La collera e l'idolatria |
È scritto, e Jéhovah Élohïm comandò all’uomo dicendogli: Mangiate di tutti gli alberi del giardino; ma non mangiate dell’albero del Bene e del Male. Sappiamo da una tradizione che tutte le volte in cui nella Scrittura compare la parola comandamento (çav), questo ha rapporto con la proibizione all’idolatria [1]. L’inclinazione all’idolatria emana del fegato; la parola cabad (fegato) significa anche duro; ecco perché l’idolatria è sottintesa da, duro lavoro. Il fegato è la sede della collera[2] (Talmud Berakhpth 61b); ecco perché la tradizione dice, chiunque si adiri è tanto colpevole come se si dedicasse al culto dell’idolatria. Tale è il senso delle parole, ed Élohïm comandò, vale a dire, Dio proibì all’uomo l’idolatria, mettendolo in guardia contro la collera che ne è la sorgente. Le parole, all’uomo rivelano l’omicidio, come è scritto (Genesi IX,6), chiunque verserà il sangue dell’uomo, dall’uomo avrà il suo sangue versato. L’inclinazione all’omicidio deriva della bile che rappresenta anche la spada dell’angelo della morte, come è scritto (Proverbi V,4), e la fine è amara come l’assenzio ed penetrante come una lama a due tagli[3]. Le parole, e gli dice manifestano l’incesto che procede della milza, come è scritto (Proverbi XXX,20), tale è la via della donna adultera la quale, dopo avere mangiato, si pulisce la bocca e dice, non ho assolutamente fatto del male. Con la parola bocca, la Scrittura intende la milza, sede dell’inclinazione all’incesto. La milza non ha nessuna apertura e a prima vista nessuno nutre dei dubbi su questo, tuttavia essa assorbe il sangue nero del fegato. Ecco perché la Scrittura paragona la donna adultera alla milza, perché il crimine di questa non lascia tracce visibili, non è così per l’omicidio, che viene della bile, il quale è un crimine che lascia delle tracce. L’omicida sparge il sangue del cuore della sua vittima, come la bile porta la traccia del sangue nero del fegato. Pertanto gli uomini evitano l’omicidio più dell’adulterio, soltanto a causa delle tracce che lascia il primo, mentre dal punto di vista morale, sono entrambi uguali. Chiunque si renda colpevole di omicidio, di idolatria o di incesto uccide la propria anima con l’aiuto del fegato, della bile o della milza ed egli sarà punito nell’inferno[4]. I capi dell’inferno, preposti alle sofferenze precipue alle tre viscere sopraccitate, sono, Masch hith, Aph e Hemah. I quindici casi di incesto (Talmud tr. Yebamoth 2a) corrispondono al valore numerico delle prime due lettere del nome Jéhovah, della Yud e della Hé (hw hy=10+5). Gli altri sei casi di incesto corrispondono alla lettera Vav del nome Jéhovah. Prima della cattività di Israele, nel periodo in cui la Schekhina dimorava tra Israele, il Santo, baruk ha-shem, comandò (Levitico XVIII,7), non scoprirai in tua madre ciò che deve essere nascosto. Agendo in modo da meritare la schiavitù, Israele scoperse nella Schekhina quanto, invece, doveva rimanere nascosto, come è scritto (Isaia L,1), è a causa dei vostri peccati che vostra madre è stata rinviata. Fu a causa del crimine dell’incesto che Israele fu avviato alla schiavitù con la Schekhina, nella quale scoperse quello che doveva rimanere nascosto. Traditum est ex Lilith ac Externis (Ereb et Rab) genitales partes Schekhinae existere. Mos tantam habet veteri disciplina verecundiam ut nemo sine castula prodeat. Verentur enim ne, si quo casu evenerit ut genitales partes aperiantur, aspiciantur non decore. Sono questi demoni che dividono le due Hé ed impediscono alla Vav di entrare nel mezzo; ecco perché la Scrittura dice (Levitico XVIII,17), non scoprirai nella donna e in sua figlia ciò che deve essere nascosto; è un’allusione agli Intrusi rappresentati dai Nephilim, Ghiborim, Amaleqim, Rephaïm ed Anaqim, che si sono introdotti tra le due Hé; e, finché esisteranno, il Santo, baruk ha-shem, vieta di avvicinarsene. Questo mistero è espresso nelle parole della Scrittura (Isaia XIX,5), il fiume diventerà secco ed arido; vale a dire, la Hé dell’alto, simbolo della Schekhina dell’alto, si seccherà, e la Hé di quaggiù, simbolo della Schekhina del basso, diverrà arida, per impedire gli Intrusi di nutrirsi della Vav che è l’albero della Vita. Ecco perché la Vav non si avvicinerà alle due Hé fin quando gli Intrusi esisteranno; ed il Santo, baruk ha-shem, simboleggiato dalla Yud proibisce l’unione con la Hé finale di Jéhovah, come è scritto, non scoprirai in tua nuora ciò che deve essere nascosto, perché è la donna di tuo figlio; ora, gli Intrusi costituiscono una divisione tra la Vav e la Hé. Tale è anche il senso delle parole della Scrittura (Levitico XVIII,8), non scoprirai nella donna di tuo padre ciò che deve restare nascosto. Poiché la Yud indica il Padre, la Hé la Madre, la Vav sottintende il Figlio, e la Hé finale indica la Figlia. È quanto intende la Scrittura con i divieti assoluti di non scoprire ciò che deve rimanere nascosto nella donna del padre, nella sorella del padre, nella figlia del figlio o nella figlia della figlia, cioè nella Hé finale che è figlia della prima Hé. La Scrittura proibisce, infine, di scoprire ciò che deve rimanere nascosto nel fratello del Padre; è la Yud scritta in plenitudine, figlio della lettera Yud e fratello della lettera Vav. La sintesi di quanto abbiamo appena detto è che, fin quando gli Intrusi saranno mischiati ad Israele, non ci sarà accostamento tra le lettere del nome di Jéhovah; ma appena saranno sterminati dal mondo, la Scrittura dice (Zaccaria XIV,9) a proposito delle lettere del nome del Santo, baruk ha-shem, in questo giorno, Jéhovah sarà uno, ed il suo nome sarà uno, vale a dire unito. Ecco perché l’uomo, che è Israele, trova la sua unità nella dottrina esoterica di cui la scrittura dice (Proverbi III,18), essa è un albero di Vita per quelli che l’abbracciano; e beato chi si tiene saldamente unito a lei. Questo albero della Vita è la Matrona, simboleggiata dalla sephirâ Malcouth (Regno); è per questa ragione che Israele è chiamato, Figlio di re (Talmud tr. Berakhoth). Ecco perché il Santo, baruk ha-shem, ha detto (Genesi II,18), non è bene che l’uomo resti solo; facciamogli un aiuto contro lui. Con questo aiuto contro l’uomo, la Scrittura intende la Mischnah, ancella della Schekhina che fu data in sposa ad Israele durante la sua adolescenza. Essa era a volte il suo aiuto, altre volte era contro lui. Per cui la Mischnah serve ad Israele come sposa, durante la prigionia; talvolta è il suo aiuto, con le sentenze, puro, consentito di mangiare, l’atto è legale; altre volte è contro lui, con sentenze di tipo, impuro, proibito di mangiare, l’atto è illegale. La legge relativa ai mestrui puri ed impuri è l’immagine dell’incostanza dell’ancella della Schekhina. Questa sposa, che è la Mischnah, è indicata nelle parole di Dio, un aiuto contro l’uomo, perché l’unione di Israele con questa sposa non è perfetta. Israele troverà la vera unione con la sposa, soltanto all’epoca in cui gli Intrusi saranno sterminati dal mondo. Ecco perché (foglio 26b) Mosé è stato seppellito fuori dalla terra santa. E nessuno conosce, a tutt’oggi, il suo sepolcro (Deuteronomio XXXIV,6). Il sepolcro, sottintende la Mischnah la quale, durante l’adolescenza di Israele, aveva la preminenza sulla Matrona che Mosé aveva intravisto. Anche, durante questo tempo, il Re e la Matrona [28a] erano separati dallo Sposo celeste. Ecco le parole della Scrittura (Proverbi XXX,21,23), la terra è turbata da tre cose, e lei non può sopportare la quarta, con un schiavo quando regna, con un insensato quando è sazio di pane, con una donna degna di odio quando un uomo l’ha sposata; e con una serva quando occupa il posto della sua padrona. Lo schiavo che regna, precisa lo schiavo che si conosce, vale a dire Samaël, la serva che occupa il posto della padrona, allude alla Mischnah che prende la posto della Matrona e l’insensato che è saziato di pane, sottintende gli Intrusi che sono chiamati il popolo di insensati e per nulla saggi.
[1] Perché è di idolatria che si nutrono i falsi dei. (Si troverà in seguito, la spiegazione di questo nutrimento. Zohar III,231b e 234a.). [Torna al Testo] [2] È per causa della collera che l’uomo finisce con il cadere nell’idolatria. [Torna al Testo] [3] Dio mise, così, l’uomo in guardia contro la malinconia che porta all’omicidio. [Torna al Testo] [4] Le sofferenze che i dannati patiranno nell’inferno, saranno circoscritte alle rispettive viscere causa del crimine commesso. [Torna al Testo] |