Mani e i Manichei        

 

Mani nacque, secondo la tradizione, il 25 Aprile 216 nel villaggio di Mardinu, vicino a Seleucia (Ctesiphon) sul fiume Tigri in Babilonia.

Man, il cui significato in aramaico è “l'illustre”, era probabilmente un titolo onorifico, piuttosto che un nome proprio. Il suo vero nome è sconosciuto, anche se alcune fonti riportano Shuraik.

La famiglia era di origini nobili persiane ed il padre, Fâtâk (o Pattak) Bâbâk era nato ad Ectabana, mentre per il nome della madre, anche essa di origini nobili, le varie fonti riportano Mes, Utâchîm, Marmarjam e Karossa.

Poco dopo la nascita di Mani, il padre abbandonò la madre e, portando il piccolo con sé, si ritirò in una comunità religiosa di elcasaiti (1) o, secondo altre fonti, di encratiti (2) o di mandei (3).

All'età di 12 anni, Mani ebbe una visione: fu visitato da un angelo di nome El-Tawan (o Al-Tawn), suo gemello nell'aspetto e nel nome (infatti el tawan significa letteralmente il gemello).

El-Tawan lo istruì sulla sua missione sulla terra, ma gli disse anche di pazientare per almeno 12 anni, prima di rivelarsi al mondo. E infatti, dopo una seconda visita di El-Tawan, Mani, all'età di 24 anni, si recò in Persia ed iniziò a predicare il giorno della incoronazione dell'imperatore persiano Shapur I, il 20 Marzo 242 (data sacra per i Manichei), proclamandosi “l'apostolo del vero Dio”.

Ben presto entrò in conflitto con i Magi, i sacerdoti del Zoroastrismo, religione di stato della Persia a quei tempi, e fu esiliato.

Tuttavia, questo evento sfortunato risultò essere vincente per la diffusione del manicheismo nel mondo: infatti  durante i suoi viaggi in Turkmenistan, India e Cina, Mani predicò e fece molti adepti e discepoli, fondando ovunque comunità manichee. In Cina fu molto popolare e conosciuto dai taoisti come “Moni Jiao”.

Dopo molto anni, tornò in Persia, dove poté predicare sotto la protezione dell'imperatrice Nadhira e del principe Peroz, fratello dell'imperatore. Nonostante ciò, fu imprigionato in seguito alle congiure dei suoi mortali nemici, la casta dei Magi, e liberato solo dopo la morte dell'imperatore nel 274.

Salì allora al trono il figlio di Shapur, Ormuzd I, che era sì favorevole al nostro, ma che regnò solo per 1 anno.

Il successore, Bahram I, sobillato dai soliti Magi, fece imprigionare e torturare Mani per 30 giorni, al termine dei quali egli morì o crocefisso o frustato a morte o soffocato dalle sue stesse catene (le fonti non concordano sulle cause della morte).

Dopo la morte fu decapitato e la sua testa esposta su una picca vicina alle porte della città. Sembra che anche il suo corpo fosse stato impagliato ed esposto al pubblico ludibrio.

La data tradizionalmente accettata per la sua morte è il 3 Marzo 277.

La complessissima dottrina di Mani, è un sincretismo tra Cristianesimo, Buddismo, Mazdeismo e Gnosticismo, ed era basata sul principio dualista del confronto tra il Bene ed il Male, tema caro alle sette gnostiche, soprattutto quella di Valentino, i cui adepti confluirono, nei secoli successivi, nel Manicheismo.

La cosmogonia manichea si fondava, quindi, sulla contrapposizione tra:

Il regno del Bene, comandato da Dio, cioè Padre di Grandezza (megethos), il quale si manifestava attraverso quattro persone (tetraposopon): Tempo, Luce, Forza, e Bontà. All'infuori di Dio, esistevano i Suoi cinque tabernacoli o eoni: Intelligenza, Ragione, Pensiero, Riflessione e Volontà oppure, secondo altri testi, Longanimità, Conoscenza, Ragione, Discrezione e Comprensione. Il Suo regno si espandeva in tutte le direzioni e l'unica limitazione era il regno del Male.

Il regno del Male, comandato dal Principe delle Tenebre, i cui eoni erano Fiato pestilente, Vento ardente, Oscurità, Nebbia e Fuoco distruggente oppure Pozzi avvelenati, Colonne di fumo, Profondità abissali, Paludi fetide e Pilastri di fuoco. Il Principe, inoltre, si manifestava sotto forma di un'incarnazione, Satana, un mostro metà pesce, metà uccello, con quattro zampe e testa di leone.

In seguito ad una catastrofe primordiale, il regno delle Tenebre aveva invaso quello del Bene, gettando nel panico gli eoni: il Padre aveva deciso allora di creare una prima emanazione, la Madre di Vita, che, a sua volta, creò il Primo Uomo (protanthropos).

Anche il Primo Uomo aveva i suoi cinque elementi da opporre a quelli del Male: Aria pura, Vento rinfrescante, Luce brillante, Acque che donano la vita e Fuoco riscaldante, ma fu ugualmente sopraffatto dal Principe delle Tenebre. Sconfitto, il Primo Uomo invocò il Padre, che creò la seconda emanazione, lo Spirito di Vita, con le sue cinque personalità: Ornamento di splendore, Re dell'onore, Luce, Re della gloria e Supporto, i quali discesero nel reame delle tenebre e salvarono il Primo Uomo dal suo degrado.

Il Padre, allora, creò la Sua terza emanazione, il Messaggero, che emanò a sua volta dodici vergini: Maestà, Saggezza, Vittoria, Persuasione, Purezza, Verità, Fede, Pazienza, Rettitudine, Bontà, Giustizia e Luce. Questo Messaggero dimorava nel Sole e le vergini gli ruotavano intorno: una chiara allegoria dello zodiaco.

Dalla lotta tra il Messaggero e i figli delle tenebre nacquero due bambini, Adamo ed Eva, che avevano intrappolati in se i germi della luce. Le potenze del Bene mandarono allora il Salvatore o il Gesù celeste (M. rifiutava il concetto di Gesù terreno), personificazione della Luce cosmica, il quale risvegliò Adamo e gli fece vedere il Regno del Bene ed assaggiare i frutti dell'albero della vita. Adamo pianse e maledisse il suo destino: da allora, secondo M., l'uomo doveva cercare di purificarsi, dominando i desideri carnali per poter elevarsi al Regno del Bene.

I manichei erano divisi in pochi “Perfetti”, molto assomiglianti ai monaci buddisti e molti “Uditori” o catecumeni.

I “Perfetti” non potevano avere alcuna proprietà, mangiare carne o bere vino, avere rapporti sessuali, svolgere qualsiasi attività lavorativa, praticare la magia o altri religioni.

Erano tenuti a rispettare i tre sigilli (signacula), e cioè:

Il sigillo della bocca, che proibiva parole impure e cibi impuri, come la carne o il vino. Solo la verdura e la frutta erano permessi.

Il sigillo delle mani, che proibiva qualsiasi lavoro manuale, anche la raccolta della frutta.

Il sigillo del seno, che proibiva i pensieri malvagi ed il matrimonio, nel senso della procreazione. I manichei pensavano, infatti, che era male continuare la propagazione della razza umana, perché ciò significava un continuo imprigionamento della Luce nella materia.

Gli “Uditori” erano invece tenuti al rispetto dei dieci Comandamenti di Mani, che condannavano l'idolatria, la menzogna, l'avarizia, l'uccisione, la fornicazione, il furto, l'inganno, la magia, l'ipocrisia e l'indifferenza religiosa. Inoltre essi dovevano badare al mantenimento dei Perfetti, pregare quattro volte al giorno e digiunare in giorni ben precisi. Potevano, comunque, sperare nella metempsicosi, la trasmigrazione delle anime, per rinascere “Perfetti”.

Gli unici sacramenti previsti erano il battesimo e il consolamentum, o consolazione, una specie di imposizione delle mani.

 

I manichei

Nonostante le violente persecuzioni degli imperatori persiani e romani (Valentiniano nel 372, Teodosio nel 382, Giustino e Giustiniano nel VI secolo emisero decreti contro la setta), il Manicheismo si diffuse in vaste parti del mondo: ad est della Persia diversi popoli della Cina occidentale (la regione dello Xinjiang dove si crede la setta sia sopravvissuta fino al XVII secolo), India e Tibet si convertirono: addirittura gli Uigùri, tribù del Turkmenistan, adottarono, nel 763, il Manicheismo come religione di stato fino al XV secolo.

Ad ovest e sud della Persia, il Manicheismo si diffuse in Siria, Egitto e Nord Africa, dove l'esponente più famoso fu Fausto di Milevi (4), ma soprattutto dove Sant'Agostino (353-430) aderì alla setta per ben nove anni prima di convertirsi al Cristianesimo e combattere successivamente, in maniera feroce, la sua antica religione.

La punta massima della diffusione del M. avvenne verso la fine del IV secolo, dopo del quale la setta iniziò lentamente a declinare anche sotto l'attacco sistematico del Cristianesimo ad ovest e dell'Islamismo a sud ed est. Come già detto, si mantenne per lungo tempo solo in alcune zone dell'Asia centrale.

Tuttavia, sebbene non sia ancora stata dimostrata la connessione, il M. indubbiamente influenzò tutta una serie di eresie dualiste dei secoli successivi, come i Pauliciani, i Bogomili, e i Catari. Questi ultimi, nel Medioevo, venivano chiamati “Manichei” dai Cristiani.

 

I testi

Sebbene nulla sia arrivato a noi integralmente, dai frammenti si capisce che la produzione letteraria manichea fu particolarmente copiosa. Si conoscono:

Shapurakan, escatologia manichea in tre capitoli, dedicata al principe Peroz.

Il libro dei misteri

Il libro dei Giganti

Il libro dei precetti per gli uditori

Il libro del dono della vita

Il libro della pragmatica

Il Vangelo

Altri testi vari, attribuiti direttamente a M. stesso o agli autori di ispirazione manichea, come l'ignoto scrittore del pezzo letterario, l'Inno della Perla.

1 - La setta giudeo-cristiana degli Elcasaiti, a carattere magico-astrologico, sorse intorno all'anno 100 in Giordania e fu fondata da tale Elkesai (alcuni autori propendono per la grafia Elchasaí o Elkessaîoi o Elkesaïtaí) di origine persiana. Gli Elcasaiti avevano un loro libro sacro, il Libro di Elkesai, che, come mormoni ante-litteram, essi credevano fosse stato consegnato ad Elkesai da un angelo. Questo angelo era alto 154 chilometri e largo 27, si proclamava Figlio di Dio ed era accompagnato da sua sorella (sic!), lo Spirito Santo. Tutto ciò fu riportato da Alcibiade di Apamea (Siria), un elcasaita, che diffuse la setta a Roma, portandovi il libro in questione durante il pontificato di S. Callisto (217-222). Essi credevano in un Dio creatore e avevano un concetto docetico della persona di Gesù, cioè l'umanità e le sofferenze di Gesù Cristo erano più apparenti che reali. Inoltre essi rifiutavano gli scritti di San Paolo e vaste parti dell'Antico Testamento ed erano convinti che il battesimo potesse essere praticato svariate volte come rito purificatore. La setta sopravvisse fino alla fine del IV° secolo. [Torna al Testo]

2 - Consulta nota 2 in Valentino.  [Torna al Testo]

3 - Setta di origine gnostica tuttora presente in poche unità (circa 20.000), che vivono nello Shatt al' Arab, alla confluenza del Tigri e dell'Eufrate, tra l'Iraq e l'Iran, e nella città irachena di Nasiriya. Il loro nome Mandayê deriva dalla parola mandaica Manda (conoscenza o gnosi) e sono detti anche Cristiani di San Giovanni. È, per l'appunto, questa supposta adesione al Cristianesimo dei primi secoli a dividere gli studiosi tra coloro che vedono una certa continuità con il Cristianesimo; coloro che rifiutano ogni apparentamento, facendo risalire le origini ad una gnosi precristiana e infine coloro che propendono per un certo sincretismo tra elementi cristiani, giudei e manichei. La loro origine sembra, infatti, alquanto misteriosa: forse setta tradizionale della Mesopotamia, o, come detto, gnostici precristiani, oppure setta fondata da Giovanni Battista in persona (o perlomeno dagli Esseni) o, infine, derivati dalla setta dei Nazorei, fuggita da Gerusalemme, dopo la sua distruzione nel 70 AD.
È invece storicamente accertato che con l'arrivo dei Mussulmani in Mesopotamia nel 636, i Mandei furono inizialmente lasciati in pace, in quanto identificati come i misteriosi Sabei, citati dal Corano, ma poi, per poter sopravvivere, dovettero emigrare nella zona paludosa della Mesopotamia meridionale, dove vivono oggigiorno nonostante le persecuzioni di Saddam Hussein e la guerra del Golfo. La dottrina e i testi Dai testi sacri dei Mandei: Il Tesoro (Ginza Iamina) o grande Libro, Il libro di Giovanni Battista (Drashia d-Yahia) ed il libro canonico delle preghiere, si ricava che i Mandei credono in una dottrina dualistica: la contrapposizione, cioè, tra un dio supremo del Mondo del Bene e della Luce (Haiyê Qadmayê), circondato da angeli (uthrê), tra cui si nota Manda d-Haiyê, Gnosi di Vita, e il mondo delle Male e delle tenebre, abitato da demoni, tra i quali spicca Ruha, lo spirito malvagio. Dell'ambiente giudeo-cristiano, i Mandei hanno adottato la figura di Adamo, la celebrazione della Domenica, ma soprattutto il battesimo (masbuta), che effettuano nelle acque del fiume Tigri o di altri fiumi della zona, che comunque loro chiamano sempre Giordano (Yardna). Inoltre, come è intuibile, tengono in grande considerazione la figura storica di Giovanni Battista (in mandaico Iuhana Masbana), mentre, come spesso accade con altre sette gnostiche, tendono a separare il Gesù terreno (Ishu Mshiha), da loro considerato un millantatore e smascherato dall'angelo Anosh Uthrà, dal Cristo spirituale, il sopramenzionato Manda d-Haiyê, battezzato la prima volta da Iuhana Masbana nel Giordano. Questo battesimo rituale, per tripla immersione, tuttora praticato, serve a purificare il battezzato dai peccati commessi ed ad entrare in contatto con il mondo della Luce. 
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4 - Fausto, nato a Milevi (in Numidia, parte dell'attuale Algeria) da famiglia povera, si recò a Roma, dove si convertì al Manicheismo, abbandonando moglie e figli. Diventò un episcopus, ma soprattutto sviluppò una certa notorietà negli ambienti manichei per le sue capacità di ottimo oratore. Nel 383 si recò a Cartagine, dove fu arrestato e successivamente condannato all'esilio, ma la sentenza non fu mai eseguita. Fu infatti a Cartagine che, nel 400, Fausto scrisse un trattato in favore del Manicheismo, confutato da Sant'Agostino in una sua monumentale opera in 33 volumi. C'è da dire che indubbiamente Agostino sapeva quello di cui stava disquisendo, visto che lui stesso era stato manicheo in gioventù. [Torna al Testo]

 

 
 

Lo Gnosticismo Simon Mago Cainismo Menandro, Dosideo e Marco

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Carpocrate e i Carpocraziani ▪ Mani e i Manichei ▪ Ario e Arianesimo

Indice Eliphas Levi



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