Élohïm: Dio - H Mare

Zohar I, 20a - Traduzione di Jean de Pauly [1]

 

La lettera H che unisce le due prime lettere del nome sacro di OYHLA con le due ultime, compartecipa e di una parte e dell’altra, cioè considerato che LA significa Dio, mentre OY, il mare e simboleggia la materia, se ne deduce che la lettera H del nome OYHLA, posta tra LA e OY compartecipa della natura dell’uno e dell’altra.

 

I Significati Sephirotici del Nome Élohïm

Zohar I, 17a - 18b:

“E Élohïm disse: che vi sia una estensione in mezzo alle acque” (Genesi I,6)

 

“Che vi sia una estensione (rakiya): che vi sia emanazione da una (Sephirâ) all’altra [2]. Aè-L LA è il gruppo di destra [3], Aè-L gadol  LWDG   LA.

Si ebbe una emanazione di acque [4] per completare Aè-L LA e tramite questa emanazione il nome si è completato: da Aè-L LA è stato emanato Aè-LO-H-Y-M  OYHLA. Le lettere OYH scaturirono e furono state rovesciate [5] per formare le acque inferiori: Y-M-H (yama) HMY. L’emanazione del secondo giorno, - le acque superiori - Ha-Ya-M  OYH è “Hayam Hagadol” (il grande mare). Ha-Ya-M, HYO sono, quindi, le acque superiori; l’inverso di queste lettere: Ya-Ma-H YMH, sono quelle inferiori.

Quando il mondo Sephirotico fu organizzato [6], tutte le parti costituivano un tutto, e il nome di Élohïm OYHLA si estese [7] in diversi luoghi. Le acque superiori sono maschili [8], e quelle inferiori femminili [9]. In principio [10] tutte le acque erano mescolate [11], fin quando furono separate affinché quelle superiori fossero distinte da quelle inferiori: le prime sono chiamate “Élohïm” OYHLA [12] e le seconde “Adonai” YNDA [13]; le prime sono la Hé superiore, le seconde quella inferiore.

É scritto: “E Élohïm fece estensione (rakiya)” (Genesi I,7): e questa estensione ne prese il nome [14]. Élohïm OYHLA, sono le acque superiori; e Adonai YNDA sono quelle inferiori; tuttavia [15] quando le acque maschili furono completate con quelle femminili, il nome Élohïm OYHLA si estese a tutto. E benché vi sia stata una separazione tra le acque superiori e quelle inferiori, la contrapposizione non cessò prima del terzo giorno, che stabilì la pace, e allora tutto fu ricomposto. E a causa di questa diatriba - comunque vitale per l’esistenza del mondo - non c’è scritto al secondo giorno “che era buono”, perché l’opera non era ancora terminata.

Fin tanto che le acque superiori e quelle inferiori erano mescolate e dimoravano indifferenziate, non generarono; ma dopo essere state separate, esse hanno partorito. Benché la separazione non fu effettuata che nel secondo giorno, il contrasto non cessò; è il terzo giorno [16] che ha stabilito la pace ovunque. Esso è contenuto nel nome YHVH [17], è lui che stabilisce la pace tra le acque superiori e inferiori: la Vav W è situata tra la Hé H superiore e la Hé H inferiore, essa si interpone tra i due lati opposti. Eccone il simbolo: “Le acque del Giordano” - le acque superiori - “si sono innalzate in un muro”, quelle inferiori discesero verso il mare [18], e Israele [19] passò nel mezzo (Giosuè III,17).

 

Chi ha Creato Quello?

Zohar I,1b:

 

Rivolgendosi a suo figlio, Rabbi Shimon disse: Elèazar, figlio mio, continua la spiegazione del passo, affinché sia svelato l’insegnamento supremo che i bambini di questo mondo ancora non conoscono”. Rabbi Elèazar rimase, però, in silenzio. Prendendo ancora la parola Rabbi Shimon chiese: “Elèazar, che cosa significa la parola Elèh (=Quello)? (Isaia XI,26). Non può indicare le stelle e agli altri astri, poiché i corpi celesti sono creati da Ma, così come è scritto (Salmo XXXIII,6) “Dalla parola di Dio, i cieli sono stati creati” ; non può neanche indicare oggetti nascosti, considerato che la parola Elèh non può riferirsi che a cose visibili.

 

Questo insegnamento non mi era stato ancora rivelato prima del giorno in cui, trovandomi in riva al mare, il Profeta Elia mi apparve dicendomi: Rabbi conosci il significato delle parole “Chi (Mi) ha creato Quello (Elèh)?” Risposi: La parola Elèh indica i cieli e i corpi celesti; la Scrittura raccomanda all’uomo di contemplare le opere del Santo, benedetto egli sia, così come è scritto (Salmo VIII,4): “Quando considero i cieli, opera delle tue mani, ecc...” e subito dopo “Dio, Signore nostro, che il tuo nome sia contemplabile su tutta la terra”.

Elia replicò: Rabbi, questa parola che racchiude un segreto è stata pronunciata dinanzi al Santo, benedetto egli sia, e il senso fu svelato nella Scuola Celeste; eccolo: Quando il Mistero di tutti i Misteri volle manifestarsi, creò dapprima un punto, che divenne il Pensiero Divino, in seguito vi disegnò ogni specie di immagini, vi incise ogni specie di simboli, e infine vi scolpì la lampada sacra e misteriosa, effigie che rappresenta il mistero più sacro, opera profonda scaturita dal Pensiero Divino.

Ma questo non era che il principio dell’edificio, esistente senza tuttavia esistere ancora, nascosto nel nome, e non chiamandosi, in questo momento, che “Mi”. In seguito volendo manifestarsi ed essere chiamato con il suo nome, Dio si è ricoperto di un vestito prezioso e splendente e creò “Elèh” (=Quello) che aggiunse al suo nome. Ha formato quindi “Élohïm unendo a “Elèh” il “Mi” ribaltato.

La parola “Élohïm”, quindi, non esisteva prima che fosse creato “Elèh”. É a questo mistero che fecero allusione, i colpevoli che adorarono il vitello d’oro, quando esclamarono (Esodo XXXII,4): “Elèh è il tuo Dio, o Israele”.

Come nella creazione “Mi” resta sempre unito a “Elèh”, anche in Dio questi due nomi sono inscindibili. É grazie a questo mistero che il mondo esiste.

 

Mi e Yam

Zohar I,30a:

 

É scritto (Isaia XL,26): “Levate gli occhi in alto e considerate Chi (Mi, YM) ha creato Quello (Eléh, HLA)”; la Scrittura vuol dire che “Mi YM” e “Eléh HLA” si completano vicendevolmente.

Perché prima della creazione, tutto era al di fuori dalla comprensione e dall’intelligenza, e “H’ocmâ” era nascosta come il Punto supremo. Fu soltanto quando una luce si diffuse sul mondo che se ne apprese l’esistenza; antecedentemente alla creazione la tenuità di questa era tale che nessuno poteva avvertirne l’esistenza. Ma quando la luce divenne accessibile al mondo, ci si iniziò a chiedere “Chi” (Mi, YM)? É allora soltanto che l’esistenza di “Quello” (Eléh HLA) divenne possibile. Questo mistero è ugualmente espresso nelle parole della Scrittura (Giobbe XXXVIII,29): “Dal seno di Chi (Mi YM) la grazia è uscita”; perché, in effetti, il mondo sarebbe simile ad una grazia, se non ci fosse che il “Mi YM”; infatti ogni domanda e tutte le ricerche sarebbero vane.

La Scrittura dice: “Berèchith  TY$ARB”. Che cosa significa questa parola? Significa forse: con i due verbi Élohïm creò, ecc. leggendo la parola divisa in due: “Beth B” cioè con due, e “Réchit  TY$AR” cioè, Verbi. Oppure: Con il Verbo, Élohïm creò, ecc. leggendo Berèchith come una sola parola? La verità è che prima della creazione del mondo, non esisteva alcuna differenziazione tra il Principio supremo ed il Verbo; soltanto dopo si iniziò a distinguere tra “Mi YM” (Chi) e “Eléh HLA” (Quello). Quantunque questa distinzione, entrambi non sono, in verità, che uno. Così il “Mi YM” dell’alto si è trasformato in “Yam OY” qui in basso; si constata quindi, che se anche la forma è mutata, non lo è la sostanza, essendo entrambe costituite dalle stesse lettere M e Y. Similmente il Principio supremo e il Verbo benché due, sono in realtà uno. É scritto (Cantico I,12): “Mentre il Re si riposa, il nardo diffonde il suo buon profumo”; il “Re” designa il Principio supremo, mentre il “nardo che diffonde il suo buon profumo”, il Verbo che è il Re del basso, il quale ha edificato questo mondo secondo il modello di quello in alto; il profumo che diffonde designa la luce.

  

Il Mare

Zohar I,85b - 86a

 

È scritto (Isaia XLI,2): “ Chi (Mi) ha fatto uscire il Giusto dall’Oriente e Chi lo ha chiamato ordinandogli di seguirlo”. Questo versetto è già stato commentato dai colleghi; ma esso racchiude anche una allusione al mistero della Saggezza. Infatti sappiamo grazie ad una tradizione (Talmud Haguiga 12b), che il Santo, benedetto egli sia, ha fatto, in alto, sette firmamenti, per la sua glorificazione, e tutti hanno per scopo quello di farci conoscere il mistero della Fede suprema. Considerate che il firmamento superiore agli altri è nascosto e misterioso; ed è lui, quello che sostiene tutti gli altri. Poiché nessuno ne conosce l’essenza, esso è indicato con una interrogazione “Chi” (Mi), così come è riferito (Giobbe XXXVIII,29): “Dal seno di CHI (Mi) è uscita la Grazia”. Questo versetto è già stato spiegato altrove. Da aggiungere che le sue parole indicano il firmamento superiore che sostiene tutti e sette gli altri. Quello inferiore, che è ubicato al di sotto di tutti, non ha luce che gli sia propria; ed è a causa di ciò che esso si attacca ai firmamenti che gli sono sopra (per riceverne la luce). Così è indicato con le due lettere “Y Y” e  “M M”, (che formano insieme la parola “Yam OY” mare). Ne consegue che, il firmamento inferiore costituisce il mare (Yam) di quello superiore, che porta il nome di “Mi” (Chi). (La parola Ya-M è, infatti, formata dalle due stesse lettere della parola M-Y ma disposte al contrario). Quindi tutti gli altri firmamenti versano la loro luce in questo inferiore, proprio come i fiumi versano le loro acque nel mare. Il firmamento inferiore, costituisce quindi, il mare celeste che produce frutti e pesci secondo la loro specie; ed è a proposito di questo che David ha detto (Salmi CIV,25): “In questo mare così vasto e di grande estensione si trova un numero sterminato di pesci”. É ugualmente a questo mistero che fanno allusione le parole della Scrittura: “Chi (Mi) ha fatto uscire il Giusto dall’Oriente e Chi (Mi) lo ha chiamato ordinandogli di seguirlo”. Le parole “Chi (Mi) ha fatto uscire il Giusto dall’Oriente” fanno allusione ad Abraham; e “... Chi (Mi) lo ha chiamato ordinandogli di seguirlo” indicano il firmamento inferiore agli altri, il quale è divenuto il mare dei firmamenti superiori.

 

Élohïm e Abrahm

Zohar I,3b

 

Rabbi Hiya e Rabbi Yossé viaggiavano insieme. Giunti in una casa di campagna, Rabbi Hiya chiese a Rabbi Yossé: l’interpretazione Bara Chit (creò sei) è sicuramente ben fondata, infatti troviamo nel Genesi le opere create nei sei giorni, e non altro; ci sono, però, altre opere nascoste di cui si parla in un trattato sui misteri del Genesi. Il Santo Misterioso ha inciso un punto; e in questo punto ha rinchiuso tutte le opere della creazione, nella stessa maniera in cui si chiude tutto con una chiave; e questa chiave serra il tutto in un Palazzo. Benché sia il Palazzo che conserva tutto, è la chiave che è la cosa importante; è lei, infatti, che apre e chiude. Questo palazzo racchiude dei misteri gli uni più grandi degli altri. Il Palazzo della Creazione è munito di cinquanta Porte. Dieci aprono su ognuno dei quattro punti cardinali; e questo fa quaranta porte. Nove danno al Cielo, più una porta, di cui non si conosce se accede in alto o in basso; per questo essa è misteriosa. Una sola serratura è per tutte queste porte. Esiste un luogo per ricevere la chiave; questo luogo ha lo stampo della chiave; non lo si può conoscere che tramite la chiave. Ed ecco a cosa fa allusione il “Berèchith bara Élohïm”. Berèchith è la chiave che racchiude tutto. É lei che apre e chiude le sei porte che danno accesso alle sei direzioni e conseguentemente le contiene in se. Berèchith contiene una parola aperta, cioè feconda: chit, contemporaneamente ad una parola chiusa, ovvero sterile: Bara. Rabbi Yossé interloquì: É proprio questa la spiegazione del versetto. Io l’ho ascoltata dalla Santa Lampada (Rabbi Shimon), il quale affermava che Dio aveva creato una parola chiusa. Fin tanto che la creazione fu racchiusa nella parola “Bara” il mondo non poteva esistere, e il Tohou  aleggiava su tutto. E quando Tohou dominava, il mondo non esisteva. Fin quando le cinquanta porte rimasero chiuse, le opere della creazione erano sterili e infruttuose. E quando fu che questa chiave ha aperto e reso fecondo il mondo? Quando giunse Abraham, come dice il versetto (Genesi II,4): “Quello (Eléh) è i prodotti del cielo e della terra, behibaream  OARBHB (quando furono creati); ora noi abbiamo appreso (Berèchith Rabba I) che “behibaream” è l’anagramma della parola “beabraham - Abramo). La creazione che precedentemente era serrata dalla parola Bara, fu aperta e fecondata con la trasposizione delle sue lettere in “Eber” (RBA, ARB), principio sacro su cui il mondo poggia. (Il nome di Dio Élohïm, come anche quello di Abraham si sono completati nella identica maniera) Il primo aspetto del Misterioso nascosto (Dio = Élohïm) è “Mi”; “Mi” ha creato “Eléh”; “Ma” che ne proviene è ugualmente uno degli aspetti del nome divino. Se separando la “M” (M) da “Mi” e da “Ma”, vi aggiungiamo la Yud (Y) e la Hè (H) che restano, l’uno a “Eléh”, l’altro a “Eber”, mancherà la sola “M” (M) finale per formare i due nomi “Élohïm” e “Abraham”. Altri spiegano la costituzione di questi nomi nella maniera seguente: Dio prese “Mi” YM e aggiungendolo a “Eléh” HLA, formò Élohïm OYHLA, in seguito prese “Ma” HM e aggiungendolo a “Eber” RBA ne formò Abraham OHRBA. Ed ecco la spiegazione del versetto: Eléh (Quello) ha prodotto i figli del cielo e della terra, behibaream, cioè quando il nome di Abraham fu creato. E non è che a partire da questo giorno che il nome santo fu completo come è detto: “Dal giorno in cui Élohïm Dio creò il cielo e la terra”.

 

Dio comprende due Persone

Zohar II,172b:

 

Rabbi Shimon iniziò a parlare in questa maniera: “E non è detto: dove è Dio (A-L-O-H, leggere éloha), miei creatori, che ispira canti di allegria nella notte?” (Giobbe XXXV,10). É “mio creatore” che dovrebbe dirsi. Cosa significa “miei creatori”? Il nome divino A-L-O-H (éloha) è un nome collettivo, esso indica Dio e la sua corte; questo nome comprende due (persone), il maschio e la femmina (le sephiroth Tiphereth e Malcouth), è per questo che è detto “miei creatori”.

 

L’uomo crea Dio conformandosi alla Torà

Zohar III,132a

 

È scritto (Levitico XXVI,3): “E voi osserverete tutte le mie leggi e tutte le mie prescrizioni e voi lo farete”. Cosa si intende con “Voi lo farete”? Infatti è già detto “voi le osserverete” per quale motivo, allora, aggiungere “voi lo farete”?

Colui che osserva i comandamenti della Torà e cammina nelle sue vie, è come se agisse in alto. Il Santo, benedetto egli sia, dice: è come se egli mi facesse [20].

 

L’uomo crea Dio con l’atto della Carità

Zohar III,113b:

 

È scritto (Genesi XVIII,19): “E essi osserveranno la via dell’Eterno praticando la carità (tsedaka) e la giustizia (michpat)”. Poiché è scritto “E essi osserveranno la via dell’Eterno” per quale motivo aggiungere “praticando la carità”?

Colui che osserva le vie della Torà, è, se si può dire, come se facesse la carità. E in cosa consiste questa carità e questa giustizia? É il Santo, benedetto egli sia.

 

É ancora scritto (Salmi CVI,3): “Beato colui che custodisce la giustizia, che pratica la carità in ogni tempo”. “Che pratica la carità” è, se può dirsi, il Santo, benedetto egli sia.


 

 

[1] - Il testo aramaico non è molto chiaro. Tradotto letteralmente dice:

“La lettera alla congiunzione delle lettere del nome sacro dopo che si sono estesi  i gradi di questo lato e di quell’altro”.

Ciononostante la lettura che ne da il Pauly è valida. Essa costituisce la sua personale rivelazione, la stessa che noi avevamo intuito prima di conoscere la sua, che ha dei riferimenti precisi in altri brani dello Zohar, che leggono le due ultime lettere del nome Élohïm OY, Yam, il mare. Per esempio nel Tikounei Hazohar, il Tikoun 45, inizia così: “OYX  LA  OYHLA   ARB   TY$ARB “, leggendo la parola Élohïm: El-hayam, D-o il Mare. 

[2] - Le note che seguono, fino alla diciannovesima, sono commenti di Pr. Tichby.

Che vi sia una emanazione - il passo “che vi sia una estensione” indica il processo dell’emanazione di Binâ. Le Sephiroth che sono emanate da essa, scaturiscono le une dalle altre e si concatenano.

[3] - Il gruppo di destra - E'esed, che è chiamata El, o meglio El Gadol (il grande).

[4] - Si ebbe una emanazione - Di Binâ - le acque superiori - si è prodotta una emanazione complementare, le lettere     H-Y-M, che si aggiungono al nome    A-L e che lo completano, formando il nome    A-L-H-Y-M (Élohïm). Così è stata emanata Guebourâ, il cui nome divino è Élohïm.

[5] - Esse sono state emanate e si sono capovolte - Prosegue il processo di emanazione, e le lettere OYH  H-Y-M, che sono state emanate da Binâ, che è il grande mare,  alla fine del processo, si capovolgono e formano il seguito HMY, che designano Malcouth, le acque inferiori.

[6] - Che è stato organizzato - Le Sephiroth costituiscono una unità organica.

[7] - E questo nome si estese - Il nome di Élohïm, che è peculiare a Binâ e a Guebourâ si associa anche a Malcouth  così come, anche, agli esseri non divini, gli angeli.

[8] - Maschili - La forza attiva che agisce.

[9] - Femminili - La forza passiva che riceve.

[10] - In principio - prima dell’emanazione.

[11] - Le acque nelle acque - Le differenti forze erano mescolate.

[12] - Élohïm - Binâ, la prima Hé del nome YHVH.

[13] - Adonai - Malcouth, l’ultima Hé.

[14]  - Il nome - estensione (rakiya).

[15] - Tuttavia - Benché all’inizio il nome Élohïm sia peculiare alle acque superiori (per opposizione a quelle inferiori), ciononostante, posteriormente al momento in cui esse si sono di nuovo unite, il nome di Élohïm si estende anche a Malcouth, le acque inferiori.

[16] - Il terzo giorno - Tiphéreth, l’attributo della misericordia, che emerge tra H'esed e Din e che armonizza.

[17] - Nelle lettere HVH - Tiphéreth è simbolizzato con la lettera Vav W, che unisce la Hè H superiore a quella inferiore - le due Hé del nome YHVH YHWH.

[18] - Il mare - Simbolo di Malcouth.

[19] - E Israele - Simbolo di Tiphéreth.

[20] - L’uomo compiendo le mitsvot è come se creasse le forze divine. Infatti l’uomo vi rinnova, in ogni atto, l’opera della creazione dell’alto, costruisce l’edificio sephirotico, è considerato, se ci è consentito dire, come il creatore dell’autore della creazione. (Nota di Pr Tichby)

 

 

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