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Gli adepti della dottrina mistica diventano sempre più numerosi nel corso dei secoli, senza, in genere, che siano penetrati dalla sua portata metafisica. Soprattutto nel campo della pratica religiosa questi adepti sembrano veramente attivi. Il successo della rapida diffusione della Qabalah tra la massa si fonda su un fatto psicologico. Nella disperazione, nelle ore tristi lunghe e senza uscita, l'uomo cerca di evadere e di cullarsi nel sogno, di librarsi nelle sfere paradisiache degli angeli, dove la tirannia, l'astuzia machiavellica del carnefice non hanno accesso. Il misticismo è nato dalla sofferenza, dalla paura quasi perpetua, dal cedimento talora senza limite. L'uomo immerso nello sconforto si ripiega su di sé, tende a dimenticare il mondo in cui vive. Questa vita interiore può dare vita a pensieri profondi, a ispirazioni geniali, o a una sorta di alienazione mentale evocatrice di miti, di eccentricità e di ossessioni talora pericolose. Sono precisamente queste due tendenze quelle che cercheremo di individuare nelle anime dei cabalisti moderni o degli illuminati troppo esaltati. La Qabalah non ha sempre riscosso l'adesione entusiasta dei razionalisti ebrei. Molti di loro l'hanno combattuta severamente e talora, come abbiamo visto e come vedremo ancora nel corso di questo capitolo, con giusta ragione, se pensiamo agli eccessi di sfrenatezza, di superstizione, di idolatria che essa ha potuto generare. Le sette che si ricollegano a Sabbatai Zevi e ad altri più portate, in realtà, verso la Qabalah pratica sono state dannose per l'espansione del giudaismo creatore. Senza dubbio la posizione cambia se l'essenza della Qabalah rimane salda nella sua tendenza tutta spirituale, che condensa lo slancio e l'attività del pensiero per decifrare gli sconcertanti enigmi dell'universo. Questa tendenza speculativa ha, fin dalle origini, rappresentanti eminenti. Molti di loro hanno richiamato particolarmente la nostra attenzione. Per esempio gli Esseni, Akiba, Meir, Simeon ben Yochai, Filone, Saadyà Gaon, Ibn Gabirol, Jehuda Halevi, Ibn Ezra, Isaac il Cieco, Azriel, Nachmanide, Abulafia, Mosè di Léon, Joseph ben Abraham Gikatilla, Isaac Ibn Latif, Jehuda ben Samuel Chasid, Eleazar di Worms, Bachya ben Asher di Saragozza, Isaac ben Mosè Arama, Menachem ben Benjiamin Recanati, ne hanno fatto oggetto di un'esposizione più o meno importante, ma in ogni caso, nelle pagine che seguono, non si è trascurato di fare spesso allusione alle loro opere o alla natura particolare della loro personalità.
Arriviamo adesso a una fase non meno importante, che conta egualmente spiriti potenti, ma questa volta alle soglie di una decadenza durevole o definitiva. Di questa fase fanno parte in primo luogo le due famose scuole di Safed, quella di Cordovero e quella di Luria. L'insegnamento di Cordovero ha un carattere filosofico; egli ha avuto un'influenza considerevole su pensatori di primo piano, come Herrera e altri. Quello di Luria, di natura più visionaria, coincide perfettamente con la Qabalah pratica, e ha suscitato numerose sette fra le quali i sabbatiani, i frankisti e i chassidim. Queste sette, in linea generale, sono state funeste per i valori spirituali ed eterni del giudaismo. Dovremo dunque occuparci, di Cordovero e di Luria, e di coloro che si collegano strettamente ad essi e che hanno sconvolto da capo a fondo la vita e lo spirito di Israele negli ultimi tre secoli. Ma prima è necessario accennare al raccoglimento, al pietismo, al ribollimento dei mistici di Safed nel XVII secolo, evocando in particolare una personalità eminente, Joseph Caro.
Introduzione Il Pietismo di Safed La Scuola di Cordovero La Scuola di Luria Sabbatai Zevi e i Sabbatiani Frank e i Frankisti Israel Baal Shem Tob e i Chassidim |