| Introduzione ripresa ed adattata da "Il Bahir": Giuseppe M. Vatri, Edizioni Brenner Il tuo browser non supporta il tag embed per questo motivo non senti alcuna musica Il Sepher ha Bahir סֵפֶר הַבָּהִיר o Il Libro del Fulgore è il primo testo significativo della letteratura della Qabalah. In esso compaiono in grande rilievo o si annunciano per la prima volta elementi, come ad esempio la dottrina delle Sephiroth, già annunciata dal Sepher Yesirah o Libro della Formazione, ma qui non sono mai chiaramente citati e vengono indicati con la parola mesaperim (detti) e i significati che ne emergono sono i seguenti: 1. Il Principio, il primo nella santità, la sommità del cielo, Corona Suprema. 2. Il Tutto, Israele il primogenito, il secondo nella santità, il luogo dove viene meno l'anima superiore, Saggezza. 3. Le acque del fiume di Dio, la cava della Torah, il tesoro della Saggezza, lo Spirito di Dio, la radice dell'albero, la madre del mondo, Intelligenza. 4. La destra del Santo, giustizia del Signore, la carità, l l'acqua, il latte, Abramo, Amore. 5. La sinistra del Santo, il grande fuoco del Signore, giustizia, l'oro, il fuoco, il vino, Isacco, Terrore. 6. Il Trono di gloria, la Corona del Santo, la casa del venire, la verità, l'integrità, Giacobbe, Pace. 7. Oriente del mondo, colonna vertebrale. 8. Il giusto, il fondamento del mondo, il luogo ove si riposò. 9. La strada del lato di nord, la prima eternità, l'alleanza 10 Il cuore, la sposa, la saggezza di Salomone, la con Israele, Colui che è unito a tutto, il luogo della gloria del Signore, la creazione del primo giorno, la strada del lato di ovest, la seconda eternità, il limite della presenza di Dio. Il libro ha di fatto due titoli: "Midrach di Rabbi Nehunya' ben Haqanah" (dalle prime parole del libro, come è usuale nella letteratura cabalista) e "Sefer ha-Bahir" (Libro del Fulgore) basato sulla citazione di Giobbe 37:21 che apre il testo. La lingua è un misto di ebraico e aramaico; lo stile e lo scorrere delle frasi è spesso difficile, oscuro e incomprensibile. L'assenza di chiare formulazioni nel libro fece si che in esso fu possibile trovare conferme a idee anche molto contrastanti: il Bahir, per prestigio e importanza, non ebbe eguali fino alla comparsa dello Zohar. Il linguaggio del Sepher ha-Bahir, a volte, è difficile da penetrare; questo è dovuto ad una serie di fattori. Innanzi tutto lo spessore dei contenuti, che spesso fanno allusione ad insegnamenti riservati e segreti, in secondo luogo la metodologia di esposizione del "dialogo", ovvero quella associazione di idee che segue un percorso induttivo, senza presentare una coerenza di senso né logica né evidente. Il teso si presenta come un esegesi simbolica e poetica su oggetti di culto, sulle lettere ebraiche e i segni di vocalizzazione, sulle misure, le parole divine, il tutto fondato su versetti biblici. L'ispirazione esplicita al Sepher Yetzirah è palese, anzi per alcuni versi sembra spingersi ben più oltre nella definizione delle Sephiroth, che sono delle "parole" (ma-amaroth), delle "misure" (midoth) e dei vasi degli attributi divini gerarchizzati in dieci categorie. Il primo commento al testo fu "Or Haganouz" (La luce nascosta) datato 1311 e attribuito ad un allievo di Salomon Adret (Rashba). Più recente (1925) quello del noto studioso Sholem. Il Bahir, nel quale risalta una grande la quantità di influenze gnostiche, appare nel XII secolo ma quali siano le sue fonti, rimarrà per sempre un mistero. Secondo una lunga tradizione, il Bahir è una compilazione di versioni scritte e orali più antiche portata a termine da maestri provenzali: alcuni materiali presenti nel testo, probabilmente venuti da molto lontano, potrebbero giustificare questa versione. Tuttavia altri materiali appaiono molto vicini al momento della comparsa del testo, almeno nello stile e nella atmosfera: il Bahir è anche frutto di una elaborazione locale dell'XI e XII secolo, ed è un'opera originale: fonte insostituibile di documentazione dello stato della Qabalah, e delle prime fasi del suo sviluppo, prima della sua diffusione presso un pubblico più vasto. Il testo impiega come modo principale e più frequente di spiegazione (un frammento su quattro ne possiede una) le parabole; esse contengono una parte importante del suo fascino e della sua poesia. Ma non facilitano la vita al lettore. Il metodo del Bahir ha infatti qualcosa di caratteristico: le parabole, anziché spiegare meglio il significato di un testo, sembrano spesso volerlo complicare di più. Come dice G. G. Scholem: “Molte... presentano un aspetto davvero bizzarro e paradossale. Si potrebbe quasi dire che il loro scopo sia quello di oscurare il tema trattato, anziché chiarificarlo. Spesso l'insegnamento essenziale è sviluppato solo informa di parabola, nella quale sembra che antiche immagini e concetti si siano rifugiati”. (Das Buch Bahir,) Non solo queste parabole sono oscure, ma spesso sono anche concatenate l'una all'altra: una idea sembra spiegata da una parabola, la quale deve essere spiegata da una seconda, che aggiunge confusione, allora si ricorre una terza, e così via. In generale, il metodo delle parabole del Bahir sembra soggetto a condizioni logiche ed ermeneutiche che richiedono alcune premesse. Spesso la funzione delle parabole è di rendere più difficile l'interpretazione del testo. La parabola, anziché essere la spiegazione di un testo, è la sua distorsione in un nuovo testo, il quale richiede semmai una seconda parabola per essere interpretato, e così via. In altre parole, il trasferimento di significato dal testo alla parabola si compie con risultati inattesi, perché il racconto della parabola conduce nuovo significato: non siamo di fronte a una interpretazione che segue il testo, ma ad un nuovo complesso testo interpretazione che a sua volta vuole essere interpretato. Da un lato, la parabola richiede al lettore di aprire la mente molto al di là del testo e di una spiegazione immediatamente logica; dall'altro, la parabola sembra suggerire al lettore che la realtà è quella delle interpretazioni, quella del mondo possibile delle parabole, anziché quella del testo. Di più, talvolta pare che la parabola sia il testo vero: il testo da interpretare essendo una scusa, un aggancio, una porta per giustificare un atto narrativo, un indice di racconto, un canovaccio in forma di parabola sul quale imbastire narrazioni più lunghe. E poi le parabole interagiscono tra loro: si citano, si contraddicono, si richiamano, si risolvono, si giustificano, per mezzo delle proprie immagini. E spesso, in fondo alla catena, i risultati sono paradossi logici, sia delle tesi che delle sequenze di racconti. Ciò che è spiegato, se è spiegato secondo una sequenza contraddice la spiegazione secondo un'altra sequenza. Il significato separato e finale è anche il nucleo del significato iniziale. Come tra specchi, le correnti di interpretazioni si riflettono, si distorcono, si incontrano invertite. Quasi che, se c'è un solo testo che architetta la realtà, i suoi significati siano invece infiniti e tutti possibili, come le visioni del testo da luoghi diversi della mente, come un oceano di comprensibilità mai tutto afferrabile e sempre infinito e mutevole, come uno degli infiniti mondi sempre in corso di creazione e visibili attraverso lo scorrere della Torah. Il testo non è suddiviso organicamente in capitoli; i 200 "mishnayot" che lo costruiscono, sono a volte assai brevi e non ne consentono una indicizzazione; ma quantunque gli argomenti siano avviati, lasciati, ripresi, mescolati, senza apparente giustificazione, in ogni caso possono tuttavia essere identificati alcuni argomenti principali, dotati di unità letteraria e intorno ai quali si snodano, con interruzioni e riprese, le sequenze di frammenti testuali. Questa identificazione ci ha consentito una indicizzazione del testo, anche se quanto di seguito presentato ai nostri ospiti, nella traduzione effettuata sul testo del Gaon, dal carissimo F:. Federico Pignatelli, non riproporrà la struttura nota secondo la numerazione progressiva delle "mishnayot". Gli argomenti sono stati così indicizzati: • Introduzione Mishnayot 1 Commento • Lezioni sulle Dieci Parole: Mishnayot 51-55 Mishnayot 56-67 Mishnayot 104-105 Mishnayot 123-134 Mishnayot 135-140 Mishnayot 141-146 Mishnayot 152-159 Mishnayot 168-171 Mishnayot 179-182 Mishnayot 45-50 • Lezioni sull’Alfabeto e sui Punti Vocale Mishnayot 17-20 Mishnayot 27-30 Mishnayot 34-44 Mishnayot 80-91 • Lezioni di Ontologia Mishnayot 2-16. Mishnayot 21-25 Mishnayot 31-33 • Lezioni sulla Dottrina dell'Anima Mishnah 26. Mishnayot 117-122. Mishnayot 147-151 Mishnah 160 Mishnayot 183-186 Mishnayot 194-196 • Lezioni sulla invocazione dei Nomi Mishnayot 106-116 • Commenti sulla Legge Mishnayot 92-96 - Le Frange - Mishnayot 97-103 - Il Prelievo - Mishnayot 172-178 – Le Specie - • Commenti diversi Mishnayot 68-79 – Su Abacuc - Mishnayot 187-193 – Su Abacuc - Mishnayot 161-167 – Sui Demoni - Mishnayot 197-198 – Su Tamar - Mishnayot 199-200 – Su Adamo - Ogni diritto è riconosciuto. 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