Il Nome JaH — lo abbiamo detto — non possiede l'efficacia “direttamente discendente” dello Shem ha-mephorash. Non contiene l'influsso diretto della Vav, il “Dio vivente” il cui splendore spirituale non può essere sopportato senza la piena presenza della “Hé inferiore”. Questa piena presenza della Shechinah sulla terra comprende: il tabernacolo o il tempio in cui si svolge il culto del sacrificio, dell'invocazione e della benedizione; l'iniziazione ai “misteri della Torah”; la realizzazione della via spirituale e delle scienze sacre, quali la “via delle sephiroth” e dei “Nomi divini” unitamente alla scienza delle lettere e dei Nomi che quella include; l'esistenza efficiente di tutte le istituzioni teocratiche; la perfetta conformità di tutto il popolo alla volontà di Dio. Ma se JaH fosse soltanto la prima e trascendente metà del Nome JHVH, non potrebbe avere alcun rapporto con l'uomo. JaH rappresenta perciò anche la sintesi del Nome di quattro lettere, cioè il suo Yud spirituale e la sua Hé finale immanente. Quest'ultimo è privato della presenza della Vav, ma non completamente, altrimenti la “Hé inferiore” sarebbe completamente staccato dalla Yud e, non ricevendone l'influsso, rimarrebbe totalmente inefficace. Nel Nome JaH - “principio” e “fine” di JHVH - si cela la Vav con la funzione di collegare nascostamente la Yud (e la “Hé superiore” invisibile) con la “Hé inferiore” visibile, sebbene tale collegamento tenda verso l'interno e agisca all'esterno soltanto in misura limitata. Grazie a tale limitazione, appunto, la Vav può agire lentamente sull'uomo debilitato degli “ultimi giorni” onde portarlo gradualmente all'unione con Dio e disporlo al giorno grande e terribile dell'invocazione di JHVH. Quel giorno sarà la fine del mondo e avrà come termine la ricostituzione del mondo stesso, la “creazione di un cielo nuovo (da yh) e di una terra nuova (da wh)”. Avverrà allora la rivelazione universale e messianica di JHVH, che dimorerà nel “tempio indistruttibile” di Gerusalemme “costruito dalla Sua propria mano”; questa nuova Gerusalemme sarà “sacra a JHVH e non sarà mai più devastata o distrutta”. JaH è pertanto il Nome divino dell'“ultima generazione”, che riconduce al principio, all'origine paradisiaca di tutte le cose. Prima che per tale sua missione storica, il Nome JaH è distinto in via generalissima dal Nome JHVH per la sua normale azione sovratemporale e spirituale, perché mentre il Nome JHVH causa in primo luogo la discesa liberatrice e illuminante di Dio, JaH aiuta l'uomo a salire a Dio attraverso un processo di liberazione e di unione. Identica, ovviamente, è l'efficacia del “Nome intero”, grazie però alla sua prima metà, JaH appunto; mentre la sua seconda metà, wh, causa la discesa divina e insieme fa sì che l'uomo, già assorbito in Dio, ne esca di nuovo ritornando alla condizione umana. Ora, tale ritorno avviene, anche in assenza del “Nome intero”, grazie alla Vav invisibile e unito nascostamente con la Hé del Nome JaH. Poiché la Hé può essere sia la “Hé inferiore” sia la “Hé superiore”, ne deriva che anche il Nome JaH può causare - seppure gradualmente - la discesa rivelatrice e illuminante di Dio mediante la “Vav nascosta”. Come già sappiamo, il mistero di questa graduale discesa si spiega dal fatto che JaH rimane la “inabitazione trascendente” che riposa sulla “superficie delle acque” di tutte le creature; e in ciò si differenzia da JHVH, che discendendo diventa in cielo la gloria immanente di Dio (Vav) e, sulla terra, la “Hé inferiore”. Dalla “superficie delle acque”, lo splendore di JaH non investe direttamente la creazione — cosa che invece può fare lo splendore di JHVH partendo dal centro di ogni piano celeste e terrestre — ma nella creazione stessa manifesta la propria luce spezzettata, analogamente al sole che si riflette sull'acqua. Una sola sua scintilla è però capace di accendere nel cuore dell'uomo la fiamma spirituale facendola brillare di luce sempre più chiara, sì da ricondurre lentamente anche i deboli all'unico Vero e Reale. La “inabitazione trascendente” di Dio — lo “JaH inferiore” che troneggia sulla superficie della creazione — è la Tri-unità immanente: Shechinah-Metatron-Avir. La Yud di JaH è la reale presenza di Kether-H’ocmâ, cioè Shechinah-Metatron, la realtà primordiale nella sua forma primordiale; Hé è la presenza di Binâ in Avir, la sostanza primordiale. Dallo “JaH inferiore” fluiscono tutte le realtà, forme e sostanze degli esseri creati. Ai piedi del Suo trono posato sulle acque ha principio e fine l'intera creazione celeste e terrestre, che promana da JaH e in Lui ritorna in un unico “adesso”; ai piedi di quel trono tutte le creature scaturiscono dal loro unico Padre e Dio e a Lui ritornano con un identico e unico grido di gioia che coincide con il suono primordiale che tutto crea, rivela e redime: la Voce di Dio. La Voce di Dio diventa la Sua Parola, il Suo Nome che dà la prima forma celeste a ciò che produce riassorbendo poi tutte le forme nel loro principio sopraformale divino. Tale Nome è JaH, la forma verbale primordiale del suono primordiale, la Parola primordiale che manifesta la forma primordiale dell'intero cosmo e lo fa riassorbire nel suo principio, la presenza reale di JaH. JaH è il nome della gioia creatrice, rivelatrice, formatrice, trasformatrice e liberatrice che regna sulla “superficie delle acque”, in Araboth, il settimo cielo. Talché il salmista ha esclamato: «Fate strada a Chi cavalca in Araboth; JaH è il Suo Nome ed esultate al Suo cospetto!”. Lo Zohar scrive: “Questo versetto della Scrittura ci insegna che l’Anziano degli anziani" (l'Altissimo) cavalca in Araboth (non nella Sua suprema trascendenza ma nella Sua "immanenza trascendente"), nella sfera dello JaH (inferiore), del mistero primordiale (il Dio che crea, rivela e redime tutte le cose) che promana da Lui (l'Altissimo) e che è il Nome JaH (in se stesso) non manifestabile (e che riposa al di sopra della creazione). Tale Nome non è l'Altissimo ma una specie di velo che promana da Lui; questo velo è il Suo Nome, il Suo carro (sul quale Egli scende fino alla superficie della creazione e) che però non si manifesta (nel cosmo, ma, lo dicemmo or ora, rimane 1' immanenza trascendente"). Questo è il Suo Grande Nome... Quando tutte le cose concordano con questo Nome, allora l'armonia è perfetta e in tutti i mondi regna una sola gioia”. In quanto inabitazione, JaH è la causa immediata del cosmo, ma trascendente il Suo effetto: Egli si cela nel “mondo della creazione” puramente spirituale e archetipico, nel mondo della Shechinah, ed è la Shechinah stessa. La Sua luce increata e infinita è Metatron, il cui splendore, che dà forma e luce a tutte le cose, investe per così dire il Suo involucro primordiale, la sostanza o etere primordiale, Avir, mentre si fa udire il suono primordiale. Quest'ultimo è la Voce del Creatore, che diventa la Parola primordiale JaH da cui promana la Vav che a sua volta origina il mondo celeste e la “Hé inferiore” con il mondo terrestre. Nel fondo di tutte le cose continua a risuonare la Voce del Creatore: essa è infatti la voce della vita e della luce, senza la quale nulla può esistere in seno alla creazione; è la voce interiore con la quale “i cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento proclama l'opera delle Sue mani. Il giorno al giorno ne dà l'annuncio, e la notte alla notte ne trasmette la notizia. Non è favella e non sono parole di cui non si intenda il suono. In tutta la terra esce la loro eco e ai confini del mondo giungono le loro parole...”.
JHVH e JaH Significato delle quattro lettere Il nome divino della fine dei tempi L'efficacia graduale del nome JaH
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