L'uomo espulso dal Giardino |
È scritto (Genesi III,7): Ed essi intrecciarono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture. Questo versetto è già stato spiegato in precedenza (al foglio 36b); la Scrittura vuole ricordare che Adamo ed Eva accondiscesero ai piaceri di questo basso mondo, ed è questa la ragione per cui si coprirono di foglie dell’albero del Bene e del Male. Con la parola foglie, la Scrittura indica, com'è stato già detto, le legioni di demoni e dei cattivi spiriti che nascono dei piaceri di questo basso mondo. In quel momento, la misura di Adamo fu diminuita di cento aune (Vedere Talmud, Aboda Zarah, foglio 8). Dopo il peccato, così com'è ricordato nella Scrittura, avvenne la separazione dell’uomo dalla Santità celeste, esso fu posto sotto la sephirâ del rigore e la terra maledetta., come è detto nella Scrittura. È scritto (Genesi III,24): E cacciò Egli (eth) l’uomo. Rabbi Eléazar dice: non sappiamo chi è quello che cacciò, né chi viene cacciato; era il Santo, baruk ha-shem, che mandò via l’uomo, o è da intendersi il contrario? In verità è il contrario che bisogna intendere, così com'è scritto: Va-ïgaresch eth (e cacciò eth). Chi mandò via eth? La Scrittura risponde: Ha-adam (l’uomo). È a seguito del peccato, che l’uomo allontanò da quaggiù quello che è chiamato eth. Ecco perché la Scrittura riporta nel versetto che precede (Genesi III,23): E Jéhovah Élohïm lo cacciò dal giardino dell’Eden. È,quindi, per dare la ragione di questo allontanamento dal giardino dell’Eden operato dall’uomo, accertato che fu lui ad aver allontanato eth da quaggiù, che la Scrittura aggiunge nel passo successivo: Va-igaresch eth ha-adam. La Scrittura soggiunge: Mise dei cherubini dinanzi il giardino dell’Eden e la spada folgorante, che rotea ininterrottamente, per custodire la strada che conduce all’albero della vita. Dio mise Adamo ed Eva fuori del giardino dell’Eden e ne sbarrò la strada che vi menava, per impedire che essi, tornando, accrescessero il male che avevano già causato al mondo. Con le parole, spada folgorante che rotea ininterrottamente, la Scrittura intende gli angeli preposti, in questo mondo, al castigo degli uomini. Considerato che, questi angeli, appaiono sotto diverse forme, sono chiamati spada folgorante, essendo la loro sembianza indefinibile quanto lo è quella di una spada fiammante nel momento in cui si fa mulinare. Questi esseri appaiono a volte sotto sembianze di uomini, talaltra sotto quella di donne od anche come fiamma; altre volte ancora si mostrano come spiriti, tanto che il loro vero aspetto è imprecisabile (Vedere al foglio 44a) . Per quale motivo Dio li ha posti dinanzi al giardino dell’Eden? Per impedire all’uomo di causare altri danni oltre quelli già provocati. Con spada folgorante, la Scrittura sottintende gli angeli incaricati di gettare il fuoco sulla testa dei colpevoli che subiscono il loro castigo nella fornace ardente. Questi angeli prendono delle forme varie, secondo la condizione di colpevolezza di quelli che sono incaricati di castigare. Sono questi gli angeli che la Scrittura indica col termine di spada folgorante (lahat), com'è scritto (Malachia III,19): Perché verrà un giorno di fuoco simile ad una fornace ardente; in cui tutti gli orgogliosi e tutti gli empi saranno come la paglia; e questo giorno, che deve venire, li brucerà (lihat). Come si nota, la parola lahat si adopera per l’inferno. La parola spada indica, anche, quel gladio di Dio destinato al castigo dei colpevoli, com'è scritto (Isaia XXXIV,6): La spada del Signore è piena di sangue. Rabbi Yehouda dice: con le parole spada folgorante, la Scrittura sottintende gli spiriti tentatori, i quali ci appaiono in questo basso mondo sotto le figure più ridenti e più allettanti, per farci deviare della buona via, ma che una volta risaliti al cielo, si trasformano in nostri accusatori, con il proposito di fare perdere le nostre anime. Considerate che, quando l’uomo si lascia trascinare dallo spirito tentatore, è lui che insegue questo spirito e le sue numerose legioni; ma appena l’uomo è traviato, è lo spirito tentatore e le sue legioni che gli corrono dietro. In verità l’uomo li teme e vorrebbe sfuggirli, ma gli è oramai impossibile sottrarsi al loro potere. Riflettete: come Salomone penetrò il mistero del Saggezza (Hocmâ) e il Santo, baruk ha-shem, pose la corona della monarchia sulla sua testa, ispirò del timore in tutti. Nondimeno, appena si lasciò trascinare dallo spirito tentatore e dalle sue molteplici legioni, divenne lui stesso soggetto al timore; e, a dispetto della sua saggezza e della corona reale, finì con il tremare dinanzi a degli esseri che anche l’uomo più umile, purché nella via del Signore, è capace di mettere in fuga. Considerate che, quando Adamo peccò, il perfido serpente si attaccò a lui e lo insudiciò, come anche tutte le generazioni a venire. È lui (il serpente) la causa della sporcizia che infanga il mondo. Fin quando l’anima ha sede nel corpo, il cattivo spirito, però, non è autorizzato ad accostarvisi, salvo che l’uomo stesso non l’attiri con il peccato. Ad ogni buon conto, appena l’uomo rende l’anima, questi si impadronisce della spoglia e l’insudicia, altrettanto pone in atto con tutti quelli che vi si accostano, com'è scritto (Numeri XIX,13): Chiunque tocchi il corpo di un uomo morto, senza ricevere l’aspersione di questa acqua così preparata, insudicerà il Tabernacolo del Signore e perirà in mezzo ad Israele. Appena l’anima abbandona il corpo, questo, essendo già contaminato, ricade sotto il potere del cattivo serpente. Riflettete: tutti gli uomini hanno, secondo la tradizione[1], la percezione della morte quando dormono e quando la notte stende le sue ali sui figli del mondo. È questa percezione della morte che spinge lo spirito impuro, che percorre il mondo insudiciandolo, ad attaccarsi alle mani dell’uomo (Vedere foglio 10b, 169b e 184b) e a contaminargliele[2]. In questo modo, quando al ritorno dell’anima l’uomo si sveglia, sporca, prima di aver lavato le mani, tutto quel che tocca e questo perché lo spirito impuro vi si attaccò durante la notte. Per la stessa ragione è proibito farsi dare, la mattina, i propri abiti da qualcuno che non ha ancora lavato le sue mani; infatti, i vestiti, rimanendo contaminati da chi li ha toccati, attireranno l’impurità su quello che li porta (Confrontare Talmud, Berakhoth, foglio 51a.), questo perché il cattivo spirito è autorizzato ad attaccarsi a tutto ciò che contiene anche un solo atomo di impurità. Per la stessa ragione è anche proibito (Vedere foglio 198b), farsi versare dell’acqua sulle mani da qualcuno che non ha lavato ancora le proprie; giacché il cattivo spirito ha, come abbiamo esposto, l’autorizzazione ad attaccarsi [54a] all’uomo sporco, anche se lo è per una minima impurità. Conviene dunque all’uomo controllarsi costantemente, nettarsi da ogni possibile impurità mettendosi, così, al riparo dagli attacchi del cattivo serpente. Ma un giorno verrà in cui il Santo, baruk ha-shem, annienterà il cattivo spirito da questo mondo, com'è scritto (Zaccaria, XIII,2): Sterminerò dalla terra lo spirito impuro, ed altrove (Isaia, XXV,8): Estirperò la morte per sempre.
[1] Talmud, trattato Derekh Eretz, IV, ed altrove. [Torna al Testo] [2] In S., V. e B. si legge, chiuso fra parentesi: hylyd akyfpq ynb “Nella sua tenda “, espressione immaginosa per sostenere che, durante la notte, il cattivo spirito penetra nel corpo dell’uomo. Vedere anche Derekh Emeth, a. 1. [Torna al Testo] |