| Il tuo browser non supporta il tag embed per questo motivo non senti alcuna musica Mishnah 1 Introduzione
Rabbi Nehunya' ben ha-Qanah dice: È scritto da una parte: «E adesso, non si vede la chiara luce; oscurata (shah'aq) in mezzo alle nubi» (Giobbe 37, 21). È scritto da un altra parte: «Fece delle tenebre come un velo tutto intorno» (Salmi 18, 12). Ed è detto: «nubi e tenebre l'avvolgono» (Salmi 97, 2). Contraddizione! Viene la terza tradizione che concilia gli altri due altri: «Neppure le tenebre sono oscure per Te, la notte brilla come il giorno, l'oscurità è come una grande luce» (Salmi 139, 12).
Commento Come tutto il Bahir, questa prima mishnah sembra enigmatica. Il "Bahir" si basa su un versetto del libro di Giobbe dove il suo amico Elihou prova a consolarlo delle sue disgrazie, gli parla del miracolo della creazione e delle meravigliose leggi del Creatore, di quello che possiede la "scienza perfetta". E chi siamo noi per ribellarci a Lui? Siamo nelle tenebre e non possiamo comprendere il disegno di YHWH che, giace in una chiarezza limpida. Poi il narratore introduce due versetti dei Salmi dove YHWH è avvolto nell'opacità e l'oscurità. La contraddizione è sollevata da un quarto versetto dei Salmi dove si precisa che l'universo divino non può essere percepito e compreso come l'universo limitato che conosciamo, perché le nozioni di luce e di oscurità sono differenti, ciò che è oscuro in realtà è luminoso.
Occorrerebbe spingersi oltre ed analizzare le parole significative in ebraico.
"Or Bahir" è la luce chiara, splendida … ma più di questo: è la luce che nasconde l'unità assoluta, quella che si percepisce quando ci si arrampica sulle cime della propria coscienza.
Or = rwa (Aleph, Waw, Resh), in semiologia l'unità si è separata dal w (Waw) e dal r (Resh), cima (spazio) o inizio (tempo). In Bahir, c'è "behar" ossia "in una montagna" e la "y (Yud)", il seme iniziale è nascosto. Separazione, nascondiglio, soffio o seme dell'inizio, la necessità di salire …tutto ciò è incluso in "Or Bahir ".
"Shah'aq" è il 3 cielo nel linguaggio esoterico; sul piano etimologico, è una nuvola di polvere fine, ridotta alla sua più semplice espressione, una polvere. In shah'aq, c'è dunque una certa opacità nella trasparenza, opacità che non può liberarsi che tramite un soffio (rouah' o anima pensante). È rouah' che purifica "shah'aq" per ottenere "Or Bahir". Ma questa luce radiosa e limpida, non si può guardare senza esserne abbagliati e può accecare, anche se vi si giunge arrampicandosi con il pensiero.
Ricordiamo che "Bahir" è un hapax legomenon, parola che è unica nella Bibbia e che appare solamente in questo versetto di Giobbe. Il senso include la chiarezza, la luminosità ma anche la lucidità. "Or" è la luce del giorno, l'avvampare del sole di levante o il fuoco del sole calante. "Or" è l'equivalente ghematrico di "Ayn Soph", l'infinito senza fine. I due seguenti versetti ripresi dai Salmi illustrano il velo o il segreto di cui si drappeggia "questa unità senza fine", che è tuttavia luce. Ma a questo livello luce ed oscurità sono equivalenti e questa dualità non ha senso che per noi, una umanità che cerca confusamente di comprendere. L'unità integra in se stessa la destra e la sinistra, la misericordia ed il rigore, la giustizia del cuore (tsédeq) e quella del tribunale (mishpath). Luce ed oscurità sono quindi una stessa entità.
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