Quarta Prescrizione

 

 

Il quarto comandamento consiste nel riconoscere che “Hashem” (Dio) è “Élohïm” (Signore), così com'è riferito (Deuteronomio IV,39): “Riconoscete dunque in questo giorno, che Hashem è Élohïm; e che simile verità rimanga scolpita nel vostro cuore”. É  dovere imprescindibile dell’uomo, quindi, riconoscere che Élohïm e Hashem sono uno, e non caratterizzano alcuna dualità.

 

 

 

L'insegnamento è riassunto nelle parole della Scrittura: “Che le luci (M’oroth) siano fatte nel firmamento dei cieli”. La Scrittura decreta, quindi, che le due essenze divine (Hashem ed Élohïm) sono una sola identica sostanza e non introducono nessuna dualità. La parola “Luci” (M’oroth), è scritta senza la Vav (w), per cui indicando un singolare ci testimonia che i due non costituiscono che un'unità indivisibile. Come la luce, osservata attraverso il prisma, appare composta di bianco e di colore scuro quantunque in realtà sia unica, lo stesso accade per le essenze divine le quali anch’esse in verità sono un'unità [12b]. Questa è anche l’autentica accezione della colonna di fumo bianco, durante il giorno e di fuoco, la notte, che si muoveva nel deserto precedendo Israele. Queste due colonne erano il simbolo delle due essenze divine, che corrispondono al giorno e alla notte e l’una si mescola con l’altra per dare luce al mondo, nel modo in cui abbiamo spiegato, in precedenza, per le parole: “Affinché esse illuminano la terra”.

 

 

 

L’essenza del peccato del primo serpente si fonda in questo, proclamare l’unità in basso e la diversità in alto. É  a causa di quest'insegnamento che il serpente provoca agli uomini i mali di cui essi soffrono. L’uomo, al contrario, deve proclamare la separazione in basso e l’unità in alto. Ha l'obbligo, in altre parole, di affermare l’unicità della luce celeste, quantunque commista di vari colori, e il dovere di proclamare la distinzione dell’essenza di Dio dalle cose materiali, le quali costituiscono il lato deleterio, vale a dire, quello accessibile ai demoni.

 

 

É per tale motivo che l’uomo deve riconoscere l’unità assoluta di Élohïm e di Hashem. Una volta riconosciuta tale verità, il demonio sparirà da questo mondo materiale e non avrà più alcun potere neanche qui in basso. Questo è il mistero racchiuso nelle parole: “E che esse brillino nel firmamento del cielo”. Come le meningi imprigionano il cervello, così i demoni, che rappresentano la morte, delimitano la luce.

 

 

La parola “Luce” (Or) è l’immagine dell’unità, in tal senso le lettere che la compongono sono in ordine alfabetico (prima a  poir  ed infined). La parola morte - Moth twm - al contrario, è la metafora della separazione, costatato che la disposizione alfabetica, delle lettere che compongono tale fonema, è qui rovesciato (prima m poi w infine t). Ora la parola “M’oroth” è composta di due fonemi: “Or” e “Moth”. Se si sopprimono dalla parola “M’oroth” le lettere che costituiscono il fonema “Or”, il quale, come abbiamo visto, significa luce e rappresenta l’unità, resta il lemma “Moth”, il quale legge: morte e configura la separazione.

 

 

Fu a cagione di queste lettere che Eva divenne la radice del male nel mondo, com'è scritto (Genesi III,6): “E la donna giudicò che era buono”. Essa ha preso le lettere di “M’oroth” a rovescio, e n'è restato M (m) e V (w) (artw = twrwam  togliendone m e w). Queste due lettere hanno portato via con loro la Taw (t) (vale a dire twm = morte) ed è così che essa è stata la causa della morte nel mondo.

 

 

Rabbi Elèazar interruppe il discorso di Rabbi Shimon dicendo: padre mio, abbiamo appreso dalla Tradizione che quando la lettera “Mêm” (m) rimase sola - perché il segno "Vav” (w), che è il simbolo della vita, l’abbandonò (Zohar III,236a) - Eva vi aggiunse la “Tav”(t), così com'è scritto, “e avendo preso”, e in seguito, “ne donò a suo marito”. Fu in questo modo che si costruì la parola “Moth” la quale indica la morte. Per guarire quindi, dal peccato originale è sufficiente aggiungere a questa parola la lettera “Aleph” (a), il cui valore numerico è “uno” simbolo dell’unità delle essenze divine e costruire il fonema “Emeth”; che significa “verità”. Rabbi Shimon replicò: sii benedetto, figlio mio, perché è proprio così che la spiegazione di questa parola c'è stata trasmessa.