Con riferimento al percorso storico, nella dottrina dei quattro mondi, siamo in grado di riconoscere: 1) Un primo periodo, che segnerei, per così dire, come primitivo, dove sembra non si avverta la necessità di una risposta immediata all’antinomia che introducono le nozioni di infinito e finito. È, per grandi linee, il periodo gaonico del I e II secolo quello delle Hekaloth, della Merkavah. In questo periodo la dicotomia fra Assoluto e Relativo è annullata dall’anelito del ricercatore tutto teso all’ascesa al Carro di Dio. In questo periodo i mondi considerati sono due, quello del Trono di Dio, dove è collocato il Trono di Gloria sorretto dagli Hayyot (animali di santità), e il mondo della generazione e della corruzione, chiamato olam ha-hawajàh we-ha-hefsed. I termini generazione e corruzione (ci informa Sermoneta nel suo glossario filosofico ebraico italiano del XII secolo) che in genere indica, aristotelicamente, il processo di mutamento nella categoria di sostanza, s’identifica, in questo periodo, con il risultato di un processo già accaduto; dire, generazione e corruzione è quindi come dire, mondo dell’unione instabile di forma e materia. Il Dio pensato, in questa fase, non è un dio vicino, bensì lontano dal campo della comprensione dell’uomo, sebbene la sua Gloria arcana possa essere rivelata all’uomo dal Trono. I mistici della Merkavah si occupano di tutti i dettagli di questo mondo superno, che si estende nei sette palazzi del firmamento; delle schiere angeliche che popolano i palazzi, dei fiumi di fuoco che scorrono dinanzi al Carro e dei ponti che li attraversano e di tutti gli altri dettagli del Carro descritti da Ezechiele. Ma il fine principale dell’ascesa è la visione di colui che siede sul trono, un sembiante come il sembiante di un uomo su di esso, dice Ezechiele. Il Trono con i suoi quattro piedi, come l’apparizione della Gloria nella forma d’uomo superno sono elementi che saranno ripresi e sviluppati dalle scuole e dai movimenti successivi. oooOooo 2) Un secondo periodo, in cui la dottrina dei quattro mondi è ripresa ed elaborata, è collocato tra XI e il XII secolo, in un movimento religioso molto simile a quello degli ‘Hassidim, noto con il nome di Hassidei Ashkenaz. Questo movimento presenta due aspetti, uno etico comportamentale ed uno esoterico filosofico, perché si ritenne che il conseguimento di vertici spirituali era connesso non soltanto ad un comportamento sul piano etico ma anche alla distinzione raggiunta nel campo della filosofia esoterica, a quest’ultima, per altro, veniva attribuito una importanza di preminenza. Il movimento, particolarmente nelle sue manifestazioni francesi e nella forma conferitale da Elhanan di Londra, adottò la teoria dei cinque mondi descritta da Abraham ben Hyya in Megillat ha Megalleh. Questa teoria riprende un elemento del primo periodo, Il trono di Dio, dove l’apparizione della Gloria (Kavod) non è considerata nella forma d’uomo superno, ma come prima entità creata. A dispetto di questa distinzione tra Dio e Kavod, chiamata nelle opere degli Hassidei Ashkenaz anche Shekhinah, essi continuarono a riferirvisi secondo la ideazione talmudica e midraschica che la considera come un attributo di Dio stesso. Nelle loro speculazioni, Kavod, (la Gloria) dava origine ad un mondo autonomo tutto luce ed enumeravano nell’ordine, il mondo della luce, quello del divino, dell’intelletto, dell’anima e della natura. (nel testo "La Cabbalà", edizioni la Giuntina, di Roland Goetschel esiste un intero sotto capitolo dedicato interamente alla teologia dei Chassidé Ashkenaz, eventuali approfondimenti possono essere qui cercati). oooOooo 3) In questo stesso periodo, circa XI secolo, nel tentativo di risolvere il quesito, creazione ex nihilo o emanazione, Ibn Gabirol segnala un versetto di Isaia il XL,7 che recita, tutto ciò che si richiama al mio nome, io lo ho creato, formato e fatto. Su queste tre azioni ipotizza tre modalità di creazione che si operano in tre mondi. Dio, scrive in un commento al Sepher Yetzirah, produsse dapprima il principio di tutte le cose con una creazione virtuale che è la Beriah (il primo verbo), in seguito il passaggio dalla potenza in atto fu opera di Asyah (secondo verbo) e di Yetzirah (terzo verbo). È interessante notare che in quest’ipotesi di Ibn Gabirol, ripresa e sostenuta tra l’altro anche da Abraham ben Chiyya e Abrabanel, il passaggio tra infinito e finito si concreta in una virtualità seguita da un’oggettività materiale in quanto in tale ipotesi il mondo della forma precede quello della formazione. Man mano che la Qabalah si sviluppava, il mondo della Merkavah, descritto nella letteratura delle Heikhaloth, divenne chiaramente distinto dal mondo divino, al di sopra di esso. oooOooo 4) Contemporaneamente è possibile seguire lo sviluppo di una dottrina unificata di una serie di mondi, dall’alto al basso, formante un vettore fondamentale lungo il quale la creazione passa dal suo punto primitivo alla sua finalizzazione nel mondo materiale. Nella prima opera classica della Qabalah datata XII secolo, il Massekheth Atziluth (Trattato dell’emanazione) e attribuita a Rabbi Jacob Nazir, troviamo citati, per la prima volta, i quattro mondi così come noi li conosciamo, in una descrizione che tenta un sincretismo con elaborazioni precedenti. Il testo costruisce con i commentari di Saadya e Yehuda Barzilai sul Sepher Yetzirah, un’importante introduzione alle idee astratte della letteratura mistica. L’autore prende lo spunto dallo stesso versetto di Isaia citato in precedenza, quello che aveva convinto Ibn Gabirol sui tre modi di creazione e i tre mondi, ma a differenza di questi vi collega quattro universi diversi, che costituiranno la base metafisica della Qabalah speculativa (iiunita) e che fa corrispondere alle quattro lettere del nome divino. Le tre parole del versetto, secondo l’autore, che indicano una forma di creazione ordinaria, fatta per essere capita dalla massa, in realtà sottintendono una forma più alta accessibile solo agli iniziati, l’emanazione (Atziluth). Dio si avvolge di un mantello di luce chiamato malbush, è questo, secondo Nazir il mondo emanato, sede della sua gloria, e lo associa alla lettera yud del nome sacro. Vedremo poi come questo mantello o veste, nelle elaborazioni di Luria, agirà per procedere alla creazione dei mondi di concerto con quattro delle nove plenitudini del nome divino. Per questo Olam, sembrano quindi raccolte e ripresentate le teorie precedenti degli Ashkenaz sul Kavod (la Gloria), con l’introduzione di questo elemento di associazione analogica rappresentato dalla lettera yud. Poi segue il mondo creato propriamente detto (Beriah), prima degradazione del mondo emanato, sede dell’ordine morale, dimora delle anime giuste e della fonte di ogni benedizione, là è la gloriosa Merkavah sotto la direzione di Keteriel (parola composta da Kether, corona e El dio), là ugualmente sono i sette palazzi, là ancora è il carro di Dio. Questo mondo è associato alla prima Hè del nome sacro. Anche per questo mondo le teorie precedenti, quelle del I e II secolo, sono riprese e rielaborate ed anche qua sono introdotti dei nuovi elementi, l’associazione con la seconda lettera del nome sacro, la forza divina configurata da uno spirito sephirothico o Arcangelo, il che darà spunto ai pensatori successivi per una distinzione caratterizzata. Questo però non deve indurre in errore supponendo che, visti i nomi diversi da quelli tradizionali, queste Sephiroth nei mondi inferiori siano cosa diversa. È soltanto il nome che muta, la funzione e i contenuti sono identici, riferiti però a quel mondo specifico. Una nuova degradazione produce il mondo Yetzirah, soggiorno delle figure della visione d’Ezechiele, le dieci categorie d’angeli, ancora là risiedono i soffi, o le anime degli uomini. La lettera vav del nome sacro vi è associata. Il quarto mondo, Asyah, con cui è strettamente collegata l’ultima lettera del nome sacro, racchiude gli angeli che presiedono agli atti umani e sono incaricati di raccogliere le preghiere e i voti degli uomini. In questo mondo, secondo l’autore, Sandalphon l’aiuto di Metraton, che si troverebbe però nel mondo che precede, conduce il combattimento con Lilith. Dopo molte digressioni confuse, l’autore affronta la teoria delle Sephiroth. Puntualizza nuove denominazioni per la prima e l’ultima di esse e poi le collega alla sua teoria dei mondi. |