La Qabalah del nome divino Élohïm

É   H  =   1      = Creazione nello spirito

Lo  L =   3(0)  =  Movimento verso

H   H  =   5      =  La manifestazione

Y   Y   =   1(0)  =  La realizzazione della creazione

M   M =   4(0)  =  Nella materia

 

  

Élohïm = Dio + La Creazione

In ebraico, Dio = E-Lo-H-Y-M: Y-M = MY (Chi?) = il Soggetto, E-L-H (leggere èléh, quelli) = l’Oggetto. Il nome di Dio, in ebraico, designa quindi il Creatore + la Creazione. Si può ancora leggere E-Lo-H-Y-M = E-Lo-Ha-Ya-M = Dio + il Mare (elemento primordiale) o Dio + Tutto, in quanto il valore numerico delle lettere Y-M (che indicano grammaticamente il plurale, la molteplicità) è 40 + 10 = 50 che è anche il valore numerico della parola Ko-L (Tutto). Di più Y-M designando il plurale, possiamo ancora leggere E-Lo-H-Y-M: E-Lo-Ha = Unità (Dio) + Molteplicità (Il Mondo). Tutte queste letture concorrono a dimostrare che il Dio ebraico non può concepirsi al di fuori dei suoi rapporti con le Creature, con l’Uomo in particolare (perché il numero 50 delle lettere finali Y-M è anche quello dell’Uomo Ha-Adam, che fa così parte dell’Essere di Dio e della sua natura Creatrice). Il filosofo russo Simon Frank ha scritto:

“É impossibile concepire la Divinità al di fuori della sua relazione con me stesso, e questa relazione compartecipa all’essenza e all’essere stesso di Dio; e Dio non è soltanto Dio e basta; egli è, per essenza, Dio e me”.

Questo pensatore cristiano aveva ricevuto la rivelazione del segreto del nome ebraico di Dio.

 

  

Élohïm = Dio + l’Uomo

 OY = 10 + 40 = 50 = ODAH = l’Uomo.

Élohïm OYHLA =  ODAH   HLA = Dio + l’Uomo.

La H definendo creando l’uomo, manifesta Dio.

La H, il soffio divino, crea l’uomo che manifesta Dio.

Creando l’uomo, Dio, se ci è consentito esprimerci così, si auto genera.

 OYHLA è il mistero della teoandria, della divino-umanità, dell’uomo che nasce per e in Dio; e di Dio che nasce per e nell’uomo.

 OYHLA ci informa che:

 

- Dio comprende l’uomo,

- Dio, è Dio e l’uomo,

- Dio non è Dio senza l’uomo.

 

OYHLA è al plurale, non perché sottintende diversi dei, ma perché Dio non è Dio senza unione intima con l’uomo, senza compartecipazione dell’uomo alla sua vita creatrice.

 OYHLA è ancora al plurale per indicarci che questa unione di Dio e dell’uomo non è una fusione, una identificazione. Questa unione è sufficientemente intima per riunirli sotto un solo nome - è un matrimonio - ; ma non è una fusione di due persone in una per rendere questo nome al singolare. Dio e l’uomo sono inseparabili, ma inconfondibili. Essi costituiscono una comunità di persone distinte.

In  OYHLA, vi sono 2 persone inseparabili, ma distinte.

OYHLA   ARB   TY$ARB: Élohïm OYHLA, può essere considerato sia come il soggetto di Bara sia come il suo complemento: Berèchith ha creato Élohïm o Élohïm ha creato Berèchith. Élohïm può, contemporaneamente, essere concettualizzato come il creatore o come un essere creato.

 

Senza la conoscenza del mistero della divino-umanità contenuta nella parola Élohïm, la sintassi ebraica della Genesi e della Bibbia apparirebbe confusa, equivoca, primitiva, allorquando è in verità di una precisione straordinaria che non si ritrova in nessun altra lingua.

   *

   *       *

 OYHLA è plurale perché la divinità integrale comprende l’umanità, quantunque se ne differenzi.

 In OYHLA la natura divina e la natura umana si uniscono senza confondersi, non c’è identificazione, fusione; tutte e due le nature sono riunite sotto lo stesso nome perché sono inseparabili, però questo nome è al plurale per ben sottolineare che esse rimangono distinte. Come gli sposi, come i membri di una stessa famiglia: il marito dona il suo nome alla sua donna e ai suoi figli. Così il nome “Levi” può indicare diverse persone; per questo si dirà “I Levi”. La parola OYHLA - gli Eloh - designa Dio e l’Uomo, Dio e l’Umanità, Dio e i suoi figli, Dio e la Shekhinah, Dio e la sua sposa, Dio e la Natura. Élohïm è il nome della famiglia celeste, di cui l’uomo trascendentale - Israele - fa parte, e con lui e per lui tutte le creature.

 

I Numeri, la gimatreya, confermano pienamente tutte queste proposizioni.

OYHLA = 1 + 30 + 5 + 10 + 40 = 1 + 30 + 5 + 5 + 1 + 4 + 40 = ODAX  +  HLA = Dio =  L’Uomo

 

OYHLA  = 1 + 30 + 5 + 10 + 40 = 1 + 30 + 5 + 20 + 30 = LK + HLA = Dio + Tutto

 

OYHLA  = 1 + 30 + 5 + 10 + 40 = 86 = EBUH = La Natura

 

HWHY = AH  WXW  AH  DWY = 10 + 6 + 4 + 5 + 1 + 6 + 1 + 6 + 5 + 1 = 45 = ODA  = Uomo

 

  

Berèchith Bara Élohïm

Lettura dello Zohar secondo Pr. G. Scholem

 

Lo Zohar e la maggior parte dei più antichi cabalisti si è chiesta il senso del primo versetto della Torà: Berèchith bara Élohïm. “In principio Dio creò”; che senso può avere questo? La risposta non è affatto sorprendente. Eccone la spiegazione: Berèchith tradotto con il termine “principio”, indica l’essenza prima, definita come la Saggezza di Dio; in seguito bara, creò; è il Nulla nascosto che costituisce il soggetto grammaticale della parola bara, emanato o sviluppato; infine Élohïm significa: la sua emanazione è Élohïm; questo è l’oggetto e non il soggetto della frase. Chi è questo Élohïm? Élohïm è il nome di Dio, che assicura l’esistenza continuata della creazione nella misura in cui essa rappresenta l’unione del soggetto Mi e dell’oggetto nascosto Eleh (le parole ebraiche Mi e Eleh hanno le identiche consonanti della parola completa Élohïm). In altri termini, Élohïm è il nome dato a Dio, dopo la separazione del soggetto e dell’oggetto, ma vi è continuamente passaggio dall’uno all’altro. Il Nulla mistico che esiste prima della divisione della prima idea in Conoscente e Conosciuto non è considerata dai cabalisti come un vero soggetto [1].

 

Commento

Traduciamo l’esposizione dello Zohar, secondo Pr. Scholem, nel linguaggio di Carlo Suarès:

mi (YM), il soggetto, è la coscienza cosciente d’essere.

élèh (HLA), l’oggetto, è il contenente della coscienza coscienza d’essere.

 

Traduciamo ora OYHLA   ARB   TY$ARB, con l’aiuto di tutti gli elementi che abbiamo radunato fin qui in queste note e commenti:

 

TY$ARB

Nella coscienza cosciente d’essere, nella coscienza semplice, pura, indifferenziata, nella H’cmâ, l’Ayin, il “nulla”, il niente.

ARB

separazione, differenziazione, creazione, manifestazione di

OYHLA :  HLA

l’oggetto, il contenente

YM

il soggetto, la coscienza cosciente d’essere

  

    *       *

 

Correzione della lettura dello Zohar

Si constata che la lettura dello Zohar corrisponde pressappoco a quella di Carlo Suarés. La sola differenza consiste nel fatto che lo Zohar legge la parola Élohïm al contrario.

 

Carlo Suarès legge:

HLA : la coscienza cosciente d’essere, il soggetto

   OY  : il contenente della coscienza d’essere, l’oggetto.

 

Lo Zohar legge:

HLA       : l’oggetto, il contenente della coscienza d’essere

OY (YM)  : il soggetto, la coscienza cosciente d’essere.

 

Un esame approfondito e serrato della parola OYHLA ci mostrerà che la lettura di Carlo Suarès è certamente la più corretta, sia dal punto di vista essoterico sia da quello esoterico.

 

Per quale motivo lo Zohar ha rovesciato la lettura della parola OYHLA per liberare il suo significato esoterico? Per quale motivo capovolgere il significato esoterico di éloh e leggerlo élèh? Perché posporre le lettere  OY?

 

Le lettere HLA, o più semplicemente AL, designano più una coscienza, un movimento, una sostanza semplice che un corpo, un oggetto. La lettura più immediata e genuina di HLA fa apparire immediatamente una nozione spirituale, l’idea di uno spirito, di una coscienza, in breve di una divinità.

 

Nei numeri 1 - 30, non c’è posto per un oggetto, una materia, un corpo; 1 - 3 sono dei numeri inafferrabili in se stessi, HLA o LA è dunque a ragione il soggetto della coscienza cosciente d’essere [2].

 

Al contrario

OY = 1(0)-4(0) costituisce una dualità, una antinomia della più percettibili, sensibili, percepibili, intuibile e acuta, sorprendente...

 

La desinenza OY designa il plurale, la molteplicità, il mondo, il cosmo.

 

Nessuna altra combinazione di numeri oltre il 1(0) e il 4(0) può esprimere, definire ontologicamente ciò che Carlo Suarès chiama “c’è”, il contenente della coscienza.

 

E OY (leggere: Yam) è il nome del mare; e il mare non è forse l’immagine più dinamica, più reale, più espressiva dell’antinomia 1(0)-4(0); del “c’è”?

 

Lo choc delle onde contro le rocce, non è forse una rappresentazione naturale dell’antinomia 1(0)-4(0), dello choc dello 1 contro il 4?

La roccia contro la quale si frange violentemente l’onda, non è forse il 4, la resistenza contro la quale si riduce in frantumi la spinta, lo slancio creatore dello 1?

E il movimento, il gioco libero, delicato, spontaneo delle onde, vivacizzato con il soffio del mare aperto, non è forse lo spettacolo vivente dello 1 concreto, incarnato?

E infatti, quale uomo, se non è un bruto, non avverte, dinanzi allo spettacolo del mare, il sentimento del divino?

 

Per distinzione, OY è quindi giustamente, tanto essotericamente che esotericamente, l’oggetto della percezione della coscienza cosciente d’essere, lo specchio in cui, tramite gli occhi dell’uomo, Dio si conosce e si riconosce.

 

Genesi II,4

Prima Lettura

 

HLA

(élèh), questi, l’oggetto, può leggersi éloh, Dio, la coscienza, il soggetto (consultare il commento su OYHLA nel paragrafo precedente).

OARBHB

passivo del verbo creare: quando sono stati creati o quando essi si sono creati. Idea di auto creazione.

La piccola H permette di leggerlo in forma attiva: quando loro hanno creato essi. Notare, in oltre, il rovesciamento, il bilanciamento di OYM$ e di JRA nella seconda parte del versetto. Tutto in questo passaggio indica l’ambiguità, il doppio senso, l’equilibrio, il mutamento: il soggetto può quindi essere l’oggetto, l’attivo il passivo ecc.

Passi di traduzione cabalistica.

HLA (éloh, Dio, la coscienza, lo spirito) tali sono le filiazioni del cielo e della terra quando sono stati creati (o si crearono), il giorno in cui Yhwh-Élohïm fece la terra e il cielo.

“Sono stati creati” e “fece” essendo espressi in ebraico con degli infiniti:

 OARBHB(nella loro creazione, letteralmente: nel loro essere creato) e TW$E (il fare), si può in verità collocare il versetto altrettanto bene nel presente e nel futuro come nel passato: quando sono stati creati, sono creati, saranno creati, fece o farà.

 

Il cielo e la terra hanno generato Dio

Dio ha fatto la terra e il cielo

Il cielo e la terra si sono creati.

*

*    *

Dio crea la terra e il cielo che creano Dio.

Creandosi, il cielo e la terra generano Dio che li crea.

Il creatore genera la creatura che genera il creatore

 

*

*    *

Il Creatore genera la creatura

La creatura genera il Creatore

L’essere della creazione è auto generato, auto creato.

 

Sempre l’identico tema: l’auto creazione dell’Essere in virtù della sua doppia natura: creatore e creatura. Il Creatore è anche creatura e la creatura è anche Creatore. In tal modo si manifesta già la natura dei rapporti che si stabiliranno tra Dio e l’Uomo, che dovranno generarsi reciprocamente. Dio creerà l’Uomo, e l’Uomo genererà Dio. L’uomo sarà il compimento di Dio, e Dio sarà il compimento dell’Uomo. Il Dio perfetto sarà il Dio che sarà anche Uomo, e l’Uomo perfetto sarà l’Uomo che sarà anche Dio. L’essere perfetto sarà colui che riunirà in se stesso Dio e l’Uomo, che sarà contemporaneamente Dio e Uomo, che sarà il luogo dell’Alleanza umano-divina. Tale sarà Israele, tale sarà lo Tsadik, il Giusto, tale sarà anche, in qualche maniera, Gesù, in quanto sarà figlio di Israele, figlio dell’Uomo, e non perché sarà figlio unico di Dio.

*

*    *

L’Universo crea Dio

Dio crea l’Universo

L’universo si auto genera.

 

Questo processo creatore articolato, irrazionale, che fa esplodere le categorie della logica formale, è inconcepibile, incomprensibile e inesplicabile senza la tesi dell’immanenza, dell’incarnazione divina, della morte e della resurrezione dell’Infinito nel numero, dello spirito nella materia, della coscienza nel corpo, del verbo nella carne, del movimento assoluto nella stasi, l’inerzia assoluta.

 

L’UNIVERSO SI AUTO CREA, in quanto l’Universo si oppone all’Infinito che contiene. Non è Dio che crea l’Universo, perché Dio, in quanto Infinito, tende a fare esplodere il finito, il numero, la materia, la Beth che lo limita e l’imprigiona. Dio a causa della sua natura infinita, tende a distruggere il mondo. É la resistenza dell’Universo - per definizione la sua materia - alla forza esplosiva dell’Infinito, che crea il mondo. L’universo, quindi, si auto crea in opposizione a Dio.

 

DIO CREA L’UNIVERSO, perché mette in movimento la materia. Senza questo movimento vitale, la materia sarebbe assolutamente inerte, non sarebbe l’Universo, sarebbe un niente fisico. L’universo, quindi, non si auto crea senza Dio.

 

L’UNIVERSO CREA DIO, perché è il suo Baith, la sua casa, il suo contenente, il suo specchio, per questo si riflette e si percepisce; per questo la coscienza ha coscienza di essere. Senza la limitazione, la negazione dell’universo Dio sarebbe un essere assolutamente infinito, quindi incosciente, non si conoscerebbe e non conoscerebbe, sarebbe come se non esistesse, sarebbe un niente spirituale. L’Universo si crea, dunque, con e per Dio.

 

Così, in questo straordinario versetto (ma in verità quale versetto della Genesi non è straordinario!) si ritrovano le tre tesi teologiche e metafisiche principali, che fino ad ora apparivano inconciliabili, che non potevano enunciarsi se non in contraddizione: il Deismo, l’Ateismo, il Panteismo.

 

Il nostro versetto non soltanto concilia e sintetizza queste tre tesi contraddittorie, ma non può concepirle separatamente. Le teorie religiose o atee, che hanno dato origine alle innumerevoli filosofie e religioni a causa delle quali i popoli e gli uomini si sono uccisi nei secoli, e continuano a farlo, derivano, tutte, da una disintegrazione della coscienza ebraica. Le religioni e le filosofie generano catastrofi fisiche e materiali perché esse stesse derivano da una catastrofe metafisica e psicologica; portano la morte, perché esse stesse scaturiscono dalla morte, sono elementi impietriti e decomposti. La resurrezione della coscienza ebraica spazzerà con il suo soffio vitale tutti i rifiuti metafisici e psicologici dei teologi e dei filosofi.

 

Seconda Lettura

OARBHB   =

 O - ARB - H - B

 

Con la H, egli (Dio, LA) ha creato (ARB) loro (due (B).

Con la H, egli ha creato (ARB) la O, che è la lettera finale del suo nome.

Con la H, LA Dio ha creato (ARB) le due ultime lettere del suo nome OYHLA, che simboleggiano la molteplicità (OY= desinenza plurale), il tutto (OY= 10 + 40 = 50 = LB [20 + 30 = 50]), l’universo, i cieli, e la terra (OYM$H= OY - O$ - H.

La Hé H ha inserito, aggiunto [sam] al nome [chem] O$ le lettere OY).

TWDLWA HLA: ecco le generazioni, i successivi sviluppi di HLA: OY- M$-H il nome, (M$H) le lettere OY = la  H di HLA ha generato   OY.

HLA Dio

TWDLWH parto

 OY -  M$  -  H del nome, delle lettere OY.

L’universo fa parte del nome di Dio, del suo essere.

Creando l’universo Dio ha completato il suo nome. Ha completato il suo essere. É per tale motivo che si può dire che Dio nasce con le generazioni, con la storia (Toldoth) del mondo.

Dio nasce nella storia.

La fine della storia è la nascita di Dio nell’umanità.

Questa è la causa per cui essa è agitata e insanguinata, simile ad una donna in travaglio, e l’accentuazione dei suoi dolori preannunciano l’imminenza del parto.

 

Riepilogo

HLA

=  Dio

Dio

TWDLWT

=  Parto

Parto

OYM$H

= Dei cieli

Del nome O$H, delle lettere OY, che rivelano il tutto.

JDAHW

 = E della terra

 

OARBHB

 = O - ARB - HB

 

 

Con la H, egli (LA, Dio) creò (ARB) essi (O).

Essi chi?

Le due lettere finali del suo nome OY, i cieli e la terra, l’universo, tutto (OY = LB) Dio (HLA) è stato partorito (TWDLWT), tramite il nome (M$H), le lettere OY, quando egli le ha create ( OH - ARB).

Dio nasce con la creazione del mondo. La creazione dell’universo è una auto generazione di Dio.

Dio non è un essere finito, intero, fin tanto che il mondo non è creato. Dio crea il mondo che crea Dio.

 

 

La Madre dell’Uomo

 

Nella parola Élohïm   OYHLA le lettere LHI  YHL  =  45  =  MDA  ADaM

potrebbe quindi scriversi :O(ODA)A.

La prima lettera A e l’ultima O costruiscono la parola OA MADRE, all’interno della quale si trova la parola ADaM  ODA.

OYHLA Élohïm = la Madre che porta l’Uomo, che lo genera.

Questa lettura conferma, dunque, la natura femminile del nome Élohïm, la sua funzione materna.

 

Ma di più:

ODA  =   ODA =  AH  WAW  AH  DWY

 

ADAM = Yod Hé Vav Hé = YHVH nella sua plenitudine.

 

La funzione della donna è quella di partorire l’uomo naturale, ma la sua missione è quella di generare l’Uomo Spirituale, di permettere l’esistenza all’Uomo che incarna il Divino, che lo completa. Allora la sua maternità si inscrive nel nome Élohïm, che ne è lo schema. Essa è una Madre (o un Mare, è l’identica cosa) divina.

 

Tale è anche il senso del nome Élohïm nella Qabalah dello Zohar. (Vedere i brani successivi).

 

Il suo Sposo è conosciuto alle porte [3]

Poiché nessuno, conosce l’essenza divina né giungerà mai a determinarla, in quale maniera intendere le parole della Scrittura (Proverbi XXXI,23): “Il suo sposo è conosciuto alle porte (chearim)”, parole che, secondo la tradizione, sono da intendersi riferite a Dio? La verità è che le parole: “Il suo sposo è conosciuto alle porte” sottintendono realmente il Santo, benedetto egli sia, il quale si manifesta a ciascuno secondo il proprio intendimento; ciascun uomo può congiungersi allo spirito della Saggezza secondo l’ampiezza del proprio spirito; e ciascuno ha il dovere di approfondire la conoscenza di Dio, tanto quanto la propria intelligenza consente; ed è per questo che la Scrittura dice: “Il suo sposo è conosciuto alle porte”, cioè alle intelligenze degli uomini; egli è conosciuto da ciascuno secondo l’ampiezza della sua porta (della sua intelligenza). Quanto a conoscere l’essenza divina a fondo, nessuno ha potuto mai sondarla, e nessuno la conoscerà mai.

 

Commento

Occorre comprendere la parola “chearim” (porte) in un senso indicato dalla sua radice CH-”-R (300 - 70 - 200): misura, valore, ipotesi, supponenza. Una traduzione più concisa di questo passaggio dello Zohar riporta: “Il Santo, benedetto egli sia, si fa conoscere a ciascuno secondo l’idea che ciascuno si è fatta di lui, si rivela identico a come lo si pensa nel proprio cuore, appare identico a come lo si immagina”. Dio è un valore dinamico, creatore, esistenziale, teantrico, quindi multiplo: a ciascun valore umano corrisponde un valore divino; la qualità dell’umano determina la qualità del divino che si scopre, si manifesta attraverso di lui, che esiste. L’uomo è realmente una immagine di Dio. Una immagine vivente.

 

Il mistero del plurale della parola “Élohïm” (Dio) indica la molteplicità dei valori dell’essere divino, il suo dinamismo, il suo esistenzialismo, il suo umanesimo. L’esistenza umana e l’esistenza divina sono correlative. Dio e l’uomo si creano reciprocamente in spirito. Ciascuno di essi è contemporaneamente il creatore e la creatura, il padre e il figlio. Essi sono fratelli, eterni compagni (Zohar III,7b).

 

 

[1] - “Le Grandi Correnti della Mistica Ebraica” pag.237.

[2] - Tuttavia la H (5) che è la desinenza femminile o articolo definito ( la Hè ha-yediya come la si specifica in  ebraico, la Hè del processo di in-formazione, di conoscenza o di coscienza - in quanto ogni definizione fa prendere forma, conoscenza, coscienza), questa H annuncia, informa con grande precisione che HLA, come lo scrive Suarès, si colloca nello iato, il vuoto che separa la coscienza semplicemente cosciente d’essere e la coscienza cosciente di essere qualche cosa, o più esattamente la coscienza cosciente del suo contenete. Infatti è impossibile sapere se la H deve essere letta con LA il soggetto, o con OY l’oggetto, o con i due termini contemporaneamente.

 H è 1 + 4 = 5

  OY è 10 + 40 = 5(0)

  H è già OY

 H è il femminile che manifesta la vita, o l’articolo che definisce, che in-forma. Ora definire l’indefinito, in-formare l’informe non è forse lo stesso processo della creazione? H definendo-creando OY, manifesta-crea LA. La H il soffio, uscendo da LA crea, anima, agita i fiotti di  OY il mare, grazie al quale LA la coscienza, avrà coscienza d’essere. Tramite questa H, LA crea OY e questi crea LA. La coscienza crea l’universo e l’universo crea la coscienza. OYHLA è quindi il processo di auto creazione dell’Essere.

[3] - Zohar I, 103- 103b .

 

 

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