studio della Thorah - se è permesso esprimerci in questa maniera -, agiscono. Quelli che si consacrano al suo studio non agiscono, poiché studiano. È solo per chi la sostiene che è detto… agisce. Questo è il motivo per cui la Scrittura, infine, aggiunge: “Il suo elogio dura in eterno”: vale a dire, il trono di Dio esiste sulle proprie basi per sempre.